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Skillo

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #15 il: Giugno 04, 2010, 02:50:09 pm *
W Slafkovsky!!! Mi piace molto Martikan ma, come già ebbi a dire, la sua particolare canoa ed il suo stile unico ci "ipnotizzano" lasciando che i suoi concorrenti con le "normali" tecniche e attrezzature facciano sotto il nostro naso cose che notiamo poco e che ci fanno sempre dire "però Martikan è su un altro pianeta ...".
E poi questi "normalmen" che usano canoe "normali" e pagaiano in modo "normale" te li ritrovi là davanti e quasi non ti sai spiegare come abbiano fatto.

Francesco Iacobelli

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #16 il: Giugno 04, 2010, 09:52:48 pm *
una curiosità: è vero che T. Estanguet è l'unico C1 ad essersi avvicinato al miglior tempo fatto registrare da un K1? purtroppo non ricordo in che competizione..
Ettore solo tu puoi rispondere a questa domanda
stammi bene
F.BOYS

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #17 il: Giugno 05, 2010, 01:04:57 am *
No non è vero... mi dispiace. Non è stato il grande Tony Estanguet ad essere il C1 più vicino ai K1 men poichè  Martikan è riuscito a fare meglio ad Atene nel 2005 in Coppa del Mondo quando ha battuto i K1 e Super Cali se lo ricorda molto bene!

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #18 il: Giugno 05, 2010, 01:14:09 am *
Il mio amico Mark Delaney mi ha servito, in sala video, un ottimo  caffè caldo in attesa della partenza della seconda manche e devo confessare che è la prima volta che ho ingurgitato la mia bevanda preferita senza zucchero. Come si dice dalle mie parti a “caval donato non si guarda in bocca” e visto il vento, la pioggia e le temperature invernali di questi giorni certo non ho fatto troppo lo schizzinoso: ho apprezzato il gesto, ringraziato e bevuto tutto d’un fiato! 
Maialen Chourraut ha vinto la qualifica delle donne con estrema facilità, mettendo in mostra una tecnica sopraffina e una calma apocalittica. La basca sarà la sicura protagonista in rosa  di questa stagione agonistica, anche se questo l’avevo già detto e scritto da tempo come avevo già detto e scritto che non ha nessuna ragione tecnica insistere, per gli italiani,  su ragazzine che, in gare come queste, mettono a rischio la propria salute e gli studi liceali. Prendere 10 secondi dalla ventesima è come prendere  una bastona sui denti in un vicolo cieco e chiedersi da che parte arrivasse il fendente. Il  kayak femminile aveva al via 16 nazioni, di cui 9 hanno preso posti in semifinale e 7 sono uscite. Austriache, ceke, francesi e slovacche sono passate in toto; inglesi, tedesche e russe con due barche e con una Irlanda e Spagna.
Nessuno confronto è possibile fare con la gara del kayak maschile visto che il tracciato di oggi è stato ulteriormente accorciato visti i livelli del Danubio che fra poche ore, a detta degli esperti, arriverà sulle tribune. Così facendo sperano di far fluire velocemente la maggior quantità di acqua possibile verso valle salvando le gare di domenica. Peccato perché è sempre interessante avere dei parametri di confronto fra le categorie, giusto per cercare di capire qualcosa in più di questo magico mondo dello slalom.
Bella gara nella canadese doppia su un percorso disturbato dal vento. Tanto per dare un saggio di potenza gli slovacchi affilano le armi e conquistano i primi tre posti. I cugini Skantar vincono sui gemelli Hochschorner e su Kucera/Batik il resto sembra non esistere tanta è la loro superiorità. Benetti e Masoero, con una seconda discesa decisamente più veloce rispetto la prima, fanno vedere un bell’assieme, frutto di anni di lavoro e illuminano il futuro. Come da previsioni, viste le gare di selezione, fuori gli altri azzurri della canadese doppia. I risultati non si improvvisano e anche lavorando duramente non bisogna dare nulla per scontato, immaginiamoci poi per chi ha affrontato questo europeo con pochissime ore di allenamento sul questo canale.  Se si fosse speso questo tempo e questi denari per un proficuo raduno a Leipzig invece di perderli e sprecarli a Bratislava in cerca di sogni proibitivi e irraggiungibili si sarebbe dimostrato di avere a cuore le sorti della canoa slalom nazionale e il futuro di giovani che meriterebbero giuste opportunità di crescita con umili dirigenti e saggi allenatori.
E per parafrasare una vecchia canzone di Josè Feliciano ci chiediamo un po tutti da queste parti che sarà, che sarà, che sarà del Campionato Europeo, chi lo sa? Forse tutto o forse niente, ma domani si vedrà!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 4th June 2010 - European Canoe Slalom Championships

P.S. per dovere di cronaca devo sottolineare che dopo il ricorso dgli inglesi è stato tolto il 50 a Huw Swentnam in seconda. Quindi il potente e biondo inglese passa il turno e lo ritroveremo in semifinale ne fa le spese Lubos Hilgert che invece reserà sulla riva a guardare e meditare per il futuro.
P.S.2 è ufficiale domani sabato 5 giugno tutto sospeso. Semifinali e finali per tutte le categorie rimandate a domenica e gara a squadre manche unica dove si assegneranno le medaglie. Domani però alle 14 la decisione finale.

