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ANALISI DI UNA STAGIONE DI SLALOM

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Ettore Ivaldi:
Siamo arrivati all’analisi della stagione per le canadesi monoposto.
Lo confesso, ma penso  che si sia percepito in molti miei scritti,  per questa specialità ho una sorta di timore reverenziale, ho rispetto e ammirazione, molto spesso mi commuovo, mi esalto, mi emoziono.
Che cosa c’è di più bello nel vedere una risalita in debordè? Che cosa potrebbe entusiasmare di più  di una discesa di Mikal Martikan o di Tony Estanguet dove cerchi di intravedere la loro pala, ma che invece ti rendi conto che sta lavorando costantemente nell’acqua, quasi a modellare i flussi della corrente? Sono nato e cresciuto nel mito di Jon Lugbill e David Hearn, parlando  e scoprendo la vita di Peter Sodomka, Tresnak e Radil, con mitici racconti e filmati in bianco e nero. Guardo con ammirazione e incantato la rotazione delle spalle nel debordè del mio piccolo C1 destro… forse non sono il tecnico più appropriato per disquisire delle canadesi: sono troppo di parte, ma ci proverò!

Stagione, tanto per cambiare, all’insegna dei due mostri sacri: Estanguet e Martikan, ma andiamo per ordine. Sono 11 le nazioni che hanno preso almeno una finale con 19 atleti e sei di loro si sono divisi i podi. il tedesco Benzin con  quattro medaglie  – 1 argento e 3 bronzi –  ha dimostrato carattere e soprattutto è migliorato parecchio sotto l’aspetto della fluidità del gesto. Una maturazione che lo ha portato ad essere molto competitivo per tutta la stagione. 
La parte del leone l’ha fatto sicuramente la Slovacchia con 11 finali e 7 podi.
Il capolavoro di un’intera stagione è arrivato nella gara a squadre: la pantera (Michal Martikan),  il giaguaro (Alexander Slafkovsky)  e il puma (Matej Benus – già campione europeo U23) ci hanno incantato con  un’opera d’arte che era dai tempi degli uomini a stelle e a strisce che non si vedeva. Il loro tempo avrebbe  regalato  la quarta piazza fra i K1 uomini a  soli  22 centesimi dalla ipotetica medaglia. Meglio di loro solo gli USA nel 1981 a Bala quando fecero registrare il secondo tempo assoluto e chiusero in seconda posizione totale. Allora la gara era praticamente il doppio 246” e 02 centesimi. La squadra di allora era Jon, Ron Lugbill e ovviamente David Hearn, un tocco di Ron  all’ultima porta impedì di  realizzare il sogno di Jon e cioè quello di battere definitivamente i rivali di sempre: i  Kayak uomini.
Dalla loro gli slovacchi non hanno però solo un mostro sacro e due comprimari pronti a salire sul podio, ma possono contare anche su un gruppo di giovani che ha lavorato molto e con intelligenza sulla scia della tradizione e dell’entusiasmo. Su questi spuntano  “prime donne” come il campione europeo junior Patrik Gajarsky e l’argento europeo  U23 Karol Rozmus, ma a Liptvosky o a Bratislava i piccoli che pagaiano su canoe rosse sono veramente tanti.
I francesi hanno ritrovato un Tony Estanguet che usciva male dalle Olimpiadi. Quest’anno per lui diventava fondamentale  riacquistare fiducia,  sorriso e motivazione. Aiutato in questo dal fratello che lo ha seguito parecchio aggiustando qualche piccola incertezza tecnica. Si riveste d’iride, riapre il dualismo di sempre e ci fa capire che sarà presente fino a Londra 2012. Mi è piaciuta la dichiarazione a fine gara quando dice che dopo una semifinale perfetta gli sembrava impossibile poter ripetersi. Il trucco però è stato quello di non voler fotocopiare la sua precedente discesa, ma quello di aprirsi e trovare nuove emozioni e nuove soluzioni per una finale che gli ha regalato il secondo titolo di campione del mondo.
Con Tony si sono visti anche due brillanti transalpini Chanut Gargout –compagno anche di barca di Fabien Lefevre – e il ritrovato Nicolas Peschier che era praticamente sparito dopo le Olimpiadi del 2004.
Parlare degli spagnoli mi è facile, visto che ho lavorato con loro fino alla fine di marzo, ma sono una bellissima ed interessantissima realtà. Hanno un fenomeno che si chiama Ander Elosegui che, se manterrà alta la motivazione e l’umiltà,  in futuro, ci farà vedere belle cose che nascono dalla semplicità dei suoi movimenti e da un fisico che, se allenato, non teme avversari. Con lui anche un ritrovato Jon Erguin che, invece, di motivazioni per restare ai vertici ne ha da vendere;  lui  mi ricorda tanto  il gesto pulito di Kent Ford ai tempi d’oro e, dopo essere uscito di scena l’anno scorso per un problema alla spalla, ci ha regalato una qualifica mondiale che aveva più il sapore  di una finale che di un semplice passaggio di turno. Alle loro spalle cresce bene David Perez, un basco trasferitosi al centro tecnico di La Seu d’Urgell per studiare e per allenarsi a grandi livelli. Il giovane spagnolo, dal fisico possente, agli europei junior ha preso un eccellente ottavo posto.
Ho visto crescere bene la squadra russa che, se da un lato ha deluso fra i senior, dopo la medaglia olimpica in C2 e diverse finali, è decisamente migliorata con gli junior. Infatti sono stati investiti denari e tempo per far partire un progetto a livello giovanile e i primi frutti si sono già visti con il secondo posto di Ruslan Sayfiev, il quarto di Kirill Setkin e il bronzo a squadre ai campionati europei junior. La saggezza è stata quella di mettere i giovani nelle mani del tecnico che aveva, fino all’anno prima, guidato la squadra olimpica. Passaggio questo che ho visto fare a molti team.   
Sulla stessa barca ci sono anche i Ceki che, tra i senior, non vivono un grandissimo momento. Stanislav Jezek, che porta il nome del più grande schermitore mondiale di tutti i tempi  Alekseevič Pozdnjakov, sembrava più preoccupato a curare la famiglia che a preparare le gare di coppa o mondiali. Lui, un artista della pagaia singola, quest’anno ha subito diverse umiliazioni restando spesso e volentieri a cullare il più piccolo dei figli mentre  i colleghi si  giocavano  le finali. I ceki lo sanno e sono corsi ai rimedi investendo energie nel settore giovani; hanno degli ottimi junior e soprattutto hanno strutture, tecnici e un buon numero di speranze su cui investire.
Il quadro italiano l’ho definito già da molto tempo in molti miei interventi tecnici  e non è il caso di ripetermi.  Mi rimane solo la speranza che la lungimiranza di qualche uomo politico capisca che è il caso di aprire le gare, in questa affascinante specialità, già dagli allievi. E che non si adduca al fatto che la canadese è uno sport asimmetrico perché allora il tennis,  il badminton, lo squash, il tennis tavolo, il baseball, il golf, la scherma che cosa dovrebbero fare? Eppure nel tennis il trofeo Topolino parte dagli 8 anni, ma non è il solo esempio che si può citare. All’estero  i nostri allievi e cadetti in canadese monoposto scendono e gareggiano tranquillamente  su canali come Bratislava o Tacen, ovviamente con i giusti accorgimenti.

