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CAMPIONATI DEL MONDO DI CANOA SLALOM - La Seu d'Urgell 9/13 settembre 2009

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Ettore Ivaldi:
Il prossimo ottobre passerò qualche week-end camminando sul mio monte Baldo in compagnia di Zeno, Raffy e Amur raccontandoci e rivivendo questa lunga giornata vissuta sul filo di lana. Raffy ha corso parecchio nel suo ruolo di volontario per raccogliere gli statini dei giudici. Il cappello di paglia, la maglietta bianca e arancione e un pass più grande di lui gli danno un certo tono. Il  suo ruolo di postino volante lo carica di responsabilità: l’orgoglio poi di contribuire alla macchina organizzativa fa il resto. Suo fratello, viceversa, è rimasto inchiodato davanti ai monitor di servizio per registrare le immagini  e prendere gli intertempi, offrendomi un valido ed importante aiuto.  Io ho cercato di tenere a freno quell’emozione  che ti aggredisce e che ti fa gioire per il solo e semplice piacere di essere qui nell’intento di dare supporto ai tuoi  atleti. Il grosso del lavoro comunque è stato fatto prima, ne sono consapevole. Oggi posso solo offrire il mio sorriso che traspare naturalmente dal cuore perché sento l’obiettivo molto vicino.
La voglia di casa e delle montagne, mi è venuta proprio questa mattina,  quando i contorni del Cadi mi hanno fatto compagnia durante il riscaldamento degli atleti. Già dalle prime battute si capiva che questo 11 settembre ci avrebbe regalato emozioni a non finire con la gara della canadese e del kayak maschile, senza dimenticare l’esordio mondiale della canadese donne.
Ma veniamo ai fatti. Nel K1 maschile ci sono cinque atleti con 87 secondi e ben 8 con 88. Solo i primi quattro  della prima manche  potevano fare a meno di scendere per la seconda prova, tutti gli altri qualificati in semifinale hanno dovuto migliorarsi. Per la prima volta anche Fabien Lefevre è stato costretto a fare la seconda prova, visto che nella prima le due penalità lo hanno penalizzato non poco. Il transalpino, che per muoversi fuori dalla canoa utilizza un monopattino, ha interpretato comunque la gara in maniera egregia cercando sempre e comunque eleganza e scorrevolezza.  Nomi come lo sloveno Kralj, lo svizzero Kurt e il campione olimpico Grimm, con i compagni di squadra tedeschi, rimarranno a bordo campo a guardare le fasi successive di questo mondiale spagnolo. Per l’Italia solo super Cali passa alla grande con il secondo tempo dietro al rivale di sempre Peter Kauzer. Lo sloveno pagaia anche con il sostegno di oltre un centinaio di fans che, in maglietta azzurra, armati di trombette e sirene lo incitano all’inverosimile. Sembra di essere tornati ai tempi di Pierpaolo Ferrazzi quando al seguito si muoveva metà Valstagna. Cali, dopo la prima discesa non velocissima e con una penalità, lo abbiamo visto sostare a lungo davanti alle televisioni in compagnia del buon Beppe Vercelli, fine conoscitore dell’io umano, capace di ascoltare e offrire la spalla non solo per mestiere, ma sicuramente anche per vocazione.
Cosa dire di Costa e Paolini se non quello che abbiamo già scritto e ribadito in più di un’occasione? Servirà ancora molto tempo prima di sventolare bandiera bianca o ci si nasconderà ancora dietro al talento di Molmenti per giustificare uno staff tecnico decisamente inadeguato?
Gara insolita nella canadese monoposto distanziati più del solito dai kayak. Infatti normalmente i primi di questa specialità non hanno difficoltà a qualificarsi idealmente anche fra i kayak, cosa oggi non successa con un  8% che suona pesante. Certo è, che i veri protagonisti, hanno giocato a nascondino. La medaglia di bronzo olimpica, nonché campione del mondo 2005, Robin Bell torna in Australia prima del previsto. Gli farà compagnia un Jezek con penalità di troppo e un Lipatov che non ha trovato la giusta misura nella sua azione potente, ma eccessivamente fuori misura.
Abbiamo assistito e partecipato all’esordio femminile della canadese monoposto donne che dimostrano comunque un livello di partenza più che accettabile. Bella anche la  T-shirt indossata da alcune atlete dove si raffigura il gentil sesso nell’atto di rompere in due la pagaia da kayak con l’evidente messaggio di volerne utilizzare solo una parte. Una nuova era è iniziata con il sigillo di un ICF presente più nella zona Vip che sul campo di gara: troppo assolato e poco consono ai tacchetti delle signore.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi – La Seu d’Urgell 11 settembre 2009 – Campionati del Mondo di Canoa Slalom – seconda giornata

Skillo:
E va bene: HAI RAGIONE.  :'(
Incredibilmente poichè c'ero (anche su questo non sbagli), ho invertito Tacen e Noce nell'ordine temporale e ho di conseguenza tratto conclusioni sbagliate. Hocevar ha effettivamente esordito nel 93 sul Noce. Giusto dopo aver vinto iltitolo junior nel 92 (e forse anche in c1 discesa?  O sbaglio ancora?  ???).

