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Siccità, desertificazione e bacini artificiali.
maurizio bernasconi:
Nelle ultime settimane aride e infuocate, i consorzi di bonifica, le aziende private del settore distributivo e gli altri Enti che a vario titolo si occupano di captare e gestire le acque non hanno perso l'occasione sui media di reclamare fondi pubblici, come se i soldi potessero sostituire l'acqua.
Come al solito i rimedi più ovvi proposti non sono poi così ovvi.
Intanto, quelli che gridano alla catastrofe sono gli stessi che l'hanno in gran parte provocata. I sistemi di irrigazione nell'agricoltura sono generalmente improntati al massimo spreco possibile. Basta percorrere una qualsiasi autostrada per vedere nelle ore centrali della giornata getti enormi sparati in aria con l'evidente evaporazione della gran parte dell'acqua.
I consorzi che gestiscono l'acqua sono istituzioni politiche dove vengono rappresentati meglio quelli che hanno raggiunto nel tempo le migliori posizioni di potere nelle varie località. I giovani che tentano di recuperare sistemi di coltivazione più naturali sono spesso tagliati fuori dai canoni richiesti...
maurizio bernasconi:
Nelle città le forniture sono di solito controllate da contatori, ma non tutte. Spesso alcuni edifici privati e molti edifici pubblici (scuole, musei, caserme, ospedali, giardini, uffici, istituzioni benemerite varie), le parrocchie e altri (non conosco la situazione di porti, aeroporti e simili). Ora non è il punto adesso se sia opportuno fornire gratuitamente acqua ai pompieri o agli amici del golf, il problema è che tutti questi soggetti sono meno attenti ad attuare accorgimenti volti al risparemio della risorsa.
maurizio bernasconi:
A Genova si possono vedere perdite frequenti e talvolta permanenti. Tutta acqua tolta al Trebbia e ai torrenti liguri. Quando si cerca di contattare il gestore per evidenziare il problema può capitare di sentirsi rispondere che la cosa non è grave perché la città ha perso negli ultimi trent'anni un terzo della popolazione e sono stati chiusi i forni dell'Italsider che ne consumavano un sacco. Perciò alla città non mancherà mai l'acqua. Quello che succede alle coltivazioni del piacentino è troppo lontano.
Nel piacentino per altro fanno del loro meglio per distruggere l'acqua, coltivando in gran parte vegetali destinati all'alimentazione animale, quando è risaputo che la produzione di un chilo di carne adi 20 volte più acqua rispetto a un orientamento tendenzialmente vegetariano.
maurizio bernasconi:
... ai precedenti spunti vorrei aggiungere questo. La soluzione proposta di creare altri grandi bacini di raccolta delle acque presenta alcune controindicazioni.
La prima è che nell'arco degli ultimi due secoli innumerevoli invasi sono già stati creati laddove le condizioni erano più favorevoli. Ciò significa che altri nuovi invasi andrebbero realizzati laddove le condizioni di sicurezza, di rendimento o di opportunità generale hanno consigliato fino ad oggi di evitare.
La seconda è nell'evidente esperienza già fatta che i bacini artificiali si svuotano rapidamente per l'eveporazione. Infatti, soprattutto nelle zone più meridionali e soprattutto d'estate, cioè dove più servirebbero, il coefficiente di evaporazione per metro quadrato è superiore alla portata minima di mantenimento del livello.
L'effetto dunque di molti laghi artificiali, nel sud Italia, ma non solo, è di distruggere la risorsa trasformandola in vapore. Un piccolo corso d'acqua che per secoli aveva reso fertile il fondovalle per chilometri, con aranceti, per esempio, e aveva alimentato la falda, e reso possibile la vita di molti paesi, viene sbarrato, prosciugato e asservito ai gestori (ricordate che si è privatizzata l'acqua anche in Italia). Il tutto spendendo milioni di denaro pubblico e sull'onda del creato allarme.
maurizio bernasconi:
...Naturalmente per "creato allarme" non intendo dire che il problema non sarebbe reale. Eppure altre situazioni che meriterebbero anche più attenzione non arrivano al megafono dei media.
Eccone una. I periodi di siccità infieriscono con maggiori danni sui terreni agricoli poco strutturati, privi di materia organica. Ebbene, per desertificazione dovremmo intendere proprio questo fenomeno, concentrandoci meno sulla pluviometria.
L'agricoltura moderna, che si definisce da sè giustamente industria agroalimentare, e non ha quasi più nulla a che fare con l'agricoltura tradizionale, per vari motivi chimici e meccanici tende a impoverire i terreni sfruttandoli a fondo.
Nel 1995 una ricerca del CNR aveva evidenziato che nell'intera Pianura Padana lo spessore di terreno fertile mediamente si era ridotta quasi della metà. Cioé, se prima avevamo un metro di spessore arabile e fertile, nel 1995 si era già arrivati a 50 centimentri. Non so se il CNR abbia provveduto ad aggiornare questi dati, ma temo che ormai siamo ridotti agli sgoccioli.
Infatti un terreno male strutturato ha difficoltà a trattenere l'acqua piovana, deve essere maggiormente caricato di fertilizzanti chimici e tende a dilavare con grande facilità, con le ovvie alluvioni, frane e letterale scomparsa dello strato coltivabile.
Il canoista vive in un mondo incantato con Zambesi a disposizione, Gole di Ardez e fiumi norvegesi. A quanto pare però vive anche in un mondo concreto che, in definitiva, è piuttosto deludente, ma anche interessante da conoscere.
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