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Kayaker marini vs. canoisti fluviali: l'approccio col rischio.
stefano caprile CCN:
La prima volta che ho portato il mio Taifun Slalom al mare in Croazia, ho provato ad uscire in mare con la bora. Mi dicevo: per quanto il mare sia agitato, non sarà mai come una rapida in torrente.
Ed ho imparato una lezione importante: mai sottovalutare il mare. Le difficoltà che trovi sono di natura totalmente diversa e non meno pericolose. La bora sulle pale della pagaia e gli scogli appuntiti a poca distanza, incutevano molto più timore delle rapide del Sermenza, e le conseguenze di un bagno sarebbero state di gram lunga più catastrofiche.
Una esperienza che mi è stata molto utile qundo poi, a distanza di molti anni, ho deciso di circumnavigare con famiglia e bagagli diverse isole in Croazia. Ho imparato a rispettare il mare, a capirne le problematiche, e quindi ad informarmi sulle condizioni meteo e sulla distanza tra gli approdi, che quando viaggi con 50 Kg di bagagli e tutta la famiglia al seguito, bambini compresi, può fare la differenza tra la vacanza e la tragedia.
Quindi, secondo me, non è che noi fluviali possiamo affrontare il mare pensando che sia una passeggiata solo perchè sappiamo fare l'eskimo e gli appoggi. Se non impari a leggere le carte nautiche ed a interpretare correttamente i bollettini meteo, beh ...... meglio Mollia senza sicura, rischi di meno.
Ciao!
Ste
Gengis:
Sicuramente chi già possiede una buona esperienza fluviale può avere qualche vantaggio in più, solo e se avrà anche una adeguata preparazione per il mare, che oggi grazie alle tante Scuole di Kayak da Mare , avantaggia chi decide di praticare questa disciplina meravigliosa .
Diverso è il caso di chi come il sottoscritto ,incominciando ad andare per mare con kayak smontabili , o con kayak fluviali solo perché sul mercato Italiano negli anni 70 non si trovava in K.mer , errore su errore ha imparato , per fortuna senza pagarlo troppo caro .
Ma quelli erano anni , pardon avevamo pochi anni , eravamo giovani e le sfide erano il pane quotidiano , sono stato sicuramente fortunato , anche se un certo sesto senso lo ho sempre avuto .Oggi mi manca il tempo , ma quello che posso consigliare grazie alle esperienze maturate , è di trovare sempre prima il tempo per un CORSO scegliendo tra le varie discipline , Fluviale o Marina , ma sempre una Scuola qualificata dai suoi Formatori e dalla sua attrezzatura .
Come giustamente dice sempre il caro Amico Ettore ,Occhio all'onda , che in questo caso suona ......la vita è una sola teniamola d'acconto , non rischiamo stupidamente , siamo o non siamo del genere Sapiens Canoensis .
Un saluto a Tutti da quel Khan del Gengis
francesca gastaldi:
Ciao Vittorio, ciao a tutti. Non sono d'accordo sul modo di approcciare il discorso. Non metto in dubbio che tra le persone che vanno in kayak c'è chi ha una tecnica superba e chi no. Ma questo accade sul fiume come sul mare. Poi saper andare in kayak non significa solo avere la tecnica. Significa anche avere esperienza e conoscenza di molti altri elementi. Soprattutto in mare. Poi, ancora, bisogna distinguere se uno va in mare per surfare o uno va in mare per navigare. Sono due cose ben distinte. Due sport diversi. Un marino deve saper vedere lontano, molto lontano. Un fluviale deve saper vedere veloce, molto veloce. Penso che sia un punto di partenza essenziale questo per capire la differenza che si riflette inevitabilmente anche sull'approccio che verso la tecnica e il kayk in generale. Nel primo caso sfrutti le correnti che ti portano. Lì devi saper esattamente come infilare la pala in acqua in uno spazio ben definito, barca corta e leggera la giri in una frazione di secondo e hai il risultato voluto all'istante. Nel secondo questo non serve perchè hai una barca lunga più di cinque metri che magari è carica di roba da camping nautico e non la sposti con una zampata di pala ma con una serie di movimenti lunghie continui che non devono tagliarti il fiato perchè se nò hai perso!!!. Inoltre sei spesso portato a dover dominare condizioni avverse per lunghe ore e non c'è corrente da sfruttare. Sei in uno spazio infinito dalle distanze spesso indecifrabili perchè non sempre puoi sbarcare dove hai previsto e nei tempi che hai previsto. La barca và avanti sempre e solo grazie alla tua propulsione anche se sei sfinito, anche contro vento e contro mare. Lì non ha importanza infilare la pala perfettamente, lì ha importanza impostare un movimento complessivo del corpo che ti permetta di spendere meno energie possibili e di