fine quarta parte -  Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Ettore Ivaldi:
Ci sono poche certezze nella vita, ma  su una, però, non si transige: l’estrema supremazia dei gemelli  Pavol e Peter Hochschorner nella canadese doppia. Infatti nel 2009 portano a casa 5 finali su 5 gare,  3 vittorie,  un secondo posto e un nono posto. Ed è proprio quest’ultimo risultato apparentemente deludente nella gara di apertura di coppa del mondo a Pau (Francia), che ci  fa capire la grandezza e la forgia dei tre volte campioni olimpici slovacchi. Non so se ricordate – lo avevo scritto in occasione della Coppa del Mondo – ma i due fenomeni avevano deciso di fare la porta tre  in discesa -  affrontata dal 100% dei Kappa uno in retro -  per poi successivamente entrare nella 4 in risalita a sinistra. Bene loro, i due extraterrestri, vanno lunghi sulla discesa e si schiantano praticamente su un enorme masso per tentare di entrare nella porta. Fermi, incollati, francobollati, stampati lì per nove interminabili secondi senza la minima preoccupazione, solo la consapevolezza che prima o poi la loro insistenza e fermezza li avrebbe scollati da quel magnete! Fermatevi e provate a contare  e vi accorgerete di quanto  possono essere lunghi nove secondi, interminabili se l’acqua di un intero canale vi sta dando contro! Qui, in questa situazione, più che in qualsiasi altra vittoria, ci hanno deliziato con uno dei più grandi capolavori acquatici che personalmente io abbia mai potuto vivere in prima persona. Essere usciti da quella situazione, a testa alta e senza il benchè minimo tentennamento, sta a significare che da loro ti puoi veramente  aspettare di tutto. A questo aggiungo e focalizzo tutto ciò che sono riuscito a vedere in allenamento a Cunovo, il loro canale di casa, e giungo alle seguenti conclusioni: i due gemelli dizigoti  sono una  sorta di macchina telecomandata che viaggia su binari predefiniti. La macchina non ha sussulti, si muove aderente al suolo, effettua precise progressioni ogni volta che la forza di quattro pistoni entrano a regime. Focalizzo anche i giri di pista che ogni giorno da anni e anni questa macchina è chiamata a fare, senza pause, senza pit-stop, quasi che a fermarla si rompesse l’incantesimo di una gestualità e di una azione che è unica, sublime, spettacolare. Non saprei più cosa aggiungere alla magia di un equipaggio che il 7 settembre scorso ha festeggiato le 30 primavere e all’attivo, oltre ai 3 ori Olimpici, ha 3 ori e 3 bronzi  individuali ai Campionati del Mondo, 8 Coppe del Mondo vinte, 6 Campionati Europei. Numeri da paura in una carriera iniziata nel 1996 per puro caso visto che loro arrivavano giovinetti dalla canoa da velocità!
Ci provano i cugini Skantar a mettere in discussione la supremazia dei compagni di squadra ed effettivamente anche con buoni risultati:  5 finali conquistate con  1 vittoria, due secondi e due quarti posti. Ladislav e Peter hanno fatto un gran bene da U23 vincendo tre titoli continentali (’02 – ’04 – ’05) e poi nel 2007 anche il titolo continentale assoluto. Vivono, per forza maggiore, nell’ombra degli Hochschorner, consapevoli che, pur essendo il secondo equipaggio al mondo, le olimpiadi per loro rimarranno a lungo un obiettivo difficilmente raggiungibile, visto che ci può andare un solo equipaggio per nazione.
Gli inglesi, dopo la delusione alle olimpiadi 2008 a cui non sono riusciti  a portare nessun equipaggio, hanno deciso di fare le cose in grande e l’amaro in bocca del passato è ancora più forte dopo le cinque finali conquistate da Baillie – Stott e dal podio di Florence – Hounslow in coppa. Si saranno mangiati le dita a pensare che l’anno prima faticavano a restare nei venti!