Adesso chiudo e mi preparo a leggere uno splendido resoconto delle gare a squadre.

Ettore Ivaldi:
L’aria è più fina, il sole fa la sua comparsa più lentamente del solito, le parole e gli sguardi tra la gente hanno toni pacati. Il canale di riscaldamento è invaso dagli atleti, le tribune si animano e si colorano del colore delle grandi feste, dei colori dello sport. Che sia un giorno di finale lo si capisce da mille particolari, da mille sfumature… appunto da quell’aria che ti entra e ti fa respirare e godere il momento. Anche i più piccoli percepiscono l’importanza dell’evento e nell’area a loro riservata, con giochi e animatrici, non si incontra nessuno: tutti gli sguardi sono sul mega-schermo o su quell’acqua che può regalare gioie e dolori. Di gioie gli inglesi ne hanno avute parecchie oggi vincendo nel kayak femminile una gara non facile specialmente dopo una semifinale vinta alla grande dalle Slovacche – Dukatova, Kaliska e Stacherova. Le ragazze di sua maestà hanno saputo reagire alla grande in finale  migliorando di un secondo la prima discesa, ma, soprattutto, sono state capaci di un ottimo assieme e una prova senza penalità. Tedesche terze con russe quarte e slovene quinte. Le francesi hanno dato spettacolo affondandosi a vicenda! L’isola britannica mette nel medagliere anche un argento con il kayak maschile e un bronzo con la canadese doppia. Tre medaglie anche per la Repubblica Slovacca, due ori e un argento: vince nella canadese monoposto e nella canadese doppia. Poteva forse essere diversamente? Mi ha entusiasmato la finale in  C1 a squadre di Martikan, Slafkovsky e Benus. Immaginatevi una pantera scatenata uscita da una prateria pronta ad entrare nella giungla d’acqua. Alle sue spalle un giaguaro (non fosse altro per i colori della canoa che indossa il lungo Alexander Slafkosky) e un giovane puma. Il giaguaro alla cacc-a della pantera, il puma, pur non capendoci nulla, segue  l’istinto di correre e correre il più velocemente possibile dietro ad una scia di polvere e spruzzi. La pantera sembra divertirsi: entra nel primo anfratto e aspetta il giaguaro, altrettanto fa quest’ultimo con il puma che pensa che la vecchia pantera sia stanca di vivere, ma guizza fuori emettendo un grido di sfida. Il gioco prende le sembianze di una battaglia quando sotto il ponte le zampe di tutti e tre vogliono azzannare la stessa preda e capiscono che restare assieme e collaborare porterà ad una cena ricca e gustosa da assaporare boccone dopo boccone, con il sangue che disseta la fatica e caccia lontana la polvere… anche per oggi la cena è assicurata!
Bravi i ceki del kayak maschile che nonostante un tocco si infilano al collo l’oro su inglesi e spagnoli. Quest’ultimi stanno facendo un gran bene, con due bronzi a squadre – K1 men e C1 men – e diverse barche in semifinale con concrete possibilità di agguantare finali.
Usciti delusi e bastonati il team italiano da una gara a squadre che a qualcuno sarebbe servita come giustificazione ad una programmazione deficitaria ed un seguito inadeguato. Ma la legge dello sport non lascia spazio a improvvisazioni!  Il grande lavoro di Super Cali non è servito molto, se non per passare in finale. I suoi compagni hanno faticato a tenere il suo passo e per farlo sono stati costretti a fare troppe penalità.
Medaglie ed inni hanno chiuso la giornata, aprendo le nostre aspettative per un domani che è già oggi

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi – La Seu d’Urgell 12 settembre 2009 – Campionati del Mondo di Canoa Slalom

Ettore Ivaldi:

