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SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
Ettore Ivaldi:
Mi piace sedermi sulla collinetta che divide il canale olimpico dello slalom dal primo lago dell’impianto di Penrith a spiare gli atleti in riscaldamento. Mi mimetizzo con il libro che sto leggendo in questi giorni e tra un rigo e l’altro butto lo sguardo su quel gran numero di pagaiatori che affollano l’area alle prime ore del giorno. Non voglio intromettermi nel silenzio delle pagaiate, non voglio disturbare la concentrazione degli atleti che cercano, in quelle prime movenze, di trovare energia, stimoli, cacciando lontano fatiche e pensieri negativi; ed è per questo che tengo il libro bene in vista per non intimorire i pagaiatori con sguardi magari indesiderati. Da quella mia posizione posso seguire tutte le fasi: dal salire in canoa, alle porte in acqua piatta, alla lunga fila di boe che delimita gli spazi per gli slalomisti e scopro che ognuno di loro ha gesti e movimenti che ripete costantemente ogni giorno e anche chi non lo fa, perché viceversa ogni giorno si scalda in modo diverso, rientra nella sua routine quotidiana di fare comunque sempre lo stesso warm up… appunto… in modo diverso.
Quel silenzio fatto di colline verdi, di acqua riflessa e vortici delle pagaie è interrotto solo dal corto sibilo della sirena che automaticamente e istintivamente fa muovere tutti quegli “uomini-galleggianti-su strani gusci” verso un’unica direzione. L’odore di una sola goccia di sangue per lo squalo o il fruscio d’ali per il predatore li guidano d’istinto verso la preda sicuri e decisi a saziarsi e godersi così il resto della giornata. Allo slalomista si illuminano gli occhi, si desta dal suo vagare per il lago e si disseta anzitempo nel solo sentire quello stridulo che istintivamente associa all’istinto primordiale di una fame atavica di acqua, porte, onde, emozioni. Gesti che lo appagheranno per la lunga attesa e che gli ridaranno pace o preoccupazioni per il resto del tempo trascorso in sosta che l’evento puntualmente si ripeta.
Era passato diverso tempo dai campionati del mondo di Seu di settembre e quasi quasi mi ero dimenticato, non è vero, delle emozioni che un gruppo di atleti in allenamento o in gara ti sa offrire e ti rinnova ogni giorno per il solo fatto di vederli all’opera. Riuscire a recuperare con chissà quale algoritmo tutta quella forza di braccia che muove l’acqua ci potresti far andare una centrale elettrica. E’ strano il mondo, è strano il fatto di essere atleti. Si, perché ora in questo periodo della stagione loro, i protagonisti delle gare, ritornano ad essere slalomisti con pari dignità e potenzialità: tutti devono credere in loro stessi al massimo senza timori riverenziali. Si riparte da zero e la stagione 2010 decreterà ancora una volta risultati, classifiche, ranking. Solo allora ci sarà chi esulterà, chi piangerà, chi si emozionerà, chi godrà di un’altra stagione portata a termine, preludio di una nuova. Oggi in acqua pagaiano tutti con grande discernimento. Come sant’Ignazio sono assaliti da tre pensieri:uno proprio, che proviene unicamente dal loro essere; e altri due, che vengono dall'esterno: uno dallo spirito buono e l'altro dal cattivo. Il primo ti spinge a tenere duro e a vedere positivi gli sforzi dell’allenamento e l’altro che ti spingerebbe lontano, confidando solo sulla sorte.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
Penrith – Australia 9/01/2010 36° gradi – Wonderfull Slalom traning camp!
