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AIUTO RESTAURO KAYAK MESSO MALE

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marittimo:
Pur essendo io un grande sostenitore del fai-da-te credo che non mi metterei in un'impresa del genere. Dalle foto sembra veramente ridotto male e non si tratta di danni estetici ma strutturali. Alla fine il costo, anche cercando di spendere poco con materiali economici e scadenti, sarà molto superiore al valore finale (senza considerare le ore di lavoro, che saranno tante, oltre alla polvere che finirai per respirare). Un kayak di quel tipo, in discrete condizioni e pronto a navigare, lo si trova anche con meno di €100. Poi ho visto che hai inserito il post nella sezione kayak da mare, ma quello è un modello essenzialmente fluviale e poco adatto al mare. Per convertirlo all'uso marino dovresti fare modifiche sostanziali tipo quelle che ho apportato io ad un kayak molto simile che avevo pagato €50 ma che era messo decisamente meglio. Vedi discussione nel link qui sotto

https://forum.ckfiumi.net/index.php/topic,5475.0.html

Micksalva:
Grazie mille delle risposte. Bhe ero tentato di lasciar perdere ma buttarla mi spiace e come dice Missouri forse può essere utile come esercizio. Io vivo sull'Adriatico dove il mare è spesso una tavola simile a un lago per cui ci si diverte anche usando questo tipo di canoe. Per ora la priorità è l'integrità strutturale non appena avrò rimosso tutte le vecchie riparazioni sperando che basti un flex e carta a grana grossa. Come diceva Lorenzo pensavo di inserire un rinforzo o sostegno interno per ristabilire la convessità e la forma della coperta...ma mi chiedo se mi conviene a quel punto stendere uno o più strati di vetroresina sull'intera parte superiore rimodellando tutto o riparare e livellare solo dove serve per non appesantirla troppo.

marittimo:
Visto che sei intenzionato a fare anche una eventuale esperienza costruttiva “a perdere” (non te lo auguro ma ad un certo punto potresti trovarti talmente demoralizzato da decidere di mollare o di sospendere “sine die”), provo a dire, sotto forma di scaletta, come farei io (per quanto si riesce a capire dalle foto).

1) Paziente e ostinata carteggiata generale con roto-orbitale (possibilmente di buona qualità perché consente di lavorare per ore senza affaticare eccessivamente la mano e il braccio - e di ore ne andranno parecchie) con dischi a grana grossa (40-60) togliendo il più possibile dello strato di finitura (quindi anche il colore) e di quanto ci hanno appiccicato sopra con le varie e grossolane riparazioni. Dove si stacca facilmente si può usare un raschietto. Anche se tentato, non userei il flessibile perché rischia di fare dei buchi o di tagliare le fibre su parti ancora buone (stiamo lavorando su spessori molto sottili). Questa brutale operazione preliminare serve anche per fare la radiografia allo scafo perché alcuni danni strutturali potrebbero altrimenti sfuggire. Poi una bella lavata con idropulitrice (ma potrebbe bastare anche la gomma);

2) Cercare di ripristinare le curve originali, eliminando tutte le bozze, attraverso pressioni interne. Finire di levigare bene anche questa parte (magari puntellando internamente o inserendo dei sostegni - ad esempio gonfiabili che spingono e aderiscono bene - per evitare che si riformino gli avvallamenti durante le operazioni);

3) Chiusura di tutte le crepe con delle pezze al fine di ripristinare la continuità delle fibre. Le pezze andrebbero messe per la maggior parte all’interno altrimenti risalteranno eccessivamente e occorrerà lavorare parecchio di stucco. All’esterno bastano 1 o 2 strati. Tutte le pezze devono essere di dimensioni a scalare (dalla più piccola alla più grande). Se possibile sarebbe meglio mettere prima quelle interne, poi carteggiare e lavorare di stucco per ripristinare grossolanamente la curva originaria. Infine aggiungere le pezze esterne che creano una specie di sandwich;

