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CANOE DA SLALOM

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Ettore Ivaldi:
In questo periodo si fa un gran parlare di canoe da slalom: è tempo per provare, studiare, analizzare, programmare la nuova stagione che parte anche dai materiali. I costruttori, che in questo momento sembrano essere molto attivi dopo i successi estivi,  sono sicuramente lo slovacco  Vajda, il ceko Galasport e l’olandese  Double Dutch. Tre aziende che hanno puntato molto sullo sviluppo di nuovi modelli  attraverso una  stretta collaborazione con gli atleti d’elite. Evoluzioni che nascono, molte volte, da esigenze particolari di grandi campioni.  Modelli che diventano anche oggetto di mercato grazie ad una disponibilità da parte dei costruttori di adattare il modello base alle varie esigenze del fruitore finale. Così l’offerta offre la stessa canoa in tre o più  taglie diverse S (small) – M (medium) – L (large) e spesso anche XL (extra large). Vengono mantenute linee e caratteristiche specifiche, ma in relazione al peso dell’atleta viene scelta la misura. Quindi un atleta di 65 kg. può avere lo stesso modello e la stessa canoa di un atleta di 80 kg. ma di taglia diversa. In passato non era così. 
Va alla grande la Kapsle di Vajda  sia in versione 350 che 360 non fosse altro per il mondiale vinto con Peter Kauzer che ci fa rivivere passati già visti. Non sono stati infatti molti  i campioni del mondo che, oltre al titolo, hanno fatto storia e dettato legge con le loro canoe, pagaie e materiali. Non sempre chi vince fa tendenza neppure sotto l’aspetto prettamente tecnico. Prendete ad esempio Daniele Molmenti, decisamente un grande campione che ha dominato la stagione appena conclusa nonostante la fuoriuscita prima del previsto dal mondiale spagnolo. La sua canoa – Caiman Torero – non è usata da tanti top slalom paddlers e neppure in Italia ha fatto un successone e questo per evidenti motivi: lo stile aggressivo, basato sulla spregiudicatezza e la forza, non può essere un modo comune di pagaiare e di conseguenza è difficile che possa diventare una sorta di stile da copiare. Ecco quindi che anche il mezzo, associato all’atleta, perde il potenziale economico sul mercato.  Troppo unico il suo modo di affrontare la competizione e lo slalom in generale. Viceversa lo sloveno campione del mondo dà  l’impressione ai più di un modo diverso di cavalcare le onde come già fu per Fabien Lefevre che vincendo faceva moda con la sua “Optima” della Zig-Zag. In realtà questi due atleti mettono in essere una tecnica assai raffinata basata soprattutto su una grande acquaticità e un feeling unico con l’acqua. Tra il 2002 e il 2004 la ditta francese faceva fatica a soddisfare tutte le  ordinazioni che aveva per l’Optima che quasi l’80% dei canoisti top utilizzava.  Zig-Zag aveva ceduto ad alcuni produttori lo stampo contro il pagamento di una  royalty per ogni barca costruita. Tutto ciò lo rivediamo oggi con Vajda, per il momento non ha venduto il brevetto (anche se propriamente di brevetto non si tratta), ma sarà vicino per  farlo visto che  gli ordini  sembrano assillarlo non poco. Infatti si parla di tempi di attesa di almeno 8 settimane con una media di 4/5 Kapsle prodotte al giorno!
Dobbiamo tuffarci nel passato per ritrovare un altro campione che è riuscito ad impostare uno stile comune e a rendere appetibili un po’ a tutti i suoi modelli di canoa. Parliamo cioè di  Richard Fox che oltre a vincere creava intelligentemente  modelli innovativi, costruiti soprattutto sulle sue esigenze tecniche. Nella prima parte della sua lunga  carriera sportiva - ai vertici per 14 anni – ha pagaiato con canoe molto difficili e poco commerciali tant’è che pochi utilizzavano i suoi modelli se pur molti cercavano di imitare il suo inconfondibile modo di pagaiare.  La serie di “Elite” costruite da Piranya non trovarono molto successo, cosa che invece arrivò quando realizzò  la serie “Reflex” con Perception. Una barca che aveva dalla sua una grande velocità, ma non era assolutamente facile da portare. Il capolavoro, Fox, lo fece con Reflex 4, dove raggiunse velocità, manovrabilità, scorrevolezza e stabilità. Di questo modello si fece anche una serie di versioni in plastica per il grande mercato.
… prosegue
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Questo è il primo pezzo di una serie sul tema  canoe da slalom, stimolo per tenervi aggiornati sulle novità e soprattutto per scambiarci opinioni e suggerimenti – se l’argomento può essere interessante fatemi sapere così vado avanti

Ettore Ivaldi:
mi accorgo ora che era meglio insere questa discussione sulla rubrica del forum con titolo MATERIALI E CANOE.
Se i moderatori ci leggono li inviterei a spostare il tutto sotto questo titolo e mi scuso per la leggerezza commessa.