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #19 il: Giugno 05, 2010, 11:04:48 pm *
Un sabato di riposo forzato a guardare l’acqua che defluisce verso valle e che alle nove di questa mattina aveva praticamente ricoperto il canale di gara. Che fare quindi, se non sfruttare la bella giornata di sole per una pedalata verso il centro di Bratislava in compagnia dell’amico-collega Jerney Abramic? Lo sloveno, come già sapete, allena da diversi anni gli austriaci  Oblinger, Helmut e Violetta, e spesso e volentieri ci troviamo per condividere momenti di relax o per scambiarci idee e progetti. Anche lui esiliato all’estero dopo che per la Slovenia aveva vinto parecchio e soprattutto aveva costituito con Marian Strukely, Janez Skok e Albin Cizmar un “dream team” dello slalom tra gli  anni ’83 e ’96.
Ci sono circa 20 chilometri da Cunovo al centro della città su una pista ciclabile affollatissima di pattinatori, ciclisti e runners e guarda un po chi  si incontra? Prima le sorelle russe Perova, Alexandra e Katerina, impegnate a correre. Poco più avanti sui pattini gli Hilgert, mamma e figlio. Si pedala con il vento in poppa e in meno di 50 minuti si arriva, senza macchine, incroci, semafori, scale o altri inghippi,  a “Eurovea”. Quest’ultimo è un complesso enorme  nuovissimo con centro commerciale, caffetterie, ristoranti, teatri, mostre espositive. Il tutto si sviluppa attorno ad una grandissima piazza con tanto di acqua e una mega statua del  generale Milan Rastislav Stefanik, uno degli artefici dell’indipendenza della Cecoslovacchia nel 1918. Su quell’immensa piazza incontriamo Maialen Chourraut e Xabi Etchaniz che si godono l’inaspettato riposo e il sole ritrovato. Maialen, decisamente contenta per la bella gara di qualifica, ha preferito non pagaiare per impegnare la sua mente altrove. Con loro condividiamo una pizza gigante e un caffè.  Proseguendo la pedalata saliamo  al  castello e guarda un po che sorpresa? La Neave e la Donington, le due britanniche a spasso per occupare al meglio un sabato decisamente turistico. Ed è proprio in cima alla città che arriva l’sms da Merano della vittoria di Zeno nonostante un tocco. Anche al ritorno le sorprese non mancano. Infatti, in senso opposto, sbirciamo tutto lo staff tecnico dei ceki  impegnato in un trenino all’ultimo respiro con le bici da corsa. Loro hanno una passione sfrenata per lo sport del pedale,  come gli inglesi Mark Delaney e Paul Ratcliffe che appena possono scappano sulle due ruote... un po alla Previde di un tempo.
Passo il pomeriggio a guardare un canale di allenamento super affollato di atleti.  E’ proprio vero che il mondo è bello perché è vario  e in questi frangenti ne vedi proprio delle belle:  c’è chi scatta, chi pagaia tra le porte, chi sul fiume, chi lavora con l’idrofreno, chi prova le combinazioni a squadre, chi se la ride, chi riposa, chi gira fra gli stand di costruttori ed espositori e chi magari è rimasto a letto a recuperare energie e forze per una domenica europea che sarà decisamente particolare non fosse altro per la sua vigilia di festa!
Nella riunione dei capi squadra di questa sera  hanno confermato la partenza, per la dimostrazione del percorso, alle 8 di domani e inizio gare alle 9.50. I titoli  continentali a squadre verranno assegnati con una manche unica: è come decidere un incontro di box al primo round: se vuoi vincere devi picchiare duro e stendere l’avversario velocemente prima che lo faccia lui!
Speriamo però che l’acqua, domani al nostro risveglio,  sia del livello giusto per poter concludere questa 11esima edizione del Campionato Europeo con la cerimonia di premiazione e non con una cancellazione.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 5th June 2010 - European Canoe Slalom Championships

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #20 il: Giugno 06, 2010, 08:15:39 am *
Si doveva partire alle 8 con la Demo Run, ma l'acqua di riflusso non vuole saperne di lasciare il canale di Cunovo. Ore 8,30 team leader meeting per la decsione finale: manche unica a 20 oppure cancellare l'Europeo?  Altra soluzione trasferirlo con il pre-mondiale ad agosto.

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 6th June 2010 - European Canoe Slalom Championships

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #21 il: Giugno 06, 2010, 09:58:11 am *
E' ufficiale i Campionati Europei di Canoa Slalom sono stati cancellati. Si torna a casa dopo aver preparato bagagli e riposto le armi nei foderi. L'Eca farà altre proposte per recuperare la rassegna continentale.
Io torno a casa per nuove avventure

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #22 il: Giugno 17, 2010, 11:14:08 am *
La casa viaggiante non si è praticamente fermata mai. Dopo la delusione e la cancellazione degli Europei di slalom a Bratislava si è spostata in  Val di Sole con tre splendidi cuccioli di ghepardo che stanno crescendo pagaiata dopo pagaiata, onda dopo onda, ricciolo dopo ricciolo, animati dalla forza della corrente, spinti dalla curiosità della vita, in un’estate che è già iniziata da tempo. Pochi giorni, tanta acqua. Poche porte, tante discese e, dopo alcuni giorni di Noce, i giovani  felini sono andati in Francia ad affilare le unghie per un mondiale che porterà sicuramente tante emozioni e alimenterà la loro fame di canoa.
La casa viaggiante, invece,  si è trasferita a Praga sul canale di Troja per la prima gara di coppa del mondo che apre ufficialmente la stagione internazionale.