I francesi sono partiti bene con un argento europeo e con un esordio di coppa ancora dipinto dal simbolo della virtù. Poi la stagione si è spenta piano piano. Il bottino di nove finali, per i transalpini, non è certo motivo di soddisfazione.
Anche i ceki, per la verità, non se la sono passata particolarmente bene, giusto un podio in coppa. Loro, i ceki, lo sanno e sono già operativi da un paio di anni con le nuove generazioni, che certamente non tarderanno a dare soddisfazione.
Anche il buon Jürgen Köhler , eccellente tecnico della squadra tedesca dei C2, che da molti anni è il segreto dei successi del team giallo-rosso-nero, è in una fase di ricambio generazionale con i suoi equipaggi, anche se può sempre contare sull’esperienza dei più anziani per un passaggio indolore.
La sorpresa 2009 sono sicuramente gli sloveni, che hanno consacrato la crescita con un bronzo iridato importante per tutto il loro movimento.

Il panorama internazionale in questa specialità è decisamente particolare e presenta diversi punti oscuri. Sono 18 gli equipaggi che hanno preso finali (la specialità con minor numero diverso di finalisti) in rappresentanza di 9 nazioni. Le medaglie sono state distribuite in 6 nazioni e solo due  (Slovacchia e Germania)  hanno vinto almeno una gara. Il quadro generale  non è chiaro perché non è chiaro il futuro di questa specialità che sembra destinata, dopo Londra, ad essere messa in discussione per un problema di “pari opportunità” fra numero di partecipanti uomini e donne.  Lo sperato aumento delle nazioni al via, con l’apertura alla doppia gara, non ha portato gli attesi risultati, sono stati veramente pochi infatti gli atleti che al mondiale o in coppa hanno avuto il coraggio, la forza e le capacità di provarci.
In Italia abbiamo vissuto una stagione molto particolare, per questa specialità, con decisioni assurde da parte dello staff tecnico che ha impedito ai finalisti olimpici di partecipare ai campionati europei, offrendo motivazioni decisamente senza cognizione di causa. Le percentuali prese come scusa, sono state decisamente smontate, si veda su questo forum il post scritto l’11 giugno 2009 – oggetto: C2 Slalom Analisi. Tutto ciò ha creato una serie di problemi che ci trascineremo a lungo perché non sarà facile stimolare nuovamente atleti ai quali viene tolta ogni possibilità di confronto e crescita. Le contromisure  scelte, in maniera abbastanza carbonara, si sono dimostrate altrettanto fallimentari. C’è da chiedersi solo quando questo assurdo sistema di conduzione tecnica verrà fermato e messo in discussione con i tecnici di società e con gli stessi interessati. Sbagliare è umano, perseverare è diabolico!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi


Ettore Ivaldi:
Ed eccoci qui nuovamente a distanza di un anno per rifare il punto sullo slalom  dopo una stagione di gare.

Il 2010 si è differenziato  dall’anno precedente per alcune importanti  novità vediamo quali:

in semifinale, nei kayak uomini, i numeri sono raddoppiati e cioè da 20 si è passati a 40; nelle donne in kayak da 20 a 30 così come nella canadese monoposto e nella C2.

Per la partecipazione alla Coppa del Mondo si è adottato il sistema del “ranking per  National Federation per Event & Quotas”  e cioè alcune nazioni hanno potuto schierare al via più atleti  rispetto  ai tre per tutti del 2009, grazie ad un complicato sistema di punteggio che si acquisisce disputando le gare di ranking.  Solo per citare qualche esempio diremo che i francesi  avevano nel K1men  5 barche così come i tedeschi, 4 per italiani, sloveni e Stati Uniti d’America, mentre altre 18 nazioni schieravano al via i classici tre atleti; 11  nazioni con due. La motivazione di questa scelta è stata dettata dalla necessità di avere  già in semifinale atleti di alto livello, aprendo però, nello stesso tempo, più opportunità di passare il turno anche a nazioni meno quotate e di conseguenza aumentare il numero di nazioni che accedono alla finale. Cosa che però non si è sempre verificata nel corso della stagione.

