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On the Road on the Wave!

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Ettore Ivaldi:
On the road with my home, on the wave with my heart!

Ho guidato tutta la notte con il profumo e il gusto del pane che Marina sta facendo da qualche tempo e che, spesso e volentieri, è il tocco di classe nelle poche cene che riesco a fare a casa. Ho guidato assorto nei pensieri che come sempre mi diverto a formulare in viaggi così lunghi ed importanti. In un viaggio che apre praticamente la stagione alle  gare. Anzi per dirla tutta ho cercato di pianificare al meglio  la notte da lupo solitario che da casa mi avrebbe traslato quasi inconsciamente a Bratislava. Per scelta evito la diretta della finale di Coppa Italia, tanto so già come va a finire e non sopporto che ad un incontro di calcio vengano impegnati più di 2.000 agenti per tenere l’ordine pubblico. Ma stiamo scherzano? Quindi mi sintonizzo sulla mitica Radio 2 e a  “decanter” si parla di vino con un wine maker, Umberto Trombelli , allievo del grande Giacomo Tachis, considerato l’enologo d’Italia per eccellenza. Altro ospite è  l’assessore al turismo della Puglia, quindi si parla di vino, prodotti gastronomici e di una regione che amo moltissimo e a cui sono legato anche canoisticamente. Voi vi chiederete perché? Semplice perché con il club si andava proprio là  in vacanza, ospiti nel trullo di un socio fondatore del Canoa Club Verona: Giorgio Bergamini.  Tra una gara e l’altra c’era anche il tempo per un po’ di mare e di tanta allegria, compagnia, giocoleria, romanticheria, sportiveria  con quei giovani che oggi sono dottori, ingegneri, professori, meteorologi, naviganti e amanti e che  vagano nel mondo chiamati dalle loro passioni, dal lavoro, dagli  amori e dai sogni.  Ma questa è un’altra storia anche se occupa, in questa notte di viaggio, molti chilometri e mi fa sorridere in più di un’occasione ricordando i tempi passati e il buon cibo consumato in quel cortile bianco, bianco dove si respirava a pieni polmoni profumi mediterranei per caricarci di energia e d’amore.

Arrivato al  confine, spengo la radio e  lascio la mente libera di  scegliersi scenari e parole dove volare, dove sognare.  Questo l’ho imparato da Gianca(rlo),  sì! Perché tutto si impara o si scopre nella vita, anche se “quando cominciamo a capire qualcosa il buio ci porta via” (Vincenzo Mollica in Favoletta ristretta si fa leggere in fretta).  Gianca è stato per un tempo l’allenatore del CCVR e io ero piccolo e a noi piccoli lui aveva dedicato la sua esperienza e il suo tempo per trasmetterci la passione per la canoa e per la vita. Penso che ci sia riuscito egregiamente.  Aveva una macchina grande, che sapeva di noi e delle nostre avventure sui fiumi. Una volta gli chiesi, sapendo che viaggiava spesso e volentieri da solo, perché non avesse la radio con le cassette. La spiegazione arrivò in un lampo senza esito alcuno nella semplicità che a volte le parole possono nascondere: la radio non mi lascia la mente libera e ora sostituirebbe le nostre preziose parole. Ecco perché, facilitato anche dal fatto che in Austria avrei difficoltà a proseguire la diretta, decisamente satirica, sulla puntata dell’Isola dei Famosi, spengo la radio e la mente s’accende e mi ritrovo a sorridere pensando che sta iniziando un’altra avventura tra gare di selezione, europei, coppa del mondo, gare internazionali e mondiali. Sorrido perché mi rendo conto che tutto ciò sarà così veloce come i lampi  che segnano  il mio cammino in questa notte di viaggio e di pensieri. Ogni avvenimento illuminerà per poco quel momento, anche se cercherò, come sempre, di fermarlo con le parole che tutto possono e che non ci fanno dimenticare, o per lo meno lo fanno con più lentezza,  il nostro pellegrinare fra onde, riccioli e porte sospese nel vento.
Il temporale si fa minaccioso con i tuoni, come minacciose e rumorose si faranno sentire le delusioni di qualche allenamento o gara. Il brutto tempo ora, mi costringe a rallentare la corsa. La pioggia è un avvertimento che spero di saper cogliere per valutare i nostri obiettivi agonistici. Le stelle, che ora splendono, saranno la luce riaccesa dopo le delusioni, i cambiamenti di rotta, le amarezze e le sconfitte, ma con il piacere e la consapevolezza che,  prima o poi, contribuiremo anche noi a farle brillare con più luce, con più energia, con più fantasia.
L’alba mi coglie di sorpresa. I colori iniziano a prendere forma e  le forme iniziano a prendere sostanza facendomi capire che ormai sono arrivato. Finisce la solitaria notte, che tanto solitaria non è stata perché molti se non tutti,  anche  se per un  sol momento, mi hanno sostituito alla guida della mia casa viaggiante… io avevo altro da fare: dare voce e concretezza all’avventura che ci accompagnerà fino a metà settembre!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 6 maggio 2010

