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Pagaia Groenlandese o Tradizionale
Lorenzo Molinari:
La domanda che poni è molto interessante e spero che la mia risposa sia chiara.
Quello che chiami il "ritorno dell'elasticità della pagaia/manico" esiste e si manifesta quando si riduce la forza impressa sulla pagaia a fine spazzata (passata in acqua) e, quindi, proprio prima dell'estrazione, ipotizzando che la forza impressa sia costante durante tutta la spazzata.
Il ritorno aumenterà:
- all'aumentare della forza impressa sulla pagaia (superata la soglia che ne determina la deformazione);
- all'aumentare della flessibilità dell'asta e delle pale (aste e pale in legno sono più flessibili di aste e pale in carbonio);
- all'aumentare della presa in acqua delle pale (le pale a portanza hanno maggiore presa delle pale groenlandesi).
Al cessare della forza impressa sull'asta, se questa avesse flesso la pagaia, quest’ultima rilascerà l'energia potenziale accumulata flettendosi, sotto forma di energia cinetica, che si scaricherà facendo recupera alla pagaia la sua forma inziale a riposo (non flessa). Tale energia si scaricherà in parte anche in acqua, attraverso il raddrizzamento dell’asta e della pala in acqua, che equivarrà a un piccolissimo movimento della pala verso la coda dello scafo, determinando un ulteriore modestissimo avanzamento dello scafo.
Così come in attacco, la forza impressa sull'asta, si disperderà in parte con la flessione dell'asta e, di conseguenza, riducendo l’accelerazione dello scafo.
L’effetto totale non è pari a zero ma è negativo, perché la minore accelerazione dello scafo all’attacco non è affatto compensata dall'insignificante accelerazione in fase di estrazione, poiché l’energia si disperde anche in termini di calore (la pagaia subisce un leggero riscaldamento, come quando si fletta e si raddrizza di continuo un’asta di metallo) e attraverso le mani e, soprattutto, in aria, nell'estrazione.
Senz'altro puoi renderti conto della flessione dell'asta ma dubito che tu possa accorgerti delle sue conseguenze, ovvero dubito che tu possa accorgerti della inferiore accelerazione dello scafo in fase di attacco (a meno che tu non abbia una pagaia particolarmente flessibile, e in tal caso di consiglio di cambiarla) e dubito ancora di più che tu possa accorgerti della leggera spinta in fase di estrazione. Per quanto l'effetto ci sia.
Più la pagaia è rigida e più la pala ha una presa efficace, più sarà performante se sottoposta a forze elevate. Infatti in agonismo si prediligono aste rigide, specie sulle distanze brevi, dove anche l'asta potrebbe fare la differenza sul podio. Sulle lunghe distanze l’asta conta meno (le pale da agonismo sono tutte ugualmente rigide), tant’è che si usano anche aste più flessibili (più salubri ai tendini).
nociomn:
Grazie Lorenzo. In effetti mi hai chiarito che per la mia pagaia groenlandese, Avatalk Terranova, la flessione è reale. In effetti con la Wing di Simonelli manico e pale in carbonio, non avevo mai avvertito flessione. Grazie ancora per la competenza e completezza della spiegazione.
RossoFiorentino:
Nocoimn posso chiederti di descrivere la sensazione che provi al termine della pagaia? Non sono assolutamente un esperto, men che mai vicino alle conoscenze di Lorenzo, ma qualcosa sulla groenlandese la so. Ti pongo la domanda perché spesso un’angolazione sbagliata, ma comune nei primi approcci, può causare l’ingresso di aria sotto la pala che provoca una sensazione piuttosto tipica e percepibile; a me verrebbe da dire che la pagaia “frizza”.
nociomn:
Ciao Rosso Fiorentino. In effetti quel "frizzare" che mi dici l'ho sentito qualche volta ma, sistemando meglio l'impugnatura, sparisce. Mi sono accorto che questa cosa si presenta quando ho la tendenza a ruotare, anche se di poco, il polso(retaggio della Wing). Quando invece la passata in acqua è corretta sento che la pagaia flettere :è come un elasticità di ritorno. Lorenzo ha centrato in pieno il problema, se così si può dire, con un'analisi precisa. Sto lentamente migliorando la tecnica, ma, essendo autodidatta, ci metto più tempo. Grazie per il tuo intervento.
marittimo:
Per tre stagioni ho usato anch’io pagaie in legno (groenlandese, aleutina e ibrida groenlandese/aleutina) percorrendo circa 1.000 km complessivi.
La prima era una groenlandese in obeche con il manico rinforzato da due listelli di rovere. La pala era molto flessibile e questo si sentiva quando forzavo nella fase finale della passata in acqua. L’ho quindi sempre usata con moderazione per timore di romperla e non ho mai percepito l’effetto “ritorno” di cui si discute.
La stagione successiva ho usato una aleutina tutta in compensato marino molto più rigida. Fletteva anche questa ma meno dell’altra, però ho notato che oltre una certa forza, impressa nella pagaiata, l’aumento di velocità era molto scarso. Pertanto anche questa l’ho quasi sempre usata fino a un certo limite e senza avvertire l’effetto “ritorno”.
Idem con l’ultima (ibrida groenlandese/ aleutina), che mi è sembrata la migliore delle tre anche se non era certamente una pagaia da velocità, quindi inutile forzare troppo. Anche con questa però si percepiva una certa flessibilità credo dovuta all’uso del legno e alla lunghezza complessiva (tutte cm 240) che comporta un braccio di leva maggiore rispetto alla pagaia tradizionale (più corta).
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