Spazio Federazioni > Discussioni FICK
SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
Ettore Ivaldi:
E’ tornata nella sua dimora ufficiale: all'esterno del Museo Olimpico di Losanna, dove il fuoco a cinque cerchi arde incessantemente in attesa di una nuova avventura. Proprio quella fiamma che per 16 giorni ha riscaldato, ha animato, ha fatto soffrire, ha fatto gioire, ha entusiasmato, ha piacevolmente illuminato 82 paesi e i suoi 2.621 atleti. Una fiamma che sempre arderà nella memoria di Nodar Kumaritashvili, una fiamma che arderà sempre nei cuori di tutti noi, nell’attesa di rivederla riaccesa fra due anni a Londra.
Una edizione olimpica invernale per me molto particolare che ho vissuto stranamente senza le dirette televisive e i commenti di brillanti e a volte sapienti commentatori. Internet ti aiuta molto e mi ha permesso anche di lasciar correre la fantasia senza una fissa regia di qualsivoglia specialista. Cercare e guardare per scoprire con poche direttive che cosa può nascondersi dietro ai numerosi blog degli atleti o su facebook, leggere i commenti di appassionati puri che intervengono su forum più o meno ufficiali. L’idea credo che ce la siamo fatta un pochino tutti: la necessità di cambiare, di rinnovarsi, di cercare strade nuove per non doversi ogni volta piangersi addosso. Fu così per Bejing, senza ovviamente togliere nulla alle medaglie conquistate, che come ripeto sono state solo frutto di talenti e sarà così per Londra e per Sochi se noi tutti non vogliamo e lottiamo per un cambiamento dello sport nazionale.
Che cosa bisogna fare? Semplice… cambiare tutto. Programmare, lavorare, creare strutture che possano permettere ai nostri giovani di esprimersi a livello motorio, così come a livello intellettuale. Oggi ho visitato un’altra scuola qui in Australia perché il prossimo anno Zeno (il mio figlio più grande) molto probabilmente farà una parte dell’anno qui per apprendere bene la lingua e per allenarsi al meglio nei mesi invernali. Entri in queste High School e rimani impressionato nel vedere gli spazi riservati per l’attività sportiva. Campi da pallacanestro, rugby, baseball, atletica leggera, piscina e soprattutto vedi all’opera gli studenti che alternano lezioni in aula e all’aria aperta. Il concetto della scuola superiore è semplice: segui due filoni principali come ad esempio matematica e lingua inglese, poi hai la possibilità di scegliere un’altra serie di materie, 3 al massimo, che integrano la tua linea guida. Materie come musica, scoperta del tuo corpo nell’attività sportiva, biologia, business service o fotografia, e altre ancora. Quando entri vieni accolto da una segretaria che con molta tranquillità, dopo aver capito il tuo problema, ti accompagna da chi può risolvertelo. Ambiente tranquillo, moquette ovunque, tutto molto soft. Chi hai ora di fronte sorseggia caffè e mangia una mela, senza troppi problemi e ti ascolta sorridente. Ti illustra il programma e ti fa delle proposte assai intelligenti e per noi molto, molto allettanti. Costo? Don’t worry You are in the public school the government pays, it’ s a pleasure to have some foreign students!
Ma “vivaddio”!!! come diceva sempre la mia professoressa di italiano delle medie, perché da noi non è così? Perché non cambiano le cose, perché, perché, perché?
Perché presenti un progetto da 3 milioni di euro tutti già finanziati per un centro di eccellenza per la canoa con tanto di palestre, foresteria, bar, ristorante, canale di allenamento e c’è qualcuno facente parte di una presunta “commissione impianti fick” che ha il coraggio di esprimere perplessità? Ma ci si rende conto da quanta ipocrisia siamo circondati? E poi vogliamo le medaglie alle Olimpiadi?
Consoliamoci con Dante che li collocherebbe all’Inferno nel XXIII canto…
Taciti, soli, sanza compagnia
n’andavam l’un dinanzi e l’altro dopo,
come frati minor vanno per via.