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Ettore Ivaldi:
Può essere solo il Padre Eterno a realizzare certe opere d’arte: non c’è altra spiegazione! Lui le pensa, le studia, le elabora e alla fine individua con precisione assoluta l’umanoide che meglio interpreterà il suo pensiero. Dio è paziente perché sa che un capolavoro non ha prezzo, non ha valore ed è capace di renderlo grande anche nella sua semplicità. Scelto il protagonista deve mettere assieme una serie di informazioni. Trovare i genitori giusti, accoppiarli, sistemare qualche gene nel DNA spingerli a seguire le sue indicazioni, ma questo per Lui è un gioco da ragazzi, e aspettare che il moccioso segua alla lettera la Sua fantasia creativa. Dio si sbizzarrisce in ogni campo, beh se non lo fa lui, dalla pittura, alla scultura, alla musica, al corpo umano, allo sport. Ora non può essere stata concepita da Picasso Guernica e neppure da Michelangelo la Pietà, loro sono solo degli esecutori, i prestanome, l’idea è divina e arriva da una mente decisamente superiore. La voce di Bocelli in realtà non è la sua , ma quella degli angeli che ci trasmettono emozioni, mettendo il nostro animo di buon umore. La stessa cosa è per chi corre i 10.000 metri in 26 minuti e 17 secondi, secondo voi è mai possibile? Certamente no, visto che bisogna correre 10 volte un chilometro a 2 minuti e 37 secondi e se poi ci mettete gli ultimi 100 metri in 11 secondi considerate la cosa decisamente impossibile. Eppure Dio ha scelto uno strano etiope che di nome fa Kenenisa Bekele vicino ai 30 anni per renderla operativa. Chi può avergli messo nelle gambe quel tempo, chi può avergli insegnato a correre in quel modo che sembra farlo volare sull’anello rosso di una pista di atletica leggera? La risposta è sempre la stessa. Chi può aver insegnato a Fabien Lefevre entrare e uscire nello stesso tempo dalle risalite se non il Padre Eterno che evidentemente alla canoa slalom tiene parecchio se ci regala queste emozioni costantemente e ripetutamente tanto da renderle a volte banali e a volte incredibili? Utilizzare un solo colpo per entrare, ruotare, uscire: tre in uno, neppure alla Rinascente si trova un’offerta così vantaggiosa! La velocità lineare che si trasforma in velocità di rotazione e successivamente torna ad essere lineare. Tutto questo con un colpo largo che parte dalla punta dei piedi e esce all’altezza del pozzetto. Il particolare è quello che il tutto va fatto su una corda di violino mantenendo equilibrio e busto eretto. Il transalpino poi si diverte, mattina e pomeriggio, a provarci e a riprovarci. Passa le ore sul canale e tutte le morte e le porte sono buone per esercitare quel tocco di grazia e arte che il buon Gesù gli ha regalato. Non sembra essere molto preoccupato se a quel giochino intervengano fibre bianche o rosse, non sembra neppure dannarsi a guardare l’orologio per capire se lavora a livello aerobico o anaerobico, se recupera tanto o poco. La cosa sicura è che sembra divertirsi un mondo ogni volta che infila la pagaia in acqua, ogni volta che le sue spalle lo precedono nella rotazione delle sue gambe, ogni volta che la sua coda si infila nell’acqua per prendere velocità e spinta. Quel suo battito di ciglia che sembra precedere ogni azione è il battito di ciglia dell’aquila che guarda il sole e lo sfida. Il grande e reale pennuto lo può fare proprio perché il disegno celeste glielo ha permesso e il bianco di Francia la sua sfida l’ha già lanciata al mondo intero dei kayak uomini e della canadese doppia.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
Penrith – Australia 10/01/2010 38° gradi – Wonderfull Slalom traning camp!
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Ettore Ivaldi:
Un tuffo ed una nuotata a fine allenamento contribuiscono a renderti piacevole la vita anche a temperature decisamente alte. L’obiettivo è quello di riuscire ad arrivare al pontile di legno, poco più di 50 metri, senza interrompere la mia vecchia bracciata a farfalla che in gioventù mi ha regalato una finale ai campionati italiani, disputata a Roma e fu quella la prima volta che vidi la capitale d’Italia nella mia vita.
Lo sapevate che questo stile nasce da una variante della rana ed è stato introdotto ufficialmente solo nel 1952? Il mio grande futuro di delfinista di piscina si è interrotto presto per lasciare spazio a canoe e pagaie dopo 4 anni di attività agonistica. Il nuoto però mi ha sempre appassionato e quando posso non disdegno di seguirlo o di praticarlo.
