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Riccardo

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Torrentismo in Val di Vara
* il: Agosto 24, 2008, 09:43:10 am *
* Ultima modifica: Settembre 07, 2008, 04:47:28 pm da Flavio di CKI *
Per non essere troppo OT potrei tentare di far passare questo post come una opzione possibile per chi vorrà conoscere in modo diverso la Val di Vara che permette di praticare il torrentismo oltre che scendere il fiume VARA. E' stata anche la mia prima esperienza di questo tipo di attività avvenuta in una domenica di agosto per cui il racconto è poco tecnico e parecchio "emozionale".
C'è anche una notarella sul fiume Gottero, difficile IV grado per veri esperti
I Cagnacci Bagnati vi aspettano nel prossimo raduno di autunno.

1/11/2008  al 2/11/2008 Raduno adatto a Tutti (date aggiornate dal mOd)
XII raduno nazionale FIUME VARA
X raduno federale d'autunno FICT
V memorial "Ciao Max"


Buona lettura  :)

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Per praticare torrentismo bisogna coprirsi bene anche se siamo in piena estate: muta fino alle caviglie, calze e scarponicini con carro armato per non scivolare sulle pietre, giacca da acqua, salvagente, caschetto, imbragatura con ganci e chi vuole guanti.

Il percorso parte da un piccolo paese in VAL DI VARA dal nome CHIUSOLA, piccolo sulla mappa e ancor più piccolo in una valle che si arrampica in modo vivace alle pendici del monte più alto della zona, il GOTTERO. Tracce di attività umane come itticoltura, allevamento e piccoli insediamenti di agricoltura strappati a pendici scoscese che sembrano voler strappare gli angoli dei muretti e riportare il paesaggio ad un'unica discesa inaccessibile.
La strada lascia intravedere il  greto di un torrente ricoperto da una florida vegetazione di felci, piante con enormi foglie che non credevo arrivassero alle nostre latitudini, rovi di ogni tipo e alberi di noci, nocciole, per trovare poi i classici faggi e i castagni.
Non è il nostro torrente, ma quando d'inverno piove è un alto grado per la discesa in canoa praticabile solo da veri esperti.
Arrivati al parcheggio si scende attraversando un piccolo sentiero con la vegetazione che arriva fino al petto; il rumore dell'acqua giunge chiaro fino a noi e mentre ci avviciniamo penso che sia una grossa portata. Con mia sorpresa l'acqua c'è, ma il rumore prodotto è superiore alla realtà testimoniata dai volumi presenti.

Un breve breafing ci prepara mentalmente a una giornata che non può essere solo di divertimento, ma deve trascorrere in sicurezza rispettando alcune regole per evitare incolumità alle persone e rispettare l'ambiente che ci ospita.
Se possibile bisogna camminare sulle pietre per non disturbare gli organismi che vivono nel torrente: è una delle immagini più forti che mi è rimasta di questa giornata quella del mio piede che può disturbare un equilibrio. Qui potrebbe partire una discussione, ma penso che l'essere umano nei confronti della natura abbia sempre torto perchè la danneggia e la conferma è arrivata durante il percorso quando sono apparse le tracce della "civiltà" materializzandosi sotto forma di discarica abusiva: una lavatrice, un cerchione d'auto e vari rifiuti ad alto contenuto "paesaggistico".

Tutto è pronto e si parte. All’inizio sembra poco più di una scampagnata e si pensa al caldo o a dettagli dell’abbigliamento: “Apriamo un po’ il colletto della giacca da acqua, mi leva il respiro e chiudiamo bene i polsi, entra acqua”, “Avrò freddo ai piedi? le scarpe sono già bagnate”, “Forse con i guanti sarei stato più protetto, c’è pieno di spine, però mi riducono la sensibilità, meglio metterli solo se servono”

Le rocce rappresentano una vera incognita: quelle asciutte sono le più sicure perchè offrono la migliore tenuta, poi ne troviamo alcune ricoperte da muschio, altre bagnate; nei passaggi in acqua le rocce sono stondate, affiorano appuntite, non ti fanno capire quanto sono profonde se l'acqua supera il metro e alcune non offrono la minima tenuta.
A tal proposito mi sono riproposto di trovare la miglior suola per la massima tenuta.