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

Ettore Ivaldi:
“Chi tace acconsente”  recita un vecchio proverbio che si attribuisce a Bonifacio VIII in un testo di diritto canonico, ma l'esperienza ha però dimostrato che non sempre chi non risponde ribattendo è propenso a condividere il pensiero di un'altra persona: così leggo su internet. Quest’ultima idea  deve essere proprio il pensiero dei  federali che non rispondono praticamente mai alle nostre analisi e suggerimenti – unica eccezione a volte del buon altoatesino che ribatte per difendere, ma nessuno vuole attacare,  e non per aprire discussioni e confronti… Mah?

Torniamo a noi e alle nostre canoe e,  non ricevendo nessuna risposta,  prendo comunque buono il proverbio  e vado avanti.

Partirei dalla “Kapsl 360” costruita dalla ditta di Bratislava Vajda. Una canoa che nasce dall’evoluzione della “Ego” e messa a punto in quest’annata agonistica  grazie alla collaborazione  con Peter Kauzer. Il campione sloveno all’inizio di stagione ha abbandonato Caiman e si è presentato alla prima gara di coppa del mondo a Pau con la “Ego”. Il binomio Kauzer – Vajda  si è rafforzato e ha portato, da lì a breve,  alla realizzazione di una barca molto particolare che è riuscita a far esprimere al meglio le caratteristiche del campione sloveno  che da tempo era pronto ad esplodere. In sostanza alla “Kapsl”, che prende il nome dal nikname del padre di Peter e che significa pallottola,  rispetto alla Ego – disegnata da Peter Cibak – gli è stata sfinata la coda  e tolto volume all’altezza del pozzetto.
In acqua questa canoa è particolarmente nervosa  e la sua caratteristica principale è la dinamicità. Impressiona nell’uscita dalle risalite per come reagisce dopo la fase di rotazione. Se mantenuta piatta trasforma la velocità di rotazione in velocità di uscita, permettendo all’atleta di prendere margini considerevoli in questa fase assai delicata e dove è molto facile perdere tempo.
Sempre nelle risalite la “Kapsl”  consente di mantenere in acqua, e praticamente sempre in presa, la pala all’interno della curva. Enorme vantaggio al fine di tenere sotto controllo l’imbarcazione anche nei momenti più delicati.
La canoa permette  all’atleta di mettere in essere manovre molto complesse qualora il tracciato lo richiedesse, con estrema facilità e scioltezza.
Gli aspetti negativi sono sull’imprevedibilità sempre in agguato di come il mezzo risponda su grossi movimenti d’acqua. Le convergenze di corrente e morta o di corrente-corrente sono il vero punto cruciale della “Kapsl 360”. Problema in parte risolto sulla versione “Kapsl350”.  All’altezza del pozzetto è facile farsi “beccare” i fianchi, motivo questo che ci fa capire che per un’ottima conduzione deve essere mantenuta il più possibile piatta.
Diventa poi fondamentale la scelta della taglia: il peso corporeo detta la scelta che deve essere calibrata a misura per evitare gli aspetti negativi del mezzo determinati soprattutto dai eventuali volumi sbagliati.
Non si lamentano particolari difficoltà di equilibrio anche se è evidente, e lo si ribadisce, che per caratteristiche naturali la canoa deve esser usata piatta sull’acqua per sfruttare al meglio le sue potenzialità di rotazione e di scorrevolezza.
Sono praticamente quattro le costruzioni offerte dalla Vajda Group Sharping Systems  che ha come moto: “the only chiose for champions” e sta investendo molto sulla ricerca . All’interno di ogni tipo di costruzione si possono scegliere ben sei taglie – XXS da 40 a 50 kg.; XS da 45 a 55; S da 50 a 60; M da 60 a 70; L da 70 a 80 e XL oltre gli 80 kg. Tutte le costruzioni utilizzano resina epoxidica e possono essere:   traning modello di entrata con giunture esterne su tutto il perimetro come per  la racing, la racing pro e l’elitè – quest’ultima consigliata per atleti top e da utilizzare soprattutto per le competizioni.
Ampia anche la scelta per il seggiolino, si può spaziare su 4 modelli diversi dal “tradizionale” al “Gaba”, “Elena” e “extra large” in relazione alle proprie dimensioni e si sia che per cavalcare bene la propria canoa bisogna partire proprio dal “culo”. Una leggenda a  Gerona – a me cara visto i mille e oltre atterraggi fatti in quella città per vivere le mie avventure spagnole, dice: “no es un buon ciutadano de Girona quien no ha besato el culo de la leona”   che noi possiamo adattare così: non si è veri canoisti se non si è scelto un buon seggiolino!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

fine  2^ parte … prosegue


elena bargigli:
Grazie per l'analisi Ettore!