In Australia è considerato lo sport nazionale d’eccellenza e le piscine qui si sprecano. Con poco più di 2 euro puoi accedere a molti impianti dove trovi normalmente una piscina olimpica, con corsie riservate per il nuoto in relazione alla tua velocità, e altre vasche per i più piccoli. Insomma tra laghi naturali, o pseudo, creek, piscine pubbliche e private, non manca certo l’opportunità per nessuno di fare 4 bracciate rilassanti. Le strutture sono molto semplici e molto funzionali. La gente arriva attrezzata di tutto punto con palette per le mani, occhialini, galleggianti per le gambe, pinnette e qualche altra diavoleria che ti complica la vita, ma che ti può rendere più forte e resistente. Non manca mai la borraccia che è ben salda a bordo vasca per idratarsi durante l’allenamento. La cosa che mi ha maggiormente colpito è che si vedono tante persone nuotare bene i quattro stili, cosa non comune da noi se andate in una qualsiasi piscina comunale aperta al pubblico e vi fermate ad osservare i vari visitatori.
La prima regola in climi caldi è quella di idratarsi bene durante l’allenamento, regola che comunque vale in ogni dove. Bere quindi è importante, com’è importante mantenere il corpo ad una temperatura costante di 37 gradi. Per i canoisti è abbastanza facile tra onde, riccioli e ritorni d’acqua, meno per noi allenatori che stiamo sulla riva a seguire i nostri pargoletti nelle loro evoluzioni.
L’allenamento di oggi è stato particolarmente produttivo e io sono contento perché i punti che ci eravamo prefissati sono stati raggiunti con facilità. Qualche adattamento in corsa, ma tutto nella norma. Duro spiegare però agli atleti che bisogna avere pazienza e lavorare con serenità per cercare di migliorare ogni giorno, magari di poco, ma migliorare. Forse l’aspetto più difficile è quello di riuscire a mettere i tuoi allievi in quello stato di grazia per far sì che ogni colpo, ogni azione, ogni discesa venga memorizzata positivamente, visto che anche le più critiche, anche le più sciocche e irrazionali azioni possono offrire spunti per migliorare sempre.
Si chiude la settimana e allora domenica pomeriggio magari la dedichiamo a qualche ora di passeggiata sulle Blue Mountain ad ossigenarci e a dipingere di verde la nostra mente… colorata sempre di azzurro!
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
Penrith – Australia 11/01/2010 40° gradi – Wonderfull Slalom traning camp!
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Ettore Ivaldi:
In Australia è facile conquistare i locali: preparate un risotto con le fragole e come dessert un tiramisù e il gioco è fatto! Se poi servite anche un caffè macchiato con tanto di schiumetta siete sicuri che vi terranno in alta considerazione anche per il prossimo 26 gennaio, cioè per il tanto discusso Australia Day. Pensate che qualche giorno fa sono stata a Mulgoa dalle Schoenstatt Sister of Mary, dove ero alloggiato sia nel 2004 con la squadra italiana sia nel 2008 con la squadra spagnola. E’ un complesso dove ci sono camere e cucina nell’ambito di un ordine religioso fondato in Germania il primo ottobre del 1926 da un certo padre Joseph Kentenich. Quando mi hanno rivisto mi hanno subito associato alle due specialità culinarie che ho avuto modo di preparare alle Sorelle per avvicinarle ancora di più a Dio e mi hanno chiesto quando sarei andato per fare il tris che a tutte le suore era piaciuto parecchio!
