Quando sono solo
sogno all'orizzonte
e mancan le parole
si lo so che non c'è luce
in una stanza quando manca il sole
se non ci sei tu con me con me
Perdere o mettere in stand-by un uomo, un allenatore, un appassionato significa oscurare non tanto un protagonista, ma lo sport che rappresenta. La canoa italiana non può permetterselo, tanto meno in questo momento così difficile e buio per il nostro sport, anche se ci si ostina a non vedere, a non capire e a negare l'evidenza. Una stanza è buia se non entra il sole, un atleta senza allenatore pagaia nella notte, perdendosi nelle mille paure che l'assenza di luce provoca.
Una professionalità costruita negli anni nel silenzio e nell'ombra di mille diversi fiumi con lo sguardo rivolto verso monte, in quell'infinita attesa di sagome sfuocate, che si trasformano prima in una prua che emerge dopo ogni pagaiata, per prende le sembianze di una canoa, per trasformarsi in quei minimi dettagli che ti regalano emozioni, sensazioni, respiri e a volte frettolosi sguardi. E poi in un attimo ritornano ad essere gesti osservati sul lato opposto e da lì a breve in immagini nitide e ri-sfuocate. Ecco perdere tutto ciò significa subire una ennesima sconfitta non per chi lascia, ma per chi resta.
Si lo so: sono egoista e penso al bene della Canoa, che deve essere sempre scritta con la C maiuscola. Dispiace, di una scelta drastica di abbandono, ma si può capire; forse dovuta, voluta, sentita, meditata, ragionata, subita, desiderata, ricercata o forse per semplice destino o casualità. Dispiace soprattutto per la sconfitta del movimento che perde, in questo caso, l'energia, la solarità, la potenzialità di un appassionato, di un puro, di un onesto lavoratore della pagaia, di un entusiasta, di un allenatore, di un... canoista! Ma quante personalità così importanti la canoa italiana ha perso nella sua storia? Dal 1977 ad oggi ne ho viste molte, troppe per pensare che comunque si può andare sempre avanti a testa bassa, alla ricerca di quelle vittorie che molto spesso il presidente della Fick decanta e vuole. Troppe per non pensare che bisognava e bisogna capitalizzare il proprio patrimonio e le proprie risorse al meglio. Dove sono finiti gli eroi delle discese pionieristiche degli anni '60? Dove sono gli atleti del '70? Dove sono le medaglie vinte negli anni '80 e '90? Dove sono i tanti allenatori, maestri di canoa, istruttori e azzurri che hanno dedicato tempo, energie ed emozioni alla Canoa? Dove sono i dirigenti che hanno lottato, che hanno portato avanti principi, obiettivi ed idee e spariti forse solo perchè non erano allineati?
Tutti hanno il diritto di cambiare, di crescere, di provare nuove strade, nuove esperienze. La vita può e deve essere fatta di cambiamenti, se scaturiscono da esigenze e volontà personali ma, se invece il cambiamento, l'abbandono, la rinuncia, il distacco è frutto di debolezze, di delusioni, di incomprensioni o ancor peggio di ripicche politiche allora c'è il dovere di chi ha l'obbligo morale ed istituzionale di intervenire, di trovare la soluzione per non perdere ancora tempo e uomini. Oreste Perri, nel suo nuovo ruolo di sindaco di Cremona alla premiazione della Federazione al palazzo del Coni, ha espresso un concetto importante quello che aldilà della vittoria, che bisogna comunque ricercare, bisogna anche guardare sempre nello specchietto retrovisore e fermarsi ad ascoltare anche chi magari non la pensa come noi perchè se ha qualche cosa di intelligente da dire va ascoltato, va sfruttato per un interesse comune, per una crescita globale, tanto più - aggiungo io - se si tratta di sport.
Comune vada i giorni, i mesi, gli anni, le fatiche, i dolori e le gioie che seppur
non esistono più
con te
la canoa li vivrà
e con te partirà
Occhio all'onda! Ettore Ivaldi