…
Occhio all'onda! Ettore Ivaldi
Penrith 2 marzo, traning camp Australia
Ettore Ivaldi:
Li ho presi per la gola e alla fine hanno cantato! Ho iniziato con una serie di antipastini, quindi sono passato a delle cozze gigantesche e saporite, per lanciarmi poi su tre primi: risotto ai funghi, risotto alle fragole e tortellini in brodo fatto con carne e il giorno prima. Il vino è stato portato dai commensali un merlot australiano e per la precisione un Yellow Tail non male anche se scopriamo che la cantina produttrice è la Casella Wine che ha origini italiane e per la precisione siciliane. Chi avevo a cena ieri sera? Dimenticavo di scriverlo. Jurg Gotz e Robert Orokocky. Il primo è l’Head Coach Olympic Programme della canoa slalom inglese il secondo è l’ Head Coach Olympic Programme della canoa slalom Slovacca. Due guru dello sport della canoa tra i paletti. Personaggio curioso il primo nasce in Svizzera nel 1959 e gareggia a livello internazionale dal 1976 al 1984 in kayak. Nel 1978 ottiene un secondo posto in Coppa Europa e nel 1981 è sesto ai mondiali nella gara individuale e secondo a squadre. Terminata la carriera da atleta inizia quella da allenatore di club nella sua nazione. Dal 1986 al settembre 2001 guida la nazionale Svizzera per passare poi nell’ottobre dello stesso anno ad allenare la squadra inglese. Alla vigilia delle Olimpiadi 2008 arriva ad essere il responsabile di tutto lo staff tecnico britannico. Il secondo, e cioè Robert Orokocky, esce da un’attività da atleta di medio livello, ma matura una consistente esperienza come allenatore partendo dal Club di Bratislava. Piano piano con lui cresce anche Jana Dukatova che nel 2006 vincerà il mondiale a Praga nel Kayak femminile ed è sicuramente una delle donne più interessanti di tutto il panorama canoistico. Robert diventa responsabile di tutta la squadra slovacca nel 2001 e quindi oltre ad essere l’allenatore personale della Dukatova, svolge anche un ruolo di coordinamento e dirigenza nel team slovacco che, come sappiamo tutti, ha tante di quelle medaglie olimpiche e iridate da far spavento a paesi decisamente più potenti come Germania, Francia e la stessa Great Britain, considerando che la Repubblica Slovacca ha 5 milioni di abitanti solo.
Una serata interessante dove le buone pietanze, il merlot e il clima di amicizia ha sciolto i due amici e le idee e i programmi per il futuro delle rispettive squadre non hanno avuto più segreti!
Gli inglesi, hanno ovviamente un occhio di riguardo per i Giochi di Londra, ma non si fanno scappare la ghiotta occasione per dirottare la grossa disponibilità di sterline a disposizione per l’evento olimpico anche sui giovani. Sarebbe un errore – ci dice il sapiente e lungimirante Gotz – sprecare tutto questo denaro senza pensare al futuro. Quindi le mosse sono tre. La prima è quella di proseguire il lavoro che si sta facendo da anni con la squadra elite: e vi posso assicurare che è un lavoro mastodontico. Il secondo punto è quello di realizzare strutture in grado di poter mettere i giovani nella condizione di allenarsi al meglio. Ecco quindi che a fine marzo si inaugurerà un nuovo canale artificiale a Cardiff, mentre altri due sono in fase di realizzazione oltre a quello olimpico di Londra. Terza fase investimento sugli allenatori periferici perché possano seguire i giovani a tempo pieno, coordinati dal centro e dall’esperienza dell’alto livello. L’idea sostanzialmente seguita è quella che da anni opera in Francia.
Gli slovacchi possono contare su un gran numero di giovani che, grazie ai successi degli atleti elite, si avvicinano alla canoa senza troppi problemi. Ai più talentuosi viene offerta la possibilità di essere seguiti da allenatori a tempo pieno. La possibilità di allenarsi al meglio poi con finanziamenti mirati ad personam è il passo successivo a cui un giovane atleta può accedere. Qui in Australia sono venuti anche i migliori giovani che oltretutto hanno anche l’opportunità di allenarsi con compagni di squadra decisamente forti. Per ciò che riguarda le strutture ci sono degli investimenti importanti a Liptovosky e a Bratislava, oltre alla sistemazione di alcuni percorsi semi-naturali indicati soprattutto per i giovani.
