Momento aggregativo... fantasiosa denominazione!
Le burocrazie sportive tempestano di 'sti tempi con una grandinata di nuovi obblighi, prescrizioni e minacce sanzionatorie.
Ammettiamolo. Coprendosi dietro alla copertura fiscale e normativa dell’associazionismo, quasi sempre garantita da enti nazionali di promozione di natura partitica in cambio di consensi e quote, per lunghi anni parecchi hanno lucrato e fatto concorrenza sleale alle ditte loro concorrenti dotate di partita iva: nello sport, nella ristorazione ecc. E’ vero.
Ma adesso sembra che si vogliano definitivamente strangolare le associazioni, anche le piccole e innocenti, con complicazioni, impegni e sanzioni che sconsigliano a chiunque di assumere responsabilità in un club, soprattutto perché lo si fa, di solito, su base volontaria.
Dopo aver meglio incatenato le associazioni sportive, che un tempo erano libere associazioni di cittadini come le altre, all’ottemperanza dei nuovi crismi delle ASD, adesso si impone:
- La nomina di un responsabile (legalmente) web che forse dovrà risponderne per una svista fra dieci anni.
- L’obbligo anche per chi frequenta un solo giorno il club, di un certificato medico con elettrocardiogramma che nessun medico può fare senza la strumentazione e costa minimo 50 euro. Da notare che se un ragazzo frequenta una palestra, una piscina, partecipa a una settimana bianca e pratica attività diverse non è detto che il certificato agonistico per uno sport particolare possa avere validità.
Sarà ancora più costoso (e noioso per i genitori) praticare sport per i ragazzi.
Se ne avvantaggiano i centri che emettono i certificati, ma è tutto da dimostrare che il semplice esame del cuore possa escludere o prevenire altri innumerevoli potenziali fattori di rischio.
- I vari corsi per istruttori e relativi aggiornamenti servono soprattutto per remunerare i docenti e per finanziare le federazioni infatti non sembrano dimostrarsi particolarmente selettivi ed efficaci. Sarò forse io un po’ schizzinoso, ma nell’ambiente della canoa conosco istruttori che non sanno a mio avviso neppure pagaiare decentemente.
- Gli istruttori che non percepiscono guadagni superiori a 10.000 euro all’anno, sarebbero esonerati dal pagamento di tasse, va bene, sembra, ma poi si scopre che questo vale solo per chi ha un’altra posizione fiscale con altra attività principale. Gli altri, quelli che arrancano con un lavoretto, dovrebbero aprire una posizione iva.
Per proventi inferiori a 10.000 euro aprire una posizione iva, con quello che costa tra consulenze e tasse varie, e riuscire a sopravviverci è impossibile. Sia un piccolo club sia un semplice istruttore che opera all'interno del club deve munirsi di consulenti.
- Per mantenere in validità un brevetto valido all’insegnamento sportivo CONI, oppure nel caso degli assistenti bagnati, occorre pagare una quota annuale che va a sommarsi alle quote degli aggiornamenti del corso BLS, alle quote associative del proprio club, della propria federazione, ecc. Se uno pratica ad esempio, come è normale, kayak, rafting, torrentismo e hidrospeed avrà un bel po’ di quote da pagare.
Insomma si tratta di una politica giugulatoria, come il beduino che beve direttamente dalla vena del cammello o se volete è una moderna forma di vampirismo al quale si dedicano quelli che si sono installati in qualche punto della struttura burocratica sportiva o forse non è colpa di nessuno e dipende dall'andamento naturale dei tempi.
Il bello è che, a sentir loro, ogni richiesta è giusta e sacrosanta e dipende da ragioni assicurative, da equità fiscale o dalla necessità di finanziare le federazioni e altre similari imprescindibili entità.
Peccato che tutto ciò finisca con l’impedire la pratica e diffusione dello sport come i loro statuti proclamano.