Una pagaia di legno si aggrappa fra i rami, ramo fra altri rami vivi, fratello di nuovo in famiglia. No, non voglio fare rime coi remi, seguitemi. Il pezzo di legno approfitta dell'occasione favorevole per smarrirsi e ritornare al proprio elemento e ce la fa: ritorna all'origine arborea, forse in modo simbolico, ma realizzato. Il ritorno all'origine, secondo tutte le Tradizioni, equivarrebbe in un certo senso al Paradiso e sarebbe l'unico obiettivo che merita qualche attenzione da parte dell'Uomo vero. Dunque il nostro pezzo di legno è riuscito in un'impresa non da poco. Ricordate Pinocchio, quel pezzo di legno estratto dal tronco dell'albero del bene e del male... L'immagine di Hitlione mi ha suggestionato e mi dato l'impulso a scrivere il post precedente, ma rileggendo vedo che non è espresso in modo efficace. In più, avendo scritto per impulso e in fretta, sono rimasti impigliati fra i rami anche un paio di refusi. La seconda idea che tentavo di mettere in campo era questa: dove andrà a finire, dal punto di vista del ritorno all'origine, tutta la plastica che usiamo ogni giorno... in un relitto affondato nello Ionio o davanti alle coste somale, incenerita in qualche discarica sottocasa, seppellita tra le bufale della Campania? Quella roba non tornerà alla propria origine (forse) neanche se riceveremo la grazia di un meteorite in testa. Cenere alla cenere. La cenere, in India e non solo, è simbolo di purezza perché rappresenta la materia organica ridotta al suo stadio estremo. Potremo bruciarla infinite volte e sempre avremo cenere. Inotre concima. Dalla cenere sarà impossibile risalire alle molecole che avevamo arso. Tutta la cenere è uguale, quintessenza della purezza. Se bruciamo materie plastiche, al contrario, produciamo varie schifezze ancora riconoscibili, diossina per esempio. In particolare mi piacerebbe sapere come si pretenderebbe di degradare la vetroresina. E' vero che due o tre delle 70.000 barche a motore da diporto immatricolate in Italia equivalgono al peso di tutte le canoe in vtr presenti, passate e future, ma questo argomento basta ad assolverci? Barcamenarsi è difficile. Persino le canoe di legno vengono costruite spesso impregnando con resine e vernici sintetiche. Mescolare intimamente il carbonio al legno nella costruzione delle pagaie fa poi l'effetto di un'ibridazione contronatura: alla fine non potremo neanche buttare nella stufa il rottame. Trovarsi tutti sullo stesso lato della barricata insieme agli imbecilli briosi che manomettono il mondo è tragico e dovrebbe almeno farci riflettere quando lanciamo petizioni varie. Tragico significa mettersi di fronte a un problema senza soluzione ed è inutile dire che di questi problemi ne abbiamo a bizzeffe anche al di là dei nostri kayak. Certo si può far finta di niente, ma ciò dimostra mancanza di gusto per il genere tragico. Il problema sta nel fatto che il tono faceto non sempre riesce. La commedia riuscita è molto più ardua da realizzare di quanto si creda. Esprimersi con leggerezza, ironia, con allegria persino, senza scivolare al livello del trivio è un dono (questo sì) supremo ed è una prerogativa raramente riscontrabile. Che potrò fare? Posseggo un kayak in kewlar/carbonio, pagaie, mutande in nylon e sopporto la contraddizione; non sono così squilibrato o così giù d'allenamento da volermi deliberatamente sopprimere a breve dunque, se invece vivessi, che vivrei a fare senza canoa? Passerei le giornate attraversando la galassia a bordo del pagaiaergometro e finirei con l'impestare di messaggi sempre più deliranti questo forum. Ve lo risparmio. Resisto e pagaio. Quanto alle foglie di fico tipo "il decalogo del canoista" o "le sentinelle dei fiumi" (sì, con lo schioppo a tappo), un giorno o l'altro scriverò qualcosa, magari butterò giù un decalogo di quelli alla Procuste. Se qualcuno ha idee potrebbe contribuire...