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CANOE DA SLALOM
Ettore Ivaldi:
Sono particolarmente contento per l’intervento di un grande campione sull’analisi delle canoe da slalom: il suo punto di vista è molto interessante e lo sarebbe anche per le altre problematiche: più volte lo abbiamo chiamato in causa, ma ha fatto sempre orecchie da mercante!
Devo precisare che, nell’analisi delle canoe, siamo nel campo del giudizio soggettivo e non oggettivo come Daniele evidenzia nel suo intervento. Sono cioè impressioni, sensazioni, emozioni, riscontri legati alla singola persona e quindi anche la mia personale analisi va letta in questa chiave. Inoltre, nel mio commento alla Torero, non ho assolutamente bollato negativamente questo modello come invece Super Cali sostiene:” …la sua esclusione da barche buone”. Non mi permetterei mai di farlo soprattutto nell’ottica dei successi conquistati dallo stesso italiano e recentemente dalla giovane tedesca Jasmin Schornberg se pur nella versione rivisitata per il gentil sesso. Ho dato solo dei dati tecnici che vanno interpretati. Condivido pienamente sul fatto che, se la usa un grande campione, non per forza di cose può considerarsi buona per tutti. Se si leggono bene i complessi interventi sulle canoe – argomento delicato perché si vanno a toccare interessi personali di sponsor e quant’altro – mi sono solo permesso di fare delle analisi, ripeto, soggettive, in cui ho citato alcuni casi dove i campioni hanno fatto storia anche con le canoe da loro disegnate.
I dati oggettivi della Torero viceversa sono:
1. nella finale ai Campionati del Mondo di Canoa Slalom 2009 disputati a La Seu D’urgell nessun atleta nel Kayak maschile ha gareggiato con la Torero – Caiman;
2. in Coppa del Mondo sui 23 finalisti nel kayak maschile solo due usavano la Torero – Caiman: Daniele Molmenti e Dariusz Popiela. Ora credo che i più, in Italia, conoscono bene lo stile decisamente personale del campione friulano, forse meno lo stile del polacco Popiela. Bene! i due atleti si assomigliano molto sotto questo punto di vista. Il talentuoso Dariusz ha vinto nel 2007 i campionati europei U23, ai Giochi Olimpici si è classificato 8^ ; 6^ agli Europei 2009 e 22^ ai mondiali 2009. Ci ricorda molto Super Cali nel modo con cui affronta i tracciati e vedendoli pagaiare assieme si notano molte similitudini. I due campioni condividono anche le stesse caratteristiche antropometriche;
3. ai Campionati Europei 2 atleti su 10 erano in finale nel kayak maschile con la Torero: i soliti due atleti di cui sopra!
4. Daniele non riporta un dato corretto nell’affermare che molti junior ceki di valore usano la Torero, poiché Jiri Dupaval gareggia con la Toro di Galasport, Jiri Prskave con la Sting di Vajda, Ondrej Cvikl con Toro Galasport. Questi sono i tre atleti che hanno gareggiato agli Europei di categoria quest’anno a Liptvosky e sono ovviamente le punte dello squadrone Ceko. Anche fra gli Under 23 non cambia la musica per la Repubblica Ceka: tre atleti, tre Toro per Prindis, Hradilek e Maslanak;
5. un dato oggettivo è anche quello che si legge su www.danielemolmenti.it il 17 agosto:”.. rientro in Italia per Daniele Molmenti che rinuncia ai Slovak OPEN per la preparazione al Mondiale. A Praga ad inizio settimana, Daniele ha testato la nuova barca di “Caiman” fatta proprio per il canale spagnolo che ha dato subito ottime impressioni di velocità e facilità di adattamento” . Quindi lo stesso Daniele ha gareggiato a Seu con una barca fatta per quel canale e non la Torero;
6. sono dati oggettivi anche le numerose vittorie del forestale Molmenti con la Torero.