Ettore Ivaldi:
Se ne vedono sempre di belle e quando pensi di conoscere alla perfezione abitudini e segreti di qualche campione della pagaia ti accorgi che forse non è proprio così. E allora mi ha fatto  specie  questa mattina di buon ora scoprire i gemelli Hochschorner camminare vestiti da canoa  lungo il canale di Cunovo per una ricognizione sul percorso. Ancora più sorpreso nel vederli all’opera su un allenamento decisamente inusuale per loro: percorso diviso in due parti, che abbreviato nella mia agenda scrivo così: 1:2… segue poi il numero di serie che sono state fatte! La cosa ovviamente mi ha lasciato confuso visto che i tre volte campioni olimpici hanno fatto della tecnica, sulle 3 massimo 4 porte, una sorta di religione e mai e poi mai passeggiano lungo il percorso per guardare le porte… loro sono le onde e le porte di questo canale.  Va beh! Non pensiamoci e concentriamoci sul resto di questo sabato 8 maggio in cui sparsi per l’Europa molti atleti si giocano i posti nelle rispettive nazionali. Gli italiani ad Ivrea e gli slovacchi a Liptovosky. Cavolo! Pensando ancora agli Hochschorner mi pongo il dubbio sul fatto che forse  dovrebbero essere in quel dei monti Tatra a contendersi un posto in squadra nazionale!!! Beh loro fanno parte di un’altra categoria e si sa che gli extraterresti sono di colore verde e hanno altre abitudini come quella di nutrirsi con  oggetti metallici e vestirsi sempre di nero e bianco.
Punti di riflessione non mancano mai e non manca neppure la gioia nel veder danzare sulle acque danubiane  Maialen Chourraut. La spagnola, che nasce nei paesi  baschi,  è entrata definitivamente nell’elite mondiale lo scorso anno con un argento iridato che le ha regalato fama e gloria. Eppure di amarezze l’iberica ne ha dovute digerire parecchie.  Nel 2004 è seconda agli europei U23 a Krakov (Polonia) dietro alla rivale di sempre e cioè Jana Dukatova poi si lesiona le spalle ed è costretta a fermarsi per un anno intero. Ritorna nel 2006 con un 4^ posto agli Europei U23 a Nottingham (GB) ed entra in una fase di cambiamento che definirei soprattutto di maturazione agonistica. Che la vice-campionessa del mondo sia forte fisicamente non ci sono dubbi. Ha un  fisico tonico e in palestra impressiona sotto ogni punto di vista. Ma il vero salto di qualità arriva piano piano, pagaiata dopo pagaiata. Le sua armi  vincenti sono  la semplicità dei movimenti e la scelta di manovre tecniche alla sua completa portata e controllo.  La ricerca quasi spasmodica dell’equilibrio e la consapevolezza che tutto parte dalla testa oltre che dall’allenamento. Metodica, costante, determinata nel raggiungimento di chiari obiettivi, se pur a volte timorosa,spesso si rivela aperta anche alle novità piuttosto inusuali e strane. L’ultima è lo street surfing che non è altro che un  attrezzo composto  da due pannelli flessibili controllati da una barra di torsione; le due ruote poste sul fondo sono libere di ruotare a 360°. Il movimento  “the wave” – così viene chiamato -  è possibile grazie alla torsione delle spalle e alle ginocchia che devono formare un movimento a esse. Per fare tutto ciò c’è bisogno di un ottimo equilibrio, di sensibilità e di coordinanzione.  E’ come stare su una tavoletta propriocettiva, è come stare su un’onda in mezzo all’oceano, è come essere seduti sul tuo kayak su un fiume piuttosto movimentato. Bene!  Maialen, quando non è in canoa, si muove con questo marchingegno tra il canale ingannando il tempo e spassandosela come un ragazzino quattordicenne con il suo nuovo giocattolo. Ieri ha tanto insistito perché lo provassi anch’io  e dopo avermi dato i primi rudimenti e suggerimenti utili  – lavora sulla gamba posteriore, trova l’equilibrio, sostieniti sulla mia mano, spingiti e prendi velocità – mi sono lanciato scoprendo un mondo nuovo e  un bel sistema per allenare all’asciutto  qualità come equilibrio, destrezza e fantasia… insomma tutti aspetti molto interessanti per lo slalom!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 8 maggio 2010


P.S.