Praga è una splendida città ricca di storia e in ogni dove resti estasiato ad ammirare palazzi, statue, chiese, guglie, per non parlare delle stravaganti persone che animano giorno e notte questa capitale Boema. Tutto sembra essere così perfetto e rilassato che a volte pensi di vivere in un bella fiaba. Sali sul tram e trovi la pubblicità della gara di Coppa del Mondo... che emozione e che bello per il nostro sport! Il canale, nel quartiere di Troja, ha ospitato negli ultimi dieci anni ben 5 edizioni della coppa del mondo,  una prova iridata nel 2006 e diverse gare internazionali. E pensare che è una struttura canoistica tra le più banali e semplici che abbia mai avuto modo di vedere: un budello d’acqua lungo poco più di 400 metri sul lato destro di una grande diga,  largo dai 12 ai 14, con un salto di 3,6 metri, una portata che può variare tra 14 e 18 m3/sec. e viene classificato tra il 3^ e 4^ grado di difficoltà.
Sulla riva destra del percorso trovano spazio però ben 3 canoa club, un hotel con palestre, tre negozi di canoa e rafting, un ristorante, un campo di agility per i cani e un pittoresco pub in un gigantesco cavallo di legno che ricorda ovviamente l’astuta trappola che lo stesso Ulisse ebbe a che pensare per avere la meglio sui troiani.  Il tutto ben servito dai tram, in 15 minuti si raggiunge ponte Carlo, e da piste ciclabili oltre ovviamente a una comoda strada con ampi parcheggi.
A ridosso del fiume c’è anche un campeggio con tanto di bungalow in legno.  Un tempo mi ricordo che queste moderne casette avevano la forma delle  tende indiane, alte alte, strette, strette. Si dormiva in due molto vicini, e con Renato De Monti nei primi anni ’80, ci ho passato un agosto intero. A quel tempo si sentiva e si percepiva il clima di oppressione in cui viveva Praga e per passare la frontiera con l’Austria si perdevano delle ore per mille controlli sia in entrata che in uscita.

Il programma della prima prova di Coppa del Mondo prevede gare di qualifica per tutte le categorie venerdì18 giugno, sabato 19 semifinali e finali per C1 donne, C1 uomini e C2 e domenica 20 semifinali e finali per K1 uomini e K1 donne. La cosa che mi lascia perplesso è la facilità con cui l’ICF permette ai vari comitati organizzatori di gestire a loro piacimento programmi e orari di gara, senza fissare delle regole precise da rispettare. Se provi poi a chiedere spiegazioni ai vari responsabili loro ti rispondono con il classico: per esigenze televisive! Rimane sempre poi l’assurdità di aver già da tempo designato i tracciatori dei vari percorsi. Se da un lato l’esigenza di guadagnare tempo è comprensibile, dall’altro ne va della correttezza nei confronti di tutti gli atleti che si trovano inevitabilmente con colleghi che hanno avuto modo di provare combinazioni ideate e pensate dai loro allenatori che poi vengono chiamati a disegnare sicuramente il tracciato. Gli inglesi hanno tracciatori in ogni dove... tanto da farci capire che a Londra faranno un pochino quello che vorranno loro.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Praga, 17 giugno 2010 - prima prova di Coppa del Mondo Canoa Slalom