I passeri volavano bassi questa mattina sul canale di riscaldamento.
Non capisco perché, insisto a mettere la sveglia quando normalmente passo la notte prima di un mondiale illuminando, con gli occhi, il soffitto della mia casa mobile, lasciando la mente libera di sbizzarrirsi e godersi la vigilia. Non ho commesso però l’errore di indossare i pantaloni lunghi anche se la temperatura e il cielo grigio e minaccioso avrebbero consigliato tale scelta: sapevo per certo che avrei corso spesso e volentieri ed il freddo e forse la pioggia  sarebbero stati l’ultimo dei miei problemi.
Tutto è così perfetto ed entusiasmante in una giornata di finale iridata che non ti accorgi che attorno a te stanno già impacchettando le canoe, spegnendo i monitor e le telecamere e che l’organizzazione è pronta a far partire il protocollo della cerimonia di chiusura. Solo la splendida musica dei vari inni, mi ricorda che il mondiale è chiuso e  già archiviato… arrivederci a Tacen 2010!
Forse non ho concretizzato una giornata fantastica fatta di emozioni e di belle e sane battaglie all’ultima pagaiata.
Maialen Chourraut fa dell’ottima marmellata di more, ho avuto la fortuna di averne in regalo un vasetto, ma, oltre a ciò, sa pagaiare molto bene su questo canale che le è amico. Ha infilato un fine settimana spettacolare, vincendo le qualifiche e la semifinale, piegandosi solo sull’ultimo atto di una battaglia che l’ha vista comunque grande protagonista. Un tocco le ha tolto l’oro, ma le ha regalato comunque   un argento importante per morale e per il suo futuro sportivo. La tedesca Jasmin Schornberg, giovane e carina, non ha fatto rimpiangere ai tedeschi l’assenza di una Bongardt che dopo un 2008 sotto tono non è riuscita neppure a confermarsi in squadra. Il bronzo alla britannica Neave, un tipetto muscoloso e molto, molto inglese. Delude Jana Dukatova, forse su di lei c’era troppa attesa e nei momenti che contano la spettacolare pagaiatrice di Bratislava, pecca di prudenza.
Un Tony Estanguet finalmente sorridente, dopo averlo visto per mesi molto cupo e quasi rassegnato ad un ruolo di secondo piano. Duello quindi fra Estanguet e Martikan, come già in più di un’occasione. La gara però lo slovacco la perde nella prima parte del percorso dove assolutamente non forza la mano. Si risveglia solo dopo la risalita sotto il ponte e si rende conto che non gli rimane molto tempo per reagire ad un ritardo pesante all’intermedio. Terzo un Benzin brillante e soprattutto convinto dei propri mezzi. Non abbiamo visto nel parterre la simpatica compagna Mandi Planert, forse l’arrivo del secondo figlio l’ha fatta desistere ad affrontare una lunga trasferta.
Chi invece non ride, anche se ne avrebbero ragione, sono Pavol e Peter Hochoschorner che dopo essere entrati con il nono tempo in finale – decisamente inusuale per loro – vincono sui compagni di squadra Skantar – Skantar. Questi ultimi due non sono fratelli, come il commentatore in lingua catalana ha continuato a ripetere, ma cugini; bronzo agli sloveni Bozic – Taljat.
Gli sloveni hanno investito molto su questa categoria, lavorandoci parecchio e costruendo opportunità; alla fine il risultato è arrivato, ma, soprattutto, hanno l’opportunità di continuare su questa strada per un grande futuro.
Peter Kauzer ha gareggiato praticamente in casa anticipando il mondiale di Tacen di un anno. Qui infatti gli sloveni sono arrivati in gran numero e sono stati la marcia in più per un Kauzer scatenato. E pensare che per l’Italia non si è neppure presentato il responsabile dello slalom per la federazione, aggiungere altro è inutile. Super Cali è stato penalizzato da un cinquanta alla porta 8. Forse il potente pagaiatore della forestale ha forzato una linea nell’intento di spiazzare gli avversari con un gran tempo in semifinale. Argento al transalpino Nevau e bronzo all’iberico Carlos Juanmartis, per tutti noi Litos. Inutile nascondervi la soddisfazione di questo bronzo che sento particolarmente vicino. Chi esce con l’amaro in bocca da questa manifestazione è sicuramente Fabien Lefevre che rimane fuori da due finali – C2 e K1 -  come primo degli esclusi: per un totale in due gare di 68 centesimi!  Sarà interessante ora capire il suo futuro.
Le cose da fare sono ancora tante, devo rimettere in marcia la casa viaggiante per tornare con i miei pargoli da colei che ci sta aspettando con tanta ansia e che saprà ridarci  carica e motivazione per gioire della vita!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi – La Seu d’Urgell 13 settembre 2009 – Campionati del Mondo di Canoa Slalom – giornata finale

Claudio Schermi:
Grazie Ettore per il regalo di questi giorni.
Con le tue storie ci hai regalato le emozioni di un mondiale!
Ci hai fatto vedere i volti, respirare l'atmosfera, ci hai fatto vibrare nell'attesa.
Per me che non sono uno slalomista è stato come vivere questo mondiale.
Un mondiale che si è per noi definitivamente infranto su una porta che noi da casa non abbiamo visto, perchè la TV si dilungava nei replay dello spagnolo.
Ai nostri Atleti resta il nostro abbraccio ed incoraggiamento per il futuro.

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