Da Ivrea arrivano anche i risultati della prima gara di selezione per il settore slalom. Su tutti il campione continentale Daniele  Molmenti con  96,8, seguito dal campione del mondo del 2006 Stefano Cipressi con 97,3 e terzo il giovane Lukas Mayr 98,5, quindi Diego Paolini  99,2, Riccardo De Gennaro 99,9, Andrea Romeo 100,3+2, Luca Costa 104,0 e Omar Raiba 104,9. La prima donna Clara Giai Pron con il 31% dal primo K1 uomini, male Cristina Giai-Pron e Angela Prendin.
Questo è tutto quello che ci è dato sapere… speravamo nella tempestività dell’ufficio stampa Fick, ma evidentemente era altrove impegnato.
Per i risultati della prova di selezioni slovacca collegatevi sul sito http://avs.ktklm.sk/ e troverete tutto in tempo reale. Sembra un sogno per noi italiani!

Io concepirei  il sito federale come un punto di riferimento per tutti i canoisti. Durante il week-end ci dovrebbero essere aggiornamenti continui sull’andamento dai vari campi di gara. Così facendo si potrebbe rendere vivo e seguito il nostro mondo. Dovrebbe diventare un punto di confronto, dove trovare il giorno dopo video e analisi dei nostri insigni tecnici su gare e allenamenti.
Un esempio di diretta on line? Eccolo: ore  14,56, pochi minuti dopo la fine della prima gara di selezione, appare sulla home page di FB del mitico Giuseppe Montarese:
Giuseppe Montarese il Capo da Ivrea : finale - Molmenti Cippo Mayer Paolini De Gennaro Romeo Costa Raiba

Esempio di comunicazione precisa e veloce. Abbiamo i primi aggiornamenti dal campo di Ivrea, gli approfondimenti arriveranno con l’edizione della sera.

