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Se n'è andato Carlo Grigioni

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Vittorio Pongolini:
Vi prego, tutti coloro che hanno qualsiasi cosa da ricordare, da raccontare, da trasmettere, da riferire su Carlo lo facciano. Anzi sono eticamente obbligati a farlo per lui, per quello che ha dato alla canoa in Italia.
Era un tale personaggio, per quei tempi, che deve essere celebrato con i nostri rarefatti ricordi.
Io prossimamente, appena ne avrò il tempo, andrò sui vecchi "FIUMI" dove mi ricordo di una entusiasmante descrizione della discesa in prima del Sesia da Piode, effettuata da Carlo & C., nella seconda metà degli anni '60. Mi ricordo una foto del giovane Carlo sorridente e felice, come se fossi io che gliela sto facendo, e voglio andarla a rivedere. Inoltre mi ricordo una sua descrizione in prima persona, a casa mia, nell' '88 o '89, del Verdon nei '70, con un rocambolesco bagno con un suo passaggio attraverso un sifone con vista finale della luce e relativo autosalvataggio. Eppoi mi ricordo la presentazione del suo servizio "Nell'oceano artico in kayak" nell''89, l'unica a cui prese parte, del suo viaggio nel mare d'Islanda, nel nord del paese, alla 2^ Rassegna "La Canoa Esplora Il Mondo". Il suo servizio, viaggio fatto con Tondelli e Righini e pochi altri, dove trovò un mare da paura, con difficoltà enormi anche per prendere terra al tramonto, con digiuni indotti dal non arrivo nei luoghi di rifocillamento, con ringraziamenti per l'ospitalità a pescatori incontrati in improbabili baracche, nemmeno riportate dalle carte nei fiordi islandesi  e con il rischio di passare le notti in balia dell'oceano. E mi ricordo, oltre a diverse discese effettuate con lui sul "suo" Sesia e sull'Enza, in particolare, una pagaiata sul Po in piena, in autunno, con passaggi tra pioppeti allagati con i fusti usati a mo di paline da slalom.
Ecco, i veri canoisti, come Carlo lo era, sono quelli che vanno ovunque vi sia dell'acqua da solcare. Non impotava se fosse salata o dolce, piatta o turbolenta, se facesse freddo o caldo e dove fosse. L'importante era lo spirito pionieristico, quello di cui parla anche Maurizio, che è sempre più difficile trovare in questa società (canoistica) un po' troppo di facciata. Non parlo ancora da vecchio rincoglionito - ho 53 anni e, ahimè, sono un po' acciaccato da incidenti vari - ma parlo da persona che ha vissuto gli ultimi anni epici della canoa, i '70, e che ha modo di fare dei confronti.   
Invece che un funerale, la sua memoria canoistica deve essere inondata dai nostri ricordi.

crazyjoe:
Carlo, Arturo, Casimiro, Enrico per me sono stati l'inizio di una passione che ha coinciso con la mia vita.
L'ultima volta ci siamo visti a febbraio per incontrare Arturo rientrato dal Canada. E' stata una festa come le discese del Trebbia, sempre con l'esule canadese, un po' di anni fa.
Ricordo la foto della sua Alessandrini in candela sul catalogo di Francesconi come esempio di amicizia transconcorrenziale e di spinta emulativa: "anch'io così !".
Per me era l'inizio e lui era un protagonista senza volerlo essere: una bella lezione di stile.

Nino Crudele:
Ho letto ora, stavo lavorando e penso sia il momento di fermarmi un attimo e rendere omaggio a una delle persone che hanno reso il kayak lo sport più bello del mondo.
E' grazie a persone come Carlo che lo spirito del kayak è, e rimane prima di tutto, divertimento e gioia.
Ricordo quando si scendeva il trebbia con lo spirito di esplorazione e divertimento, kayak in resina e polistirolo sul gavone per evitare eventuali sfondamenti.
Le persone come Carlo mi hanno insegnato e mi insegnano ancora oggi che il bello di questo sport è che il fiume è vivo, in continuo cambiamento ed ogni discesa è diversa dall' altra, mi hanno trasmesso la gioia di scendere semplicemente il fiume per la sua bellezza.

Ciao Carlo e grazie di tutto.

Francesco Balducci:
Non conoscevo personalmente Carlo Grigioni, ma è merito suo e di personaggi del suo stampo  se ho nutrito il desiderio di solcare fiumi e torrenti con il kayak. Leggevo avidamente le pagine di "Fiumi" che aspettavo con trepidazione, immedesimandomi nei racconti avventurosi di quelli che, all'epoca, erano i canoisti di punta e di riferimento. Personaggi leggendari, le cui gesta rimarranno scolpite nel tempo. Gente di altri tempi, gente da onorare e da cui imparare ancora. Con immensa stima.

Arturo Tondelli:
Caro Pongolini ,
E' un piacere avere tue notizie dopo tanti anni e notizie di tutti gli altri amici nonostante l'occasione molto triste,ma ho buone notizie per tutti : Carlo non se n'e' andato.

Carlo e' sempre qui e rimarra' sempre nei pensieri di chi lo ha conosciuto.

Carlo rimarra' sempre nel pensiero di chi apprezza le cose semplici e senza prezzo come il piacere di farsi una discesa in prima in Grecia o Turchia,riscoprire il fascino del Trebbia in primavera,o quello che e' rimasto dell'Enza,,l'Adrenalina dell'Aoss o dell'Oum er Bia',l'acqua turchese e gelida del Voidomatiis o l'aspetto invitante e micidiale del Koepru.

E' sempre lui il primo ad insistere gentilmente e per ore nella ricerca del campeggio perfetto con prato, torrente,bosco e vista idilliaca in cui fare il fuoco , passare la notte , mangiare e bere e raccontarsi storie di bivacchi precedenti.

E' sempre presente quando facciamo un recupero doloroso a piedi e facciamo programmi per andare in Afghanistan che era il nostro progetto dopo la Turchia e nessuno di noi trovo' i tre mesi necessari per ripercorrere la strada di Alessandro il Grande ,fermarci di tanto in tanto a farci un fiume dall'aspetto invitante ed immaginare che magari il Grande Alessandro ci abbia fatto il bagno anche lui 2500 anni fa per togliersi un po' di polvere di dosso.

Carlo e' sempre qua a tenere il fuoco acceso fino a notte fonda per tenere la pasta al caldo senza bruciarla per chi torna affamato come un lupo da un recupero di ore ,nel frattempo Carlo trovera' anche il tempo per piantarti la tenda,perche' si sa' che dopo un recupero duro trovare cibo e tenda pronta ad accoglierti e' un lusso da ricchi.

Sarebbe lui il primo a dirti di bere un paio di bicchieri di Lambrusco per sciaquare il nodo in gola che ti puo' venire al pensiero di tante avventure passate insieme.
Per me me non se n'e' andato ma ci sta aspettando tutti su quel fiume bellissimo in Afghanistan dove Russi ed Americani non arriveranno mai e saremo noi i primi e gli ultimi a discenderlo ed a farci una mangiata alla fine della discesa.

Caro Pongolini , se suoni ancora la fisarmonica portati anche quella in Afghanistan che ci facciamo una grande jam session  intorno al fuoco.
Un saluto a tutti.
Arturo Tondelli
a.tondelli@telus.net

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