Ti rispondo subito, caro Giovanni, con un aneddoto.
Negli anni '90, entusiasmato dal campeggio nautico con il mio Taifun Slalom, fondai insieme a Sandro De Riu un gruppo chiamato canoe-in-mare! e organizzammo raduni in mare, senza quote e con pochissime regole, dettate dal buon senso (e dal notorio divieto di campeggio): 1) la tenda si monta al tramonto 2) la tenda si smonta all'alba 3) nelle traversate e in prossimita' dei porti si procede in gruppo. Per il resto, un misto di buon senso, di naturale aggregazione dei meno capaci ai piu' capaci, e uno scampolo del clima libertario dei decenni precedenti (ad esempio, ci capitava spesso di stare nudi, uomini e donne). Si dormiva in spiaggia e si faceva cucina da campo, spesso intorno al fuoco. Che anni ... che ricordi ...
Un pomeriggio di fine estate, credo nel 1999, decidiamo di traversare i 9km tra Ponza e Palmarola per andare a dormire sulla favolosa isola. A meta' traversata veniamo intercettati dalla Guardia Costiera. Il capitano ci urla:
- CHE FATE IN MEZZO AL MARE? CHI E' IL CAPO?
Sorvolo sul seguito, le minacce, il ritorno a Ponza, la ramanzina in caserma. Mi disamorai cosi' tanto che smisi di organizzare raduni. Quante decine di canoisti abbiano imparato il campeggio nautico con me, in migliaia di km lungo coste e isole italiane, non lo so. Ma quel modo selvaggio di andare per mare e' scomparso ... Chi e' rimasto ad amarlo, lo fa da solo, non si azzarda piu' ad organizzare per altri.
Come sono i raduni marini oggi? Campeggio bello ordinato, cenette a base di pesce al ristorante sulla spiaggia, ricchi premi e cotillon. E soprattutto un armamentario di dispositivi di sicurezza obbligatori. Risultato: uno stuolo di canoisti marini che non saprebbe neanche cosa portarsi se dovesse fare campeggio nautico in autonomia. Con una metafora: si e' passati dall'artigianato all'industria, anche qui.