Ettore Ivaldi:
Poco distante da Cunovo lungo il Danubio c’è una sorta di ramo di fiume dove ci sono ancorate tante piccole casette  galleggianti. Un posto quindi al riparo da eventuali piene e pericoli che questo fiume, lungo più di  tre mila chilometri,  può offrire. Il paesaggio è bellissimo e se vogliamo primitivo. La semplicità della natura e della gente che anima il luogo sembra di altri tempi, di altre realtà. Apparentemente tutto è molto ovattato, silenzioso e rilassante. Ti capita di incontrare persone a cavallo, in bici, sui pattini in linea, di corsa o semplicemente camminatori che scorazzano in giro bambini o cani. Gli amanti poi occupano poco superficie  visto che deambulano praticamente su un’unica linea immaginaria,  abbracciati e avvinghiati… in effetti il luogo ispira romanticismo e poesia. Tutto questo è  stato l’atto  conclusivo di una giornata particolarmente produttiva in canoa: finalmente i concetti su cui sto lavorando da diversi mesi  iniziano ad emergere e a diventare piacevoli automatismi motori. Il cammino è ancora lungo e tortuoso ma qualche chiodo sulla roccia è ben fissato pronto a tenere in caso di caduta. Di cosa si tratta credo che siate a conoscenza tutti, visto che certamente non ne faccio mistero, anzi ne sto parlando da mesi. L’equilibrio, la costanza nel ripetere gesti e movimenti, la consapevolezza che un lavoro profondo e mirato alla fine paga, non fosse altro per le emozioni che un atleta percepisce nel mettere in essere quelle manovre. Per un allenatore la soddisfazione di percepire,  da un sorriso, la felicità di una persona  che sta trovando la sua giusta dimensione fra porte, onde e riccioli e che indossa la sua canoa come una seconda pelle, usando la pagaia in modo sopraffino ed elegante tanto da poterci giocare anche a  Shangai!
Dall’Italia ci arrivano notizie delle gare di Campionato Italiano Under 23 e U21 e valide come selezione. Ora io non capisco come si possa gareggiare in una categoria e vincerne due o addirittura tre. Nel senso che se partecipo al campionato italiano under 23 e sono viceversa under 21 posso decidere dove partecipare, ma non si dovrebbe, con la stessa gara, entrare in classifica in tutte e due le categorie. Mi sembra una cosa decisamente sciocca. Come è sciocco disputare un campionato italiano contemporaneamente per una e per l’altra categoria.  Così facendo si perde qualità e valore del titolo conquistato. Il suggerimento è quello di cambiare l’art. 43 punto 6 del “Regolamento Tecnico Canoa Fluviale”. Così è’ una sorta di offerta dell’Esselunga paghi uno e prendi tre.
Al di là delle considerazioni generali c’è da dire che la prossima gara di Tacen diventa decisiva un po’ per tutti, nella speranza che non venga cancellata come sabato scorso. Infatti gli sloveni avrebbero dovuto disputare la loro gara di selezione, ma il livello del fiume lo ha impedito. Hanno recuperato in parte domenica con una gara decisamente sfalsata rispetto al solito standard di Tacen con partenza sotto il salto iniziale.   L’acqua è molto sopra al livello di guardia e le previsioni della settimana mettono pioggia, pioggia, pioggia. Speriamo bene!
Domani il Giro d’Italia torna nei suoi luoghi natii… finalmente! Non se ne poteva più di un’Olanda ventosa e con strade che impediscono ai corridori di correre come un Giro d’Italia va corso: tra lambrusco e qualche fetta di soppressa come ci raccontava quel cantastorie di  Gianni Brera. Un giornalista che  definiva il ciclismo:  " l'arte di tenere il soprassella sulla medesima". E guai al ciclista che soffre di foruncoli. Si può perdere un giro d'Italia, per quello. Nessuno aveva osato rivelare che il vincitore di uno dei primissimi Giri d'Italia, Ganna, intervistato sul traguardo finale, aveva dichiarato con tutta semplicità: "Me fa tant mal el cù"…

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 10 maggio 2010

Ettore Ivaldi:
