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CAMPIONATI EUROPEI SLALOM LA SEU D'URGELL 8 - 12 GIUGNO 2011

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Ettore Ivaldi:
Dopo la Francia, chi ha fatto meglio è sicuramente la Germania a pari passo con la Slovacchia.
I tedeschi hanno preso 13 (10*) semifinali e 10 (7*) finali conquistando in totale 3 medaglie individuali, di cui 1 oro, 1 argento (1*)  1 bronzo (1*) e 2 argenti a squadre. Vi dovrei quindi dire, come ho già fatto molte altre volte, che l’organizzazione sta alla base di tutto per gli amici teutonici. Dovrei mettermi a sottolineare quanto sono bravi i tedeschi, raccontarvi di come lavorano i club, di com’è organizzata la squadra nazionale e ... bla, bla, bla come  ho già fatto nel passato più volte. Dovrei anche evidenziare i loro importanti  cambi generazionali che stanno a significare che il lavoro non è solo quello del vertice, ma c’è anche un enorme lavoro di reclutamento e crescita di nuove leve.
Insomma! Dovrei fare ancora una volta dell’autolesionismo, pensando che sono tutti aspetti e proposte che ho evidenziato mille volte agli organi competenti offrendo disponibilità e credo competenza, ma che viceversa mi hanno portato solo amarezze nel constatare che molti mi hanno deriso. Qualcuno poi non ritiene neppure doveroso offrirmi amichevolmente delle giustificazioni mettendo in crisi un rapporto che pensavo fosse inossidabile!
Quindi lascio stare e vorrei invece mettere in evidenza per  questi europei due risultati decisamente interessanti. Parlo cioè del terzo posto nel kayak maschile di Jiri Prskavec e del sesto posto conquistato di Katerina Kudejova.
Il primo l’anno scorso ha vinto gli europei junior ed è arrivato 11esimo ai mondiali di categoria a Foix. E’ allenato dal padre che allena anche  Katerina e fanno parte di un gruppo cresciuto proprio sotto la guida di Prskavec senior. Che cosa ha fatto la Repubblica Ceka ancora quattro anni fa vedendo che il gruppo del club di Praga lavorava bene e crescere a vista d’occhio? Ha messo energie e risorse su questi giovanissimi atleti lasciando carta bianca al loro allenatore, che ha saputo gestirli molto bene.  Il gruppo era formato da 3 donne, 1 kayak uomini e 1 C1 e ha iniziato ad allenarsi in giro per il mondo. Penrith, Atene, Pau, sono diventati luoghi comuni per loro dove hanno passato molte ore ad allenarsi e a gareggiare, per arrivare fino a quest’anno in cui due su cinque sono entrati nella squadra senior, con il conseguente inserimento nello staff tecnico del bravo allenatore. I risultati parlano da sé e non c’è bisogno che io mi dilunghi ancora molto a spiegare l’importanza del lavoro fatto e di come è stato fatto nel corso di quest’ultimo quinquennio. Mi sembra che quanto esposto sia sufficiente e chiaro per tutti al fine di capire cosa bisogna fare per cercare di mettere i nostri giovani nella condizione di crescere e di aspirare a prestazioni agonistiche importanti, senza accettare mai compromessi che non portano a nulla come il tempo ci sta dimostrando.

Restando fra i giovani vorrei portarvi anche quest’altro esempio e cioè quello di Viky Wolfard una austriaca che di anni ne ha fatti 17 lo scorso 26 giugno e  che agli europei certamente non ha espresso tutto il suo potenziale viste le qualità della pagaiatrice figlia d’arte (la mamma e il papà pagaiavano, erano entrambi ai mondiali di Bala nel 1981,  così come  gli zii Andy e Edy che hanno preso medaglie nelle più importanti gare internazionali negli anni ’70 e ’80). Lei si trova in una squadra con due colossi come Violetta Oblinger e Corinna Kuhnle in lotta tra loro per prendere una maglia olimpica e tutte e tre assieme in Spagna hanno messo al collo una medaglia d’argento nella gara a squadre. Dicevo di Vicky:  secondo me, vista l’età e la situazione in cui si trova in Austria, farebbe bene a pensare non a breve, ma a medio e lungo termine, onde evitare sonore delusioni e soprattutto fermare una crescita tecnica e agonistica che deve assolutamente rispettare tempi precisi. L’altro aspetto è quello psicologico che la piccola e graziosa viennese può incontrare e cioè come fare a battere due fra le migliori atlete al mondo in vista di una partecipazione olimpica? Se ci si pensa così vengono i brividi perché sembrerebbe una sfida impari. Bisogna però non perdersi dietro al tentativo di rincorrere partecipazioni a Coppe o Mondiali, ma bisogna concentrare tutte le energie su obietti chiari e precisi che permettano alla giovane atleta di avere riscontri di miglioramento e positivi. 
Di questi pensieri facevo partecipe il papà/allenatore che mi chiedeva consigli sul da farsi in un pomeriggio piovoso lungo il canale de La Seu d’Urgell.
Deve avermi preso in parola perché non l’ho vista partire in coppa  né a Tacen  né all’Argentier, ma la vedo allenarsi duramente qui sul canale di Cunovo, due volte al giorno, mattina e pomeriggio e poi partire di corsa o in bici per mantenere anche in questo periodo il lavoro aerobico a secco.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

fine seconda parte analisi tecnica di un Europeo

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