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COPPA DEL MONDO SLALOM [I reportage di Ettore Ivaldi]

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Mauro Canzano:
Nuovamente ciao Ettore. Vedi i forum credo che esistano per scambiarsi opinioni, considerazioni, condividere tutte le informazioni e quant'altro. Al contrario non credo siano fatti per imporre la propria opinione ( e con propia si identifica qualcosa di soggettivo) ...

Nei numeri che tu riporti non metti in risalto sfumature importanti. Sfumature quali:

- si parla di junior che sono stati e saranno ad alti livelli internazionali sicuramente e sui quali investire ad occhi chiusi ( Viola Risso 2° agli Europei junior 2008 ed 8° da junior agli Europei senior 2009 in entrambe le specialità, Cristina Bianchi 2° e 3° agli Europei junior 2009, Andrea Santello che ha dimostrato con percentuali alla mano di essere uno degli atleti su cui puntare per la futura nazionale senior)
- si parla di U21 che hanno avuto la costanza di continuare ad allenarsi da senior in una specialità che non presenta campionati europei U23 e che vedranno sono sicuro il frutto del loro lavoro
- si parla di una nazionale senior mal gestita in passato che si è trovato con un buco generazionale che per decisione della commissione tecnica e dei responsabili federali si è deciso di colmare con U21 e junior
- si parla di un movimento nazionale della discesa italiana che sta vedendo unanuova giovinezza. Di un movimento nazionale che sta fornendo atleti junior ( anche e soprattutto in K1 maschile ) che nn si vedevano da anni. Negli ultimi tre anni ci sono sempre stati atleti in K1 maschile ai mondiali o europei di categoria tra i primi 7....cosa impensabile come continuità di risultati fino a pochi anni fa.

Riassumendo vuol dire che commissione tecnica e dirigenza federale hanno ben chiaro cosa stano facendo e come agire nel futuro puntando sui giovani a discapito di qualche risultato in più magari nell'immediato.

Saluti
Mauro Canzano

Ettore Ivaldi:
Unbelievable – incredibile! La classifica dei C1 della seconda gara di Coppa del Mondo disputata a Bratislava mi ha riportato indietro nel tempo quando su tutti e tre i gradini del podio sventolava la bandiera a stelle e strisce: 1979 campionati del mondo di Janquiere (Canada) Lugbill, Hearn, Robison; 1987 campionati del mondo di Bourg St.Maurice (Francia) Lugbill, Hearn, Bruce. 2009 seconda gara di coppa del mondo podio nella canadese monoposto: sui pennoni non più la bandiera degli Stati Uniti d’America, ma quella della Repubblica Slovacca con:  Martikan primo (il suo 93,99 gli avrebbe regalato l’argento nel kayak maschile, non male ma fece meglio nel 2006 ad Atene quando battè i k1 men realizzando così quello che fu per anni il sogno di John Lugbill), Slafkovsky secondo e  Benus terzo. La Slovacchia alle ultime olimpiadi si è portata a casa 3 ori su 4 e  ultimamente piazza sempre almeno due barche nelle finali se non  tre. Una nazione che in casa ha completato il quadretto dei successi con l’oro di Elena  Kaliska (lei non delude mai ai grandi appuntamenti) e  un bronzo di Jana Dukatova,  il nastro nascente del kayak in rosa che si cimenta con successo anche nella canadese monoposto. Nella canadese biposto udite, udite: primi i fratelli Hochschorner che con 99,73 sarebbero stati quinti nella finale del C1, secondi i  fratelli Skantar e quarti Kucera – Batik. Questo, probabilmente,  è solo un piccolo assaggio di quello che vivremo nel 2011 in quel mondiale che assegnerà i posti olimpici e dove Martikan e compagni rinverdiranno i grandi  momenti passati con i miti americani.
Non ero a Bratislava, mi sono preso una piccola pausa con la mia famiglia, e quindi devo rivivere quella gara con i dati alla mano, video  e con i racconti dei protagonisti. Le classifiche non lasciano ombre di interpretazioni soggettive, sono contento per il rientro alle competizioni internazionali del C2 italiano Benetti – Masoero che come i grandi non deludono mai in appuntamenti che contano. Ciò convalida le nostre tesi sull’assurdità di non averli portati agli europei per preparare al meglio il mondiale settembrino. Qualcuno dovrà pur rendere conto  del suo operato: i dubbi sulla competenza dei quadri federali sono lapalissiani anche alla luce dei risultati dei kappa uno. I Panato, i Benassi e i Molmenti non possono giustificare sempre tutto! Talenti e il resto del movimento dov’è?
Ma è già tempo di finale di Coppa e allora rieccoci ad Augsburg.  Che strano effetto mi fa ogni volta che sono qui su questo canale che è stato ed è ancora la storia dello slalom mondiale. Quando passeggio lungo il canale mi sembra sempre di vedere la banda olimpica che suona e i giudici di porta, in giacca, cravatta e borsalino che attenti segnalano le penalità di quegli atleti che nel 1972 ci hanno fatto entrare nel sogno olimpico. E sulle sponde naturali che fanno da tribuna vedo ancora la gente che si accalca per seguire le imprese di questi funamboli dell’acqua. Vedo un C2 uscire dal ponte dei sospiri  con i pozzetti così lontani che non  c’è modo di comunicare se non attraverso il gesto della pagaiata.  Ho questa immagine in bianco e nero che mi regala sempre grandi emozioni ogni qualvolta ho la fortuna di essere qui. Per renderla poi reale passo sempre a rileggere la targa, posta proprio in entrata al canale,  che ricorda i medagliati della XX edizione olimpica: la prima per noi slalomisti!
La DDR l’aveva fatta proprio da padrone vinse tutti e quattro gli  ori disponibili. La Germania dell’Ovest fece il resto regalando solo un argento al giovanissimo austriaco Norbert Sattler (che molti ricorderanno per la sua celeberrima frase: “I like paddle when the water is brown”) un bronzo ai fratelli  francesi nel C2 Orly e un bronzo allo statunitense  Jemmy McEwan l’unico  atleta presente anche ai giochi olimpici di Barcellona, dove con Luky Haller sfiorò un altro bronzo olimpico.
Il tempo atmosferico fino a giovedì non promette nulla di buono, temporali e perturbazioni varie, così dopo gli allenamenti resterà tempo per ri-visitare il museo della canoa.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi – Augsburg Finale di Coppa del Mondo Slalom 2009

Ettore Ivaldi:
Ieri ho passato una bella mattinata nell’attesa della nostra ora di allenamento a meno due giorni dall’inizio delle danze! Infatti ero sul canale di allenamento che seguivo Zeno (il mio figlio più grande) e con lui in acqua anche Richard Fox a pagaiare tra quelle porte che lo hanno visto più volte grande protagonista. E si sa che i pensieri vengono e vanno. Idee che si accavallano ad altre e così non ho potuto non associare il fatto che Fox – un mito per tanti di noi – chiudeva la sua carriera nel 1993 vincendo i mondiali in Val di Sole su quello che considero da sempre il mio padre spirituale: il fiume Noce. Non potevo non associare il fatto che Zeno aveva seguito quei mondiali nel grembo di sua mamma e ha visto trionfare il britannico attraverso i suoi occhi  in quel luglio di 16 anni fa, forse troppo ricco di acqua,  ed ora era li a pagaiare con lui e a ricevere i complimenti proprio da chi per oltre  un decennio ha spadroneggiato nel kayak maschile slalom. Qui ad Augsburg nel 1985 vinse il suo terzo titolo mondiale individuale consecutivo. Ricordo che all’arrivo di quella gara Peter Mikeler – argento – era straordinariamente contento. Ricordo anche il lungo e appassionato abbraccio che Gabi Smith – una bionda da sballo che a quei tempi stava con Peter – gli regalò. E tra me e me pensavo: beh! un secondo posto non è male, però, visto che gareggiava a casa sua, forse poteva aspirare ad una brillane vittoria. Certo poi che essere accolti da colei che  rappresentava la musa della canoa non era da tutti.  L’euforia del tedesco durò a lungo e solo alla festa della chiusura ebbi modo di capire il perché. Dopo qualche birra presi la palla al balzo e chiesi a Mikeler il motivo di questa sua chiara soddisfazione che mostrava al mondo. Lui molto semplicemente mi spiegò che era campione del mondo e non poteva ancora  crederci. Mi prese un colpo. Forse ho visto male i risultati o qualche cosa non quadrava. Un attimo dopo aggiunse: sono il campione del mondo fra gli esseri umani: Richard non è da considerarsi tale perché dunque  non dovrei essere contento? Ed effettivamente era così visto che Riccardo la Volpe si mise al collo una medaglia d’oro con oltre 10 secondi di vantaggio, all’epoca vinceva ovunque e dovunque. Creò uno stile. Disegnò canoe, pagaie, capi di abbigliamento. Quei mondiali li preparò in maniera molto meticolosa tanto che per potersi allenare il più possibile gareggiò per due anni per il Canoa Club di Augsburg e trascorse moltissimo tempo proprio qui. Lui è sempre stato un grandissimo perfezionista. Non trascurava nulla e soprattutto era sempre alla ricerca di aspetti nuovi che lo potessero in qualche modo avvantaggiare. Lui praticamente viveva nel futuro rispetto agli avversari.
Tra una porta e l’altra ci siamo anche fermati a riflettere sull’attuale realtà di un regolamento che sembra mettere in difficoltà i “vecchi” per avvantaggiare i giovani che possano avere molte chance per entrare in finale visto che con la manche unica si può rischiare di più.
Lui oggi ricopre il ruolo di vice-presidente dell’ICF oltre ad essere il team manager della canoa australiana e nei suoi occhi si legge ancora la voglia di pagaiare, pagaiare e pagaiare ancora per il piacere di farlo, per l’energia che ogni colpo immerso nelle onde ti può regalare per affrontare al meglio la vita di ogni giorno!
Giusto per la cronaca: il tempo atmosferico è ancora incerto con forti precipitazioni e vento freddo. Domani ultimo giorno di allenamento e poi da venerdì si entra nel vivo della finale.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi Coppa del Mondo Slalom 2009

Ettore Ivaldi:
Tutto come routine anche il giorno di vigilia delle gare di qualifica.
L’ultima mezz’ora di allenamento sul canale, l’omologazione delle canoe, la cerimonia di apertura, per la verità molto scarna, la dimostrazione del percorso, la sua successiva analisi, i buoni intendimenti per le gare di qualifica. La verifica che il sistema video messo a disposizione dall’organizzazione  funzioni al meglio e la pianificazione per la giornata di domani chiude il lavoro quotidiano.
Tempo atmosferico ancora molto incerto con un venticello fastidioso e frescolino. E allora spazio ad alcune considerazioni emerse in questo dì. La prima è il pensiero di Peter Kauzer che dopo aver visto il percorso non si considerava molto soddisfatto: troppo facile. Infatti, secondo la sua teoria, sarebbe meglio avere un tracciato molto impegnativo in qualifica per avere la prima vera selezione. L’idea è quella che  in semifinale devono passare veramente i migliori.  Con un percorso lineare e relativamente facile le chance si aprono per molti che difficilmente però possono aspirare alla successiva  finale o ad una medaglia – anche se, secondo il mio modesto parere, alcune  insidie non mancano visto che  per passare in semifinale sarà questione di pochi secondi di distacco tra i venti atleti e le combinazioni per perdere tempo non mancano. Fuori dalla “lavatrice”  si dovrà arrivare ancora con energie per non perdere tempo in una doppia sfasata inserita tra corrente e morta. Giusto per gli appassionati dei numeri in due gare di coppa del mondo fino ad oggi disputate,  sono 17 le donne che hanno preso almeno una finale (di cui Dukatova, Schornberg e Pfeifer per due volte), tanti quanti gli uomini (solo Molmenti, Walsh e Lefevre hanno all’attivo tutte e due le finali), mentre i C1 sono 15 (di cui 5 per due volte consecutive)  e i C2 13 di cui ben 7 bissano.
La seconda considerazione è legata al numero di ragazzi tedeschi in acqua ad allenarsi. Ho messo a fuoco solo oggi la cosa dopo alcuni giorni di allenamenti molto affollati sui tre canaletti a disposizione. Tu pagai o segui i tuoi atleti e ti rendi conto che in acqua ci sono una marea di giovanissimi che spuntano dai ogni lato. Sulle rive allenatori che con tranquillità offrono supporto tecnico e di sicurezza. Capita di imbarcarti al Club e ti rendi conto che per montare devi metterti in coda e nel frattempo magari è il caso che dai una mano a dei micro canoisti ad allacciarsi il paraspruzzi  prima che la correntina del canaletto li trascini a valle. Poi risali qualche centinaio di metri per immetterti nella “bocca del diavolo” e ti rimetti in fila per scendere perché altri ragazzini sono pronti a proiettarsi in quel budello di acqua che ti regala grandi emozioni. Arrivi al “bivio” e c’è la folla che aspetta. A destra i professionisti di coppa a sinistra loro i ragazzi dei due club di Augsburg che ovviamente non perdono occasione per allenarsi tra le centinaia di porte sparse ovunque. Vedere tutto ciò ti fa capire perché la Germania è la nazione che tutti noi conosciamo!
Si sa  però che le giornate possono portare vento freddo e mal tempo, non sempre splende il sole. E così ci delude molto vedere atleti che perdono la loro dignità accettando di condividere fatica e lavoro con chi ha cercato di distruggere professionalità, speranze e umanità.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi – Augsburg finale di Coppa del Mondo slalom 2009