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #23 il: Giugno 19, 2010, 09:37:32 am *
Non ho aspettato che la sveglia suonasse questa mattina... il picchiettio della pioggia e la gioia di vivere  una giornata all’insegna delle gare di qualifica mi hanno buttato giù dal letto con ampio anticipo. Come sempre mi sono organizzato per tempo nella tenda video e, una volta visto il percorso con gli atleti individualmente, mi sono seduto davanti ai tre computer e sono entrato nel vivo di questa giornata di apertura di una Coppa che assicura spettacolo, emozioni e tante storie da raccontare.
Le donne in canadese mi hanno riportato agli anni ’70 quando era uso tra gli specialisti del C1 cambiare pala all’occorrenza.  Una ragazzina dagli occhi di ghiaccio e dalla pelle color ambra nata nel 1994 ha messo in fila una lista di 15 colleghe inginocchiate che entrano di diritto nella storia di questa specialità che, se pure agli albori, sta facendo passi da gigante. Ora sono al 33% di distacco dal miglior kayak maschile e diverse di loro hanno messo in scena ottime sfilate, agganci, spostamenti laterali e veloci cambi di direzione.
Di tutt’altro carattere la gara della canadese maschile con un David Florence scatenato in tutte e due le prove. Ora mi nasce la curiosità di capire perché l’argento olimpico di Bejing 2008, dopo una spettacolare prima manche in cui era finito secondo dietro allo slovacco Slafkovsky, non abbia optato per una seconda discesa più tranquilla risparmiando energie per il C2, invece di volere a tutti i costi la vittoria in una gara che ha solo lo scopo di far passare il turno senza colpo ferire! Dovrebbe ispirarsi di più all’amico “Michelino”  - al secolo Michal Martikan -  che lascia vincere in batteria gli avversari, regalando  loro illusione e gloria per 24 ore per poi piazzare la stoccata perfetta quando serve e conta. Lui, il dio del C1, alla porta 21 ha praticamente smesso di pagaiare sia in prima che seconda manche nonostante un due e ha fermato il cronometro a 0,96 da Florence. Mi ricorda tanto  il ciclista Indurain che lasciava ai suoi gregari vittorie di tappa per portarsi poi a casa Giro e Tour: tutti contenti e bravi, ma il vero “matador” era lui.
Il C2 non ha visto al via gli equipaggi francesi e neppure i neo campioni del mondo nella prova classica e sprint in discesa e cioè gli sloveni Taljat/Bozic bronzo anche ai mondiali slalom 2009 a Seu d’Urgell. Evidentemente la coppa non per tutti rappresenta il traguardo della stagione tanto è che anche  transalpini e spagnoli hanno portato la squadra U23 all’esordio in Coppa. A parte tutto ciò i gemelli Hochschorner mi hanno ancora una volta entusiasmato all’uscita della porta cinque dove hanno fatto girare praticamente in aria il loro scafo, staccandosi per un attimo dall’elemento liquido per entrare in quello gassoso. Il resto è quasi routine con Benetti /Masoero che passano agevolmente le batterie anche con una penalità molto dubbiosa. Nota di merito a Ferrari/Camporesi, che non si lasciano scappare la ghiotta occasione delle numerose assenze per passare in semifinale. I distacchi però sono ancora troppo pesanti per aspirare ad una finale... mi domando ma i due tecnici nazionali della canadese perché non sono venuti?
Chi veramente merita una menzione speciale è proprio Lei... dimenticata, maltrattata, ostacolata, rinnegata, portata sul punto del tracollo e dell’abbandono eccola che rispunta a livello internazionale  come un fiore a primavera, come un raggio di sole in una fredda e oscura  realtà italiana in rosa. Con un do di petto è capace di salvare l’amata Patria, sfodera una tecnica al passo coi tempi moderni, si infila nella risalita nove con maestria e coraggio, si fa spostare dall’acqua nel turacciolo 11 - 12. Tiene lucentezza per il resto del percorso e si proietta nello scatto finale come mai l’avevamo vista fare prima: brava Cri, ci si rivede in semifinale domenica, anche se il percorso non ti piace particolarmente!
Gli americani usano l’espressione “no comment” per non parlare di  situazioni imbarazzanti, quindi mutuo dall’inglese il saggio detto e non aggiungo, al settore femminile, altro se non ripetere quello che dalla notte dei tempi vado dicendo e scrivendo:  giovinette e signorine dovrebbero essere seguite a dovere e non certo in Coppa a fare tristi figure.  Per la cronaca la gara del Kayak femminile è andata all’austriaca Corinna Kuhnle autrice di due manche fotocopiate e praticamente perfette. Dukatova rimane sotto i 90 secondi e si piazza al secondo posto mentre alla britannica Blakeman - fuori dalla squadra per europei e mondiali - la terza piazza è una vera e propria riscossa.
Come alle nozze di Canaan il vino più buono si è gustato alla fine con una gara dei kappa uno uomini superlativa che, visto il livello, ha avuto il sapore di una finale. Per passare il turno non è ammesso sbagliare e soprattutto chi fa bene la prima manche ci riprova anche in seconda e non si accontenta mai. Ha vinto un Grimm splendido e bello da vedere nel gesto e nell’espressione tecnica sul polacco Popiela e su Kauzer e Molmenti che fanno registrare lo stesso identico tempo: se fossi loro mi giocherei un ambo - 79 e 70  sulla ruota di Venezia - Negli 81 secondi ci sono stati 10 atleti e 15 negli 82. Con un 83 alto si rimaneva fuori e pensare che questa è solo la qualifica, chissà cosa ci aspetta  per semifinali e finali, ma tranquilli... vi tengo aggiornati!

Classifiche e video su www.slalomtroja.cz  o www.results.cz   

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Praga, 18 giugno 2010 qualification day  - 1st race of Slalom  World Cup

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #24 il: Giugno 20, 2010, 07:54:39 am *
Tanto era fluido e scorrevole il percorso delle qualifiche tanto si è dimostrato ostico e senza senso il percorso della semifinale e finale. Eppure i tracciatori sono due  ex slalomisti di livello e tecnici affermati da tempo. Il primo è Mark Delaney, un inglese cresciuto con la pagaia e, inginocchiato per molti anni, ha conquistato piazzamenti in diverse manifestazioni internazionali. Passato ad allenare i C1 inglesi dopo 14 anni di squadra nazionale come atleta,  è ora una colonna portante del team di sua maestà la regina. Il secondo è un francese trapiantato nella terra dei canguri da poco più di un anno, Yann Lepennec in passato aveva pagaiato nella canadese doppia con Philippe Quemerais dal 1998 al 2006 conquistando un quinto posto ai Giochi Olimpici di Atene 2004.

Bene! Questi due signori  hanno seguito, come principio ispiratore,  l’idea di fare un tracciato semplice per le qualifiche e uno decisamente più complesso per semifinali e finali. Lo scopo è presto detto: così facendo si offre a tutti la possibilità di passare in semifinale, mentre poi la finale deve essere conquistata con più ardore.  Il problema è che l’obiettivo non è stato raggiunto visto che un paio di combinazioni hanno rovinato il sano intento.  Mi riferisco in modo particolare alla combinazione 5 - 6  e alla 11 - 12 che costringono, in entrambi i casi,  gli atleti ad una retro senza senso per rimontare terreno al fine di raggiungere la porta successiva.  Si capisce bene che tutto ciò non ha logicità né per il canoista, né per chi invece segue l’evento in televisione. Il primo è costretto a sprecare una montagna di energie che, viceversa, potrebbe utilizzare per far corre la canoa, mentre il secondo, seduto comodamente sul suo divano di casa, non riesce a seguire la discesa vedendo questi atleti che scendono il tracciato più con la punta in sù che nel verso della corrente. Così facendo si perde il senso della velocità: elemento base  per molti sport.