Quando è venuto il mio turno per parlare, mi sono ricordato che era il momento di servire il dessert che per la verità erano tre: fragole all’aceto balsamico, fragole al vino bianco e fragole, limone e zucchero.
Le prelibatezze ben servite mi hanno salvato… per fortuna! visto che sarei stato molto imbarazzato a rispondere alla domanda che avevo posto io a loro: "che sta facendo la vostra federazione per il futuro?"
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
Penrith 3 marzo 2010 – slalom traning camp
Ettore Ivaldi:
Gli slovacchi hanno tutti i giorni un’ora riservata dalle 9,15 alle 10,15. Raggiungono il Penrith Whitewater Stadium in ordine sparso, ma rispettando però una preciso protocollo. Il primo ad arrivare è sempre Juraj Mincik dal lato destro del canale, quello per il pubblico per intenderci, attraversa il primo ponticello che incontra ed inizia a studiare il percorso che disegna su una cartellina che porta sempre con sé. Una decina di minuti più tardi sopraggiungono in canoa i cugini Skantar con Karol Rozmus e, lasciate le canoe sul prato, si appropinquano al loro allenatore per conoscere il percorso. Arriva, corricchiando in abiti ancora civili, Matej Benus accompagnato dalle fidanzate dei cugini… mica scemo Benus! E tutti assieme camminano lungo il percorso per erudirsi sull’allenamento da fare. Nel frattempo giunge anche Elena Kaliska con il tecnico ed un ragazzino che segue lei personalmente, un giovane kappa uno particolarmente legato alla bi-campionessa olimpica. Certo è che il giovanetto ha scelto bene il suo mentore per un futuro che si prospetta già ricco di opportunità. Anche i tre, dopo vari consulti, esaminano il percorso e decidono il da farsi. Dalla collinetta spunta una gamba così lunga che passano diversi secondi prima che arrivi la seconda con il resto del corpo, a questo punto la successiva azione di deambulazione segue la stessa metodica. Ferma in quella posizione statuaria è Jana Dukatova che attende il buon Robert che viceversa di passi per raggiungerla ne deve fare giusto il triplo. I due non scambiano una parola e a gesti indicano le porte da fare. Decisamente più rilassato è l’arrivo di papà Martikan che in mezzo al pratone si toglie la maglia, guarda il cielo e annuisce. Poi questa mattina era indaffarato con cuffiette e I-phon, fatto decisamente insolito e alquanto preoccupante… mah vedremo, vi aggiornerò sul seguito. Al figlio campione è impedito superare a piedi la linea che demarca il canale. Lui si limita a scendere in canoa. Aspetta sul laghetto di partenza l’ora fatidica e giusto 2 minuti prima si lancia nel budello di acqua per le sue 50 discese giornaliere! Giusto per la cronaca i due minuti di anticipo li aggiunge ai 2 minuti finali rosicchiati all’ora successiva e così facendo è assolutamente il primo a partire e l’ultimo a scendere. Con andatura incerta arriva anche Juraj Ontko, leggermente sovrappeso ultimamente, che va subito a consulto da Mincik il quale deve, presumo, aggiornarlo sui progetti della giornata lavorativa. I due guardano il tracciato, sorridono, anzi per la verità a sorridere è solo Ontko: Mincik ha passato troppo tempo con i fratelli Hochschorner per permettersi di esteriorizzare il suo stato d’animo. Alla fine prendono una decisione e si piazzano in punti diversi per fare le riprese video.
Accompagnato dalla moglie e dalla fidanza del figlio arriva anche papà Cibak che scambia in ordine due parole con tutti i vari tecnici della sua squadra presenti sul percorso. Non sembra preoccuparsi, almeno per i primi 10 minuti del figlio-atleta che sta ultimando il riscaldamento sempre sul tracciato di gara. Ma la parata non è finita qui. Infatti pochi minuti dopo l’inizio dell’allenamento arriva un signore sulla sessantina decisamente lento nel muoversi, probabilmente per i diversi chili che deve portarsi appresso, e si piazza a fatica sulla collinetta quasi a creare una sorta di scudo spaziale a quel gruppo di atleti e allenatori impegnati dall’altra parte. La cosa, visto che si ripete sempre e non può essere una fatalità, ha stuzzicato non poco la mia curiosità. Alla fine dopo vari accertamenti ne è uscita una versione ufficiale slovacca: è un amico di Martikan che ogni tanto lo segue. Ma pensa un po’ tu!