Si avanza cercando gli appoggi per le mani perchè saltellare da un sasso all'altro non è molto consigliabile e l'infortunio di una caduta è sempre possibile per cui mani ben pronte per ritrovare un equilibrio o un appoggio sicuro.
La prima difficoltà è rappresentata da una "calata" di pochi metri che però ci fa perdere molto tempo; ci sono dei chiodi fissi da parete già predisposti da altri escursionisti, ma per raggiungere quello giusto bisogna percorrere un tratto a strapiombo e il suolo è scivoloso. Dopo alcuni tentativi, la "calata" (nel torrentismo non ci si arrampica, ma ci si cala) e bagno per raggiungere il punto di raccolta.
Il letto del torrente si stringe e le pareti di roccia diventano sempre più scoscese: si può solo scendere! Ora che siamo a metà percorso immagino durante un'alluvione come si può scatenare la natura: in un tratto la larghezza è inferiore ai due metri e le pareti quasi verticali di rocce violentano l'acqua costringendola ad infilarsi in quel varco ora così innocuo, il cui silenzio è rotto solo da piccole venature che seguono il verso dell'acqua
Le cose più semplici possono essere le più pericolose: fidarsi di un appoggio, scivolare su una pietra, tenersi ad un tronco secco, afferrare un ramo ricoperto da spine, tuffarsi dove l'acqua non è profonda (mai tuffarsi di testa), scivolare durante un passaggio a strapiombo.
Chi soffre di vertigini o non ha un minimo di preparazione fisica forse è meglio che scelga uno sport differente a mio parere ed è consigliabile anche una certa preparazione psicologica che si concretizza poi in concentrazione e prontezza nei momenti più "difficili".

E ora una piccola descrizione della calata più alta di circa dieci metri.
Si può scendere in corda doppia oppure essere calati: i meno esperti sono calati tramite un gancio fissato sull'imbragatura. Dall'alto viene fissata un fune a un chiodo in modo tale da poterla recuperare quando l'ultima persona sarà scesa. Le regole sono semplici: si è in "sicurezza" perchè la discesa si può interrompere in qualunque momento bloccando la fune che attraversa un "otto".
Chi scende deve puntare i piedi sulla roccia rimanendo appeso senza tenersi alla fune per non rischiare di schiacciare le mani sulla parete rocciosa. Una volta trovato l'equilibrio, è sufficiente seguire le istruzioni della persona che a valle gestisce la sicurezza e comunica con il "calatore". In genere si arriva in acqua e galleggiando in prossimità della cascata ci si libera della fune e si nuota fino a riva.
Recuperata la fune si prosegue.

Una pausa in una spiaggia di pietre ci fa tirare un primo bilancio della giornata: le energie si sprecano, non si ha mai caldo e se ci fosse il vento soffriremmo il freddo, un pò di cioccolata e di acqua sono il carburante utile per raggiungere l'arrivo.
C'è anche spazio per nuotare e tuffarsi in pozze più profonde e troviamo anche il "toboga" naturale scavato nella roccia con tuffo di due metri in una buca.

Come si vive la prima esperienza di questa attività? Una ragazza a un certo punto ha detto: "Mi godo il silenzio" e poi si è corretta "Sento solo il rumore dell'acqua". Aveva freddo, ma penso che lo abbia preso come una componente dell’avventura e non si è lamentata.
A me è rimasto un piccolo senso di inadeguatezza: non si può arrivare come sprovveduti o impreparati fisicamente o mentalmente, serve qualcuno esperto di cui fidarsi per poter scendere in sicurezza e non bisogna mai sottovalutare i pericoli.

Torrentismo: consigliato a tutti i preparati. Si vive un'avventura, ma non è un gioco.