In questa prima prova di Coppa del mondo sembra valere il principio che non sempre chi vince una batteria o la semifinale poi si porta a casa anche la vittoria  e mai come oggi la cosa si è dimostrata veritiera. La ragazzina dagli occhi di ghiaccio, al secolo Jessica Fox - vi dice nulla il cognome? - domina la semifinale sulla Dukatova e in finale entrambe si giocano la gara al salto della 18 che probabilmente sottovalutano e le porta lunghe tanto da perdere tempo e porta successiva. La gara della canadese in rosa registra la prima vittoria assoluta della Cina che non si accontenta solo dell’oro con Nangin Cen, ma duplica con l’argento della giovanissima Qianqian Teng, poco più che sedicenne. Bronzo alla slovacca  Katerina Macova allenata da Juri Mincik.
Florence, che si era dannato a vincere la qualifica, resta fuori dalla finale con un salto di porta proprio alla 12.  Jezek, padrone di casa e responsabile dell’organizzazione,  domina la semifinale e finirà poi in quinta posizione dopo aver dato spettacolo ed essere andato lungo alla 19 in risalita. Martikan che prova a dimostrare al mondo che la combinazione 5 e 6 si può fare anche diritta si qualifica per il rotto della cuffia e in finale ritocca l’ultima risalita a sinistra, fa registrare il terzo tempo, ma chiude in ottava posizione. La gara va al ceco  Michal Jane che l’8 luglio compirà 24 anni con un passato di discreto livello nella categoria junior - campione del mondo a squadre nel 2004 - e un 8^ posto agli europei U23 lo scorso anno a Liptovosky. Più giovane di lui di un anno è lo sloveno Benjamin Savsek che prende 1,41 da Jane e si infila al collo un argento importante. Bronzo a Alexander Slafkovsky che di anni ne ha fatti 27 il 24 marzo e che piace tanto al mio amico Skillo.

Che fosse  il giorno della Cina lo si era capito dalle prime battute di questo sabato di metà giugno, ma che riuscissero a vincere nella canadese doppia sembrava cosa decisamente impossibile. Eppure Minghai Hu e Junrong Shu, con un percorso pulito,  l’hanno spuntata su degli Hochschoner  che hanno dovuto fare i conti con due tocchi  di troppo e quando si sono resi conto del brutto affare non hanno avuto il tempo materiale per recuperare tutto lo svantaggio:  sarebbero bastati pochi metri in più e quel ritardo di 0,33 si sarebbe sicuramente trasformato in un vantaggio. Terzi i polacchi dai nomi impronunciabili Szczepanski/Pochwala -  per fortuna che devo scriverlo e non devo speakerarlo. Gli italiani Benetti/Masoero, entrati in finale con il quarto  tempo e quattro  penalità, sono incappati in due errori pesanti, alla 11 e alla 19 che sono costati cari al fine del risultato di giornata. Complessivamente le buone cose viste fanno ben sperare per il futuro che è tutto nelle loro pagaie.

Interessante l’iniziativa della “Tipsport.net” che ha allestito un banco di scommesse per puntare sugli atleti in gara e si sa che tutto ciò attira pubblico e interessi, visto che ormai non ci rimane che tentare nella fortuna con lotterie, gratta e vinci, scommesse su cavalli, corridori e da oggi anche sui canoisti!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Praga, 19 giugno 2010 - 2nd day  di Coppa del Mondo di Canoa Slalom   