Ma questa è un’altra storia, quella che invece vi voglio raccontare ovviamente, guarda caso, è dipinta dai colori dell’acqua e come protagonisti ci sono, tanto per cambiare, i canoisti. Il canale di Penrith si sta decisamente animando, siamo passati da un’ora sola alla mattina e un’ora al pomeriggio dedicata allo slalom a turni da quattro a sei ore per giorno. E’ arrivato un nutrito gruppo di giovani della Nuova Zelanda animati da uno spirito decisamente pittoresco, ma nello stesso tempo pronti a lanciarsi senza paura in un canale che per domarlo bisogna cercare di carpirne tutti i segreti e trucchi. Perché di aspetti nascosti ce ne sono tanti e te ne accorgi mano a mano che gli atleti si affaticano e perdono la brillantezza delle prime discese. C’è chi si dispera sbattendo la pagaia sulla canoa, chi se la prende con le indifese porte da slalom, chi contro se stesso, chi ingoia il rospo e fa finta di nulla salutando la telecamera con un bel sorriso e una linguaccia.
Mi permetterei di dire e sottolineare che la qualità che viene più esaltata su percorsi così impegnativi e particolari è la dinamicità dell’azione del corpo. E’ anche l’aspetto che più mi entusiasma specialmente nei kayak più che nelle canadesi che, per forza di cose, dinamiche lo sono sempre.
E’ fantastico mettere una serie di porte sfasate a palo singolo e costringere gli atleti a trovare soluzioni basate principalmente sulla loro abilità di muovere velocemente ed esclusivamente il busto senza far intervenire cambi di angoli alla canoa o il suo assetto. L’azione complessiva risulta pulita e lineare, certo il gioco è millimetrico e l’attenzione deve essere sempre alle stelle, ma è qui che molto spesso si vincono o si perdono le gare. Se nelle risalite diventa un gioco di equilibri, nel resto della discesa, su un tracciato di slalom, la differenza si fa sulle linee e sulla conducibilità del mezzo. Mi spiego meglio. Cercare di accorciare sempre la strada da percorrere forse non sempre è la soluzione migliore, ma diventa fondamentale quando ci si trova di fronte ad una serie di porte in discesa molto ravvicinate e sfasate fra loro. Ecco che a questo punto scatta l’abilità di mantenere la canoa piatta e su una sorta di binario retto, mentre a prendere la porta ci va solo il busto coperto dalle spalle e dalla testa. Vederlo fare è qualche cosa di emozionante, di magico, di … veramente dinamico! E’ come vedere un ghepardo che azzanna la gazzella, come il coccodrillo che spalanca le sue fauci per scacciare il pericolo, come la picchiata di un falco pellegrino per tramortire la sua preda, come una tripla sugli sci di Grange o di un Tomba ai tempi d’oro… credo che a questo punto possa essere chiaro a tutti: è veramente qualche cosa di eccitante, un elemento su cui bisogna lavorarci molto, anche se spesso e volentieri è una dote naturale che si ha oppure no!
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
Penrith – Australia 12/01/2010 41° gradi – Wonderfull Slalom traning camp!
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Ettore Ivaldi:
Questa mattina ho apprezzato più del solito il caffè macchiato al Wildwater bar prima di iniziare l’allenamento, complice una temperatura primaverile. Ha piovuto molto questa notte ed è stata una sorta di manna dal cielo viste le temperature piuttosto elevate degli ultimi tre giorni. Mi giungono voci da casa che si fa un gran parlare delle temperature record dell’Australia e anche qui diciamo che molto spesso è uno degli argomenti più dibattuti. Il caldo si fa sentire particolarmente nelle ore centrali della giornata, ma noi restiamo al riparo in casa ad analizzare i video della mattina e a preparare il pranzo prima del secondo e terzo allenamento. Un caffè in compagnia è l’occasione buona per scambiare quattro parole con gli altri allenatori e questa mattina Shaun Pearce mi ha fatto compagnia.
