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ICF CANOE SLALOM COACHES SYMPOSIUM
Skillo:
Una cosa è la navigazione in mare, altra cosa è quella su torrenti, canali artificiali e fiumi di montagna cui sono legate le competizioni di canoa slalom e discesa.
Tu non puoi circolare sulle pubbliche strade con un automezzo autocostruito nè con una bicicletta a vela ma nessuno può impedirti di camminare sul marciapiede con un paio di scarpe che ti sei fabbricato tu o di fare surf in mare con una tavola nata dalle tue mani.
Ho indirizzato le mie critiche contro le scelte riguardanti l'omologazione di canoe e pagaie, non di caschi, salvagenti e paraspruzzi perchè le prime due cose sono espressione della personalità, tecnica e intelligenza di atleti e costruttori e trovo che dovrebbero restare cosa non omologabile e libera da ogni vincolo costruttivo se non quelli imposti dai regolamenti di ogni singola disciplina e che riguardino misure, pesi e forme, le seconde riguardano solo la sicurezza dell'atleta.
Pensare che i fratelloni Hochschorner non potranno più correre con le pagaie costruite da loro padre mi pare incredibile e sinceramente mi sfugge come l'omologazione dell'attrezzatura possa grantire una maggiore diffusione mediatica, Invece mi è ben chiaro che i costruttori dell'ex Cecoslovacchia avrebbero potuto accontentarsi di continuare a costruire il 90% delle loro canoe lasciando che il restante 10 % venisse costruito alle loro spalle (ammesso che ciò sia vero).
Perchè l'ICF non si accontenta dell'omologazione delle attrezzature di sicurezza (caschi, salvagenti e paraspruzzi)? Mettere bollini e balzelli su canoe e pagaie tarperà sviluppo ed evoluzione delle canoe e dei materiali facendo la felicità dei soli costruttori "grossi" e accoppando quelli piccoli che non potranno più vivere costruendo qualche canoa copiata, così come ha fatto la maggior parte dei grossi costruttori agli inizi della loro storia.
Nella canoa discesa chi otterrà l'omologazione per costruire i c2 farà un affarone dato che i modelli sono praticamente tre e che di questi il Feeling è usato dall'80% degli equipaggi.
Quando, ai tempi, si scoprì che un costruttore sloveno aveva in catalogo il feeling e che lo vendeva ad almeno il 20% in meno dei rivenditori ufficiali fui ben lieto di comprarne uno (da usare con le pagaie che mi costruivo) e così fecero e fanno molti equipaggi che si pagano le canoe di tasca propria.
Ancora prima, parliamo della fine degli anni '80, un giovane costruttore veneto cominciò a copiare le famose Extra di Fox vendendole a prezzo accessibile a quasi tutti i canoisti di allora e da lì cominciò a crescere fino a divenire uno dei (due) massimi costruttori di canoe da slalom italiani.
Ancor oggi ci sono costruttori dai prezzi bassi che copiano i modelli e che cercano di crescere nel mercato, saranno poi gli utilizzatori a decretare il successo o meno di un costruttore ed è giusto che siano i costrutttori stessi a difendere i loro modelli con le dovute azioni legali.
L'omologazione aiuta i costruttori e l'ICF ma non aiuta per nulla gli atleti che si pagano le canoe nè la diffusione della canoa.
Ettore Ivaldi:
Devo precisare alcune osservazioni fatte sui regolamenti approvati che forse non sono stati recepiti correttamente:
1. non si parla di omologazione delle pagaie
2. ovviamente anche i piccoli costruttori potranno chiedere l’omologazione del loro modello, non è previsto nessun impedimento. C’è solo una procedura da seguire. Anche a tutela loro quindi.
3. Non concordo su quanto scritto da Skillo: “Ancora prima, parliamo della fine degli anni '80, un giovane costruttore veneto cominciò a copiare le famose Extra di Fox vendendole a prezzo accessibile a quasi tutti i canoisti di allora e da lì cominciò a crescere fino a divenire uno dei (due) massimi costruttori di canoe da slalom italiani” – credo che si riferisca alla ditta Art-Fiber di Fagarè della Battaglia. La loro storia è leggermente diversa visto che iniziarono a lavorare sulle canoe nel 1975/76 grazie all’interessamento e all’esperienza messa a disposizione da un certo Giancarlo Tessari (pioniere veronese della canoa). Crearono un primo modello. Poi la ditta nel 1979 prese vita grazie alla collaborazione con Prjion. Dal 1982 al 1993 produsse diversi modelli propri in collaborazione con la squadra nazionale e con atleti di vertice italiani. Fece la stessa cosa nel settore discesa e costruisce fino ad oggi le canoe a Vladi Panato.