Mi rendo conto che l’argomento è interessante e sarebbe bello anche che gli atleti, come suggerisce Molmenti, compilassero una serie di schede Test come si usa fare per le moto o per le autovetture, magari limitandosi solo ed esclusivamente ai veri dati oggettivi come confronti cronometrici o test specifici. Il 16 gennaio 2009 Molmenti aveva pubblicato sul suo sito ufficiale una serie di Test fatti fra la Torero edizione 2008 e la Salsa 2009. Quest’ultima usciva con ottimi voti e soprattutto da un raffronto cronometrico decisamente a suo favore: sulla prova gare 1 secondo e 12 decimi meglio della Torero. Evidentemente però forse se pur più veloce della Torero la Salsa non soddisfava evidentemente le sue esigenze tanto da indurlo a restare sul vecchio modello. Ciò ci fa riflettere anche sui dati oggettivi e non soggettivi e ci fa capire che sono le sensazioni che portano l’atleta all’ultima vera scelta e non certo le parole o test!
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
Daniele Molmenti:
"In acqua questa canoa è particolarmente nervosa e la sua caratteristica principale è la dinamicità."
Questo è un dato oggettivo o soggettivo?
Rispondo io: se non l'hai provata è soggettivo esterno, se l'hai provata è soggettivo interno, se tutti dicono la stessa cosa allora è un dato di fatto, quindi la stessa analisi diventa oggettiva!
Non penso comunque tu voglia parlare di dialettica o errori negli interventi (tuo punto 2 e punto 5, io e darek simili?ho usato la torero ai mondiali), quindi ti richiedo e scusa se insisto, una valutazione riguardo la Jasmin, che ti confermo ha usato la torero come la mia (non esistono versioni rivisitate) e ti dirò di più, tagliata esattamente come la mia (nonostante 5kg di differenza).
Insisto perchè dai tuoi primi post sembra che cambiando barca si cambi o si debba cambiare tecnica e modo di andare. In realtà c'è si un adattamento ad un modello diverso, ma le caratteristiche personali di pagaiata e tempistica non possono certamente cambiare.
Diverso è il discorso di quelli (solitamente appassionati o giovani) che invece cambiano barca e cercano di copiare il campione che la usa, allora li si che cambiando barca, l'atleta per volontà sua cerca di copiare i gesti del campione e quindi modifica la sua tecnica.
Antonio Mei:
--- Citazione da: Daniele Molmenti - Novembre 18, 2009, 03:51:10 pm ---
Diverso è il discorso di quelli (solitamente appassionati o giovani) che invece cambiano barca e cercano di copiare il campione che la usa, allora li si che cambiando barca, l'atleta per volontà sua cerca di copiare i gesti del campione e quindi modifica la sua tecnica.
--- Termina citazione ---
veramente interessante questo post e il confronto tra tecnico e campione potrà essere utile ai più giovani e agli appassionati per chiarirsi le idee
scegliere la barca giusta è troppo importante
in modo particolare per quelli che campioni non sono e che poche risorse tecniche hanno da spendere
sono stato dirigente del Cuneo Canoa Club e troppe volte ho visto ragazzi usare la barca di moda senza averne poi nessun vantaggio se non ulteriori difficoltà tecniche
posso dire ,da modesto scarso ,atleta della domenica di aver provato sulla pelle cosa vuol dire scegliere la barca sbagliata non adatta alle mie caratteristiche
avevo la barca che correva ma non riuscivo a farla girare (opsssss) senza perdere un sacco di secondi (minuti ;D)
ho scoperto la mitica reflex 4 e ho cominciato a divertirmi e a crescere un pochino
grazie ad Ettore e a Daniele
spero che si aggiungano interventi di altri tecnici e atleti
nikemerlino:
Sono un mini,mini,mini tecnico e un vecchio,mini,mini,mini,mini atleta quindi il mio contributo è risibile, ma quest'anno ho incominciato a costruire kayak, per la precisione baidarka, costruiti secondo le tecniche inuit pure, evitando solo l'uso della pelle di foca sostituita con cotone.
