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Kayaker marini vs. canoisti fluviali: l'approccio col rischio.
Frederik Beccaro:
Ciao Toio,
condivido pienamente le tue sensazioni su quanto si può sentire a suo agio un canoista fluviale rispetto ad uno marino con qualche ma e qualche se
Fino a che parliamo di navigazione sottocosta in gruppo, credo che un canoista fluviale possa trovarsi meno in difficoltà rispetto ad uno marino.
Quando parliamo di attraversate in solitaria credo esca fuori l'esperienza del canoista marino.
Ho un caro amico canoista fluviale che nel tentare di andare in Corsica da solo, ha fallito l'impresa rischiando la pelle. Se mi legge magari avrà voglia di raccontare la sua esperienza
Vittorio Pongolini:
Benissimo ragazzi e ragazze!
Ora ci sono un po' di sensazioni da parte di tutti.
Premettiamo un aspetto che forse non è emerso: non c'è nessuna rivalità tra fluviali e marini! Sono due meravigliosi aspetti dello sport della pagaia, due approcci diversi e due filosofie sportive affini ma in parte diverse.
Io le adoro tutt'e due.
Cara Francesca, mi sei piaciuta tanto tanto nella tua risposta e condivido moltissimo di quello che dici. E' verità quello che riporti. E lo riassumerei con le risposte di tutti gli altri e cioè che dipende da quello che affronti in KdM.
Io ne ho fatte parecchie di uscite in mare e con gente tosta: ho pagaiato con la "crema del kayak da mare" in Italia. Diversi istruttori di Sottocosta (io non sono socio di Sottocosta solo perchè sono fedele al mio club di canoa, il CCM e perchè mi basta) ed ho fatto di tutto e di più. Ho fatto il tour dell'Elba in 24 h nel 2006 ma mi sono fermato a 39 miglia (72 km) perchè i marini univoci sono stati più resistenti di me, e se ne sono fatte 50 di miglia (93 km), che sono fluviale e marino. Ho insegnato KdM per 4 mesi in un villaggio turistico in Sardegna quando Gorbaciov fu deposto (estate '91). Ho pagaiato nel mar di Tasmania e per 8 ore non ho incontrato Paul Caffyn (quanto m'è spiaciuto!). Ho pagaiato nell'Atlantico (Bretagna), e in tutti i mari italiani. Potrei andare avanti e parlarti anche dell' allenamento spettacoloso che avevo alla fine dei 4 mesi di villaggio turistico grazie al KdM ma basta così.
Io non so se tu sei stata anche sul fiume. Da come parli non mi sembra. Ti assicuro, ma proprio te lo assicuro con la massima scioltezza e simpatia, che riguardo all'approccio col rischio il fiume è un'altra cosa. Quell'acqua che scorre veloce sotto la chiglia della barca ti dà una prontezza, una capacità di reazione, una immediatezza alle sollecitazioni ambientali che non si hanno col KdM, anche nelle .
Guarda come volano gli uccelli tra gli ostacoli in una giornata di vento forza 8: devono fare degli esercizi di volo spaventosi e se non ce la fanno si schiantano: hanno un approccio col rischio molto affinato. Guarda come nuotano i salmoni quando risallgono i fiumi: devono fare degli sforzi davvero superlativi e, dopo la ovodeposizione, muoiono per la fatica e in mare, dove vivono la maggior parte della loro vita, campano benissimo e a lungo.
Il KdMè fantastico per tutto quello che hai detto tu, che è giustissimo. Non voglio ripetere quanto tu hai detto. E aggiungo che il praticarlo mi ha innalzato rispetto ai fluviali soprattutto nei confronti dell'approccio mentale con la fatica e la durata. Ci sono dei fluviali che sono incapaci di resistere a distanze che un marino se le mangia a colazione! E non parlo di decine di km (o miglia, che è più adatto), ma parlo di unità di miglia. E i miei amici marini lo sanno e cercano di trovarmi impreparato su questo, ma io sono tanto marino quanto fluviale (e quanto canadesista) e li sorprendo sempre...
C'è un posto, dove ho pagaiato dodici anni fa col KdM, a Vannes, in Bretagna che si chiama Port Navalo, ed è l'uscita del Golfe de Morbihan. Quando si abbassa la marea, sembra un fiume in piena (meglio provare con la marea che si alza dall'oceano aperto, se no rischi di dover fare il numero della guardia costiera francese...) ! Mi mettevo letteralmente in morta dietro gli scogli con la mia barca da più di 5 m ed effettuavo le stesse identiche manovre che si fanno sul fiume. Ero solo e ringraziavo davvero di saper perfettamente come fare traghetti, grazie all'esperienza fluviale. E un'altra volta, invece, all' estuario del Douro, a Oporto, mi sono beccato la bassa marea dell'oceano mentre uscivo dal fiume. Lì ero col kayak fluviale e non ti dico la fatica che abbiamo dovuto fare per arrivare in morta dietro il molo: forse io e Lilli, quel giorno del '97, abbiamo fatto una risalita ed un traghetto di mezzo km! Quella volta invece rimpiansi di non avere un KdM.
