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Salvagente anulare in kayak

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marittimo:
La risposta è burocraticamente ineccepibile perché non fa altro che ripetere quello che tutti possono leggere nella tabella di cui all’Allegato V al Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti n. 146/2008 in relazione all’art. 54 dello stesso Decreto.

“D.M. 29/07/2008, n. 146
Regolamento di attuazione dell'articolo 65 del decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171, recante il codice della nautica da diporto.
Pubblicato nella Gazz. Uff. 22 settembre 2008, n. 222, S.O.

Art. 54. Mezzi di salvataggio e dotazioni di sicurezza
1. Le unità da diporto devono avere a bordo i mezzi di salvataggio individuali e collettivi e le dotazioni di sicurezza minimi indicati nell'allegato V in relazione alla navigazione effettivamente svolta. I mezzi di salvataggio individuali e collettivi devono essere sufficienti per il numero delle persone presenti a bordo, compreso l'equipaggio.
2. Dal 1° gennaio 2009 gli apparecchi galleggianti indicati nell'Allegato V sono sostituiti con zattere di salvataggio autogonfiabili, i cui requisiti tecnici saranno determinati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
3. I conduttori di tavole a vela, acquascooter e unità similari, nonché le persone trasportate, indossano permanentemente un mezzo di salvataggio individuale, indipendentemente dalla distanza dalla costa in cui la navigazione si svolge.
4. I mezzi di salvataggio sono sistemati in modo che non sussistano impedimenti al libero galleggiamento nella manovra di messa a mare e sono dotati di adeguate ritenute per un rapido distacco dall'unità durante la navigazione”.

http://www.guardiacostiera.gov.it/servizi-al-cittadino/Documents/dotazionidisicurezza_upd20042010.pdf


La cosa però interessante è che questa risposta sembra muovere dal presupposto che un kayak possa navigare (quantomeno) fino a un miglio dalla costa.

A questo punto delle due l’una:
- sbagliano tutte quelle Capitanerie che fissano il limite a 300 mt (come Pesaro e Trieste);
- sbagliano le altre Capitanerie (compreso il Comando Generale) che ammettono limiti superiori.

Forse sarebbe utile che le varie associazioni di canoisti chiedano, al Comando Generale, un chiarimento ufficiale da trasmettere poi a tutte le Capitanerie italiane finché si uniformino.

marco ferrario (eko):

--- Citazione da: marittimo - Agosto 31, 2016, 06:23:02 am ---Forse sarebbe utile che le varie associazioni di canoisti chiedano, al Comando Generale, un chiarimento ufficiale da trasmettere poi a tutte le Capitanerie italiane finché si uniformino.

--- Termina citazione ---

Provocatoriamente penso:
Forse, MOLTO FORSE,
anzi, Forse è meglio di NO.
 ;)  ;D

Marco Lipizer:
Allora, per marittimo, ti indico questo post del 2013. E' molto lungo, perchè partendo da considerazioni sul giubbotto, arriva a problemtaiche relative alle dotazioni di sicurezza.

https://forum.ckfiumi.net/index.php/topic,4212.210.html

Andrea Ricci:
Il thread e' stato aperto per una mia curiosita', che e' stata poi risolta interpellando direttamente il canoista: pfd (a bordo) e anulare (a bordo) sono richiesti dalla legge per navigare tra i 300 metri e il miglio dalla costa.
Quando in altri thread entriamo in feroce polemica riguardo all'uso del pfd in acque aperte, e' perche' siamo divisi tra:

- libertari, come me, che vorrebbero che ciascuno fosse libero, in base alla propria esperienza e capacita' e condizioni meteomarine, di decidere se indossare o meno il pfd;

- autoritari, che vorrebbero imporre il pfd a tutti per legge, nella convinzione che cio' incrementi la sicurezza, convinzione non condivisa dai libertari.

Pero', canoisti "autoritari" di buona volonta' che hanno studiato a fondo la questione normativa, come Francesca Gastaldi, con l'imposizione di indossare sempre il pfd ritengono di poter dimostrare al legislatore l'autorevolezza dei canoisti e dei kayak da mare rispetto agli altri utenti dei natanti da spiaggia (opinione condivisibile a denti stretti anche dai libertari), e ritengono cosi' di poter riuscire a far riconoscere il kayak da mare quale natante atto a navigare ben oltre il miglio, come succede in tanti altri paesi.
I libertari rispondono: meglio assenza di legge che coercizione della legge. Ma do' atto a Francesca che navigare con limitazioni (di dotazioni e di distanza dalla costa) ragionevoli e a validita' nazionale possa essere un compromesso auspicabile rispetto a navigare con la probabilita' (per fortuna rara) di essere fermati e rispediti sotto costa per l'interpretazione dell'ufficiale di turno e/o per l'ordinanza del luogo, scritta per i canotti.

Credo di aver sintetizzato in modo obiettivo le discussioni degli ultimi venti anni sull'argomento.

marittimo:
Marco, grazie per la segnalazione. Avevo trovato queste due discussioni

https://forum.ckfiumi.net/index.php?topic=4599.15

https://forum.ckfiumi.net/index.php?topic=4552.0

Quella mi era invece sfuggita. Me la leggerò con calma.

Andrea, per quanto mi riguarda credo di riconoscermi nella via intermedia.
Conosco bene i pericoli del mare (per chi lo affronta e per chi deve andare a soccorrerlo), per cui ritengo che una disciplina minima sia indispensabile.

Da un paio di mesi ho scoperto anche il mondo di canoe e kayak (che prima ignoravo quasi completamente) e mi sono reso conto che è molto variegato, sia per le caratteristiche dei mezzi adatti ad affrontare il mare, che delle capacità personali (indipendentemente dal mezzo utilizzato).

Credo che l’ideale sarebbe introdurre una disciplina specifica (come mi sembra ci sia in Francia) che, da una parte, complica e burocratizza, ma, dall’altra, differenzia e offre più possibilità.

Altrimenti pare abbastanza intuitivo che quando la norma fa di tutta l'erba un fascio, cerchi sempre di tutelare il soggetto più a rischio (per mezzo utilizzato e/o capacità individuali), per il quale anche 300 mt. dalla costa potrebbero costituire un pericolo in certe condizioni meteo marine.

In entrambi i casi preferirei una normativa chiara, di facile comprensione e tecnicamente logica.

Tornando all’oggetto di questa discussione, continuo a ritenere che sia comunque illogico pretendere che una barca minimale e monoposto, cucita praticamente addosso ad una persona, debba avere (anche) un salvagente anulare, cioè una dotazione di sicurezza pensata e costruita per barche più grandi e con equipaggio. Questo anche nel caso in cui, una Capitaneria benevola e amica dei kayak, li consideri natanti ex lett. a) con possibilità di spingersi fino a sei miglia.

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