Visto che il mondo e qua tutto è fermo scrivo ciò che mi passa per la mente or ora.
Ho letto ora la storia del trapasso di Carlalberto Cimenti, dello Cala, un bravo alpinista che se n'è andato sotto una valanga sciando, in un modo assurdo. Ha scalato vette incredibili in Nepal, Russia e Sudamerica e passato momenti altrettanto terribili, e poi se n'è andato a morire sotto una valanga con un compagno, facendo una gita di sci alpinismo a Cima del Bosco, dalle parti di Cesana, in Piemonte. Nel leggere l'articolo (
https://www.corriere.it/sette/attualita/21_marzo_26/cala-cimenti-moglie-erika-volevo-solo-morire-lui-sotto-neve-04afebee-8c07-11eb-9bf5-145cd1352910.shtml ) sono rimasto impressionato oltre che dalla stupida facilità con cui se n'è andato anche dal grande amore che provava per lui la moglie Erika che è disperata per averlo perso. Si innamorò subito e a nulla valse l'ammonimento del padre che le disse "Erika, non innamorarti di un alpinista perché quando escono non sai mai se tornano...".
Ecco, è una considerazione che mi ha fatto pensare agli amici canoisti che sono mancati negli anni passati ed uno mi è venuto in mente in particolare, il buon Vladimiro Farina, a cui assomigliava quest'altro povero alpinista Cala, e che ormai manca dal 2014...