A questo punto mettiamo in relazione i dati 2009 con i dati 2010


A.   DATI

2009 i tempi di gara per i kayak uomini nelle qualifiche si aggirano di media intorno ai 90,31 secondi e per qualificarsi – cioè entro i primi 20 – bisogna restare di media nel 4,14% dal vincitore;
2010 I TEMPI DI GARA PER I KAYAK NELLE QUALIFICHE SI AGGIRANO DI MEDIA INTORNO AI 91,41 E PER QUALIFICARSI  - CIOE’ ENTRO I PRIMI 40 - BISOGNA RESTARE DI MEDIA NELL‘8,29%.

Ora da questo primo confronto è evidente che, raddoppiando i posti per la semifinale, le percentuali di distacco si allargano notevolmente.

2009 i tempi di gara nel kayak femminile per le qualifiche si aggirano di media sui 101,28 secondi con un distacco dal miglior K1Men del 12,8%; per qualificarsi nelle 20 migliori canoiste bisogna restare nel 9,17 % dalla vincitrice;
2010 I TEMPI DI GARA NEL KAYAK FEMMINILE PER LE QUALIFICHE SI AGGIRANO DI MEDIA SUI 103,76 SECONDI CON UN DISTACCO DAL MIGLIOR K1 MEN DEL 10,85; PER QUALIFICARSI NELLE MIGLIORI 30 CANOISTE BISOGNA RETARE NEL 15,38% DALLA VINCITRICE.
Le donne si sono avvicinate agli uomini come percentuale di distacco siamo cioè passati da una media del 12,8 al 10,85 pur aumentando di media quasi di un secondo la percorrenza dei tracciati.

2009 i tempi di gara nella canadese monoposto uomini per le qualifiche sono di 94,60 con un distacco dai K1M del 4,79% mentre per rientrare nei 20 bisogna restare nel 7.01% dal vincitore di categoria;
2010 I TEMPI DI GARA NELLA CANADESE MONOPOSTO UOMINI PER LE QUALIFICHE SONO DI 95,72 CON UN DISTACCO DAI K1M DEL 6,89% MENTRE PER RIENTRARE NEI 30 BISOGNA RESTARE NEL 14,03% DAL VINCITORE DI CATEGORIA

Nel C1 quindi i distacchi sono aumentati rispetto ai colleghi del kayak e anche la percentuale per rientrare in semifinale si è notevolmente dilatata.

2009 per il  C2 in qualifica abbiamo un tempo di media di 100,73 con un distacco dai K1M dell’11,62% e per rientrare nei 20 il distacco dal vincitore di categoria è del 12.77%;
2010 I TEMPI DI GARA NELLA CANADESE BIPOSTO PER LE QUALIFICHE SONO DI 104,49 CON UN DISTACCO DAL PRIMO K1 MEN DEL 14,31% MENTRE PER RIENTRARE NEI 30 BISOGNA RESTARE NEL 30,54 DAL MIGLIOR KAPPA  UNO E DAL PRIMO DI CATEGORIA A 13,08%.

Aumentati quindi rispetto l’anno precedente di quasi 4 secondi i tempi di percorrenza media, cresciuto notevolmente il distacco dai K1 men.


Ne deriva che tra i vincitori e l’ultimo dei qualificati c’è un margine che varia per categoria in questi termini:

2009    K1M 4,10% - K1W 10,29% - C1M 7,01% - C2 12,77%
2010    K1M 5,86% - K1W 10,11% - C1M 7,13% - C2 13,08% - C1W 55,95%

Interessante notare che fra donne in kayak, C1 e C2 le percentuali di distacco per qualificarsi non sono cambiate di molto seppure siamo passati dai 20 ai 30 per categoria.

Nel 2009 i percorsi di semifinale e finale sono di media più lunghi di circa 6/8 secondi rispetto a quelli della qualifica, con le seguenti medie per categoria:

2009 K1 Men 96,31 - K1 Women 108,80 - C1 Men 101,82 - C2 107,88;
- 2010 i percorsi di semifinale e finale sono di media poco più lunghi della gara di qualifica di un  secondo e 70
2010 K1 Men 93,11 - K1 Women 105,09 - C1 Men   97,03 - C2 105,59; 



cambiano anche i margini di distacco per entrare in finale dal vincitore di categoria:

2009  K1 Men  5,18 %- K1 Women  9,50% – C1 Men  6,91% - C2 8,16%;
2010 K1 Men  2,78% - K1 Women  7,40% - C1 Men  7,21% - C2 8,64% - C1 Women 53,81%

