Ciao, sull'onda delle esplorazioni e delle scoperte di nuove vie d'acqua, abbiamo esplorato, mercoledi 2 giugno, il tratto alto del rio Pogallo, affluente del più noto San Bernardino. Un'avventura da matti, così l'aveva definita via sms Alberto Bianchi, invitandomi all'impresa. Su indicazioni di Beppe, conoscevamo il livello idrico, l'imbarco e lo sbarco, ma mai avremmo immaginato tanta fatica soprattutto per l'uscita dal fiume. Niente elicotteri per noi, come per la prima del rio Valgrande molti anni fa e per la recente discesa dell'Artogna alto. Quaranta minuti con canoa in spalla per raggiungere il ponticello pedonale a valle della stretta cascata impraticabile lungo il sentiero da Cicogna a Pogallo; quarantacinque minuti pesantissimi con la spalla solcata dal bordo del pozzetto per inerpicarci come capre dall'alveo del torrente al medesimo paese di Cicogna, per lo sbarco. Un'ora e mezza quasi per i più affaticati! La tredicesima fatica di Ercole! Il tutto per due ore e mezza di discesa di circa 2,5 km di Pogallo: bellissimo per il paesaggio, incontaminato, da sei stelle, ma deludente per l'aspetto canoistico. Ci aspettavamo scivoli interminabili, alti toboga, cascate adrenaliniche, ma abbiamo trovato rapide tormentate, caos di massi ciclopici, catini ricettivi viziati, passaggi nequittosi al limite della praticabilità. Una cascata di circa 15 metri troppo vicina alla roccia antistante ci ha obbligato a un trasbordo estenuante. Conclusione: non consigliamo ad alcuno di ripetere l'impresa a meno che non si soffra di masochismo. Poche le soddisfazioni liquide, troppe le sofferenze fisiche: ve lo dice uno che comunque ama la fatica e l'allenamento! Il libro Piemont di Gert Spilker aveva ipotizzato una discesa sull'alto Pogallo come possibile fonte di delizia, io vi dico invece che è stata solo fonte di croce! D'altro canto chi non risica non rosica: quante prime sono state invece premiate? Comunque, ragazzi, la canoa esplorativa esiste ancora, eccome! C'è ancora molto da scoprire... Scheda e foto presto su CKI fiumi. Un saluto ai compagni di fatica, Marco, Alberto, Anselmo, Beppe e un altro di cui non ricordo il nome e con il quale mi scuso.