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On the Road on the Wave!
maqroll:
Begli spunti quelli di Ettore e Gianfranco.
Vorrei chiedere ad allenatori o ad autorevoli interpreti della 'discesa' un loro contributo.
Grazie anticipatamente.
Ettore Ivaldi:
Minaccia pioggia. Il vento è così forte che i due leprotti, che zampettano sul prato a ridosso del campo di slalom, faticano a restare con le zampe a terra e manca poco vederli volare come l’elefante Dumbo. I pali delle porte in legno, decisamente pesanti, viaggiano paralleli all’acqua. Pensavo di andare a corre, ma qualcosa mi fa desistere... chissà che cosa sarà? Sono entrato nel vivo del mio libro, ma devo essere parsimonioso nella lettura visto che dopo domani mi aspetta un viaggio in treno di oltre 9 ore. Nel frattempo però i surfisti se la spassano alla grande sul gigantesco lago formato dalla diga qui a Cunovo sul Danubio.
Quindi non mi rimane che concretizzare quel pensiero che mi gira per la testa da qualche giorno: ho tempo e allora assemblo i video di 4 K1 uomini che in questo momento stanno, secondo il mio modestissimo parere, interpretando al meglio le porte in risalita. Ho preso quindi un paio di risalite di coppa del mondo di Peter Kauzer, Dariuz Popiela, Daniele Molmenti e Michael Kurt. Bene, il video rafforza la mia convinzione... i programmi di analisi fanno veramente miracoli!
L’idea che mi sono fatto è che tutti e quattro nella fase di spinta dopo la rotazione si concentrano a spostare il busto in avanti spingendo la canoa fuori con il piede esterno per mantenere l’equilibrio. Ne risulta che la barca non perde velocità, anzi la mantiene anche nelle pagaiate successive. La loro dinamicità e lo sguardo rivolto a valle o alla porta successiva li accomuna ulteriormente. Guardare avanti significa anticipare la rotazione delle spalle, facilitando anche lo spostamento del peso verso la punta.
Altri ottimi atleti riescono nell’intento, ma la differenza è che questi quattro slalomisti riescono a farlo con una percentuale molto elevata e nelle situazioni più disparate. Altri invece lo eseguono in maniera eccessiva e a volte gratuita.
Certo le risalite sono un tema vecchio e tondo come il mondo, discusso in continuazione poiché molte volte diventa la chiave per il successo.
L’attenzione però viene riposta nella prima parte tralasciando la fase di chiusura e uscita. Il 90% degli atleti in allenamento e, penso di conseguenza, anche degli allenatori, terminano i loro percorsi ad una risalita, indifferentemente che si tratti di percorsi lunghi, velocità o tecnica. Si fa quest’ultima porta e poi si molla l’osso. Questo crea un automatismo errato, meglio concludere il percorso tre o quattro colpi dopo l’ultima porta, sempre e comunque... e l’automatismo è salvo!
Quante volte si vede in allenamento atleti tirare e poi all’ultima risalita chiudono rimontando verso monte e non scendendo verso valle? A me capita spesso e la cosa mi fa imbestialire non poco. La soluzione è semplice: dopo una risalita metteteci sempre una discesa e vi togliete il pensiero.
Ok! la prossima volta non vi assillerò più con i miei appunti tecnici, ma vi racconterò della passeggiata romantica di Pavol Hochoschoner con la sua bionda fiamma a cui ho avuto modo di assistere. L’anima del giornalista è sempre viva dentro di me e la curiosità dei lettori non si limita solo al fatto di capire come migliorare le proprie tecniche canoistiche o... mi sbaglio?