- 2009 nel 98,1% dei casi per vincere si deve migliorare il tempo  del vincitore della semifinale;
- 2010 nell’80% dei casi per vincere si deve migliorare il tempo del vincitore della semifinale;
   
- 2009 nel 69,4% dei casi ci si qualifica in semifinale con la seconda manche;
- 2010 nel nel 70,1% dei casi ci si qualifica in semifinale con la seconda manche;

- 2009 su molti percorsi si è utilizzato il palo unico con una media del 63,5%;
2010 su molti percorsi si è utilizzato il palo unico con una media dell’80%;

2009 del 63,5% il 39,4% è l’utilizzo del palo unico per le porte in risalita;   
2010 dell’80% il 50% è l’utilizzo del palo unico per le porte in risalita;

- 2009 si sono viste spesso porte a “ski” proposte, sullo stesso tracciato, da destra a sinistra o viceversa e successivamente dal lato opposto; 
 - 2010  tendenza che si  è mantenuta anche in questa stagione
 
Vediamo ora di tracciare una statistica sui  finalisti nelle varie manifestazioni prese in esame:

- 2009 nei kayak uomini sono stati 23  atleti che hanno preso almeno  una finale. Un solo atleta (Walsh) ha disputato tutte e 5 le finali, 4 con 4 finali (tra questi Daniele Molmenti), 1 con 3, 9 con 2 e 8 con 1;
- 2010 nei kayak uomini  sono stati 27 atleti che hanno preso almeno una finale. Due soli atleti  (Molmenti - Kauzer) hanno disputato tutte e 5 le finali, 5 con 3 (Kurt, Bourliaud, Hradilk, Grimm e Meglic), 5 con 2; 15 con una finale;

- 2009 nel kayak donne le finaliste sono state 26. Solo Jana Dukatova è entrata in tutte le finali, con 4 la giovane neo campionessa del mondo Jasmin Schornberg, 5 con 3, 6 con 2 e 12 con una finale.
 - 2010 nel kayak donne le finaliste sono state 22. Solo Jana Dukatova è entrata in tutte le finali, Pennie e Rioskova in 4, 5 atlete in 3 finali, 8 in due e 6 in una finale;

- 2009  nella canadese monoposto maschile abbiamo 19 finalisti, solo l’argento di Beijing 2008 ha 5 finali, 4 con 4, 3 con 3, 4 con 2 e 7 con una finale e 1 con una;
- 2010 nella canadese monoposto maschile abbiamo 23 finalisti, Benus e Slafkovsky 5 finali, con 4 Martikan, Tasiadis e Savsek, mentre con 3  Jezek e Estanguet, 5 con due e 11 con una finale;

- 2009 nella canadese biposto sono 18 i finalisti, 3 con 5, 4 con 4, 2 con 3; 4 con 2 e 5 con una finale;
 - 2010 nella canadese biposto sono 21 i finalisti, 3 con 4 finali, 6 con 3, 5 con 2 e 6 con una;

- 2009 a livello di nazioni si consideri che i paesi partecipanti al Campionato del Mondo sono stati 61 mentre in Coppa del Mondo abbiamo una media di 23 paesi. 
- 2010 a livello di nazioni si consideri che i paesi partecipanti al Campionato del Mondo sono stati 45 mentre in Coppa del Mondo abbiamo una media di 22 paesi.

B.   RIFLESSIONI

In base all’oggettività dei risconti  raccolti e messi in comparazione anche con dati degli anni precedenti  si evidenziano molte problematiche e molti spunti di riflessione.

NUOVI MATERIALI E PARTECIPAZIONE INTERNAZIONALE

2009

Il primo riguarda senz’altro l’utilizzo dei nuovi materiali che nella sostanza numerica e di risultati non hanno portato a grandi cambiamenti a livello internazionale, dopo 5 anni dal loro inserimento. Le nazioni e gli atleti  che dominavano, dominano tuttora. L’incremento, sperato, per numero di nazioni partecipanti è piuttosto esiguo se non addirittura in ribasso – se relazioniamo le 73 nazioni al via ai Campionati del Mondo di Augsburg 2003 con le 61 – tirate proprio per i capelli – della prova iridata di La Seu d’Urgell.

2010.

Rimane invariata la prima riflessione. Siamo calati come numero di nazioni che hanno preso parte ai campionati del mondo. Molto probabilmente l’ICF spingerà parecchio il prossimo anno per alzare il numero di nazioni in vista del mondiale 2011 qualifica olimpica. Ho avuto modo in questi giorni di inviare un’ulteriore nota al presidente José Perurena López sottolineando che il lavoro portato avanti per supportare alcune nazioni prive di esperienza, secondo il mio modestissimo avviso, è irrilevante e soprattutto molto effimero. Gli ho portato l’esempio del Costa Rica che conosco bene e che tengo sotto costante monitoraggio. Un paese che aveva usufruito nel 2008 di alcuni aiuti internazionali solo per partecipare al mondiale e poi si sono dispersi atleti ed interessi. Il problema è più grande di quello che si vuole far passare. Bisogna creare un progetto a medio e lungo termine al fine di rendere stabile la partecipazione di paesi che normalmente fanno la loro sporadica apparizione in qualche mondiale. Riprenderò in mano questo tema con l’ICF esponendo le mie proposte, ma l’impegno deve essere preso da tutte le federazioni nazionali per evitare una vera e propria catastrofe. 