resistere più a lungo possibile, se è il caso anche oltre quello che è nelle tua capacità e possibilità. La perfezione della tecnica è inutile perchè le intemperie e la stanchezza spesso non ti concedono di metterla in pratica sempre. Inutile quindi fare di una certa tecnica la propria bibbia. E allora? Che fai preghi? No, allora sviluppi una tecnica consona a quello che il mare ti chiede. Impari a risalire sul kayak in tanti modi diversi che un fluviale non conosce. Allora entrano in gioco tante variabili personali che solo chi ha vissuto certi momenti conosce. Non sò chi conosci tu, ma ci sono molti canoisti marini che vanno in mare assai bene e con coraggio da leoni. Perciò mi dispiace molto che tu ne parli in questo modo. Conosco la rivalità tra fluviali e marini e sinceramente la maggior parte delle volte mi sembrano gratuite e sterili questi discussioni. C'è anche chi và meno beno e chi non và e non impara mai. Ma credo che ciò accada anche sul fiume. Se vai per surfare in mare stai sempre sullo stesso spot e hai sempre la costa a portata di mano. Qualunque cosa succede: freddo, fame, infortunio ecc... sei a terra! Se vai per navigare potresti trovarti a dover andare avanti, con tutte e condizioni a qualunque costo. Barca lunga, carica, distanze che possono diventare indefinite, affaticamento estremo, perchè magari pagai da ore controvento, con mare grosso e non hai possibilità di sbarco. In queste situazioni, ti sembrerà paradossale, và avanti chi ha la testa e non chi ha la tecnica. Certo la tecnica è propedeutica ma non basta. Ti permette di avere più sicurezza e ti permette di arrivare allo stremo più tardi di un altro che non ce l'ha, ma non basta. Potrebbero esserci situazioni in cui saper fare un eskimo non serve perchè la barca e carica anche in coperta ( e anche qui ci sono filosofie svariate... ma non è questa la sede!) e non la gireresti, tu potresti essere fuori dalla barca e devi saper risalire, svuotare e ripartire tutto dall'acqua alta. Insomma le cose da considerare sono molte e non si può giudicare in modo superficiale. Un marino magari non farà eskimi a gogo come un fluviale, ma deve saper risalire in barca in altri dieci modi diversi perchè se poco poco stappi perdi tenda dove dormi, cibo che mangi, vestiti che ti riscaldano. Perdi! Questo per dare un idea sulle differenze di base..... Poi insisto, con quali marini esci tu? Conosco gente che non ha paura di niente.
francy
Marco z:
Ho fatto un sacco di fiumi , ho perso 2 amici di quelli che stavano sempre davanti , forse un giorno a forza di amare l'acqua farò qualche cavolata pure io .... sperem de no ;D
Il mare è mare e il fiume è fiume
Entrambi inarrestabili e da rispettare con tanta umiltà.
Tutto il resto sono fisime mentali IMHO
Guardatevi questo e rilassatevi , qui non c'è spazio per gli umani ma solo per chi ama davvero il mare e i fiumi
peccato per la pubblicità iniziale
http://www.youtube.com/watch?v=m2LeNBY_5gk
Buona navigazione e ocio ! ;D
Antonello Pontecorvo:
Hola ragazzi,
a mio avviso la rivalità fluviali-marini, anche riguardo la valutazione del rischio, è un po' manichea; sarebbe bello definirsi kayaker e basta e prestare, sempre e comunque, la dovuta attenzione e rispetto verso l'ambiente dove si sceglie, di volta in volta, di pagaiare.
Al Raduno marino di Punta Campanella, al quale partecipano spesso molti fluviali - Toio compreso - si sono avute molte occasioni per valutare che costa a picco per kilometri, esposizione a correnti e venti, sbarchi in giardini di roccia o, peggio, in insenature calcaree sono elementi di rischio oggettivo che vanno valutati ed affrontati con le giuste tecniche e l'opportuna preparazione.
Se poi ci riferiamo all'accompagnamento, vi assicuro che come Guida di pagaia di professione, affronto con altrettanto impegno e prevenzione sia l'escursione fluviale che quella marina, durante la quale so di non poter sempre avere lo sbarco pronto, così come in gole fluviali dove non mi sognerei neanche di accompagnare dei turisti in una "passeggiata" fluviale. In accompagnamento ho avuto, forse, percezioni di rischio maggiori in mare che in fiume, in cui, solitamente, anche l'accompagnato ha una predisposizione diversa.
Sono, tra l'altro, convinto che le tecniche base, non solo "di pagaiata" ma anche di sicurezza, conduzione e gestione del gruppo, sono comuni ai due ambienti; è ovvio che poi ci sia bisogno di prepararsi anche a specifiche tecniche e situazioni.
E allora: buona linea (marina, fluviale, lacustre...in vasca!) a tutti!
So long
Antonello
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