Bratislava, 28 Luglio 2010 - Summer Slalom Training Camp
P.S. ATTENDO ANCH'IO GLI SVILUPPI DELLA SIMULAZIONE GARA PER LA DISCESA. AVREI LA MIA IDEA MA ASPETTO ALTRI INTERVENTI
Ettore Ivaldi:
A Cunovo i ragni sono i più veloci che abbia mai visto in vita mia: tessono ragnatele gigantesche in pochissimo tempo. Questa mattina infatti ho appoggiato la mia fedele e vecchia mountain-bike alla ringhiera del ponte in partenza e con il mio collega Ludo (l’allenatore personale di Michael Kurt) sono andato lungo il percorso a disegnare il tracciato della gara che i nostri atleti avrebbero fatto da lì a poco. In totale penso di non essere stato via più di 30 minuti e al mio ritorno mi sono ritrovato l’amato velocipede praticamente chiusa dentro una fitta rete di ragnatele. Ho dovuto fare una radicale bonifica prima di rimettermi in sella. Non ditelo però a Raffy e a Exabi Taberna loro sono due brave persone e appassionati canoisti, ma sono anche terribilmente aracnofobici. Niente di personale ovviamente e non era mia intenzione tenere una disquisizione su questi animaletti pelosi e poco simpatici, anche se dalle mie parti si dice che la loro presenza annuncia l’arrivo di soldi! Volevo, per la verità, aggiornarvi sul fatto che oggi da queste parti ci sono state le prove generali del canale di sinistra che ospiterà i campionati del mondo nel 2011: selezione olimpica per Londra 2012. Non è facile mettere mano ad un tracciato ed adeguarlo a quelle che sono le nuove tendenze dello slalom. Il problema sta nel cercare di rendere poco più di 1oo metri d’acqua meno brutali di come si presentavano fino a poco tempo fa. La distribuzione del dislivello era concentrata in pochi metri e la conseguenza era quella di avere un solo passaggio molto impegnativo, mentre prima e dopo la prima parte non era particolarmente interessante.
Ieri, dopo mesi di lavoro, è stata rilasciata l’acqua per vedere l’effetto che fa - vengo anch’io, no Tu no... mi sono perso con il mitico Enzo Jannacci! L’effetto non è male, anche se, come lo stesso Robert Orokocky ha sottolineato, qualche modifica deve essere ancora apportata. L’effetto nel vedere sviluppata la gara su un tracciato che praticamente è tutto visibile dall’inizio alla fine non è male, neppure in prospettiva delle numerose ore che saremo chiamati a fare da settembre in avanti: lavorare ed allenare sarà più agevole. Cambia non poco anche la seconda parte e alla confluenza con il canale di sinistra è sparita la bellissima onda che fa danzare gli slalomisti come se fossero ballerini sulle punte. E’ un’onda perfetta per proiettare la canoa fuori dall’acqua e rotearla a proprio piacere e bravura. Offre mille combinazioni grazie alle due grandi morte che si formano al suo lato.
L’idea degli organizzatori era quella di far disputare i pre-mondiali - giusto una settimana dopo gli europei che si recuperano - sul nuovo percorso, ma credo che non arriveranno in tempo a finire i lavori e soprattutto a renderli sicuri. Certo nella vita bisogna essere sempre positivi e speranzosi, e noi canoisti certo lo siamo, ma non sarà facile, tanto più che l’attuale posizionamento degli ostacoli non sarà quello definitivo.
Non solo a Cunovo si sperimenta e si prova il nuovo tracciato, ma anche da Londra arrivano piacevoli novità. Infatti pochi giorni fa è stato fatto il primo test sul canale olimpico e sembra che tutto sia andato per il meglio. Beh! non potrebbe essere diversamente visto che a progettare la struttura è stato chiamato Scott Shipley che prima di essere un ingegnere idraulico era un canoista assai conosciuto e protagonista assoluto intorno agli anni ’90 con la sua barchetta da slalom e il suo sorriso gentile ed intelligente.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
Cunovo, 30 luglio 2010 - Summer Slalom Training Camp
Ettore Ivaldi:
Ci si poteva aspettare di più dall’organizzazione tedesca per i campionati europei slalom junior e under 23. Capiamoci bene! Tutto quello che è importante per un atleta c’è: tempi, intermedi, video service, puntualità, zona relax e ampi parcheggi, percorso impegnativo e sicuro. Ma se vogliamo fare fare un salto di qualità alla canoa slalom tutto ciò non basta. Bisogna portare avvenimenti, coinvolgere la gente, intrattenerla con ottimi imbonitori ed immagini ...e invece? Nulla di tutto ciò nell’alta Sassonia a Markkleeberg è stato considerato. Eppure è un impianto spettacolare lungo 270 metri e con 5,20 metri di dislivello, si gareggia con 14 metri cubi d’acqua al secondo e una collinetta contorna il canale di gara. Il lago, da cui si attinge acqua per mettere in funzione l’impianto, rende unico il paesaggio e a poche centinaia di metri campeggi, ristoranti e alberghi. Eppure la gente accorsa è esigua. Si fatica a seguire tutta la gara senza considerare il fatto che bisogna restare in piedi tutto il tempo. Il tabellone elettronico è posizionato male e non è visibile da tutti i lati. Unici spettatori sono i tanti i genitori che seguono le imprese dei loro pargoletti e che, da domani, dovranno pagare anche 5 euro per entrare e seguire le gare a squadre.
