C’era una volta una Valle di Sole in cui scorrevano acque limacciose e rapide veloci che da maggio a settembre si coloravano dei colori delle canoe di tanti giovani del mondo. Negli anni ’70 i pionieri della pagaia scendevano ed esploravano ogni anfratto annotando su un pezzo di carta distanze e morfologia fluviale. Quegli esploratori dell’epoca moderna realizzarono il sogno di una vita e al ballo finale partecipò il mondo dello slalom e della discesa. Al banchetto del primo luglio del 1993 tante autorità, con tante belle parole ricche di buoni propostiti e anche di tanti fatti. Futuristiche infrastrutture, strade, progetti e promesse. Gli zingari della pagaia sembravano aver trovato la “terra promessa” dove insidiarsi per vivere in pace a trasmettere e ad insegnare alla loro futura prole il gusto e il piacere di farsi cullare dalla corrente. Il gusto e il piacere di danzare con la forza della natura che a volte ti regala acqua in abbondanza e a volte ti fa scendere nascondendoti tra sassi e rigagnoli sommersi. I giorni passavano nell’oblio e nella speranza di poter vivere in pace tra onde, riccioli, ritorni d’acqua, sole, pioggia, allenamenti e gare. Le passioni per qualcuno si trasformarono in lavoro, per altri diventarono la forza per combattere la quotidianità di una vita comune. Nessuno avrebbe potuto pensare che le cose potessero precipitare, morire, annientarsi. Anzi! I tanti quattrini spesi, l’impegno per propagandare e far conoscere la forza della corrente al mondo, le carte bollate e gli impegni di legge sembravano essere tavole bibliche da tramandare in padre in figlio per generazioni e generazioni. Nessuno poteva immaginarsi che, nascosto tra le montagne che al tramonto si tingo dei colori del fuoco, si nascondesse il male dei mali, l’eterno dilemma dell’uomo colpito dall’ingordigia, dalla sete di potere, dalla presunzione e dall’invidia. Un vento freddo soffiò così forte che spazzò via gli zingari della pagaia, il vento così gelido raffreddò gli animi più caldi, il vento così forte spense la fiammella di cuori che silenziosi e rassegnati abbandonarono quella Valle in cerca di una nuova “terra promessa”. Tornarono ad essere pellegrini su acque straniere, consapevoli di avere vissuto stagioni importanti, ricche ed entusiasmanti. Nel mondo si soffermarono ad ammirare chi, come loro, un sogno aveva realizzato, con l’unica differenza che il sogno non si è spento anzi produce ancora tanta energia e forza in giovani braccia intente a muovere acque sempre più difficili, sempre più interessanti.
In quella Valle, su quel fiume che prende il nome dal colore delle sue acque, continuano a navigare solo tanti soldatini comandati da rigidi capitani che scendendo su battelli rossi, gialli e blu, regalando quattrini a chi promette loro emozioni e sensazioni indimenticabili... e per fortuna che ci sono! Di giovani con le loro canoe con l’anima neppure l’ombra anzi se per sbaglio qualcuno di loro prova a rinverdire un passato fatto di sudore, gioia ed emozioni viene ben presto mortificato, avvilito, abbattuto. E alla domanda: ma non era qui che si è disputato il campionato del mondo che tutti ricordano con piacere e nostalgia? Mi prende l’angoscia, il vento freddo si fa risentire e nel cuore la fiammella si riaccende.
Occhio all'onda! Ettore Ivaldi