Ettore Ivaldi:
Gare interessanti le prove di qualificazione, anche se sembrano essere state ad esclusivo interesse dei soli addetti ai lavori. Poco  contorno alle discese degli atleti – la voce di commento ha funzionato solo a tratti e la musica certo non sembrava essere stata scelta con cura per l’evento. Anche il pubblico non era quello delle grandi occasioni. Ci ha scaldato però un timido sole che combatteva costantemente con nuvoloni minacciosi e scuri.
Ma cerchiamo di capire la gara che di sorprese ne riserva sempre. Si pensi che per entrare in semifinale nei kayak maschile il distacco dal vincitore non ha superato il 3,7%. Considerando inoltre il fatto che ben 5 atleti sono nello stesso secondo con una percentuale di distacco dal miglior tempo del 2,2% e ben 9 nel 3,4%. Fuori nomi noti come gli slovacchi Cibak e Sajbidor. Quest’ultimo non sembra essersi più ripreso dopo l’esclusione dai giochi olimpici dello scorso anno. Eppure il campione d’Europa 2007 da due anni lo allena Martikan padre. Non delude Molmenti che ha fatto registrare il miglior tempo, ma il tocco alla prima porta in uscita lo rilega in terza posizione. Poco male,  sono domani le manche che non hanno appello: 10 in finale e poi si riparte per le medaglie. E il piccolo, ma potente pagaiatore friulano si gioca punti importanti per portarsi a casa la coppa.
Paolini esce dalla semifinale, ma entra nella squadra italiana per i mondiali come leggiamo sul sito ufficiale della Fick, Luca Costa completa il settore K1 uomini. La cosa non ci sembra stimolante per i kayak italiani che secondo il mio modestissimo parere (visti i risultai internazionali conseguiti fino ad oggi)  avrebbero dovuto rigiocarsi tutto eccezion fatta per “super Cali” come l’amico Skillo lo ha ribattezzato. Con Skillo ho condiviso molte ore di acqua per preparare alcuni mondiali e dispiace non ritrovarlo ancora sui campi di gara. Occhio fino e attento analista, tecnico per vocazione e sincero per natura. 
Altra storia per il settore femminile. In semifinale ci si va con distacchi molto più elevati fino al 7,8% dalla vincitrice che è ancora una volta Emily Fer. La bianca di Francia sembra avere un’altra marcia in qualifica per poi perdersi in finale con erroracci tecnici che sembrano essere dovuti  più a buchi di concentrazione che a mancanza di capacità. Speriamo che si smentisca già dalla prossima prova. Elena Kaliska campionessa olimpica, campionessa d’Europa e vincitrice cinque giorni fa della seconda gara di coppa del mondo, starà sulla riva a guardare le gare di sabato e domenica. Lascia i suoi fans a bocca aperta… questa volta in negativo!
Ci sarebbe da parlare a lungo sul settore femminile azzurro. La scelta di insistere a portare qualche elemento in Coppa non ha nessuna ragione tecnica se alla base non c’è un lavoro costante e mirato negli anni. Soldi spesi male che purtroppo portano solo malumore e mancanza di fiducia in se stesse visto che prendere 15 secondi dalle prime e 7 per entrare in semifinale pesano come mattonate. Ma la ragione c’è ed è evidentissima. Analoga considerazione va fatta per il C1 italiano e non aggiungo altro se non sottolineare che in gare così particolari non si va a fare “shopping”! La specialità, orfana del suo re “Michele Martino” , viene vinta da  Benn Fraker, giovane, che ama scendere in gara con occhi truccati e unghie dipinte… va a capire ‘sti americani!
Il C2 è sempre più ad appannaggio dei fratelli Hochschorner. Benetti – Masoero hanno fatto un lavoro onesto per ottenere l’obiettivo di giornata col fine di risparmiare energie utili da spendere quando realmente serviranno.
La notte porta consiglio, la luna è alta nel cielo e ci prepariamo così alle  semifinali e finali dei K1 e C2 in pompa magna con dirette televisive e presenza di autorità. Si chiuderà poi domenica con K1 donne e C1 uomini.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi Coppa del Mondo Slalom – Augsburg

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