La cerimonia di apertura, fatta al parco divertimenti di Belantis a pochi chilometri dall’impianto gara, ha ancora una volta fatto capire che non siamo sulla strada giusta. Perché spendere soldi e poi non organizzare al meglio l’avvenimento che diventa molto spesso il biglietto da visita per l’intera manifestazione? Squadre che sfilano senza nessun significato e senza pubblico. I soliti lunghi e politichesi discorsi del presidente dell’organizzazione, Christoph Kirsten, del presidente della Federazione Canoa Tedesca, Thomas Konietzko e del presidente dell’ECA Albert Wood che come sempre ripetono parole senza significato. Non si è pensato di fissare due miseri pennoni per le uniche due bandiere istituzionali presenti e cioè quella tedesca e quella dell’European Canoe Association. Peccato che il protocollo preveda anche la bandiera europea, non fosse altro per rappresentare un’unione che dovrebbe renderci tutti fieri e uniti sotto quel simbolo che assicura al nostro continente un forte predominio nello sport della pagaia.
Le gare poi si concentrano in tre giorni. Giovedì tutte le gare di qualifica, venerdì gare a squadre e sabato semifinali e finali. Domenica poi torneranno a navigare i gommoni che la fanno da padrone sul canale tedesco... loro portano i soldi e la canoa viene usata solo per fare notizia e quindi per pubblicizzare la struttura. I dirigenti europei dovrebbero riflettere di più e lavorare sodo per cambiare di fatto una situazione di sudditanza verso queste strutture e verso gli stessi tedeschi.
Per fortuna che c’è il sorriso dei 320 atleti che al massimo hanno 23 anni e che ci regalano sempre e comunque gare interessanti sotto ogni punto di vista. Gli junior sono sempre più vicini ai colleghi della categoria maggiore. Solo la forza fisica li divide, ma tra i più giovani prevale ancora l’abilità motoria e la leggerezza. Fra gli under si inizia già a vedere l’esplosione di forza e la brutalità tecnica. Certo è che le qualifiche a venti sono decisamente più tirate e sono capaci di mettere sotto tensione anche atleti che non avrebbero motivo di temere per passare il turno.
Alla fine il tracciato disegnato da olandesi e ceki si è dimostrato interessante e soprattutto ha dato la giusta dimensione dell’evoluzione dello slalom. Solo tre le porte con il doppio palo, percorso scorrevole con le giuste difficoltà tecniche per una qualifica. Si è badato a dare spazio all’espressione fisica, tecnica e mentale.
Sul percorso, onnipresente, Roberto D’Angelo arrivato dall’Italia per seguire l’Europeo e probabilmente per restare vicino al suo pupillo Christos Tsakmakis. Il buon Roby distribuisce consigli a tutti e certo non si può dire che non sia animato da pura passione e aggiungerei anche da esperienza e competenza.