4) Stessa procedura per chiudere le crepe che si sono formate lungo la giunzione dei due mezzi gusci (carena e coperta). Idem per le eventuali crepe che riemergono dopo aver riportato tutta la carena al liscio;

5) Così facendo si dovrebbe ripristinare l’integrità strutturale originaria. Se però le crepe sono molto diffuse e riguardano anche punti irraggiungibili dall’interno, forse converrebbe procedere con un nuovo rivestimento generale (o comunque che comprenda ampie zone dove le crepe sono più fitte). All’interno si mettono le pezze solo dove ci si arriva;

6) Dopodiché ci sarà un lungo e polveroso lavoro di stuccatura per raccordare tutte le riparazioni;

7) Concludere con fondo e vernice.

Questo a grandi linee e senza entrare nel dettaglio dei materiali (resina, nastri, tessuti, addensanti, fondo e vernice) poiché la situazione sembra talmente disperata che occorrerebbe valutarla direttamente sul posto.

Micksalva:
Grazie mille Marittimo per la chiarezza. Indicazioni preziose per chi come me ancora non ha un'idea precisa di come procedere. Mi restano alcuni dubbi sul tipo di stuoia di fibra di vetro da utilizzare e sulle grammature nonché sulla resina. So che quella epossidica dovrebbe essere migliore sulla carta ma vorrei utilizzare la stessa utilizzata in origine per costruire la canoa anche per non avere discontinuità di materiali. Quella originaria credete sia di poliestere?

marittimo:
È probabile che sia una resina poliestere, forse isoftalica che è una via di mezzo tra la poliestere ortoftalica (più economica ma anche più scadente) e la vinilestere (che si avvicina all’epossidica, ma anche nel prezzo).

Per quanto riguarda i consigli sul vetro bisognerebbe sapere esattamente cosa intendi fare perché, oltre alle grammature, potrebbe essere importante anche la disposizione delle fibre, ovvero unidirezionale o bidirezionale (che possono essere incrociate a 45° o 90°).

Per l’impiego generale potresti utilizzare un tessuto bilanciato (Plain) da 200 gr/mq che ha fibre incrociate a 90°, mettendo più strati dove serve più rinforzo.
Usando l’epossidica ogni strato fa circa 0,2 mm di spessore che aumenta se utilizzi le altre resine ed in proporzione alla loro tipologia (vinil +, poli iso e orto ++) poiché occorre più resina per l’impregnazione (con conseguente aumento del peso). Con l’epossidica il rapporto è circa 1:1, ovvero 1 kg di resina per 1 kg di tessuto e questo compensa, in parte, la differenza di prezzo ma per il lavoro che devi fare andrebbe benissimo anche una epossidica per uso generale che trovi facilmente a 12/13 €/kg (inoltre stiamo parlando di quantità limitate).
Dove serve maggiore rinforzo potresti interporre anche scampoli di tessuto incrociato a 45° da 300/350 gr/mq ovviamente sempre cercando di orientare le fibre del senso degli sforzi oppure del nastro unidirezionale o bidirezionale a seconda delle esigenze.

Il problema dell’omogeneità di materiali credo sia irrilevante poiché non sai esattamente cosa è stato usato per costruire quel kayak (anziché vetro potrebbe essere diolene, che riconosci perché carteggiandolo tende a diventare peloso) e anche se lo sapessi avrebbe scarsa rilevanza (fatta eccezione per il contenimento dei costi) perché usando materiali con caratteristiche fisiche e meccaniche superiori non potresti che migliorare visto che effettuerai interventi su vasta scala.
Tieni inoltre presente che le resine poliestere (iso e orto) hanno scarso potere adesivo. La vinilestere è superiore ma non eguaglia il potere adesivo dell’epossidica (che può essere utilizzata tranquillamente anche come collante strutturale).

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