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CANOE DA SLALOM

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Ettore Ivaldi:
In Irlanda bisognerebbe  passare le giornate guardando il cielo: è fantastico e le nuvole non stanno mai ferme… ma questa è un’altra storia visto che volevo parlare della “Slalom L” di Nelo che proprio oggi ho avuto modo di testare.
Partiamo dicendo che Nelo è un costruttore conosciuto in tutto il mondo per le canoe da velocità e maratona dove ha praticamente monopolizzato il mercato. Un’azienda nata nel 1978 in 50 metri quadrati, oggi conta 50 operai e 5.000 metri di laboratori con 30.000 canoe costruite in 31 anni di attività. Il 2009 segna per l’azienda portoghese di Vila Do Conde, una cittadina a 30 km a nord di Porto e affacciata sull’Atlantico,  l’anno ufficiale di entrata nel mondo dello slalom. 
Sono entrati quindi sul mercato dopo alcuni anni di tentativi e  anche noi, come squadra nazionale spagnola, avevamo avuto, nel recente passato, dei contatti e delle piccole collaborazioni, con un modello che veniva offerto in tre taglie M – ML – L. Non si è neppure sbizzarrito con il nome chiamandola semplicemente  “SLALOM”, anche se per la verità la semantica o l’etimologia per lui non è un affare importante visto  i nomi, in generale, del suo parco barche!
La prima constatazione arriva proprio dall’indicazione del prodotto la “Slalom L”, che ho avuto modo di provare e che è consigliata per atleti dai 65 ai 75 kg., ma che in realtà va bene  per taglie dai 60 ai 65. Anche la loro suddivisione di 10 chilogrammi in 10 è decisamente eccessiva. Già lo sarebbe crescendo di soli 5! Tralasciando questo particolare ed osservando la canoa su persone più leggere di me si può notare che ha un’ottima galleggiabilità con relativa ottima distribuzione dei volumi. In fase di rotazione la canoa gira bene con la coda in acqua. Il rischio è di trovarsi però con la parte anteriore troppo lontana dall’acqua pagando così in fase di ripartenza.
Il vero limite si percepisce negli spostamenti laterali nelle porte in discesa, si fatica a cambiare direzione mantenendo il contatto con l’acqua in punta. All’altezza del pozzetto la forma inscatolata permette un buon scivolamento, ma diventa decisamente ballerina nei cambi di direzione repentini.
All’interno i portoghesi devono lavorare ancora molto per raffinare il seggiolino che non permette di prendere contatto con tutta la canoa, ti dà l’impressione di restare sospeso. Anche le ginocchia non trovano un buon inserimento per tenere la barca in equilibrio quando  necessità. Decisamente pericoloso, specialmente se utilizzata dalle categorie giovanili, il sistema di rinforzo in carbonio inserito nel mezzo tra seggiolino e pozzetto. Questo elemento  da molto tempo è stato tolto anche dalle canoe in polietilene.
Nulla da dire sulle rifiniture e sul design come sempre molto curato e con belle idee su combinazioni di colori.
Certo è che se Nelo troverà un valido collaboratore tecnico – lui è decisamente alla ricerca con ottime offerte – in poco tempo saprà colmare  velocemente il gap che per il momento lo divide dai concorrenti. 

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi



[/i]fine 5^ parte… prosegue

Skillo:
Tendenzialmente sono propenso a credere che modelli di pari livello siano poco determinanti se l'altleta è completo sotto ogni punto di vista mentre ritengo che, per esempio, una canoa veloce per chi non è velocissimo ma comunque bravo nella conduzione e nelle rotazioni possa essere una buona scelta.
Se Daniele o Kauser si scambiassero le canoe non credo che ne avrebbero a perdere in modo evidente.
Tante volte la moda e i "pareri diffusi" fanno il successo di un prodotto. Mi ricordo benissimo quando tutti dicevano che gli sci volkl (i P4-5-9 etc) erano i migliori sci al mondo: bastava prendere un pezzo di carta adesiva e ricoprire qualche paia di sci di simili caratteristiche e di altre marche facendoli poi provare agli assertori della "verità" per scoprire che era tutta fantasia.
Non sarebbe quindi male usare lo stesso metro per le canoe da slalom ed eseguire tests con barche anonime e numerate. Ogni canoa una serie di giudizi e poi .... via le maschere e spazio alle sopracciglia.  :D
Tra gli utilizzatori di canoe particolari voglio però ricordare i mitici tedeschi col c2 triconcavo (memoria temporaneamente scollegata: aiuto Ettore!) e il buon Michele Martino che usavano/usano canoe quasi ingestibili da parte di non fenomeni come loro.

