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Re:Contratto di Fiume del Trebbia

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Marco Verna:
Mi permetto di cannibalizzare l'ultima di Vittorio sempre con lo spirito di portare suggerimenti e può darsi castronerie visto la mia totale ignoranza del campo

--- Citazione da: Vittorio Pongolini - Settembre 29, 2014, 01:14:32 pm --- alla rimozione parziale della diga aspettando che la corrente faccia il suo lavoro.
Quindi il lavoro da fare è quello di portare via bene l'inutile manufatto mussoliniano perché se no i canoisti posteri saranno ancora a dover pensare come scendere il Trebbia senza soluzione di continuità..
--- Termina citazione ---
Indico uno smantellamento parziale e nello specifico a partire dal centro già fortemente eroso (al centro dei due duomi) fino alla parete di roccia alla dx orografica.
Con la tecnica del taglio cemento armato con filo diamantato. Riporto qui quanto scrive un sito commerciale, non riporto il link e non faccio pubblicità occulta perchè lavorativamente faccio tutt'altro.
Dalla più nota tecnica di taglio del marmo in cava si è giunti, grazie agli utensili tecnologicamente più evoluti, ad utilizzare il sistema di taglio con filo diamantato su qualsiasi tipo di materiale.
Questo metodo di demolizione controllata consente di ricavare, tagliando, blocchi di materiale senza limiti di spessore, volume e forma.
Il filo (un cavo di acciaio con perline diamantate) viene inserito, circondando la struttura, in fori precedentemente effettuati;
le macchine munite di pulegge imprimono una rotazione alle stesse e consentono, trascinando il filo, il sezionamento del materiale nella posizione voluta.
Anche in questo caso il raffreddamento dell’utensile con acqua non consente la produzione di polveri.
Il rumore contenuto, l’assenza di vibrazioni e la possibilità di sezionare grandi volumi rendono questo sistema insostituibile nella soluzione di piccoli e grandi lavori.[/size]
Sulla carta sembrerebbe la meno invasiva, la più celere, meno dispendiosa di mezzi e strutturre accessorie e più economica. Dovendo chiedere un intervento statale prospettare un impegno sotto tutti gli aspetti meno gravoso, soprattutto nel momento attuale, credo abbia appeal migliore. Per capirci, bisogna essere dei buoni venditori.
Inoltre l'intervento nell'area centro/dx limiterà l'ntervento meccanico umano nel rifacimento, parolona meglio accenno/invito, del letto. In aiuto verrà soprattutto quello naturale con le piene che di fatto "isoleranno" la galleria nello scavare il nuovo letto. In un secondo tempo si potrà agire per la restante parte.
Finisco la mia lunga e sicuramente semplicistica disamina e chiedo venia ai lettori.
La situazione è così da 80 anni e più, pertanto ogni passo che si otterrà sarà "tutto grasso che cola"

Saluti

Davide Sandini:
Devo dire che ne è uscita un discussione interessante, bravo Vittorio ad averla "innescata".
Entrambe le soluzioni prospettate hanno la loro forza, ma non so  quale sia la soluzione migliore. Rimuovere la diga in un colpo solo potrebbe anche intasare di detriti per parecchi anni il tratto a valle.

Davide

Marco Gamberoni:
Nel post #13 Vittorio Pangolini mi chiede: "Quindi tu riferisci che oggi non esiste nessun tipo di fauna che ha colonizzato la galleria? Nessun pipistrello?"
Scusa, Vittorio, non mi sono spiegato, sono stato troppo sintetico.
La mia frase, post #12, "Gli unici animali a cui la galleria interessa sono alcune specie di canoisti e di kajaker." cercava di far passare una filosofia in una battuta spiritosa.

Io penso che:

* Tutto ciò che esiste è naturale.
* L'uomo è un animale come tutti gli altri.C'è molto pensiero a supporto di queste affermazioni, che derivano dalle migliori conoscenze di cui disponiamo. Ma è off topic.

Il senso della mie parole è che per alcuni pipistrelli, e per alcuni kajakers e canoisti la galleria costituisce un elemento del loro habitat. Le stesse motivazioni che inducono a salvaguardare l'habitat dei pipistrelli, inducono a preservare l'habitat fluviale umano.
Se la galleria rimarrà come è, pipistrelli continueranno a abitarla, i naviganti coraggiosi avranno l'opportunità di una non banale sfida con se stessi, e i naviganti che non se la sentono la trasborderanno come fanno su qualsiasi rapida "naturale" che non si sentano di affrontare. In questo senso dicevo Agli altri non dà probabilmente nessun fastidio. E se glie ne desse, che lo sopportino.
Biodiversamente.

