Il silenzio nella città
Una città di provincia in un banale sabato: le auto, il traffico, la frenesia, il caos!
Tre amici, una passione, tante speranze, una valigia enorme piena di sogni ed un fiume, il Velino, un fiume che raccoglie le fredde e limpide acque del Terminillo, le scorrazza in lungo ed in largo lungo la pianura reatina prima di farle gettare a capofitto sulle cascate delle Marmore e riversarle sul Tevere e gettarle nel mar Tirreno!
Ed in mezzo, un mezzo, la canoa, un mezzo antico, ed un po’ anacronistico come i nostri tre amici, un mezzo adatto a solcare le acque fredde dell’appennino come a solcare oceani sconfinati, adatte a portarli in capo al mondo come a portarli a spasso con la propria donna, adatto a farli sognare come solo un mezzo che una “autonomia dichiarata” non ha!
Si la canoa non è come la moto, dove i costruttori da libretto ti dicono l’autonomia che la moto ha:”500km di autonomia con un pieno! Poi o trovi benzina o prosegui a piedi, indipendentemente da dove ti trovi! Le moto in questo sono sincere gli e ne va dato atto!
No la canoa non è cosi schietta, l’autonomia dichiarata non esiste, dipende solo da quanta forza hai nelle braccia o da quanto sei incazzato sei, dipende dalla tua capacità di darti un obbiettivo plausibile ed adatto alle tue reali capacità o da quanto ti piace sognare e da quanto ci credi davvero nei tuoi sogni. Ma questo subdolamente chi ti vende una canoa non te lo dice e lasciano che sia tu a scoprirlo a tue spese!
E cosi ti ritrovi in una mattina gelida di dicembre diretto verso la più improbabile delle città italiane, Rieti, la città che sancisce il centro dell’Italia, ma di cui agli italiani frega quanto la vittoria della nazionale di freccette, ovvero nulla, ti ritrovi diretto verso Rieti con il nome “Velino”, che ti rimbalza in testa come una trottola impazzita ed una serie infinita di pensieri, speranze e paure!
Un nome, una traccia, un stella cometa, nella storia dell’uomo sono stati tanti gli spunti che hanno fatto muovere gli uomini alla ricerca del fato, del proprio destino, di un mondo migliore e noi moderni viaggiatori non siamo molto diversi da quelli che nella storia hanno lasciato il calore delle proprie case per cercare di scoprire nuove terre!
Forse siamo dei moderni Marco Polo o forse siamo solo degli incoscienti, altrimenti come spiegare la nostra voglia di infilarsi in una gelida mattinata di dicembre nelle ghiacciate acque del fiume Velino, alla scoperta della città di Rieti, una città più volte vista ed ammirata da terra ma che secondo le nostre teste aveva ancora molto da raccontare e da mostrare dall’inedito punto di vista del fiume!
Sono matti i sognatori, sapete? Se poi oltre che essere sognatori sono anche dei viaggiatori… stategli lontani! Potrebbero contagiarvi e farvi capire che in fondo andare in acqua quando fuori ci sono -5°c… è anche una cosa normale!
Si è normale salire su una canoa con l’acqua ad una temperatura costante di 5°c mentre fuori il ghiaccio e la brina la fanno da padrone e farsi trascinare alla scoperta del “nuovo mondo”, il mondo visto dall’acqua, un mondo inedito e sconosciuto persino al nostro narratore abituato ad osservare il mondo dal cielo e dalla terra!
Sapete, in un’epoca cosi tecnologicamente avanzata, in cui tutto è sotto il nostro controllo e a porta di un click, non è facile lasciare che un fiume (nemmeno troppo rinomato come il Velino), ci conduca inermi verso il nostro destino, che decida della nostra felicità come della nostra vita, si la vita, perché in canoa si muore anche, e si muore anche nel centro di Rieti come mi ha ribadito un amico del canoa club di Rieti che avevo sentito preventivamente prima di imbarcarmi in questa nuova avventura!
Ma un viaggiatore che si rispetti questo lo sa, conosce bene il valore della vita, lo rispetta e lo celebra come un rito religioso ogni volta che decide di lasciare il tepore e la sicurezza della sua vita quotidiana per andare alla scoperta del mondo!
E mio fratello Paolo non fa eccezione: a prima vista sembra l’ascolano tipo ma non lasciatevi ingannare dalle apparenze, sotto sotto cova in lui lo spirito del selvaggio, dell’esploratore, del viaggiatore!
Ed è proprio per questo che in questa gelida mattina di dicembre, ha deciso di affidare la propria vita ed i propri sogni ad una leggerissima canoa e alla clemenza di un ormai noto fiume, chiamato Velino!
Il velino e Rieti, un connubio unico, un mix perfetto come il parmigiano sul ragù: non serve altro!
Da un lato il fiume, limpido lento silenzioso, dall’altro la città, bella antica affascinate! I primi metri sul Velino ci regalo degli scorci inediti sul Terminillo, scorci in cui città fiume e montagna sembrano fondersi in un quadro di Van Gogh, poi il fiume fa un’ansa e si infila nella città salutato da un ponte che, con il suo lungo arco, come un arcobaleno saluta il nostro ingresso nel centro città!
Ci guardiamo intorno attoniti e stupiti, non sapessimo di essere a Rieti penseremmo di essere in una delle tante città curate del nordest dell’Italia dove cura e pulizia sono all’ordine del giorno. Ed invece no, siamo a Rieti, e la cosa ci inorgoglisce non poco. Poi il fiume fa una svola a sinistra e ci regala uno scorcio inedito, uno scorcio dove un vecchio ponte presumibilmente di epoca romana si fonde con uno di epoca più recente rendo difficile individuare il nostro passaggio, mentre sulla sinistra un presepe fa bella mostra di se perfettamente in sintonia con la bellezza e l’armonia dei palazzi vicini.
E’ un piacere per gli occhi e per la mente, mai sufficientemente abituata a godere del bello!
Osservo gli occhi di mio fratello, brillano, brillano come non li avevo mai visti, poi si avvicina a me ed esclama eccitato:
”è il silenzio, è il silenzio nella città!”
Poi si volta come nulla fosse e torna a pagaiare.
Lo osservo con aria confusa e un po’ stupita, non è mai stato uno che esterna facilmente i suoi sentimenti e sentirgli dire questa frase mi spiazza e non poco!
Una frase una espressione un sorriso, a volte dicono più di mille parole scritte da un bravo narratore!
Superiamo indenni i due ponti, il tempo di salutare una famigliola di germani che scorrazza indisturbata sulla sponda nord del fiume e siamo ad uno sbarramento che superiamo indenni.
Raggiungiamo l’amico Giò, il nostro angelo in terra che ci aspetta lungo uno degli ultimi ponti costruiti su questo meraviglioso tratto del fiume Velino per farci due foto, lo salutiamo estasiati e ci diamo appuntamento sei km a valle, nel centro della pianura reatina dove arriviamo dopo due ore di canoa.
Dedicato agli uomini ed alle donne che il terremoto ha allontanato dai propri affetti e dalla propria casa!
Mané