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #25 il: Giugno 21, 2010, 11:23:57 pm *
* Ultima modifica: Giugno 21, 2010, 11:26:43 pm da Ettore Ivaldi *
Se necessitate di un miracolo chiedete a Super Cali... è sicuramente in grado di realizzarli  visto che  uno l’ha messo in opera proprio oggi alla porta 19 in risalita! Un capolavoro che gli ha permesso di vincere alla grande la finale della prima gara di coppa del mondo sul canale di Troja a Praga. Poi, all’arrivo,  ha spiegato con una mimica unica come si trionfa sul mondo: ha piegato il braccio sinistro e con la mano destra ha indicato il bicipite gonfio, poi ha usato lo stesso indice per indicare la testa e subito dopo la  canoa; ha ringraziato con un inchino e si è goduto in santa pace una manche pressoché perfetta con un secondo e 40 sul 24enne Lubos Hilgert e su un ritrovato Michael Kurt che, nella sua carriera, porta a tre i podi conquistati in Coppa. Ora per descrivere la discesa d’oro del fenomeno dalla pelle scura e dall’altezza che ci ricorda Vittorio Emanuele ci vorrebbe uno scienziato che fosse in grado di spiegarci come possa una canoa essere sempre in accelerazione per tutta la durata della performance. La rossa punta, come la coperta,  è arrivata al traguardo praticamente asciutta, un assetto sempre bilanciato e i colpi dati sono stati 125. E’ un Molmenti molto concentrato, attento ad ogni particolare, ma nello stesso tempo lascia corre lo scafo verso la meta per bloccare il prima possibile il tempo che si ferma su 92, 62. Il suo rivale di sempre, Peter Kauzer, vola nella prima risalita a sinistra, ma alla combinazione 11/12 commette un erroraccio: sulla prima porta da fare in retro inclina troppo la canoa dal lato della corrente, cerca di scappare via, ma per restare in equilibrio è costretto a mettere in acqua la pala sinistra, con l’inevitabile conseguenza di portare via il palo della porta. Arriva all’intermedio con un ritardo di 0,42 da Super Cali più 2 secondi di penalità. Da lì in poi il campione del mondo  sembra non crederci più e chiude comunque con un buon tempo - 92,97 - ma con due tocchi. Il duello fra i due a questo punto si fa molto interessante.
Chi ha molto da recriminare è il bresciano Riccardo De Gennaro che in semifinale si comporta molto bene realizzando un tempo - 96,10 - che gli avrebbe permesso agevolmente di accedere al turno finale, ma un salto di porta alla risalita 16, assolutamente inesistente, lo priva della soddisfazione di potersi giocare alla pari con i grandi una gara che era decisamente alla sua portata. Peccato poi che sul sito federale neppure l’ombra di questa impresa che comunque rimarrà nella memoria di tutti noi. Il  giovane autodidatta, cresciuto sul fiume Chiese, ha fatto vedere belle cose che purtroppo non si sono concretizzate sulla carta. La speranza è che il bravo Riky non perda fiducia e convinzione per il futuro nella speranza che qualcuno si renda conto che è tempo  di imboccare un’altra strada. Il problema delle penalità continuerà ad esistere fino a quando ai giudici di porta, prima di compilare il referto, sarà permesso parlare tra di loro per emettere un giudizio unico. Quindi quando si va a protestare ci si trova di fronte a tre verbali completamente identici e la contestazione non ha più nessun valore.
Non avrei mai pensato di dover assistere ad una situazione così paradossale in una finale di coppa del mondo come quella vissuta da Jana Dukatova. Ora non possiamo certo dire che la slovacca, tra l’altro campionessa del mondo proprio qui a Praga nel 2006, sia una giovinetta alle prime armi o che non possa permettersi di avere ottimi materiali. Bene la slovacca, che aveva vinto la semifinale con oltre 4 secondi, arriva in finale alla porta 5 e sembra avere un sussulto. Traghetta sulla riva opposta per prendere la risalita 6 e si ferma. Subito non si capisce bene, si pensa ad un problema fisico, forse  un malore, tentenna lei che di classe ne ha da vendere, lei che porta il colore della purezza anche sulla sua particolare pagaia, appoggia il suo mezzo di propulsione sul pozzetto  e a quel punto la situazione è chiara: si è aperto il paraspruzzi... addio sogni di gloria, solo tanta disperazione anche se per dovere, con una canoa piena d’acqua, conclude la gara tra gli applausi del pubblico che si commuove per aver visto in diretta la morte della farfalla bianca. La gara del kayak femminile  se la porta a casa la campionessa del mondo Jasmin Schor... argento alla biondissima  Fiona Penni e bronzo a mamma Stephanka Hilgertova che solo pochi minuti prima aveva applaudito il figlio Lubos salito sul podio per mettersi al collo l’argento nel kayak maschile. Non ho ricordi storici né per la canoa, né per altri sport, che  la cosa fosse mai successa prima e cioè che una mamma e il figlio vincessero contemporaneamente medaglie in coppa o ai mondiali. Marito e moglie sì, fratello e fratello si, fratello e sorella si, ma così mai! Grande scoop per la televisione che alla Hilgertova regala sempre ampi spazi e pubblicità. Bravi comunque.
Praga ci ha regalato bei momenti ma, come ha ben detto il vicepresidente dell’ICF, Richard Fox, “The show must go on see You everybody in Seu d’Urgell”. Olè

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Praga, 20 giugno 2010 - Final day 1st Canoa Slalom World Cup

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #26 il: Giugno 25, 2010, 11:54:03 pm *
* Ultima modifica: Giugno 25, 2010, 11:57:47 pm da Ettore Ivaldi *
Nick Smith è stato in passato un onesto pagaiatore in una carriera internazionale che è iniziata in canadese monoposto nel 1994 e poi è proseguita dal ’97 al 2009 in C2 prima con un certo  Stuart Bowman, fino al 2006, e poi, per alcuni anni, si è messo in barca con Dan Goodard. Quest’ultimo è  ancora in attività in canadese doppia con Colin Radmore. Il buon Nick non ha mai avuto l’onore di un podio e pensare che ai giochi Olimpici del 2000 a Sydney ci è andato molto vicino finendo quarto in una gara entusiasmante. Ora  è il tecnico inglese per la canadese doppia, cammina in modo strano ed è sempre sorridente. Qui a Seu ha disegnato il percorso per qualifica e finale in coppia con con Lluis Grau un local che da molti anni è impegnato nella canoa slalom in Spagna  e non solo. Direi che l’alleanza ispano-britannica, che ha precedenti solo con Maria la Cattolica quando si alleò  con glii spagnoli pur di sconfiggere i rivali di sempre e cioè gli scozzesi, ha portato sapienti passi avanti per i percorsi di slalom. Ne è uscito infatti un tracciato molto interessante che lancia delle precise direttive e dei suggerimenti per tutti. Il primo sul modo di interpretare le risalite che in due casi - porta 1 e 14 -  diventano semplici passaggi di porta. Poco sarebbe cambiato se fossero stati sostituiti i pali da rosso a verde. L’idea poi generale è quella di una ricerca di linee disegnate dall’acqua e gli atleti dovranno giocare con l’elemento liquido se vorranno interpretare al meglio un bel percorso di qualifica. Le combinazioni che lasciano libera interpretazione e libertà di espressione sono due e cioè alla porta 4 e alla porta 18. In un certo senso speculari, ma nello stesso tempo complementari:nella prima si esce da una risalita destra e sulla stessa linea si trova il palo della porta successiva che può esser oltrepassato in retro o con una manovra di rotazione che ti permette di affrontare la porta in avanti. Ora la scelta sarà solo legata all’abilità di ogni singolo atleta poiché, dopo diversi riscontri cronometrici, le due manovre si equivalgono. Nel passaggio 18 - 19 invece è certo, per il 99% dei casi, che la scelta sarà quella di una saggia retro prima di imboccare l’onda che ti proietta nella risalita di sinistra... tanto più che non c'è Martikan che sicuramente avrebbe fatto parte di quell'1%!

