Da ragazzo, d'estate, al termine degli allenamenti era un piacere tuffarsi nell'Idroscalo per sbollire la calura e, allora, tra atleti, improvvisavamo garette di equilibrio e conduzione su K1 olimpici, in cui vinceva chi stava in piedi più a lungo o chi faceva più "strada", pagaiando in stile SUP. Ma erano gare impari per chi, come me, si dedicava alla C1 olimpica, per l'equilibrio straordinario che questa imbarcazione sviluppa, e su cui riuscivamo a camminare da prua a poppa, avanti e indietro. Insomma, il SUP era per noi un gioco e, insieme, una prova di destrezza e - credo - che lo fosse anche per quel signore ritratto in piedi sul suo sandolino in mezzo al Tevere nel 1890. Le prime volte probabilmente provò vicino a riva, forse ritrovandosi più volle in acqua, fino a dirigere la sua canoa in corrente e con disinvoltura lontano dalle rive, dimostrando la sua passione e la sua bravura a un pubblico inesistente. In quel tempo, ignaro - come lo eravamo noi - di cosa fosse il SUP, non poteva porsi il dubbio che potesse o meno piacergli pagaiare in piedi.