REGOLAMENTI  e COPERTURE TELEVISIVE

2009.

La nuova formula con due manches di qualifica, una semifinale e finale secca hanno dato certamente vitalità all’intero programma, ma nella sostanza non ha portato quell’apertura che ci si poteva aspettare con una prova unica. Si pensi che in media gli atleti che hanno preso finali in Coppa del Mondo e Mondiali,  erano numericamente maggiori  prima o pressoché uguali oggi. Non si è  neppure approdati ad una massiccia copertura televisiva,  come poteva esser fatta per le gare di semifinale e finale, visti tempi ristretti e programmabili per tempo.

2010.

Nulla è cambiato sotto questo aspetto. Ci sono alcune proposte portate avanti da Martikan con una lettera aperta su Facebook (http://www.facebook.com/#!/canoeslalomcomeback?ref=ts) in cui prende in esame l’opportunità di mettere mano ai regolamenti. Alcuni aspetti sono interessanti, ma a mio modestissimo avviso non è un problema di regolamenti.
Per l’aspetto televisivo continuano i problemi legati alla copertura della coppa del mondo. Interessante, ma solo per gli addetti ai lavori, lo “streaming” che costa all’ICF 260 mila euro all’anno.

PERCORSI DI GARA

2009.

Aspetto positivo è che si è giunti ad avere una sorta di modello standard del percorso di gara – almeno nelle gare più importanti. Questo ovviamente facilita il lavoro dei tecnici per programmare l’allenamento. Sono stati fatti passi avanti anche nella scelta dei percorsi che via via vanno a rispecchiare in linea di massima le nuove tendenze. Questo va letto soprattutto sotto l’aspetto dei nuovi materiali che indubbiamente permettono manovre molto secche ed impegnative. C’è una vera e propria esaltazione tecnica ovviamente supportata da una grande preparazione fisica. Interessante poi la dinamicità dei tracciati.

2010.

Ci sono state parecchie polemiche relativamente alla designazione dei tracciatori di gara per la  Coppa del Mondo. Infatti l’ICF ai primi di gennaio aveva richiesto alle federazioni di dare dei nominativi per i tracciatori nelle gare di Coppa. A questa richiesta avevano risposto solo Australia e Great Britain, quindi a marzo già si conoscevano i tracciatori di Coppa, che per ovvia ragione erano di gara in gara un australiano e un inglese! Lascio a voi immaginare le problematiche che tutto ciò ha creato.
Per i mondiali si è tornati alla commissione del Board ICF Slalom con Jean Michel Prono, Helen Reeves (campionessa del mondo Junior ’96 e bronzo alle olimpiadi di Atene 2004)  e Thomas Schmidt (campione olimpico 2000).
La tendenza emersa è stato l’aumento del palo unico e il relativo accorciamento, come già illustrato nella parte precedente, delle gare di qualche secondo.
L’incongruenza c’è poi stata in occasione dei Pre-World a Bratislava dove Robert Orokocky ha tracciato un percorso decisamente fuori dagli schemi tornando alla palo doppio.

DOPPIA GARA

2009.

La possibilità di un atleta di poter partecipare  a due gare all’interno della stessa manifestazione non ha inciso praticamente nulla sull’incremento del numero di equipaggi al via. L’opportunità era nata per cercare di incrementare il numero di C2 nel panorama internazionale.

2010.

Rimane tutto invariato. Da sottolineare che gli unici 4 atleti che praticamente con costanza partecipano a due gare, hanno avuto un deciso miglioramento nella specialità doppia, ma un netto calo nella prova individuale. Anche questo sarà oggetto di analisi più dettagliata. Per correttezza d’informazione ricordiamo che è impegnato nella doppia gara anche Jordi Domenjo (3^ ai mondiali a Tacen)  che gareggia in C1 e saltuariamente anche in C2, così per gli sloveni  Dejan Kralj e Simon Hocevar. Il primo in K1 e il secondo in C1 anche se quest’ultimo non si è qualificato nella prova singola per partecipare al mondiale a Tacen.


fine prima parte – Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

P.S. LE TABELLE SPECIFICHE E RIASSUNTIVE LE POTETE TROVARE AL SEGUENTE INDIRIZZO  http://ettoreivaldi.blogspot.com/

P.S.2 MI SCUSO CON SALVATORE SCHILLACI AL QUALE HO AGGIUNTO UNA “C” DI TROPPO. SPERO DI NON AVER PROCURATO NULLA DI GRAVE ALLA SUA IMMAGINE PERSONALE TANTO QUANTO A SERGIO TOMADINI. A VOLTE LE MANI SULLA TASTIERA SONO PIU’ VELOCI DEL PENSIERO E PURTROPPO I CORRETTORI DI BOZZE SONO QUASI SPARITI ANCHE DAI QUOTIDIANI DI RISONANZA NAZIONALE CHE VENDONO 500 MILA COPIE AL GIORNO. 

