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Colpo di grazia al Lambro....
Luciano Bovo:
Trovato, mi pareva strano...il post è :Sfruttamento idroelettrico, di Davide Sandini...ci sono petizioni, metterò ancora le mie..Ma diamoci da Fare, Azione per la Vita dei BEnedetti Fiumi che amiamo tanto, ,ora è il Momento di Dimostrarlo anche con i Fatti.Martellando con Cyber-azioni, fino allo spasimo chi ci vuole levare lo Sport + bello che esista, è ora che i fiumi tornino se stessi, e tutto ciò si può fare, solo volendolo, solo con la Volontà!
gabriella fabbri:
Ciao Dani.... non ho parole....
è una storia tristissima
Gabri
Luciano Bovo:
La cosidetta protezione civile, ha detto, che la situazione dello sversamento è sotto monitoraggio, e controllo costante, e si farà di tutto perchè non arrivi al Fantastico Delta,sarebbe una catastrofe senza limiti, hanno individuato la ditta che ha prodotto lo sversamento, che doveva convertire il suo impianto in un sistema altamente ecologico,intanto l'onda nera esegue la sua devastazione....Tremendo.
Luciano Bovo:
Ansa.it Bertolaso:No dati Allarmanti sul Fiume Po...Formigoni: Gesto d'odio per chi ha causato il danno sul Lambro e PO, Chiedo pene Esemplari.....Su Bertolaso non mi esprimo..grazie.
maurizio bernasconi:
Idrocarburi nel Lambro. Alla radio dicono che la protezione civile avrebbe fatto il necessario, non si sa esattamente cosa, inoltre stanno monitorando. Immagino qualche carabiniere che si sporge a monitorare dal ponte. Tutte le volte che usano quel verbo vuol dire che far qualcosa di concreto è proprio al di sopra delle loro forze infatti, almeno in questo caso, dovrebbero risucchiare qualche trilione di litri di liquido infernale… per metterlo dove? Un giornalista della Rai dice che l’onda nera non dovrebbe arrivare a Rimini, stiamo dunque tranquilli per la stagione estiva. Gran parte di quella roba è pesante, va a fondo ed è fortemente cancerogena. Bertolaso ha vietato la pesca, ha usato la sua autorità, come se qualche mentecatto avesse ancora voglia di andare a pesca. Ascolto solo Radio Tre, ma persino questa sobrietà non basta ad evitare di prestare orecchio alla voce dei cretini. Bravi, salvano un papero e altri mille agonizzano fuori video. La notizia è messa fra un paio di terremoti nostrani ed esotici (e il business maledetto innescato) e subito prima dell’ennesimo scoop sulle zoccole che governano chi governa l’Italia. La faccenda del Lambro non li tocca proprio i giornalisti di Roma, ma anche quelli che vivono in viale Padova o a Milano Due, a trecento metri dal Lambro, non sentono sulla pelle il nesso tra loro e il fiume, sono ospiti di un pianeta a loro del tutto estraneo. L’intrallazzo sì li eccita e il Milan, forse. Per non mangiarsi il fegato, ci si deve convincere che la fine del mondo sia già avvenuta da un pezzo e quello che abbiamo davanti sia una parodia allucinata, operazione mentale che ho fatto e devo ribadire a ogni notiziario. Il Lambro scorre a 500 metri dalla casa dove sono cresciuto. Scorre, non sembra acqua, eppure (che bella parola) scorre. Quando andavo in motorino all’Idroscalo ad allenarmi nel 70, 71 ecc. passavo ogni giorno sopra al ponte. Il tanfo fetido mi raggiungeva a duecento metri di distanza, esalando da quella cloaca dove si concentrano fogne, metalli e sostanze chimiche di ogni tipo. Nonostante tutto per me era un fiume vero, immaginavo che, cambiando la situazione, avremmo potuto montare dei bellissimi campi di slalom sotto casa. Prima che ricoprissero i canali Milano era attraversata ovunque da corsi d’acqua limpida, altro che metropolitana, lo sapevate? Periodicamente si sentivano propositi di possibili bonifiche della valle del Lambro, ma chi si emozionava per quelle idee? Nessuno. La legge Merli sugli scarichi aveva dato qualche speranza a noi poveri scemi. Furono decretate leggi regionali, investiti miliardi per depuratori, elevati degli Himalaya di chiacchiere. Ho visto il fiume ancora qualche mese fa, dalle parti di Monluè sul limite dell’aeroporto Forlanini. Il tanfo era esattamente quello di sempre però ci nuotavano un gran numero di uccelli. Le folaghe e le anitre si erano riprodotte e seguivano il filo della corrente con la classica coda dei pulcini dietro. I frassini neri e i salici erano ancora vivi, anche se addobbati di sacchetti. Aironi e garzette nobilitavano il meandro mentre cormorani e gabbiani stavano lì a dare un effetto straniante vagamente “postatomica”. La tenacia di vivere degli animali, che si accontentavano di quella felicità da discarica, mi aveva dato una strizzata al cuore. Si vede che non sono ancora riuscito ad ammazzarlo del tutto quel bastardo. Il Lambro ha origine dal pian del Tivano, nel triangolo lariano. E’ una delle zone di dolina con inghiottitoi più frequentata dagli speleologi lombardi. L’acqua è calcarea e buonissima. La salita al Tivano è conosciuta da tutti i ciclisti per via del mitico Passo del Ghisallo. Il corso d’acqua attraversa la Brianza e scende a sud verso Milano, lambisce una zona con migliaia di aziende di ogni tipo, la Breda, l’Innocenti, quel Parco Lambro dei concerti rock degli anni settanta, poi Metanopoli (senti il nome: Agip) e via verso il Po. Nella sua parte alta è stato disceso da canoisti anni fa. Chi si trova a piangere per il proprio fiume, ciao Dani, mi riferisco al Po, non si offenda se pochi mostrano compassione per il suo sentimento, un buco nelle calze genera maggior costernazione a quanto pare, e si rassegni al fatto che gli umani non sono tutti uguali (Certe "stravaganti" e antiche teorie sostengono che non tutti quelli che camminano per le strade apparterrebbero al genere “umano”). Anch’io però mettevo benzina nel motorino e merito cinquanta frustate.
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