In via Fantoli ancora sterrata molti molti anni fa ci si poteva imboscare con una fidanzatina tra le robinie, la recinzione dell'aeroporto Forlanini e la pista rotonda per aeromodelli che al quel tempo non erano radiocomandati e giravano trattenuti da fili come iperbolici sassi di fionda. L'erba abbondante e fradicia suggeriva operazioni sbrigative. Alla sera però no, perché arrivavano le puttane e accendevano i fuochi nel nebbione coi frammenti umidi di pioppo delle cassette dell'ortromercato, quelle del tutto scassate non recuperabili. Vedere bene la faccia delle puttane era impossibile, ma quello era il meno perché il pericolo vero era tirare dritto con la Giulietta sport in una roggia. Poi ci hanno messo le sedi i corrieri, i trasportatori e il grosso dello spazio è stato azzerato dalle sei corsie e dagli svincoli della tangenziale est. E' una di quelle periferie che non erano proprio campagna e non saranno mai veramente città. La puzza greve e feroce del Lambro si sente a cento metri e ti fa ventilare al minimo con lunghe appee. Qualcuno ci porta il cane a infangarsi in quel parco Forlanini del menga che suona finto solo a dirlo, e sul fianco peloso di certi esemplari resta poi una riga scura orizzontale come una linea di galleggiamento verniciata dalla mota oleosa e nerastra come il sugo di seppia. E io che mi credevo che fosse anche lui un pioniere dell'areonautica e se non arrivava qualcuno a emendarmi l'ignoranza, non mi sarei avveduto per tempo che invece il Fantòli Gaudenzio era bensì, come disserta la Treccani su internet: ingegnere italiano (Milano 1867 - ivi 1940). Tecnico e teorico in tutti i campi dell'idraulica, diede la sua opera di consulenza in quasi tutte le maggiori opere idrauliche e portuali italiane. Prof. di idraulica dal 1919 al 1927 nel Politecnico di Milano, ne divenne direttore nel 1926; socio nazionale dei Lincei (1926). Tutto questo per dire che nell'Universo non si tracceranno mai strade in numero sufficiente per intitolarne almeno una a tutti gli emeriti ingenieri, pionieri e accademici a cui il patrio suolo ha dato i natali. Forza Lambro!