Infine sulle panchine di legno e sotto l’ombrellone con libri e dispense varie è seduto, con tanto di evidenziatori in mano, il fisioterapista pronto ad intervenire in caso di necessità.
Ecco, il quadretto slovacco credo che sia così completo.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
Australia - Penrith, 4 marzo 2010 - slalom traning camp … fra 4 giorni si torna a casa!
Ettore Ivaldi:
Certo non si può parlare di tristezza visto che sono in procinto di tornare a casa dopo tre lunghi mesi passati fisicamente lontano dalle persone che amo, ma che ho portato comunque con me in ogni respiro in ogni gesto in ogni pensiero. “Era già l’ora che volge al disio” mi viene da pensare nel momento sempre e comunque nostalgico di ripiegare gli stracci e infilarli in quella borsa che per lungo tempo è rimasta ad impolverarsi sotto il mio letto. Un altro capitolo positivo della vita si chiude e subito un altro si riaprirà. Ciò che rimane, di questi tre mesi dall’altra parte del mondo, sono mille flash, idee e pensieri che si accendono appena la luce si spegne e illuminano la mia notte di sogni e speranze. Ciò che rimane, nero su bianco, sono le parole dei giorni che ho avuto l’onore di condividere con voi. Grazie a tutto ciò il tempo è volato fissato in questo appuntamento pressoché giornaliero con chi crede nella canoa, con chi la vive, con chi la sente pulsare e l’ama. E’ stato bello fermarmi a riflettere e a concretizzare le emozioni che ho vissuto di momento in momento. E’ stato bello e stimolante cercare di trasmetterlo a tutti nell’umile tentativo di rendere pubblici e conosciuti atleti e personaggi che operano nel più assoluto anonimato di uno sport che purtroppo non conosce fama e gloria patinata. Tutti loro hanno mille sfumature da raccontare, mille storie da scoprire, mille gesti da immortalare. Troppo poco si scrive di canoa, troppo poca attenzione viene data alla storia della canoa, alle classifiche, alle statistiche, alle memorie di allenamenti e gare. Si perdono nel nulla e corrono verso il mare le imprese che nascono sull’acqua che corre e come un fiume in piena vengono travolte dagli eventi e dall’inesorabile domani. Sempre domani, ma oggi e ieri? Certo non bisogna vivere di passato, ma bisogna non dimenticarlo e trarre beneficio da questo per progettare un futuro che purtroppo per la canoa italiana è ancora offuscato da mancanza di onestà intellettuale.
Questo mi lascia sgomento, triste, sconsolato. E come dice bene il mio amico Bepi: “non credo che nel passato mai lo slalom sia stato peggio di ora, anche nei momenti più bui, che tu (io Ettore Ivaldi n.d.r.) hai ben conosciuto”.
Cosa aggiungere ancora se non ringraziare il gentile e attento lettore, cosa aggiungere ancora se non ringraziare gli atleti che ci hanno regalato materiale su cui riflettere e scrivere. Cosa aggiungere ancora se non ringraziare gli allenatori che hanno solcato la riva tante volte quante i loro atleti hanno disceso il budello d’acqua olimpico. Cosa aggiungere ancora se non ringraziare il fato e il destino che ci hanno regalato salute e gioia per sfruttare al massimo questa ennesima opportunità?
Qui finisce l’avventura (parafrasando al contrario un noto fumetto) del Signor Bonaventura che l’Australia abbandona per tornar a Verona. Lì l’aspetta il presidente, che allor non ne sapeva niente, per osservare ed approvare il canal dove un dì s’andrà tutti a pagaiare
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi … in viaggio per riabbracciare Amur! (mi scuso con i fruitori del forum per quest’ultima umana, ma quanto bella, debolezza)
rossi giuseppe:
Egr signor ivaldi spero che anche quest'anno ci racconti come si allenano nel periodo invernale i migliori atleti dello slalom.
per me sarebbe cosa molto gradita.
Navigazione
[0] Indice dei post
Vai alla versione completa