Ciao Andrea, le domande che mi poni richiederebbero una risposta approfondita di un medico esperto in questa materia e non di un economista come me…
Tuttavia cercherò di risponderti empiricamente, non conoscendo i meccanismi fisiologici del nostro corpo (rilascio di adrenalina, ecc.).
Riformulo la prima domanda:
perché nei paesi nordici non muoiono come cavallette, visto che, usciti da saune bollenti, si tuffano regolarmente in vasche d’acqua gelida tra ghiaccio e neve?
La risposta sta appunto in quel “regolarmente”.
La mente e il corpo di chi sin dall’infanzia o comunque con regolarità, anche più volte la settimana, si sottopone a questo genere di stress termico, rispondono differentemente dalla mente e dal corpo degli altri comuni mortali.
Inoltre, chi pratica la sauna, si butta nell’acqua gelida volontariamente e consapevolmente, mentre quando ci si ribalta in canoa o si cade dal SUP e si va a bagno l’evento è indesiderato e avviene senza preavviso, in modo inaspettato e immediato.
Infine, chi pratica la sauna deve sottoporsi a controlli medici specifici periodici, cosa che non è richiesta al canoista turista.
Quando si va in canoa, se la mente valuta come “ostile” l’ambiente in cui si pagaia, a causa delle difficoltà tecniche o ambientali che dovrà affrontare, può crescere la paura, l’ansia e il rischio di panico, fattori molto aggravanti del rischio di shock termico.
Altro fattore ovviamente aggravante è la bassa temperatura dell’acqua, soprattutto quando non si è addestrati a reagire con la dovuta calma e determinazione in caso di bagno in acqua gelida.
Problematiche cardiovascolari sono, infine, la ciliegina sulla torta per lo shock termico.
La ventilazione polmonare diventa così frequente e affannata da renderla superficiale e tale da non apportare l’ossigeno necessario a superare una situazione prolungata nell’acqua fredda, in cui si dovrebbe oltretutto compiere un notevole sforzo per togliersi dalle difficoltà (con rischio successivo d’ipotermia). A ciò si aggiunga la repentina vasocostrizione periferica, l’aumento del ritmo cardiaco, anche così eccessivo da non permettere al cuore di lavorare come dovrebbe, e il brusco innalzamento della pressione sanguigna, magari in soggetti che già soffrono di pressione alta.
Oltretutto la situazione potrà essere aggravata dal fatto che la persona sia in balia dell’acqua, magari tra onde o in corrente o in un rullo, con il rischio di inspirare acqua nei polmoni e annegare, nonostante il PFD spinga a galleggiare.
Chi pratica la canoa d’acqua bianca tipicamente si protegge con mute, giacche d’acqua, cuffie, ecc., che rallentano lo scambio termico e quindi eliminano il rischio di shock termico, ma non quello dell’ipotermia nel caso di bagno prolungato.
Sono, invece, a rischio di shock termico i canoisti marini e lacustri, soprattutto nei mesi invernali, se abbigliati con indumenti che trattengono il calore solo quando asciutti, oltre che essere a rischio d’ipotermia in caso di bagno se lontani da riva o con sponde inaccessibili.
A parità di condizioni fisiche e di stato di salute dell’apparato cardiovascolare, ho sotto riportato alcune attività, da me elencate in modo empirico dalla meno a rischio di shock termico (in alto) alla più a rischio (in basso), ma - ripeto – in modo empirico:
1. persona non allenata e accaldata da una giornata afosa di sole, che dopo essersi bagnata preventivamente di acqua fredda il corpo e la testa, s’immerge pian piano nella polla di un torrente alpino;
2. canoista adeguatamente protetto con muta, giacca d’acqua, cuffia di neoprene. ecc., che si ribalta e va a bagno involontariamente in un torrente alpino;
3. persona che regolarmente fa la sauna, che si tuffa volontariamente in acqua gelida;
4. persona allenata che, appena terminata un’attività sportiva aerobica di un’ora, si tuffa volontariamente nella polla di un torrente alpino senza bagnarsi preventivamente;
5. persona non allenata accaldata da una giornata afosa di sole, che si tuffa volontariamente nella polla di un torrente alpino senza bagnarsi preventivamente;
6. canoista abbigliato con maglie varie ma senza muta e giacca d’acqua, che si ribalta e va a bagno involontariamente in un lago del nord Italia a fine inverno.
Credo che tra la 3 e la 4 il rischio di shock termico cresca in modo molto superiore che tra le altre attività.