Allora, per concludere come ho iniziato, dico che, se dovessi rispecchiare la sensazione di rivalità di appartenenza di cui parli che si instaura tra le categorie di amanti della pagaia, essendo io kayaker marino e kayakista fluviale (e canadesista fluviale) dovrei essere uno psicotico pervaso da malesseri interiori atroci per la mancata sensazione di appartenenza ad un gruppo specifico. Invece sono esattamente l'opposto perchè so prendere il meglio da ogni disciplina. Ed anzi, perchè non fare come me un po' tutti? Come dice Antonello, siamo tutti kayaker, marini o fluviali che siano (anzi, amplio ancora l'insieme, siamo tutti paddler, cacciandoci così dentro anche la canadese) con diversi approcci col rischio e con la resistenza, e tutti dovrebbero provare l'altra disciplina per migliorarsi e per parlare la stessa lingua.
Marco z:
Ciao Vittorio
da quanto capisco hai messo un titolo che parla di kayak marino e fluviale e del relativo approccio al rischio.....ma a questo punto mi sembra limitato o forse ho capito male.
Poi hai fatto un elenco di tutte le tue meravigliose avventure per arrivare a dire una cosa che cerco di condensare in poche parole:
Più situazioni ambientali ed idrodinamiche incontri , e piu' sei abituato a conviverci tranquillamente..... PUNTO
Ma a questo punto non so se sei in grado di essere davvero il canoista piu' evoluto.... ma forse tu non volevi dire questo.
Vuoi solo dire che ritieni di aver capito che la tua testa si sente piu' sicura perchè ha visto tante situazioni e ora le sa gestire meglio rispetto a chi ne ha vissute meno...
Ma allora io aggiungo che per esagerare devi fare tutti i fiumi in tutte le varie condizioni e livelli con tutti i tipi di kayak accompagnato da tutti i tipi di canoista ( quest'ultima variante cambia spesso le cose ::)
Già ... le condizioni sono molteplici... anche prima di arrivare a parlare di mare che giustamente ha condizioni e situazioni totalmente diverse.
Infatti se parliamo di mare con forza 8 in una baia protetta potemmo avere condizioni diverse rispetto allo stesso vento in mare aperto senza contare che dobbiamo fare i conti anche con il Fetch...
Da qui deriva lo stato del mare che va da 1 a 9 ..... e la scala Douglas che descrive il vero stato del mare .
Gia che ci siamo e che siamo civili parliamo anche di regolamenti nautici e di rispetto delle leggi?
Andreste in autostrada in bicicletta o vi informereste prima del rispetto delle regole?
Ocio perche i marinai veri vedono un kayak fuori dai 300 mt dalla costa come noi vediamo un ciclista contromano in autostrada.
E cosi anche i giudici se per caso fate un casino senza conoscere le regole nautiche. ;D
Detto questo , confesso che non sono molto d'accordo con i canoisti se ne fregano delle regole e pensano solo alla loro personale percezione del rischio .
Se parliamo di canoisti evoluti in grado di calcolare il rischio che possono permettersi , potremmo anche parlare DELLA PERCEZIONE INDIVIDUALE DEL RISCHIO che a mio avviso è un discorso a parte :
A tal proposito ho trovato un bellissimo articolo di Francesco Salvato sulla rivista Canoa Rafting di giugno 1994
intitolato : "Convivere con la paura"
Vi riporto una sua frase che mi piace: Sia in kayak che in raft la tecnica puo' farci arrivare fino ad un certo punto , ma la vera evoluzione è data dalla nostra mente e da come conviviamo con la paura.
La capacità di gestire la paura e le reazioni che genera fa la differenza tra 2 canoisti con uguale bagaglio di abilità ed eperienza.
Io aggiungo una cosa ....
La percezione del rischio delle persone potrebbe essere falsata dalla loro abitudine a convivere in determinate condizioni pericolose.
In tal modo siamo portati a ritenere pericoloso cio che non conosciamo e ad abituarci a cio' che conosciamo destreggiandoci meglio in tali situazioni. E' proprio per questo che i principali incidenti avvengono nell'ambiente domestico....
Cosi un soldato mangia tranquillo un panino mentre fischiano proiettili e io faccio tranquillamente l'autostrada A4 tutte le mattine anche se faccio di tutto per tenere le distanze di sicurezza in modo da poter contestare Schettino senza che lui possa un giorno contestare me.
Infatti scuoto il capo quando vedo che coloro che deridono Schettino ...poi mantengono tre metri di distanza da quello davanti mentre usano il telefonino a 150 kmh.... sfanalando quelli che ostruiscono il loro passaggio...
Che percezione del rischio hanno questi arroganti?
Sono bravi perchè sono sereni in A4? E' piu rischioso il mare il fiume la A4 o asciugarsi con il phon?
Vediamo se adesso qualcuno scatena la rivalità tra canoisti e automobilisti AAHHAHAHAHHAHHAHAH ;D
Il mio parere di fronte a questi terribili dilemmi è:
godetevi la vita e guardatevi questo film ....
quando l'avrete finito scoprirete che il fiume più Bastardo che avete fatto vi ha tenuto tesi per 3 ore mentre in auto siete tranquilli come Vittorio in mare.
E' proprio li che comincia il vero RISCHIO
http://www.youtube.com/watch?v=vNO7zQ0FcPA
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