Intorno alla mia casa viaggiante è già cresciuta l’erba e una splendida volpe rossa con una coda bellissima  mi ha fatto compagnia questa mattina durante la corsetta che mi concedo prima di iniziare a lavorare con gli atleti. Ed è proprio durante la mia ora di “libertà” che riflettevo sugli slovacchi ed in modo particolare sul lavoro che stanno incredibilmente portando avanti con  vari C2. Hanno praticamente tre ottime coppie di specialisti in questa categoria e altri alle loro spalle stanno crescendo.  Dei gemelli  Hochoschoner ho parlato a lungo, dei cugini Skantar-Skantar anche. Non ho approfondito mai però l’evoluzione di Tomas Kucera e Jan Batik decisamente in crescita a livello internazionale.  I due nascono come C1  e hanno rispettivamente oggi 25 e 24 anni. Da junior non sono stati male sulla barca singola tanto che Jan Batik nel 2004 agli Europei Junior in Polonia sul canale artificiale di Cracovia  arrivò terzo nella gara vinta da Matej Benus, oggi un gran bell’atleta senior che quest’anno venderà a caro prezzo la pellaccia nelle gare in canadese monoposto… ne sono sicuro!  Nel 2006 Kucera e Batik si mettono in barca assieme  e vincono il titolo continentale negli U23, per poi proseguire ancora in questa categoria e in questa gara con due bronzi nel 2007 a Cracovia, e nel 2008 a Solkan. Nella stessa gara, in Slovenia,  gli italiani Pietro Camporesi e Nicolò Ferrari giunsero quinti. Dall’ottobre del 2008 i due slovacchi Kucera/Batik, che vivono e si allenano principalmente a Liptovosky Mikulas, iniziano ad essere seguiti costantemente  da Juraj  Ontko  rientrato dal Giappone dopo aver allenato la squadra olimpica che in Cina ha portato a casa un quarto posto nel Kayak femminile con Yuriko Takeshita.   I due ciunisti, sotto la sapiente guida del simpatico e bravo tecnico dalla lunga esperienza internazionale come atleta (una carriera  iniziata nel 1981 con i mondiali a Bala e conclusasi con il titolo europeo a squadre nel 1998)  crescono molto e ai mondali spagnoli 2009 finiscono la prova al sesto posto e contribuiscono a far vincere alla Slovacchia il  titolo iridato nella prova a squadre in questa specialità. Correndo quindi, e con la mente libera, mi chiedevo come possa una federazione investire tempo e denaro su un terzo equipaggio nella consapevolezza di avere già,  non uno, ma due barche di sicuro valore mondiale e olimpico. Mi sono anche detto che certamente tutto ciò fa un grande onore ad una nazione che sta investendo molto sulla canoa slalom. Il destino di questa spettacolare specialità, se vogliamo seguire il disegno dell’ICF, sembra essere destinato all’estinzione. Eppure diverse nazioni ci stanno credendo ancora e proprio per questo motivo non bisogna mollare interessi verso una disciplina che regala sempre grandi e forti emozioni al movimento in generale. L’obiettivo  di tutti deve essere quello di cercare di salvare il C2 dall’assurda equazione che sembra turbare il movimento olimpico internazionale e cioè quello di dover per forza di cose rispettare la parità fra uomini e donne dal punto di vista numerico. Ma come la mettiamo allora con il nuoto sincronizzato, volete dirmi che per equità dobbiamo mettere in acqua anche i maschietti truccando occhi e acconciandoli con chignon posticci?  Secondo me non è questione di numeri, ma di rispetto reciproco e di tradizioni sportive che nascono nella notte dei tempi.
Mi sono lasciato andare volevo parlare anche dell’esclusione dei Peter Cibak dal team slovacco dei kayak: lui che era in squadra dal 1997 al primo anno senior e che ci è rimasto fino a pochi giorni fa. Prometto, lo farò nei prossimi giorni, ora ho il finale di "Bianca come il latte rossa come il sangue" un libro romantico che mi sta aspettando e visto che  il tramonto sul Danubio era scarlato come il sangue mi sembra buona cosa restare in tema!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 12 maggio 2010