4. in discesa la situazione è diversa poiché si sta arrivando al prototipo unico per tutti. Per il momento in polietilene e solo per i K1 per C1 e C2 sperimenteranno ancora.
Io intravedo in queste scelte la possibilità di regolamentare al meglio, ricavandone delle entrare da investire nel processo di rinnovamento dello slalom. Non la vedo come scelta penalizzante. Avevamo assistito al cambio delle canoe dopo il 2004 e questo è stato sicuramente un passaggio positivo per avvicinare paesi con meno esperienza.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
roberto.bussolino:
Ancora prima, parliamo della fine degli anni '80, un giovane costruttore veneto cominciò a copiare le famose Extra di Fox vendendole a prezzo accessibile a quasi tutti i canoisti di allora e da lì cominciò a crescere fino a divenire uno dei (due) massimi costruttori di canoe da slalom italiani credo che si riferisca alla ditta Art-Fiber di Fagarè della Battaglia.[/i]
io credo si riferisca a C.S. Canoe di Sacile
maurizio bernasconi:
Caro Ettore, per me Skillo ha ragione. Si tratta di una tassa sulle canoe e lo scopo principale e dichiarato è quello di raccogliere denaro; le motivazioni secondarie servono a buttare fumo nella questione. Mi pare che i salvagenti e i caschi abbiano già delle regole da rispettare, ma gratis, lì è il nocciolo del problema come sempre. Nel caso dei palloni da calcio esistono i grandi numeri. Qualche ente si finanzia gestendo il balzello su milioni di tiratori di calci al pallone, compresi papà di famiglia e ragazzini anche nel terzo mondo. Nel caso delle canoe pagheranno i canoisti, che non potranno più svincolarsi dal sistema industriale attraverso l'autocostruzione o il piccolo artigianato. Almeno nella discesa, si potrebbe fare il nome di produttori che si arrangiano ai margini del nostro mondo e resistono senza partita iva. Non avendo la fortuna di lavorare in Slovenia o in Rep. Ceca, una loro attività regolare in Italia o magari in Francia sarebbe oggettivamente insostenibile. Te lo vedi xy ad avviare una pratica di omologazione per la sua canoa... Anche le più celebrate aziende del settore sono nate in cantina. Proprio gli stessi che appoggiano la decisione che d'ora in poi sarà impossibile. Scusami Ettore, ma la tua speranza in risorse economiche idonee a retribuire dei veri professionisti - allenatori, dirigenti ecc- non dovrebbe essere ottenuta a spese degli atleti. E' evidente che pagherebbero loro alla fine. Intanto buttebbero via un bel numero di canoe vecchie (magari ritirate a marzo 2010), usabili per altri dieci anni anche dai più giovani. Delle riparazioni poi cosa si dirà, che devono essere eseguite a Praga anche quelle? Si capisce che i tecnici (ma anche i burocrati) preferirebbero lavorare in un ambiente più ricco, piacerebbe anche a me (e non per ingrassare i burocrati). Sarebbe meglio però che cercassero sponsor altrove. Ciao Maurizio
Ettore Ivaldi:
Roberto: Skillo parla di costruttore Veneto e CS non è Veneto!
Ma sarà lo stesso grande artista della pagaia ad una pala sola a svelarci l'amletico dubbio?
Lo so Maurizio che noi tutti desideriamo restare con il cuore ancorati alla parte più nobile dell'essere umano e nutrirci di sole, aria, vento e poesia, ma allora dobbiamo anche opporci a tutti quelli che sono stati i cambiamenti in questi lunghi anni dello slalom. Forse tornare alle porte in retro? Forse tornare alle 10 penalità? Forse tornare alle canoe da 4 metri e i C2 con i pozzetti lontani? Sotterrare i canali artificiali e rinverdire i corsi d’acqua? Mi piacerebbe ritornare attorno a quel fuoco acceso alla sera sulle rive del tuo Sesia, con il suono della tua chitarra a farci compagna, a parlare di come entrare in una morta e come trasmetterlo agli allievi. Lo so sarebbe bello, ma la vita va avanti e noi non possiamo che accettare un cambiamento che purtroppo vede l'Italia decisamente assente nella pare decisionale. Uno slalom che se vuole restare a cinque cerchi deve adeguarsi alle leggi di mercato e a noi resterà il piacere però di poter raccontare e scrivere per i nostri figli e per i nostri nipoti la parte più poetica del nostro amato sport -
Occhio all'onda! Ettore Ivaldi
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