La cronaca ci dice che gli junior che hanno passato il turno sono stati: Giovanni De Gennaro e Zeno Ivaldi nel Kayak maschile rispettivamente 2^ e 8^ ; Clara Gia-Pron 16esima e Roberto Colazingari che nella canadese monoposto è arrivato 12esimo. Tra gli under bene Riccardo De Gennaro e Lukas Mayr. Omar Raiba è stato fermato da un tocco sciocco alla quattro, peccato perché aveva tutte le carte in regola per giocarsi la semifinale alla pari con i suoi compagni. Il C2 Camporesi - Ferrari, dopo una prima discesa traballante, si è riscattato in seconda battuta conquistando agevolmente la semifinale di sabato. Per gli altri la cronaca era già stata annunciata prima di doverla vivere... si spendono soldi inutilmente senza creare prospettive concrete per il futuro.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
Markkleeberg, 5 agosto 2010 - Campionati Europei Slalom Junior and U23
PER TUTTI I RISULTATI ON LINE:
http://www.markkleeberg2010.de/en-d/?q=node/33
Ettore Ivaldi:
E’ un dramma, ma ha la forza di mille uragani e la dolcezza di una cerbiatta che a primavera corre sulle montagne. Non ci sono medaglie o finali che possono farmi dimenticare anche per un solo attimo la tragedia che interiormente vive una ragazza bianco crociata nella sua lotta quotidiana per la vita portando nel cuore la canoa. Un cancro le sta rubando le gioie dei suoi anni migliori, trasformando la vita in un cammino a tappe. Ieri dopo la prima manche l’ho vista camminare tenendo le braccia conserte sull’addome, ma l’ho rivista partire per la seconda prova lottando non tanto con porte, onde e penalità, ma contro un male che non ha ragione di essere per le nostre umane menti. Così cattivo da minare un corpo che vorrebbe solo cavalcare lo spirito dell’acqua che corre, come tutti gli altri 319 concorrenti. All’arrivo ad aspettarla l’ambulanza e per sicurezza è arrivato anche l’elicottero. Non pensavamo che fosse così avanzato il male, ci hanno detto i compagni di squadra e l’allenatrice, ma non potevamo nemmeno impedirle di seguire un sogno rincorso da tempo. L’ultima margherita che accompagna la cerbiatta al lungo letargo invernale è sempre la più bella, quella che rimane nella memoria, che ti dà forza e magari ti fa dimenticare anche le ingiustizie che colpiscono senza guardarti negli occhi per spiegarti la motivazione di questa scelta. Se così fosse magari ti faresti anche una ragione, accettandone pacificamente le conseguenze.
Le giornate in cui si assegnano le medaglie sono giornate particolari, cariche di adrenalina non solo per gli atleti, ma anche per tutti coloro che attivamente partecipano all’evento: vicini e lontani. L’aria è più rarefatta e alla mattina si fatica a restare a letto. Il caffè è sempre troppo caldo per essere ingurgitato velocemente come vorresti per scappare via e sistemare tutto l’ambaradan di un tecnico che accompagna una gara. Piove e il cielo si fa sempre più nero. Il vento e la pioggia ci costringe a vestirci come a novembre, gli atleti portano maniche lunghe. Solo qualche inglese e un paio di tedeschi rimangono in tenuta estiva a sfidare la sorte e il freddo. Poi si consuma come sempre tutto molto velocemente: semifinali che volano e finali che ti possono regalare o togliere molto. I giovani azzurri junior seduti e con la pala doppia danzano con eleganza, fanno registrare il miglior tempo, ma si perdono a toccare porte in discesa. Alla fine si forgiano con il metallo di Riace e le mamme contente ed orgogliose ringraziano il cielo. “Piango oggi e non so se lo farò neppure quando si sposerà” si confessa l’emiliana Annalisa che di cognome fa Verona e per ironia della sorte è diventata la signora Veronesi.
Gli Under 23 non sono da meno e Raiba, De Gennaro e Mayr salgono sul gradino più basso del podio in una gara che li ha visti sempre protagonisti.
Le medaglie sono state messe al collo sotto una pioggia fastidiosa, speriamo che domani splenda il sol... lo dicono anche Little Jon e Robin Hood che van per la foresta ed ognun con l’altro ride e scherza come vuol... urca urca tirulero oggi splende il sol!
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
Markkleeberg, 6 agosto 2010 - Campionati Europei Slalom Junior e Under 23
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