Riassumendo abbiamo visto che nei Kayak la media degli anni dei finalisti è di 24, nelle donne Kayak 28, nei C1 28 e nei C2 29.
Con le canadesi quindi la media cresce ed è abbastanza logico visto che si tratta di specialità molto tecniche e con un numero di praticanti inferiori. I tempi di maturazione per la massima prestazione si allungano. Anche in questa categoria però i campioni del mondo sono decisamente giovani: partendo dal ’79 ad oggi la media degli iridati in C1 è di 25 anni e mezzo.
Sette diverse nazioni in C1 hanno preso la finale: è il maggior numero se escludiamo il C1 femminile che di nazioni in finale ne aveva 9. Mentre per K1 men, Women e C2 le nazioni in finale erano solo sei.
Se ci si pensa un solo momento ci si rende conto che le finali sono un affare per pochi intimi, non da oggi, ma da sempre. Come si può pensare ad una crescita in senso globale se restiamo ancorati a questo sistema? Nessuna piccola nazione vede la possibilità di inserirsi al vertice, fermando così l’entusiasmo anche di chi magari avrebbe la possibilità di arrivare. I vari comitati olimpici investono solo laddove c’è la possibilità di prendere finali o medaglie.
I dati che ci fanno pensare sono questi:
ci sono solo 9 squadre con almeno due finalisti tra le diverse categorie:
Slovacchia 9
Francia 7
Germania 6
Slovenia 5
Great Britain 4
Repubblica Ceca 4
Polonia 2
Spagna 2
Austria 2
Sette nazioni con un solo finalista tra cui l’Italia... e questo la dice lunga anche sulla realtà dello slalom nel nostro paese... affare per pochi! Emblematico il numero di 36 partecipanti al Campionato Italiano a Ivrea 2011, proprio come nel 2009.
Australia 1 (C1W)
Canada 1 (C1W)
Giappone 1
Lituania 1 (C1W)
Italia 1
Kazakistan 1 (C1W)
Russia 1
In totale 16 le nazioni con almeno una finale
Non approfondire queste riflessione significa bendarsi gli occhi e prepararci ad un suicidio di massa. Perché? Semplice! Perché se in finale non ci entrano 10 nazioni diverse è una vera e propria sconfitta per lo sviluppo dello slalom nei diversi paesi. I vari comitati olimpici infatti investono solo se in chiave olimpica c’è la possibilità di vincere medaglie. Quindi bisogna pensare ad un regolamento che permetta ad una sola barca per categoria per nazione di accedere alla finale, com’è già da sempre si fa nella canoa da velocità.
La situazione non cambia molto in Coppa del Mondo. Ad esempio in 4 gare del circuito le nazioni nel K1 uomini entrate in finale sono 9: solo 3 in più dei campionati del mondo.
La chiave di sviluppo a livello numerico e di globalizzazione, secondo me, sta proprio qui. Bisogna permettere alle nazioni con meno tradizione, meno opportunità, meno mezzi, di varcare prima l’ostacolo della semifinale e poi permettere loro di vedere la prospettiva di una finale iridata.
Solo se incrementiamo in maniera sostanziale il numero di nazioni ad un Campionato del Mondo e in Coppa, possiamo pensare di restare nella rosa degli sport olimpici, altrimenti rischiamo di farci sbattere la porta in faccia in malo modo. Tanti altri sport stanno spingendo per rubarci il posto e visti i costi elevati per gli impianti di slalom non dobbiamo dormire sonni tranquilli.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi