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Pagaia Groenlandese o Tradizionale

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marco ferrario (eko):

--- Citazione da: Vittorio Pongolini - Novembre 27, 2020, 07:48:34 pm ---Bella questa ultima serie di dialoghi tra persone competenti che amano il ns. sport! ...
Ah, se si potesse sempre e spesso leggere interventi così su questo forum!

--- Termina citazione ---
Concordo e sottoscrivo.
Questo è uno dei dibattiti più alti e anche dei più seguiti sul forum.


--- Citazione da: marittimo - Novembre 28, 2020, 11:44:45 am ---Penso che questa sensazione si possa percepire indipendentemente dal tipo di kayak e dal tipo di pagaia.

--- Termina citazione ---
Marittimo condivido la tua risposta a RossoFiorentino.

L'esaltazione filosofica di una tipologia di kayak o di una pagaia è molto soggettiva e a volte anche demagogica tanto da sembrare una operazione di marketing, se non voluto, perlomeno inconsciamente indotto.

Diverso è parlare di tecnica e di storia, come qui ha fatto Lorenzo, solo per citare chi più si è distinto in tale senso, ma ringrazio anche tutti, veramente tutti, per l'arricchimento a questa pagina di cultura del KdM.

Anch'io ho sempre pensato di calzare i miei kayak, pur non possedendo kayak Greenland e indipendentemente delle diverse pagaie utilizzate.

Indossando il kayak subisco sempre una metamorfosi in simbiosi con l'acqua.
Da essere terrestre mi trasformo in anfibio e vivo intensamente questa mutazione che ritengo sia insita in molti di noi che amiamo lo sport di pagaia, indipendente dalle pagaie e dai kayak utilizzati. 

La filosofia del Kayak da Mare non va vincolata e condizionata dalla soggettività del mezzo utilizzato, a prescindere dal fatto che come cantava Pino Daniele "ogni scarrafone è bello ' a mamma soja"

Filosofeggiare è gran bello, ma non si può ignorare la tecnica, la scienza e la storia che vanno sempre e comunque difese per onore di verità.


RossoFiorentino:
Vi ringrazio per i generali apprezzamenti, sono felice che condividano un certo spirito a prescindere delle differenze... stilistiche?

In ogni caso non vorrei essere frainteso, quello che il Qajaq groenlandese fa su di me lo fa appunto su di me; non ho pretesa e non mi interessa che sia una filosofia o una legge a cui gli altri devono sottostare. Come scrivevo mi impegno a non voler essere giudice supremo di cosa sia giusto e cosa sia sbagliato in questioni così soggettive come il kayak, volevo solo riportare la mia di prospettiva, nulla più. Sono ad esempio convinto che quei “folli” dell’Olimpica che passano i giorni a fare sempre la solita assurda traversata, in modo così meccanico e sportivo, abbiano capito qualcosa che a me sfugge e ben venga che ne traggano completa soddisfazione.

Inoltre non voglio che le mie parole siano fraintese per un’arringa contro la tecnica e la pratica; lo studio del movimento, la pagaiata efficace è fondamentale tanto nella pagaia classica che nella groenlandese e, avendo esperienze precedenti con il cucchiaio, credo che farebbe bene a tutti cambiare di tanto in tanto anche per osservare quali sono i fondamentali comuni a tutte le specialità. In particolare credo che nella mia nicchia, almeno nell’ambiente italiano, manchi molto un’attenzione al modo in cui si pagaia. Credo dipenda dal fatto che il tipico pagaiatore che si approccia alla Greenland sia mediamente lontano dal tipico sportivo e per questo spesso manchevole di alcune basi che fanno bene a prescindere dal livello che i desidera raggiungere.

Per quanto riguarda l’esperienza reale degli Inuit credo che quanto sia stato detto sia parzialmente vero. Sono un novizio del kayak ma ho la mia dose di passione storica per essermi volentieri sorbito i “pipponi” di alcuni dei più grandi studiosi di quel mondo. Un detto Groenlandese recita più o meno così “Ogni Inuit può scegliere, o muore di fame o annegato”, questo a conferma di quanto la vita sia, e soprattutto sia stata, veramente estrema sulle coste artiche. Questo però non deve trarre in inganno; se è vero che la Qajaq Angst “L’angoscia del Kayak” era una cosa piuttosto diffusa in quel mondo, come risultato delle paure più che naturali di una vita al margine della sopravvivenza, e che di fatti morire era una cosa da prendere seriamente in considerazione ad ogni battuta di caccia è anche vero che per fortuna abbiamo diverse testimonianze scritte e orali del passato ed esperienze dirette del presente che raccontano di che gioia fosse per gli Inuit il proprio Qajaq. Insomma se la vita ti da limoni...  comunque prendo l’affermazione come un incinto ad andare in Groenlandia e guardare con i miei occhi, cosa che farò appena mi sarà possibile con grande piacere!

Vittorio Pongolini:

--- Citazione da: RossoFiorentino - Novembre 28, 2020, 08:28:29 pm --- ...….comunque prendo l’affermazione come un incinto ad andare in Groenlandia e guardare con i miei occhi, cosa che farò appena mi sarà possibile con grande piacere!

--- Termina citazione ---

...eh, ma allora non sono errori, sono considerazioni escatologico-ginecologiche perseveranti, RossoFiorentino! Suvvia, come ce le spieghi?

RossoFiorentino:

--- Citazione da: Vittorio Pongolini - Novembre 29, 2020, 05:46:44 pm ---...eh, ma allora non sono errori, sono considerazioni escatologico-ginecologiche perseveranti, RossoFiorentino! Suvvia, come ce le spieghi?

--- Termina citazione ---

Per parafrasare, se mi passate la volgarità, intendi dire che sono “seghe mentali”? Si, probabilmente sono andato un pezzo oltre il concreto. Pardon...

nociomn:
Dopo qualche settimana di uso della groenlandese ho cominciato a chiedermi se quello che sento a fine della passata in acqua non sia il ritorno dell'elasticita' della pagaia /manico. In effetti forse all'inizio non non ci facevo caso perché impegnato nel cercare di perfezionare la tecnica ma ora che mi pare di aver trovato il modo corretto e spingo molto di più, sento come se finita la passata, la pagaia avesse un "ritorno". Qualcuno mi sa dire qualcosa in merito. Grazie

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