Ettore Ivaldi:
Prima di entrare ad analizzare analiticamente le varie categorie mi concentrerei su una piccola analisi dei risultati ottenuti come squadre nazionali. Cercando di capire che cosa sta succedendo all’interno dei vari team in prospettiva London 2012.

Dalla Tabella riassuntiva per nazioni si nota subito che solo 20 nazioni sono entrate in qualche finale sui 45 paesi che hanno partecipato al mondiale e solo 22, di media, in Coppa del Mondo.

Partiamo dalla  grande Germania che ha avuto un incremento rispetto al 2009 di 4 finali. 13 atleti, come lo scorso anno,  hanno preso parte a 28 finali. In sostanza tutti gli atleti schierati al via sono entrati in finale fatta eccezione per Muller/Muller e Fabian Dorfler, quest’ultimo presente solo alla coppa del mondo di Augsburg, dove aveva vinto la qualifica, e ai mondiali. Sono cresciuti nella canadese monoposto, nei kayak uomini e donne rimanendo stabili nella canadese doppia. Quest’ultima specialità sta vivendo in Germania un cambio generazionale e bisognerà aspettare probabilmente qualche tempo prima di vedere questi finalisti sui gradini più alti del podio. Jürgen Köhler e Henrik Bettge sono tecnici di lunga data per le canadesi. Il primo, ritiratosi dall’attività agonistica nel 1976, è entrato a guidare le squadre nazionali dal 1979, occupandosi esclusivamente delle canadesi.  Tra i C1 possono contare sull’estro di Sideris Tasiadis un poco più che ventenne che gareggia per il KSA Augsburg e che esce da un dominio da junior impressionante: campione del mondo 2006 e 2008, campione europeo 2007 e 2008. Agli europei assoluti nel 2009 prende il quarto posto e inizia la sua scalata nella categoria senior. Quest’anno non è stato facile tenerlo a bada, in più gare infatti ha pagato l’esuberanza giovanile che dovrà essere incanalata nella direzione giusta se si vorrà tirare fuori il meglio da questo estroso teutonico. Nella C2 tutti gli equipaggi sono molto giovani anche se sembra imminente un rientro di Becker/Henze già presenti in coppa con tre finali tra le quali un bronzo a la Seu d’Urgell.  Staremo a vedere!
Nei Kappa uno uomini sono impressionanti per il ricambio al vertice. Infatti sono usciti alla grande Hannes Aigner e Sebastian Schubert che si sono inseriti tra Grimm e Dorfler... e scusate se è poco! Fra le donne i tedeschi possono contare su un gruppetto compatto e consolidato con new entry prossime. Per loro ci sarà solo l’imbarazzo della scelta.
Come funziona la squadra tedesca è presto detto. Ci sono 4 tecnici, uno per ogni settore,  e un responsabile generale nella figura di Michael Trummer. Sopra a loro un direttore tecnico generale per tutte le discipline olimpiche della canoa. Il centro di allenamento fisso è rimasto Augsburg, ma si sono decentrate anche energie e forze sul centro di Makkleeberg al nord per permettere una più capillare copertura. Il prossimo anno qui si disputerà una gara di Coppa del Mondo.

Veniamo alla Francia che vive un momento particolare secondo il mio modestissimo avviso. Infatti c’è stata una sorta di cambiamento nel modo di guidare le squadre nazionali. Non più il modello tedesco che abbiamo visto poc’anzi, ma un rapporto quasi diretto tra allenatore e atleta. Così Jean-Yves Cheutin non allena più il settore  kayak uomini, ma segue da vicino Lefevre e Gargaud sia in C2 che  per le  specialità singole dei due eclettici atleti. Sylvan Curinier, ricordate l’argento olimpico di Barcellona ’92, un tempo responsabile del kayak femminile oggi segue da vicino solo Emilie Fer e Boris Neveu. Yves Narduzzi il tecnico francese che per alcuni anni ha lavorato negli Stati Uniti oggi segue Carole Bouzidi e l’estrosa Nouria Newman oltre a Etiene Daille e Piere Bourliaud...lui che era uno specialista della canadese monoposto!
Thierry Saidi, che pagaiava in C2 con Del Rey, 3 titoli iridati a squadre  e 2 bronzi individuali nell’89 e ’91, segue Nicolas Peschier e Pierre Labarelle in C1 e due  C2 e cioè Klauss/Peche e Fougere/Fougere. Ci sono poi Vincent Redon, un k1 con qualche presenza in nazionale negli anni ’90, che segue Combot.  In fine Eric Biau,  un ex C2 che gareggiava con Bertrand Daille, è il direttore tecnico dello slalom e ha preso il posto dal 2009 di Christophe Prjgent, oggi responsabile del centro di allenamento di Pau.
I transalpini hanno avuto un incremento di 8 finali rispetto al 2009 con un atleta in più. Sono cresciuti in ogni specialità, ma soprattutto nel settore C2 dove sono passati da 4 a 7 finali e nella canadese da 4 a 6. Nel Kayak uomini da 3 a 5 nonostante la debacle di Fabien Lefevre che non ha preso nessuna finale nel 2010.