Non c'è verità in generale nella distinzione tra "naturale" e "artificiale".
Il percorso del Trebbia prima del 1920 non è ne più ne meno "naturale" del percorso attuale. E' solo diverso.
In particolare, parlando di navigazione, la distinzione tra naturale e artificiale non è razionale. Dove un fiume percorre un tratto modificato dall'uomo di dice che è "in artificiale". Modifiche all'alveo avvengono anche "naturalmente" per esempio dopo le piene. Tutte le modifiche all'alveo creano condizioni di pericolo per i naviganti. La sicurezza in fiume è principalmente la conoscenza che le condizioni sono le stesse che in passato, che ci è già passato con successo qualcun altro usando certe tecniche piuttosto che altre.
Modificare la diga in modo che l'acqua entri in galleria solo in condizioni di piena produrrebbe una situazione di alto pericolo, a causa della minore prevedibilità delle condizioni che il futuro navigante incontrerà all'interno.

In conclusione, ci sono alcuni a cui la galleria piace. E non ci sono mica altri fiumi con una galleria percorribile. Chiudere la galleria del Trebbia sarebbe cosa proprio malvagia.

Marco Verna:
Davide giustamente cita il problema dello smaltimento post demolizione. Problema di non poco conto. Nel caso del filo diamantato e parziale abbattimento, ci troveremo con una serie di "cubotti". Potrebbero essere proficuamente utilizzati per la chiusura della galleria. Ovviamente se ciò non comportasse divieto per fini "naturalistici". Una voce in meno di spesa. Buona serata

maurizio bernasconi:
Qualche differenza fra naturale e artefatto esiste, e non si dà, mi spiace, nessun vasto pensiero definitivo che possa negarlo. L'assioma discutibile appunto sostiene che essendo l'uomo un prodotto della natura, tutto quello che egli stesso produce sarebbe generato in definitiva dalla natura stessa. Giusto per risparmiarci una dissertazione da Agostino a Husserl, butto lì solo su tre punti: 1) Nessuno porterebbe in giudizio un meteorite per risarcimento danni... andate avanti da soli col ragionamento...
2) La tempistica. L'evoluzione e l'adattamento naturali procedono con tempi piuttosto lunghi. Per imparare a metabolizzare l'alluminio metallico, il mercurio, alte concentrazioni di onde elettromagnetiche o altre radiazioni il corpo umano avrebbe bisogno di troppo tempo. Il cancro è più veloce, anche in questo assomiglia allo sviluppo industriale.
3) La semplificazione. Come già aveva osservato Pascal (o forse Montaigne?), i successi tecnici dell'uomo, per quanto grandiosi, non arriveranno mai a produrre neppure lontanamente la mirabile e misteriosa complessità del più minuscolo insetto, con il suo comportamento, le sue tecniche riproduttive e alimentari, i suoi rapporti col mondo e con le altre creature. Gli interventi umani ottengono sempre di ridurre drasticamente l'evoluzione naturale biologica che tende, dal punto di vista entropico, a innalzare dal caos il livello di relazioni. Possiamo solo disperdere energia con le nostre attività e non conservarla o tantomeno crearla. Il giorno che saremo capaci di scaldarci d'inverno col calore accumulato d'estate, ne riparleremo. La natura ci riesce attraverso le biomasse, ma noi no. L'unica forma nella quale l'uomo può invece contribuire a staccarsi dall'appiattimento entropico indifferenziato, concentrando energia, è il linguaggio, la conoscenza, la cosiddetta cultura, l'interpretazione del mondo. Dare un nome e un senso alle cose è il compito specifico dell'uomo e non è questa un'attività "naturale". L'uomo non è natura meccanica che osserva e conosce se stessa, o rispecchia, a meno che Natura sia dio (ma ci allarghiamo troppo). Forse per questo il mondo moderno si è impegnato con fervore nella distruzione sistematica di tutte le culture e tutte le lingue tranne la propria.
 E infine resta la solita questione che gli atei non possono prendere in considerazione; le cose hanno anima, o forse chissà... sono anima, e questa non di produce in laboratorio. 
Non volendo dilungarmi ho accennato in modo troppo sommario a parecchie cose in particolare all'entropia, lo so. Non sono argomenti da laurea breve. Ma credo che puntualizzare ulteriormente sarebbe fuori luogo in questo forum. Già il mio post è decisamente superfluo rispetto al tema in questione.

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