Mi sono accorto che le variabili in uno scafo sono molte di più di quelle che credevo e che basta poco per cambiare comportamento.
Il discorso aperto da Ettore, seppure interessantissimo per l'intervento di Daniele, è limitato non solo al chiarimento di ciò che è oggettivo o soggettivo ma soprattutto alla differenza dei campi di gara. Oggi si vince per pochissimo ed è impensabile, a voler precisare, avere una barca perfetta per tutte le condizioni. Non dico eresie ma l'ideale sarebbe condurre una barca per ogni condizione. Valentino Rossi è un grande perchè conosce il setup della moto. Nella motocicletta esistono regolazioni fini, nel kayak da slalom si può spostare il sedile avanti e indietro e più in alto o più in basso oltre al puntapiedi. Praticamente nulla! E' anche impensabile avere un budget per avere almeno 5 o 6 tipologie di kayak a stagione, senza contare il naturale adattamento a queste. La mia conclusione è avere il miglior compromesso possibile ma soprattutto il miglior feeling tra barca e atleta a prescindere dalle prestazioni teoriche. Lo slalom a volte è puro istinto, Daniele è un meraviglioso esempio di questo, e l'aspetto psicologico è molto importante. Continuate i test, è piacevole leggere notizie da grandi campioni, ma secondo me tutto lascia un po' il tempo che trova....Sulle mode è inutile commentare, è sempre stato e sempre lo sarà...
grazie per l'attenzione e scusate l'intromissione,
Claudio Rufa
Ettore Ivaldi:
È incredibile come gli interventi e il confronto possano aprire la mente e rimettere sul tavolo l’oggetto dell’intervento. Io per mia natura spesso e volentieri rimetto in discussione molti aspetti, mi piace scoprire e rivedere cento volte magari le stesse problematiche, che di volta in volta cambiano e si evolvono. Cerco poi la soluzione oggettiva (che spesso e volentieri non è facile da trovare) del problema affidandomi allo studio della statistica che mi affascina e a volte appaga la mia curiosità portandomi concretamente dati da prendere sempre con le pinze. Confrontando queste informazioni verrebbe facile rispondere al mitico Claudio Rufa (quand’è che riusciremo ad organizzare una viaggio con le nostre spettacolari canoe da mare? Scusate è un messaggio privato che mi è scappato) quando sostiene che per ogni tracciato servirebbe una canoa specifica. Se pur pensandola come lui la statistica mi dice che non è così e cioè che chi vince su tracciati impegnativi vince anche sull’acqua completamente ferma utilizzando lo stesso mezzo. L’esempio più eclatante è quello di Peter Kauzer, verificatelo guardando le classifiche di Tacen con la gara di tre giorni prima sul parallelo di Lubjana. Spettacolare perché questi risultati mettono in discussione tutto e tutti.
Gli interventi mi hanno incuriosito molto – è questa sicuramente l’arma migliore per un allenatore e per l’uomo in generale - e hanno evidenziato delle necessità di conoscere, di sapere, di parlare, di confrontarsi e approfondire argomenti che molte volte sono tabù o che si intrecciano con interessi economici.
Molto spesso una canoa che può andare bene per un atleta non va bene per altri slalomisti, molto spesso la canoa del campione non si adatta al giovane o allo slalomista di medio livello. Sono esigenze diverse. Se due atleti dopo aver provato uno scafo dicono la stessa cosa non diventa un dato di fatto – come sostiene Super Cali – ma è semplicemente un parere oggettivo per loro due e rimane soggettivo per il resto del mondo. Viceversa quando si scrive che una barca è nervosa e la sua caratteristica maggiore è la dinamicità rimane un parere soggettivo di chi mette nero su bianco.