Ettore Ivaldi:
Non riesco a decidermi se preferisco la “Nutella” o la “Marronata”, certo è che non disprezzo né l’una né l’altra, quindi, per non fare torto a nessuno, alla mattina mi faccio una fetta di pane ai cereali con la delizia di nocciola e una fetta con la dolcezza del frutto autunnale per eccellenza.
Le promesse vanno mantenute e allora bisogna approfondire l’argomento dell’esclusione di Peter Cibak dalla squadra slovacca dei Kayak uomini. Ora sembra sorprendente che uno del suo valore – terzo ai mondiali nel 2005 -  possa farsi prendere in castagna (per restare quasi in tema con il mio amletico dubbio)  in tutte e tre le gare di selezione disputate su percorsi (Cunovo e Liprovosky)  decisamente conosciuti dal potente pagaiatore slovacco. Eppure anche lui, evidentemente, ha pagato lo scotto di tensione e di stress che nelle prove selettive sembrano non risparmiare nessuno. Forse, per questa esclusione,  si sarà rivoltato nella tomba anche il nonno Ondrej Cibak tanto famoso da queste parti che al solo nominarlo la gente esprime rispetto e devozione. E pensare che i Cibak qualche discendente lo hanno sempre piazzato nella squadra nazionale fin dalla notte dei tempi dello slalom. Chi era il capostipite è presto detto basta ricordare che lui è stato praticamente il primo progettista di canali artificiali aprendo quella strada che ormai non ha più fine. Ondrej nasce in Cecoslovacchia a  Liptovský Mikuláš nel 1926 e si avvicina, giovanissimo, alla canoa. Partecipò ai Campionati del  mondo  di Merano (1) nel 1953  e ottenne un 12esimo posto di tutto rispetto. Quando si parla di questa edizione iridata non si può, però,  non parlare  dell’evento che la caratterizzò e che ancora oggi è ricordato nei libri di storia sportiva. Infatti uno dei compagni di squadra di Cibak, un certo Milo Duffek, l’inventore di quello che noi italiani chiamiamo aggancio, stanco dell’oppressione comunista, decise di prendere la palla al balzo e scappare prima della fine dei mondiali eludendo la sorveglianza che sempre accompagnava le squadre dell’Est. Infatti, alla mattina del 26 luglio del 1953, tutti lo aspettavano  in partenza per la gara a squadre, ma lui, notte tempo, si era dato  alla fuga per raggiungere prima la Svizzera e poi gli Stati Uniti d’America . La Cecoslovacchia quindi non partecipò, per evidenti ragioni, alla gara a squadre nel kayak maschile. Cibak tornò  a casa dall’Italia piuttosto scosso, decise di ritirarsi e mettere le sue energie ad allenare le nuove generazioni e contemporaneamente sviluppò le sue idee per  cercare di realizzare  dei percorsi artificiali di slalom. Giunse però solo nel 1978 a realizzare il primo vero canale artificiale, dopo quello delle Olimpiadi di Monaco, nel 1972 e proprio a  Liptovský Mikuláš.
La fama di questo allenatore per mestiere ed “ingegnere” per diletto presto raggiunse  tutta l’Europa e furono diverse le località che lo chiamarono  per una consulenza tecnica di riferimento proprio sulle nuove strutture canoistiche. 
Fu così per il canale di Barcellona, a La Seu d’Urgell, che riportò lo slalom ufficialmente fra gli sport olimpici, per i nuovi canali di Cunovo (operativo nel 1996) e poi ancora per Cracovia e tante altre località.  Mi ricordo nel lontano 1991 quando venne in Val di Sole chiamato da Pietro Scaramella, l’allora presidente del Comitato Organizzatore dei Campionati del Mondo ’93, praticamente  gli ultimi che videro slalom e discesa svolgersi sullo stesso fiume e nello stesso contesto. Sul Noce Ondrej Cibak, nel frattempo insignito della laurea in ingegneria idraulica honoris causa dalla Slovak University of Technology, diede qualche dritta che purtroppo non si fece in tempo ad attuare visti numerosi inghippi burocratici e i tempi ristretti. Aveva suggerito, infatti, di realizzare una piccola diga alla fine del percorso di slalom a Mezzana che avrebbe permesso di svolgere le prove in assoluta sicurezza. Così facendo, in zona arrivo, si sarebbe formata una grande  morta per scendere dalla canoa e per recuperare eventuali canoisti rovesciati. Era un gran brav’uomo, semplice e amante della buona cucina. Parlava italiano ed era di riferimento per molti con i suoi consigli e con la sua lunga esperienza. La sua città, per ricordarlo, ha  scritto il suo nome tra i più famosi personaggi della storia Slovacca su un monumento posto al  centro di Liptovský Mikuláš a ricordo delle opere e della sua vita di sport e studio. Muore nel 2000 e ogni anno è ricordato con il Trofeo a lui dedicato nelle gare del Tatranska Slalom giunto quest’anno alla 62esima edizione. Mi fermo qui con i ricordi anche se mi verrebbe da raccontarvi la 40esima edizione dei Tatransk Slalom a cui partecipai con Pierpaolo Ferrazzi e Ivan Pontarollo. Ivan vinse  il circuito, Pierpa poco distante e io chiusi al quinto posto, ma ovviamente ciò che si ricorda maggiormente è il viaggio che fu mitico: noi tre, una macchina a noleggio, spese pagate dalla Fick, una sosta al Trento Sud per farci finanziare dall’allora consigliere federale Fulvio Bonmassar, e… nessuno al seguito, solo la nostra voglia di pagaiare e la voglia di misurarci con il mondo!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi 



 (1)  A Merano nel 1953 per l’Italia presero il via W. Runggaldier  che si classificò 41esimo, Willi Gerstgrasser 49esimo, Theo Christomannos 54esimo e Franco Rossi 61esimo. I primi tre parteciparono alla gara a squadre e ottennero il decimo posto.

 2.  per un approfondimento sulla storia della canoa dal 1923 al 1998 e sullo slalom si consiglia il video “The call of the river”  - producer Kent Ford 2009 Performance Video Inc.

Cunovo, 14 maggio 2010

-   20 giorni dai Campionati Europei di Slalom


P.S. giusto per la cronaca e per una completa informazione la squadra dei Kayak uomini 2010  per la Slovacchia in coppa del mondo e campionati europei  è composta da Kamil Kaniscak classe 1987; Jan Saibidor classe 1982 e da Tomas Mraz nato nel 1980 per una media di 27 anni.  I due migliori risultati in coppa e nella gara continentale si qualificheranno per i campionati del mondo di settembre e per il terzo posto ci si giocherà il tutto per tutto alla Danubia Cup ad agosto. Chiaro l’obiettivo di tenere stimolati comunque tutti gli atleti anche quelli momentaneamente fuori dal team della nazionale.

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