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Siccità, desertificazione e bacini artificiali.

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Giorgio Jandolo Cossu (JC):
Maurizio, non ti vedo da anni, ma sei sempre il migliore. ;-)
Una sintesi perfetta della situazione reale con grandi spunti di riflessione in ogni direzione; i concetti espressi vanno sempre a colmare le aree "vuote" proprio come la piena dopo un periodo di siccità.

Ciao
Giorgio

Vittorio Pongolini:
Io invece considero l'intervento di Bernasconi superficiale e solo talvolta appropriato.
Cominciamo dal primo intervento. Il sistema di irrigazione a pioggia è, a parte quello a goccia che è molto costoso all'impianto e che comunque si sta sviluppando in Emilia e Veneto per le colture del pomodoro da conserva e del mais, il migliore che possa esserci, soprattutto molto migliore di quello a scorrimento e per sommersione che, nei terreni sabbiosi o sabbioso/limosi, ha delle perdite d'acqua per infiltrazione davvero notevoli, soprattutto alla captazione, dove le perdite sono enormi, fino all'ultimo angolo del campo da irrigare. Ha dei costi energetici di distribuzione purtroppo elevati che pesano sulle tasche degli agricoltori, ma i consumi idrici sono fisiologici e rispecchiano quello che accade in natura con le piogge.
Sono sostanzialmente d'accordo col secondo intervento, relativamente alla leggerezza nella contabilizzazione dei corpi idrici urbani, ma si sta provvedendo a contabilizzare anche il singolo utente nella singola unità immobiliare, anche nei condomini dove la contabilizzazione dell'acqua è da sempre centralizzata.
Sul terzo intervento posso dire che la classifica dei consumi idrici è da sempre: 1^ agricoltura ed allevamento, 2^ industria, 3^ civile. Se le industrie manifatturiera e siderurgica (ex Italsider, ora ILVA in fase di cambio della proprietà) stanno chiudendo i battenti è una vera tragedia per migliaia di famiglie. Meglio sarebbe che ci fosse lavoro e un giusto consumo di acqua industriale. Per ciò che riguarda l'uso zootecnico dell'acqua, vivaddio, meno male che c'è! I bovini dal carne e da latte e l'allevamento suinicolo e avicolo sono una ricchezza assoluta della Pianura Padana e moltissime famiglie vivono grazie al loro lavoro. Lasciamogli tutta l'acqua che serve alla produzione della carne, delle uova e, soprattutto, nel piacentino, del Grana Padano che, insieme al Parmigiano Reggiano, è il re dei formaggi, gustato ed apprezzato anche dai vegetariani. Che bevano i nostri animali allevati, che bevano e producano latte e carne!
Il quarto intervento è forse il più superficiale di tutti. Per un'agricoltura produttiva e di tipo industriale è indispensabile che si abbia a disposizione l'acqua necessaria alle piante, soprattutto nelle fasi fenologiche di germinazione e di fioritura , quando l'acqua non deve mai mancare. I laghetti collinari sono da moltiplicare notevolmente alla bisogna ed ogni agricoltore deve poter disporre di acqua quando la pianta la richiede. Una volta riempito, l'acqua in eccesso viene concessa ai fiumi e ai torrenti delle valli dei quali noi canoisti ne siamo i gli utilizzatori più allietati. Il denaro pubblico, poi, viene speso con beneficio di restituzione dall'utilizzatore e lo Stato se ne fa carico per poi avere indietro negli anni le quote utilizzate: nessuno dà l'acqua gratis a nessuno e, forse, è uno dei sistemi di utilizzo del denaro pubblico più produttivo per la collettività. Per il discorso dei torrenti che portano i fertilizzanti ai campi credo che Bernasconi sia rimasto al tempo degli antichi Egizi e del Nilo. Tralascio di parlare della industrializzazione della agricoltura contemporanea e dei sistemi attuali di fertilizzazione per brevità.
Sul problema dell'evaporazione dei bacini nel centro e sud Italia c'è del vero ma non vedo un sistema alternativo di raccolta e stoccaggio delle acque meteoriche: si prende il sistema più naturale che è quello a cielo aperto.
Vorrei sapere qualcosa di più relativamente alla diminuzione della quota di terreno fertile in Pianura Padana. Bisogna tener conto che 50 cm di franco di coltivazione sono abbastanza sufficienti per le principali colture industriali della Pianura Padana.  Vero è che la quota di sostanza organica dei terreni sta diminuendo a scapito della trattenuta di acqua, di antiparassitari e di fertilizzanti minerali aggiunti al terreno per consentire l'industrializzazione delle colture agricole. Si sappia dunque che per il mais in monocultura le arature difficilmente vanno oltre i 25/30 cm e oltre i 50 si parla già oggi di scasso. Oggi con il sod seeding si semina col no tillage, il zero tillage e, solo in casi estremi, il minimum tillage. Non serve assolutamente andare ad arare ad un metro di profondità e si buttano via un sacco di soldi in energia con le macchine agricole. A meno che non si voglia impiantare un frutteto...(tralascio il resto per brevità).
La chiudo qui.
Bernasconi come sempre la fa breve e superficiale e non considera un sacco di elementi perché... semplicemente...non è competente! Sono d'accordo su alcune cose ma non riesco, da Dottore Agronomo, a stare zitto sulla maggioranza delle altre.