Impressionanti questi inglesi: idee chiare e operativi al 100% diritti alle Olimpiadi di Londra 2012. Loro qui in Australia sono venuti con 4 allenatori e un fisioterapista che all’occasione collabora anche a prendere video e tempi: uno staff al completo per seguire 8 atleti. Il campione del mondo del ’91, Pearce per l’appunto, allena i kayak uomini e per il momento, nell’attesa che lunedì prossimo arrivi Campebell Walsh, con la canoa nuova, ci sono Huw Swetnam e Richard Hounslow. Quest’ultimo è anche il compagno di barca di David Florence in C2, ma esce da una stagione 2009 in kayak non troppo brillante. Meglio gli è andata in C2. Infatti in K1 ha chiuso al 30esimo posto i mondiali in Spagna e nessuna finale in Coppa o Europei. A squadre è campione europeo e vicecampione del mondo. Meglio di lui certamente ha fatto il potente ragazzotto Swetnam che in squadra è fisso dal 2003, fatta eccezione per il 2006 anno in cui era in procinto di smettere. Nel 2009 è stato quinto ai mondiali e ottavo agli europei in casa a Nottingham vinti da Daniele Molmenti. Ovviamente anche lui campione europeo a squadre e secondo ai mondiali.
Le donne, Elizabeth Neave e Louis Donnington, sono allenate e seguite pagaiata dopo pagaiata da quel certo Paul Ratcliffe quel K1 che è stato capace di vincere tre coppe del mondo – ’98, ’99 e ’00 – due europei individuali ’98 e ’02 e un argento alle olimpiadi del 2000 proprio qui a Sydney. Non c’è Laura Blakeman non convocata a questo traning camp per non aver raggiunto i risultati richiesti.
Le canadesi monoposto sono seguite da Mark Delaney e le canadesi doppie da Nick Smith. I due lavorano in coppia perché hanno in comune non solo l’esperienza di molti anni da atleti in questa specialità, ma soprattutto condividono gli atleti. Infatti David Florence – argento a Beijing 2008 – e Dan Goodard sono in squadra sia in C1 che in C2. Il primo è in barca con Richard Hounslow e tra Coppa, Mondiali ed Europei hanno centrato 4 finali su 5 prendendo due novi posti un decimo e un bronzo a Pau all’apertura di Coppa. Il secondo è capovoga del C2 con Colin Radmore, nessuna finale per loro in questa stagione. Mancano qui Timothy Baillie e Etienne Stott il bronzo europeo. Infatti durante una discesa mozzafiato in mountain-bike lo scatenato e strambo Tim si è schiantato al suolo riportando la rottura della clavicola. Per loro quindi la preparazione è ritardata in attesa di termianre la riabilitazione iniziata subito dopo l’operazione fatta a novembre. I due sono tornati a pagaiare sull’acqua piatta giusto una settimana fa e qui dovrebbero arrivare a metà febbraio. Ai due allenatori quindi non rimane che alternarsi alla guida in relazione al fatto che questi atleti si allenino in C1 o C2.
Gli atleti inglesi si fermeranno fino a fine febbraio e poi rientreranno al raduno permanente in casa a Nottingham e a metà maggio selezioni per definire la squadra che parteciperà agli europei, coppa e mondiali. Lo stesso Pearce, questa mattina, mi ha confermato che si sta lavorando alacremente sul canale olimpico di Londra che dovrebbe essere consegnato il prossimo novembre e aperto per gli allenamenti da marzo 2011, mentre nel resto del Regno Unito sono ormai in consegna due nuove strutture per lo slalom: una in Galles e un’altra ancora in Scozia terra di Campebell Walsh. Strani gli scozzesi che nel 1707 si unirono alla Gran Bretagna perdendosi nella storia di questo paese, ma nel 2008 sono oltre il 67% di popolazione locale che vorrebbe ridisegnare quel Atto d’Unione firmato 300 anni prima. La British Canoe Union ha spinto molto, sull’onda dei successi conquistati ai Giochi Olimpici e, prendendo la palla al balzo, anzi la pagaia in mano si è data un gran da fare per lanciare alla grande lo slalom tra i sudditi di sua Maestà la Regina!
Poche parole quindi per questi pronipoti dell’epoca vittoriana e, vista l’impossibilità di conquistare nuove terre e metterci il sigillo di lingua e guida a destra, stanno ora puntando sulle conquiste di medaglie e allori sportivi… tanto per tenere vivo lo spirito colonialista!
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
Penrith – Australia 15/01/2010 21° gradi – Wonderful Slalom traning camp!
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