La Seu d’Urgell è sempre romantica e accogliente e poi oggi è un giorno speciale che puntualmente viene ricordato a tutti dalla mia amica Rosy. 13 anni fa moriva Rich Weiss, suo marito,  in canoa su un salto che aveva già fatto diverse volte. Assieme abbiamo condiviso tanti allenamenti, viaggi, sorrisi, parole, sogni e speranze il tutto sempre con il sorriso e con quel suo modo particolare di vivere le emozioni. Quando successe Rosy aspettava un figlio da lui che nacque pochi mesi dopo e nel nome, River, è incisa la passione di un padre speciale che ha lasciato a tutti noi quel sorriso unico e  che sa darti forza anche nei momenti tristi e difficili della vita. Ciao Rich e un bacio a Rosy e a River -

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La Seu D’Urgell 2^ tappa di Coppa del Mondo di canoa slalom

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #27 il: Giugno 26, 2010, 09:55:42 pm *
Ah...! finalmente si torna a respirare aria di gare, sguardi vivi, gente attiva, emozioni  vere, dopo una settimana piuttosto sottotono e dopo tanto freddo patito in quel di Praga. Sarà stato il cambio di clima, l’estate è arrivata finalmente da queste parti, sarà stato il lungo trasferimento dall’est al nord della Spagna, sarà stata la mancanza della mia casa viaggiante con annessi e connessi, ma la settimana, fino ad oggi, è stata decisamente strana. L’aria del paese iberico mi rilassa più del solito  e tornare da queste parti mi fa sempre un immenso piacere tra mille mani da stringere e tra mille saluti che la gente di qui mi riserva sempre. Forse ho lasciato un buon ricordo  e  il sorriso e il  calore degli spagnoli ti viene trasmesso epidermicamente.
In due giorni si concentrano le gare per la seconda tornata di Coppa: qualifiche per tutti sabato e giorno successivo semifinali e finali. Non ci sarà neppure il tempo di respirare, bisognerà trattenere il fiato e buttarsi a capofitto in questa ennesima avventura.

E così fu! 

Kauzer conferma il suo valore su questo canale e il titolo, conquistato lo scorso anno, di campione del mondo non è stata una fatalità. In prima manche danza e si sposta da onda in onda con saggia maestria e unica eleganza. Il buon Fabien Lefevre ci degna di una sola discesa e come sempre deve fare le cose diverse dalla plebe, così tra la 14 e la 15 passa sotto il sasso, che qui è chiamato “Ganyet”, poi alla combinazione 18/19 opta per un colpo indietro di sinistro, ma parte troppo presto e tocca il palo. Segue un altro colpo molto lungo indietro di destro ed è dentro alla porta, per non toccare però è costretto ad aspettare e ripartire di braccio dallo stesso lato per infilarsi nella risalita 19. Il finale è un inno alla gioia. Non si presenta al via nella seconda manche per risparmiare energie per la qualifica del C2, dove, anche qui,  passa tranquillamente.
La gara di qualifica nei kayak uomini se la porta a casa un certo Scott Mann che al suo attivo ha un record piuttosto particolare. Infatti è il più giovane canoista che sia mai sceso sul fiume Zambesi. Era il 1998 e aveva 15 anni, ora di anni ne ha fatti 27 lo scorso 22 febbraio. L’Uomo Scott, nato a Woodstock,  è artefice di una bella seconda manche seguito sulla riva dalla sua fiamma nonché canoista della squadra slovacca che di cognome fa  Benusova, sorella di Matej,  e di nome Dana che avrebbe dovuto sposare già l’anno scorso, ma qualche inghippo legale bloccò l’unione amorosa. Scusate mi sono perso sul gossip rosa!
Il bravo Molmenti risparmia al massimo le energie per la semifinale e certamente finale di domani e passa tranquillo il turno. Segue alla lettera quello che il tecnico di società Ferrazzi gli suggerisce: “stai centrale sulle porte e tieni la canoa ben bilanciata”, sagge parole.  Anche il giovane Lukas Mayr fa una bella gara e il tempo lo sottolinea, lo attendiamo alla prova del nove di domani.
Di azzurro non c’è altro da raccontare visto che Waterloo sembra essere a confronto una passeggiata, non è il 18 giugno del 1815, ma il 26 dello stesso mese e corre  l’anno di grazia 2010.  Sarebbe tempo di cambiare o instiamo ancora con un Lippi che da sempre si è trovato le cose fatte e passa solo il tempo a distruggerle?

Mi sono goduto la prima manche di Maialen Chourraut: l’ho aspettata fuori dal cancelletto di partenza e poi le ho corso appresso. Brava, semplice il suo modo di interpretare lo slalom, un rapporto peso potenza da fare paura ad Arnold Sscharzenegger, un tranquillità pari solo a quella di Jani Prahlad che non mangia da 74 anni... povero lui non sa cosa si perde e se conoscesse Amur non la penserebbe allo stesso modo.