Vai avanti è molto interessante!

PS:sono proprio contenta di essermi ordinata la KAPSL 350!
 

Ettore Ivaldi:
Un’altra bella e produttiva giornata di TEST qui a Bratislava sul canale di Cunovo. Il sole è sempre cosa piacevole per un canoista e il freddo si è fatto sentire decisamente meno: condizioni ideali quindi per provare al meglio i numerosi kayak  a nostra disposizione.

La mattina è stata dedicata a testare  e  comparare due modelli: la “Toro EVOlution” di Galasport  e la “Ego” di Vajda.

La prima è, come dice la parola stessa, l’evoluzione della Toro. Forse è giusto ricordare che con la “Toro”  il tedesco Alexander Grimm ha vinto i Giochi Olimpici di Bejing 2008 e l’australiana Jacqui Lawrence, sempre in Cina, si è portata a casa l’argento fra le donne e subito dopo ha appeso la canoa al chiodo, sapendo che forse meglio di così non avrebbe più potuto andare. Sempre con la “Toro” Andrea Romeo ha vinto l’Europeo Under 23 nel 2008 a Solkan (Slovenia) ed è sicuramente una barca usata da molti top paddlers in the world! Con la versione successiva “Evolution” il transalpino Boris Neveu quest’anno a La Seu d’Urgell è arrivato secondo. Quindi possiamo dire che i natali hanno fatto storia e la figliolanza ha credenziali di tutto rispetto.
La prima sensazione che si ha pagaiando su questa barca è l’estrema stabilità. Il volume è stato aumentato sul fondo dello scafo e permette così  un miglior galleggiamento. Tutto ciò avvantaggia nella prima parte di una risalita, ma perde in fase di rotazione. Maggior stabilità e  maggior equilibrio portano ad una conduzione sicura e senza sorprese inaspettate. Si adatta bene a condizioni di acqua molto impegnativi e la sua galleggiabilità sicuramente si fa decisamente sentire. Vladislav Galuska, il titolare dell’azienda Galasport, ci ha spiegato così la sua filosofia di base per questo modello:”parto dall’idea che su un percorso di slalom è importante avere su ogni zona un buon tempo, non il migliore in assoluto. Questa canoa, non ti permetterà di avere il miglior intermedio, ma sommandoli ti accorgerai che il risultato complessivo sarà eccezionale. Per fare questo devi avere uno scafo che ti dia  la massima sicurezza e confort”. Ovvio che tutti cercano di tirare l’acqua al proprio mulino, anche perché non ho mai sentito dire da un produttore o da un disegnatore di canoe che quel modello, l’ultimo, va male. Tutte le evoluzioni girano meglio e sono più veloci! Purtroppo non è sempre così. 
Della “Toro Evo” esiste anche la versione specifica per pesi leggeri la “Toro Piko”, anche se Galasport in relazione al peso offre la possibilità di specifici adattamenti. Sono cinque  le scelte di costruzione. Per  tutte la resina utilizzata è epoxi. Si parte dalla più economica:  Diolen ottimo rapporto prezzo-qualità per un giovane. Quindi la Mixt, seguita dalla  Flexible, tutte e due ottime per allenamento. Mentre la “Profi” è già una versione gara anche se per  competizioni d’alto livello è consigliata la costruzione  “Carbolight”.

Della “Ego”  abbiamo già parlato in parte ieri, l’unico elemento emerso in più  nei test di oggi è la duttilità nel passaggio da zone di acqua facile a zone di acqua difficile senza particolari difficoltà. Lo scafo offre una buona stabilità, ma decisamente inferiore se paragonato alla “Toro Evo”, superiore rispetto alla Kapsl. Tutto dalla vita non si può avere, la “Ego” potrebbe essere  un buon compromesso anche se non sempre questa opzione lascia soddisfatti i palati più esigenti. Forse nella canoa come nella vita i compromessi non portano lontano, lasciano l’uomo tranquillo sollevandolo dal peso di una scelta drastica che però può rivelarsi a volte l’arma vincente.
 
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

fine  3^ parte … prosegue [/i]

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