Un saluto ad Antonio Mei. benritrovato  ;)
 

Ettore Ivaldi:
Skillo mi serve una pietanza su un piatto d’argento!  mi invita a nozze, mi porta su un’onda così alta e bella che mi fa godere per il solo fatto di poterla forse un giorno cavalcare con tutte le persone a cui sono particolarmente legato… e sono molte. La libidine non ha confini quando la memoria si rituffa nel passato a ripescare le gioie di una gioventù passata ad ammirare campioni e sognare a occhi aperti.
Ho fisse nella mente le facce sorprese e  stupefatte di Eugenio Salvi e Tony Benciolini quando in un rigido autunno del 1988  sbarcammo ad Augsburg e ci trovammo davanti ad una sorta di mostro disumano di nome “Manta”. Andavamo spesso ad allenarci sul canale olimpico che aprì la storia a cinque cerchi della nostra disciplina, quella volta in particolare proprio per allenarci con i campioni europei Frank Hemmer e Thomas Loose. Fra atleti che praticano la stessa disciplina nasce sempre un particolare rapporto, ma devo dire sinceramente che nella canadese doppia molte volte questo rapporto è molto più intenso, molto più particolare. Se pur non abbia mai gareggiato in slalom in questa specialità ho potuto rendermi conto negli anni di questo singolare rapporto proprio osservando alcuni miei compagni di squadra e poi  atleti che ho avuto modo di seguire. Condividere  alla partenza con i pochi compagni-avversari gli ultimi momenti di “vita” prima dell’abisso di una gara ti rafforza e ti stimola. In forza a questa loro amicizia armati di bagagli e coraggio ci presentammo alla porta di questi omoni tedeschi che già preannunciavano un futuro nel loro nome. Loro avevano realizzato questa particolare canoa “Manta” che come ricorda Skillo aveva un fondo triconcavo.
Dante avrebbe usato la sua celeberrima terzina del canto XXV nel cerchio ottavo:

“Ogne primaio aspetto ivi era casso:
      due e nessun l'imagine perversa
 parea; e tal sen gio con lento passo”[/i]

Ogni originario aspetto era stato cancellato dalla figura perversa che non era né due né nessuno, ma soltanto una mostruosa immagine che se ne andò con lento passo trascinandosi sulla via della vita quale diabolica distorsione del Divino Pensiero Creativo. Ecco il Manta era tutto ciò!

Ci salivano sopra una sorta di due ergumeni: Frank Hemmer e Thomas Loose. I I due arrivavano da due canoa club distanti fra loro poco più di un centinaio di chilometri nella regione  Nord-Reno – Westfalia. Il  primo gareggiava per il  HKV Hohenlimburg, mentre il secondo era iscritto al KFL Wesel e si misero assieme perché le loro caratteristiche fisiche coincidevano tanto da essere scambiati, molte volte, per fratelli. Vinsero, oltre agli europei nell’88, i mondiali nell’anno successivo e ancora gli europei nel ’90. I due dominarono letteralmente la scena internazionale per tre anni chiudendo la loro carriera sportiva alle olimpiadi di Barcellona con un deludente 13esimo posto.
Crearono questo scafo con Prijon: aveva soprattutto come scopo principale quello di offrire  loro la possibilità di galleggiare molto bene ad alte velocità e, proprio grazie al loro peso, girava molto sfruttando principalmente la loro forza brutale. Mi ricordo che ci scherzavo dicendo che sulla loro parte anteriore ci potevano atterrare i jumbo 747 della Pan-Am!
Il fondo era triconcavo, con lo scopo evidente di creare l’effetto catamarano e quindi meno superficie di attrito, più velocità e conseguente stabilità.
Al Canoa Club ne possediamo ancora una. Fa ancora la sua bella figura tanto più che quando entri in sede la vedi “riposare” frontalmente. In quella posizione ha proprio  l’aspetto di un grande “diavolo del mare” e i giovani passando davanti hanno sempre un grande timore reverenziale, forse impauriti, forse timorosi non hanno mai avanzato nemmeno l’idea di salirci sopra… forse si sono convinti che nulla condivide con il resto del nostro parco canoe eppure al Canoa Club Verona quella barca ha regalato belle ed indimenticabili emozioni.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi



maqroll:
 :) grazie come spesso Ti viene riconosciuto.

Potresti mostrare una foto di "Manta" oppure fornire un link ad un archivio d'epoca? richiesta inopportuna? [mi appioppo un'etichetta da 'fuori onda' ma continuo a pensare che sarebbe un buon 'contorno' per la pietanza].

Saluti.

Ettore Ivaldi:
nessuna richiesta è inopportunta secondo me se nasce dalla curiosità per crescere e confrontarsi - ho molte foto devo passarle in digitale... all'epoca usavo ancora la vecchia e fedele T90 che immortalava  su pellicola!
Impegno preso - occhio all'onda! Ettore Ivaldi

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