maurizio bernasconi:
Grazie Giorgio, troppo generoso. Ho solo messo in rapporto tra loro i fenomeni constatabili che ci stanno intorno.
Resta da dire qualcosa sulla depurazione delle acque.
La siccità prolungata aumenta la concentrazione degli inquinanti. Teniamo presente che una fase di diluizione è fondamentale anche per il funzionamento dei depuratori. Quelli a filtraggio, ve ne sono molti in Liguria, abbisognano di minor quantità di acqua per il loro funzionamento, ma sono difficili e costosi da gestire e producono grosse masse di fanghi che devono essere smaltiti per Legge come rifiuti speciali in una categoria particolare. Non possono finire in discarica e neppure, per quanto ne so, essere inceneriti a temperature convenzionali. Del resto mi rivolgo a dei canoisti, e senza esprimere le mie opinioni sull'argomento, lascio all'esperienza di ciascuno la valutazione sul grado di efficienza dei depuratori italiani (quando sono presenti) rispetto alla migliore e spesso sorprendente efficacia dell'autodepurazione dei corsi d'acqua là dove siano lasciati scorrere in condizioni di sufficiente naturalità. In effetti sarebbe ottimale avere a monte e valle dei depuratori lo scorrimento superficiale di acque naturali. Questo garantirebbe una effettiva depurazione con la restituzione delle qualità biologiche auspicabili. I liquami prodotti dagli impianti zootecnici, sommati agli scarichi urbani e agli inquinanti industriali, ai diserbanti, ai derivati del petrolio ecc. creano un mix che comunque non è facile ripulire anche per la presenza di farmaci, antibiotici, ormoni e così via. Queste considerazioni servirebbero per raccomandare un deflusso minimo vitale non simbolico ma sufficiente alla diluizione, all'ossigenazione e alla autodepurazione delle acque superficiali. E' ovvio che anche in questo caso la costruzione di bacini che bloccano le acque sarebbe controproducente.

maurizio bernasconi:
... (segue) infatti le acque ferme, con l'aumento previsto delle temperature medie, danno luogo a maggiore eutrofizzazione. Oggi vediamo in quasi tutte le acque dei fiumi appenninici in estate, nel periodo di secca, e persino nei fiumi alpini, lo sviluppo di alghe
e una diminuzione drastica dell'ossigeno. Questo era inconcepile un tempo. Non accadeva neppure nelle rogge intorno a Milano. Oggi si scivola sui sassi anche sul greto dei torrenti più belli. Perché?
Non solo l'acqua è poca e più calda, si deve anche considerare la presenza dei detersivi scaricati che sovralimentano la vegetazione di alcune piante acquatiche. Queste consumano tutto l'ossigeno mentre le altre specie, che nel loro insieme partecipano al processo dell'autodepurazione, soffocano e muoiono.
Una suddivisione delle condutture di scarico tra acque bianche (meteoriche), acque grige (scarichi domestici) e acque nere (deiezioni fecali), sebbene auspicata, sebbene si siano spesi denari in grande quantità per realizzarla, sebbene in altri paesi d'Europa sia norma corrente, in Italia non sembra sia davvero realizzata ...   

maurizio bernasconi:
...(segue)  Virgilio raccontava al suo tempo che già da parecchi secoli la florida, pingue, ubertosa pianura mantovana veniva ingrassata con dolce letame. Il termine deriva da laetare allietare, perché fa lieti i campi. Nel dodicesimo secolo i monaci di san Bernardo sistemavano le risorgive e impostavano una delle più ricche economie agricole del mondo. Tutto (o quasi) quello che produce di buono la Pianura Padana esiste da molti secoli prima dei consorzi agricoli, prima dei diserbanti e prima che venissero ad illuminarci i tecnici diplomati del settore e gli informatori più o meno transgenici delle multinazionali . 
Dunque, avevamo un metro di spessore di bonissima nera terra, spessore accresciuto grazie alle pazienti concimazioni, alla lungimirante sapienza. Migliorato dalla pazienza dell'uomo e anche in parte dalla sua impossibilità tecnica di produrre danni.  Un terreno in grado di trattenere le precipitazioni e sopportare periodi di siccità.
Forse generalizzando un po', si può dire che oggi abbiamo spesso una o due spanne di terreno sabbioso, con pochissima stuttura di materiale organico quindi dilavabile e talmente privo di nutrienti organici che dobbiamo caricarlo costantemente di fertilizzanti chimici destinati però rapidamente ad essere dilavati in caso di pioggia perché solubili altrimenti non verrebbero assimilati dalle piante.

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