L’altro enorme problema diventa la comunicazione visto che comunicare è facile, mentre farsi capire è un’impresa. Quest’ossimoro lo diciamo spesso anche quando si sostiene che una canoa è veloce e gira bene: o è veloce o gira bene, ma si dice! Dobbiamo allora capire quello che si vuole esprimere e soprattutto quello che vogliamo da una canoa. È per questo motivo che per la scelta di un mezzo parto da una serie di principi: il primo in assoluto è capire per chi è quella canoa. Una volta individuato il soggetto distinguo tra i giovani, tra chi pagaia per divertimento e tra gli atleti di livello.
Nei primi due casi considero predominanti questi tre aspetti:
- la canoa deve offrire il massimo equilibrio
- deve girare con facilità
- deve dare delle sensazioni positive fin dalla prima pagaiata
Ed è presto detto perché! Se la canoa offre equilibro ed è ben bilanciata mette lo slalomista nella condizione di massima tranquillità. Solo in questo stato positivo potrà addentrarsi nelle problematiche specifiche dello slalom. Se gira con facilità potrà apprendere velocemente le manovre e se ha sensazioni positive fin dall’inizio la sua motivazione sarà molto alta per superare poi le difficoltà che via via incontrerà.
Questo è palese nei giovanissimi che molte volte pagaiano con mezzi e strumenti decisamente inadeguati. Io ho cercato sempre di mettere i miei ragazzi nelle migliori condizioni possibili per i materiali, non tanto sotto l’aspetto estetico o costruttivo, ma soprattutto in relazione alle loro dimensioni corporali.
Questi principi viceversa cambiano se a guidare quella canoa è un atleta di livello: molte volte, a parità tecnico-fisica-psicologica-motivazionale, la canoa può diventare l’elemento in più. Come ho già scritto nella terza parte: …”se il campione cerca un buon compromesso non sempre questa opzione lascia soddisfatti i palati più esigenti. Forse nella canoa come nella vita i compromessi non portano lontano, lasciano l’uomo tranquillo sollevandolo dal peso di una scelta drastica che però può rivelarsi a volte l’arma vincente”.
Prendete per esempio Fabien Lefevre che in quest’anno appena finito sembrava un’anima in pena per la canoa. Era partito con l’”Ark” di Zig-Zag – suo grande collaboratore – poi nel pieno della stagione in una notte di mezza estate dorme male. Al risveglio salta in canoa e passa praticamente un’intere giornata a provare kayak diversi sul canale di Augsburg. Alla fine decide di presentarsi ai mondiali sulla “Ego” di Vajda. Io ritengo che questa sia stata alla fine una scelta coraggiosa senza paura di mettersi in discussione eppure lui di certezze sicuramente ne aveva con la vecchia canoa.
Come ritengo che sia stata una scelta coraggiosa, in senso opposto, quella di Molmenti nel presentarsi ai mondiali con il vecchio modello e senza, per forza di cose, aver usato la nuova versione che non sempre soddisfa le attese.
Giusto per essere coerente con quanto mi è stato osservato, dirò che la canoa di Guille è stata adattata al suo peso e alle sue esigenze. Su questo con lui avevamo lavorato a lungo prima di trovare la versione finale. Per quello che riguarda Jasmin, posso dire tranquillamente che è un’atleta di alto livello con grande dinamicità nella sua azione e restando a quello che lei stessa mi ha fatto osservare sulla canoa posso riportare che questa è stata ridimensionata con le sue richieste, se poi queste coincidono con quelle della canoa di Molmenti è un altro affare.
Sempre l’amico Rufa introduce un altro importante punto: l’assetto in canoa. In effetti spostare avanti o indietro il seggiolino anche di un solo centimetro può fare cambiare molti aspetti. Tant’è che a volte ti sembra di pagaiare su una canoa completamente diversa. Si deduce quindi che la corretta posizione del sedile va vista in ogni singolo caso, tante volte prima di cambiare il mezzo vale la pena provare… per credere!
Altro argomento che mi prende sono le pagaie, come ci suggerisce Gianluca, per non parlare delle canoe da discesa come il buon Luca Panziera vorrebbe. Ma si sa abbiamo più tempo che vita e quindi prima o poi ci addentreremo anche in questi magici mondi.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
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