Si è messo a piovere speriamo che sia solo un temporale o una nuvola passeggera, godersi le gare di domani sotto il sole sarebbe perfetto.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Seu d’Urgell, 26 June 2010 - World Cup 2nd race - qualification day

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #28 il: Giugno 27, 2010, 07:34:37 pm *
Il rituale di: inchino, bicipite, testa, canoa per Super Cali si è ripetuto magicamente ancora. In Spagna ha messo assieme una serie di azioni che hanno avuto come elemento portante la semplicità e forse è stata la vittoria più bella ed emozionante di sempre.  Vittorio Emanuele  II di Savoia aveva l’appellativo di “Padre della Patria”, mentre il nuovo re dei K1 è il “salvatore della Patria” e tanti ci gongolano sopra: lui porta a casa le medaglie e così al resto non ci pensiamo più, anzi...va tutto bene, alla faccia di chi ci critica.
Sul podio canta fratelli d’Italia a voce alta e quando si arriva al “Si” finale alza il tono e il pugno si eleva al cielo.  Bravo Super Cali continua così per la tua strada che si sta dimostrando vincente:  tu e il tuo tecnico di società a tue spese in Australia e in giro per il mondo, il resto non conta.
Un’altra vittoria annunciata è quella di Maialen Chourraut nel kayak femminile. Poco prima della semifinale mi ha confidato che si sentiva nervosa come sempre. Le ho detto che era un buon segno,  importante è utilizzare quell’energia in senso positivo. Mentre scendeva, tra le urla della gente e i compagni che le correvano appresso, pensavo alle mille discese che le ho visto fare nell’assoluto silenzio di un canale ghiacciato, innevato, ventoso, soleggiato, piovoso, tenebroso, primaverile, estivo, autunnale, ma sempre e comunque con il sorriso. Belle anche le parole del suo papà, un tipo piccoletto, con gli occhiali che parla basco e di lavoro fa il libraio e di tempo per meditare ne ha molto: “pensare quanto bisogna lavorare per salire su quel podio e quanta convinzione ci vuole, mi fa ora un certo che”. E in effetti, quel saggio uomo, ha proprio ragione, ma la fatica dei primi porta gloria, la fatica degli ultimi solo sudore. La convinzione è un sogno che tutti noi ci portiamo dentro, bisogna crederci per concretizzarla.
Guardando in modo particolare le donne non riesco a capire perché alcune di loro cercano a tutti i costi il contatto con il palo per fare la rotazione o per cambiare direzione. Il percorso aveva 15  porte singole e solo  6 doppie.  Finalmente ci si sta adeguando alle nuove regole, ma la gran parte degli atleti devono ancora adattarsi bene.
Grandissima prova del ceco Stanislav Jezek nella canadese monoposto. Leggero e abile come un gatto, ha 34 anni è  sposato e ha due figli, un mago dell’informatica, ha vinto sei medaglie ai campionati del mondo, ma qui ci ha deliziato con gesti eleganti e una grande interpretazione del tracciato che lo ha visto in costante accelerazione. Non arriva a 70 chili tutto compreso e supera il metro e ottanta, ma quando ti stringe la mano devi stare attento perché te la stritola con estrema facilità. Il suo tempo in semifinale gli avrebbe regalato il settimo posto nel kayak uomini. Alle sue spalle Tony Estanguet a 4,24 e questo ci fa capire il valore della prova del ceko che da sempre vedo pagaiare su una canoa di colore viola.
Skantar/Skantar salgono sul gradino più alto del podio  della canadese doppia con un gesto di rabbia nel giorno dell’abdicazione dei gemelli Hochschorner
La ragazzina dagli occhi di ghiaccio ha vinto nella canadese monoposto dopo aver sfiorato l’accesso in finale nel kayak, il futuro è nella sua pagaia e nel suo sorriso.

Domani si vola Munich, poi si va ad Augsburg dove ci sarà la mia casa mobile ad aspettarmi con annessi e connessi, così potrò complimentarmi di persona con Raffy che a Bratislava ha fatto un gran bene tra onde, bagni, eskimi, amici e tanti sogni.

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

La Seu d'Urgell,  27 giugno 2010 - Coppa del Mondo Canoa Slalom 2^ prova

Skillo

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #29 il: Giugno 29, 2010, 06:09:47 am *
Si: gloria a Super Cali e un alleluia per le sue medaglie. Il ragazzo è forte, lo è da un po', e tutti noi speriamo che finalmente riesca ad avere quelle soddisfazioni che negli scorsi anni gli sono mancate. Non aggiungo altro ma solo per scaramanzia.
La squadra però non c'è.
Gli altri k sono lontani. Se il metodo Baron funzionasse davvero non avremmo un solo italiano in cima alla classica ma almeno un trio di nomi nei primi 20. Così non è e non lo è da anni.
Al mondiale di Praga era impossibile fare un pronostico su chi avrebbe primeggiato tra i k1 italiani, i tre moschettieri di allora erano parimenti in grado di fare tuoni e scintille ed erano seguiti da un gruppo di altri k1 che promettevano a breve altrettanto.
Se il metodo imposto allora avesse funzionato come promesso e garantito, ormai dovremmo avere una torma di inarrestabili k1 italiani di cui Daniele sarebbe magari la punta di diamante, invece lui è forte per motivi e meriti suoi e il gruppo degli altri è mediamente sempre più lontano.
I c2 sono abbandonati a loro stessi da anni e non c'è un cane che li aiuti regolarmente negli allenamenti e nell'analisi del percorso, durante tutti i raduni si debbono accontentare di quel poco offerto dal loro tecnico di società o da qualche amico esterno alla cerchia federale.
Ha quindi del miracoloso vederli gareggiare a questi livelli.
Delle altre due categorie c'è poco da dire se non che gli investimenti sbagliati e quelli mai fatti si stanno dimostrando deleteri tanto quanto già pronosticato anni fa da quelli che qualcuno chiamò e chiama disfattisti invece che buoni profeti.
Tanti auguri quindi ai giovani e giovanissimi che lottano allo sbaraglio e che vengono spinti a credere che il traguardo stia tra la maglia azzurra e un "sissignore".