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Kayaker marini vs. canoisti fluviali: l'approccio col rischio.

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Vittorio Pongolini:
Ciao ragazzi.

c'è un'altro aspetto che devo riferire da un po' di anni, di cui vorrei proprio se ne parlasse.
Riguarda le differenze di approccio col rischio delle diverse discipline deglli sport di pagaia.
Premetto che penso proprio di essere un soggetto adatto, se non il soggetto più adatto ad affrontare questo argomento perchè vado in canoa fluviale da 42 anni e pagaio kayak "sul" mare da 41 (in canadese vado da 31 anni, ma questa non c'entra ora e spero di poterla usare ancora nonostante il mio "ginocchio scassato" [mi sento un capo indiano, chiamatemi pure "wrecked knee", ma non divaghiamo...]).
Detto questo, io vi voglio dire che quando prendo il kayak da mare e pagaio con i miei amici marini e lacustri, nei confronti dell'approccio col rischio e dell'avventura mi sento enormemente più "scafato" di tutti loro. Ma proprio di tutti, tutti! Anche di quelli che si sono fatti vacanze estive in kayak per giorni e che hanno trovato mari di tutti i tipi. Non mi fa paura un bel fico secco di niente in mare, anche quando c'è un bel forza 6 me ne frego completamente e, anzi, una volta uscito da riva, mi diverto come un matto (forse l'unico momento di timore che provo ce l'ho quando vedo esplodere i marosi sugli scogli e quando il vento mi strappa la pagaia di mano impedendomi di avanzare). Altre volte li vedo pensierosi e tremebondi e cerco quindi di contenere la mia indifferenza alla forza della natura e del mare per non sembrare troppo superiore al rischio ed a loro. Ed è la stessa sensazione che molti amici canoisti fluviali, che hanno un background di lustri di canoa d'acqua dolce,  percepiscono subito quando vanno in kayak da mare.
Si badi bene e sgombriamo il campo da equivoci: non voglio dire che, per questo, disdegno di usare salvagente, pagaia di scorta, cordino stringipagaia, dotazioni di sicurezza, muta etc.. e nemmeno le snobbo per eccesso di fiducia in mare. Semplicemente succede che tutti gli anni che ho passato sui fiumi e torrenti mi hanno dato una tempra, un approccio con il rischio molto più diretto ed elevato e che la percezione della mia "soglia di rischio" è nettamente più alta rispetto ai kayaker  che hanno una estrazione marina univoca.
Ecco, questo è solo un inizio. Ho pareccho altro da rilanciare e da precisare su questo argomento - ad esempio di ciò che mi ha dato in più il kayak da mare rispetto alla canoa fluviale e in quali condizioni mi sento più a mio agio e superiore nei confronti dei canoisti fluviali - ma aspetto le vostre considerazioni sull'argomento.

altergg:
Sono daccordo anch'io che l'esperienza fluviale migliori la capacità nell'affrontare i rischi del mare.
I motivi penso siano diversi. Uno è che il kayaker di fiume è più abituato al rischio, i rischi dei fiumi sono maggiori dei rischi del mare (basta anche solo contare gli infortuni). Due che il kayaker di fiume è abituato alle difficoltà delle rapide ed ha un controllo migliore del mezzo. Ad es. usa normalmente appoggio, eskimo (anche se è vero che l'onda del fiume è ben diversa..). Insomma il kayaker fluviale è mediamente più abituato al rischio e tecnicamente più completo.

Io credo però che, in fatto di rischio, la principale capacità che deve avere un kayak marino, più che la capacità di saper affrontare le difficoltà, è quella di saperle evitare (perchè ci sono delle difficoltà che nemmeno Gesù supera e come detto altre volte, per definizione chi non le supera non discute sui forum). E qui è fondamentale l'esperienza in mare: sostanzialmente bisogna essere bravi ad intuire quando è il caso di togliersi dai maronas.. per salvarseli i maronas.. ;D

Quindi valutare lo sviluppo delle condizioni meteo, valutare le condizioni di vento e onda in rapporto alle caratteristiche della costa, essere in grado di approdare su una scogliera, essere in grado di rimanere bloccato senza problemi per giorni in una spiaggia dalla quale a piedi non si esce, ecc.

Secondo me il rischio nel mare, ha poco senso. Non è un fiume che per poterlo scendere necessariamente magari devi passare da una gola con un passaggio ad alta difficoltà. NOn è una parete che per salirla oppone necessariamente un passaggio al limite. E' semplicemente che stai sbagliando il momento! A meno che stai magari facendo una traversata di decine di km o una spedizione che non ti consentono di evitare il maltempo. Solo in questi casi per me ha senso affrontare i rischi del mare.

nikemerlino:
Non c'è dubbio sulla maggiore preparazione tecnica dei fluviali in progressioni, rotazioni e appoggi.
In fiume non è così necessario sapere da dove viene il vento e che evoluzione può avere, in mare è necessario.
Si tratta di un altra preparazione non meno impegnativa.

In fiume ci sono le gole assolute, in mare ci potrebbe essere un unico sbarco possibile magari con la barca pesante 70 chili con una singola onda alta 3 metri che si abbatte con tutta la violenza possibile. Non vedo tante differenze.

In conclusione mi sento di condividere lo scritto di Vittorio ma credo che un po' di paura prima o poi capita di averla...Io ne ho avuta più in fiume che in mare ma questo non vuol dire niente,
claudio

mariograziani:
Ciao,
Io d'altra parte non sono d'accordo con Vittorio.
Personalmente conosco kayakers marini (surfskiers per essere precisi) che sono abituati a pagaiare in estreme condizioni. Questi cercano condizioni di mare estreme nell'Atlantico meridionale apposta per divertirsi al massimo
Sono sicuro che anche Vittorio sarebbe un po 'preoccupato in queste condizioni.
Ho conosciuto canoisti fluviali Europei esperti che non credevono in che condizioni questi surfskier vanno fuori.
E questi surfskier non sono super atleti ma persone normali che lo fanno per divertirsi.
Credo che tutto dipende da le condizioni e il mare a quale uno e abituato
Si, credo che un canoista fluviale avrebbe delle tecniche che darebbero aiuto e grinta in mare ma non credo che si puo generalmente fare pressuposti di questo tipo.
Potrei anche dire che questi surfskier o kayaker da mare avrebbero un miglior approccio col rischio che un canoista fluviale in che sanno sfruttare le onde e il vento al massimo. Varebbe la pena cercare dei video su U Tube di surfski di salvataggio in Australia e Sud Africa e forse anche dei video su i downwind per dare l'idea
Mario

Marco Alberti:
http://www.youtube.com/watch?v=sHr7veG1dtk

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