fine seconda parte 2010  - Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Ettore Ivaldi:
La nazione che ha avuto il più alto incremento di finali dal 2009 al 2010 è la Repubblica Slovacca che è passata da 21 a 37. Ma ciò che impressiona ancora di più è che le ha ottenute con ben 16 atleti (10 nel 2009). Scontata la supremazia nella canadese monoposto è decisamente cresciuta anche la categoria dei  C2 con l’inserimento stabile dell’equipaggio Kucera/Batik tra i migliori  al mondo. Si sono rivisti finalmente, dopo un intero anno di digiuno, finalisti anche nel kayak uomini. Nel settore femminile, nonostante lo stop forzato della Kaliska, c’è stato un incremento di tre finali.

La seconda nazione con l’incremento maggiore è stata la Slovenia che è passata da 5 a 16. Agli scontati kayak si sono aggiunte le canadesi monoposto.   Il sistema organizzativo della piccola repubblica che confina con l’Italia è molto semplice. La Federazione è  guidata tecnicamente da Andrej Jelenc, lo ricordate?  Campione del mondo C1 discesa nel 1989, terzo nel ’91 e argento in Val di Sole  ’93. E fu proprio questo secondo posto che lo  convinse ad attaccare la fatidica pagaia al chiodo. Infatti iniziava l’era Panato e mi ricordo che mi disse:”caro Ettore il mio tempo è finito ora è iniziato quello di Vladi, un fenomeno”. Certo Jelenc la vide lunga e i successi per l’allora giovanissimo veronese arrivarono puntuali come il canto del gallo alla mattina quando spunta il sole!  Bene, gli sloveni finanziano i tecnici di società che lavorano nei  5 o 6 canoa club, per un totale di una decina di allenatori. Una volta che gli atleti entrano nelle squadre nazionali vengono seguiti dai  tecnici che li hanno cresciuti e seguiti. Un sistema molto semplice ed efficace, anche se presenta delle controindicazioni nel momento in cui il club rimane scoperto per l’impegno del tecnico a livello di nazionale.

La Repubblica Ceka è calata nelle canadesi monoposto, ma è cresciuta sia in C2 che nei kayak uomini e donne per un incremento totale di 6 finali.
Inglesi con un più 5, Australiani con più 4, spagnoli e polacchi con più 3, Austria e Russia più 2, Cina e Makedonia più 1. USA, Belgio, e Giappone nessun incremento stabili nelle rispettive quote 2009. Per Irlanda meno 2 e Grecia meno 1. 
I polacchi hanno assoldato al ruolo di commissario tecnico una vecchia volpe come František Valík, già allenatore della ex-Yugoslavia dal 1979 all’81, poi passato con l’Austria per cinque anni (’90 - ’94) ed allenatore personale di Marcela Sadilovà fino al suo ritiro dello scorso anno. Nel 1999 ha dato vita all’azienda “Caiman” che produce in modo particolare canoe da slalom.

I cinesi non hanno più stranieri nel loro staff tecnico e per la verità non è una bella cosa per un gruppo che si preoccupa esclusivamente dell’aspetto fisico trascurando la tecnica. Così facendo vanno decisamente a braccetto con qualcuno di casa nostra, ma, per fortuna sua, gli atleti di livello  vanno viceversa per un’altra strada. L’Italia ha un più 4 che va letto così: una finale in più rispetto alla scorsa stagione in C2 sempre per Benetti/Masoero nonostante  l’impegno federale sia stato sostanzioso per portare ovunque tre C2. Le altre 3 finali di incremento arrivano nel kayak uomini dal solito Daniele Molmenti e da un ritrovato Stefano Cipressi riconvertito alla logica tecnica su l’esaltazione fisica.
I nipponici hanno messo sotto setaccio l’intero movimento dello slalom, infatti era  presente a diverse gare di coppa del mondo, premondiali e mondiali uno staff di ricercatori dell’Università di Tokyo intenti a riprendere, analizzare e studiare il nostro mondo. Chissà mai se verrà pubblicato qualche cosa in merito. 
Due parole ancora per la Grecia che si è trovata senza più Roberto D’Angelo a guidarla. Il tecnico italiano, ora impegnato con il centro studi della Fick, ha lasciato gli ellenici per rientrare nell’amata Patria. I bianco-celesti non navigano in buone acque, vuoi per la crisi economica che li ha colpiti, vuoi per un impianto poco utilizzato e vuoi per una mancanza di una guida tecnica capace di dirigere il movimento. Il tentativo di Benoit Peschier di gareggiare per la Grecia si è rilevato molto problematico e dopo solo la prima gara di Coppa il campione olimpico di Atene non si è più visto.

fine terza parte - Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

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