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Origine delle canoe e dei kayak moderni
Lorenzo Molinari:
Nel topic “Quanto incide la pagaia in termini di velocità?” ho scritto che gli scafi delle canoe dei nativi del Nord America e quelli dei kayak delle popolazioni artiche e sub artiche hanno contato poco nell’evoluzione degli scafi delle canoe e dei kayak dalla fine del 1800 a oggi e che, quindi, andrebbe ridimensionato il pensiero comune – diffuso anche tra noi canoisti - che vede l’origine delle nostre canoe e kayak in quelli realizzati da questi popoli.
E’ stato detto che “sarebbe un po' come sostenere che le barche a vela con cui si disputano le regate oceaniche derivino dalle Caravelle usate da Diaz, Colombo, da Gama e Magellano”.
Al di là che non conosco la storia della nautica e quindi non so se vi sia effettivamente una continuità logica progettuale tra gli antichi velieri e le barche a vela di oggi, anche se così fosse, per le canoe e i kayak moderni ciò non è accaduto rispetto a quelli dei nativi del Nord America e delle popolazioni artiche e sub artiche, salvo eccezioni.
Tra le canoe e i kayak di oggi e le canoe e i kayak di questi popoli nella maggior parte dei casi non c’è stata alcuna continuità e nei casi rimanenti, se vi è stata, a un certo punto si è per lo più verificata una discontinuità totale, ovvero l’evoluzione degli scafi è stata interrotta da vere e proprie rivoluzioni, che hanno prodotto scafi che nulla avevano a che vedere con quelli precedenti.
Senza entrare nei dettagli, cercherò di essere sintetico, per quanto queste mie considerazioni richiederebbero una ben più approfondita presentazione per argomentarle correttamente da un punto di vista storico.
CANOA
Premesso che la canoa è un mezzo che era diffuso in tutto il mondo sin dalla preistoria fino ai tempi recenti, Europa inclusa, pensando ai nativi del Nord America, quale canoa avrebbe condizionato la progettazione delle nostre canoe fino a oggi?
I nativi navigavano con una molteplicità di modelli tra loro diversissimi, anche in uso nella stessa tribù, e alcune di queste canoe avevano forme assai bizzarre e non sempre azzeccate, considerando l’uso e il tipo di navigazione compiuto.
Tuttavia a metà del 1800 in una zona del Nord America vi furono alcuni occidentali che iniziarono a costruire canoe a uso ricreativo in stile di quelle dei nativi di quella zona, che erano diverse da quelle che altri occidentali in precedenza costruivano per trasportare pellami e merci fino ai velieri che salpavano per l’Europa, e che erano costruite con le tecniche proprie dei nativi e ne ricopiavano le forme.
Anche gli scafi delle canoe ricreative realizzate dalla metà del 1800 erano analoghi nelle forme a quelli dei nativi di quella zona specifica del Canada ma le tecniche costruttive erano rivoluzionarie: al posto della corteccia di betulla fu introdotta la tela impermeabilizzata. Tali canoe nel tempo si evolsero per soddisfare esigenze ricreative diverse da quelle dei nativi e queste forme indubbiamente le ritroviamo ancora in diversi modelli di canoe ricreative e da turismo di oggi.
Stessa cosa accadde nell’agonismo d’acqua piatta, dove per parecchio tempo le canoe mantennero lo stile delle canoe dei nativi di quella zona del Canada. Ma negli anni 1950 il danese Jørgen Samson progettò ex novo per Struer una canoa rivoluzionaria, che nulla aveva a che vedere con quelle precedenti, né con quelle dei nativi, né con quelle di altri popoli del mondo. Le canoe di oggi da competizione sono l’evoluzione di quella di Jørgen Samson ma non di quelle a essa precedenti. Idem per le canoe da fiume da competizione e per molti modelli di canoe da turismo, che hanno tratto ispirazione da questa rivoluzione progettuale di Jørgen Samson.
KAYAK
Premesso che il kayak era diffuso tra le popolazioni artiche e sub artiche e che ciascuna popolazione ed etnia aveva sviluppato kayak dalle forme anche molto diverse tra loro, e che anche in questo caso ve ne sono alcune assai bizzarre e alcuni modelli tra loro assai dissimili era impiegati in situazione marine o lacustri o fluviali analoghe (si ricorda che tali popolazioni non andavano in kayak solo per mare ma anche per laghi e fiumi). Quindi - anche in questo caso - di quali kayak stiamo parlando?
Oltretutto chissà da quanto tempo il kayak era impiegato anche in Europa!
In Inghilterra, ad esempio, già nel 1700 era relativamente diffuso l’uso di kayak a scopo ricreativo, documenti di allora ne parlano e ne riportano delle raffigurazioni. In Turchia, in diversi paesi Europei e in chissà quali altri asiatici o del Nord Africa era diffuso l’uso del sandolino (o périssoire) a pagaia con pala doppia, e certamente queste imbarcazioni non erano una derivazione dei kayak artici e sub artici e lo stesso è per i nostri kayak attuali ricreativi, turistici e da competizione (a esclusione di uno stile di kayak da mare di cui dirò oltre).
Anzi, è forse piuttosto vero il contrario! I kayak artici e sub artici sono l’evoluzione di antichi sandolini in uso nel Medio Oriente. Le popolazioni che nell’antichità migrarono dal Medio Oriente verso nord riprodussero e modificarono i sandolini, fino a costruirli con telai in osso e legno, ricoperti di pelli, anziché con assi di legno, quando si trovarono a vivere in zone povere di alberi. Sappiamo poi che le popolazioni siberiane migrarono a piedi e a più ondate dalle zone artiche siberiane alle zone artiche del Nord America, dove continuarono a costruire e impiegare kayak, che nel tempo presero forme diverse tra loro.
Alcuni kayaker artici e sub artici approdarono con i loro kayak sulle coste del Nord Europa prima del 1800, ed è ignoto come ciò fosse potuto avvenire. Probabilmente a bordo di baleniere che poi li liberarono in prossimità della costa europea. Le baleniere andavano a cacciare nei mari del Nord America e in varie occasioni rapirono i locali con i loro kayak (documenti anche del 1600 riportano di questi fatti) e talvolta li trasportarono fino a terra in Europa, altre forse li abbandonarono in mare. È da escludere che questi kayaker possano aver attraversato da soli l’oceano con i loro kayak, anche per motivi tecnici circa la permeabilità delle loro imbarcazioni e altre ragioni ancora. S’ipotizza anche che possano essersi trovati involontariamente su iceberg spinti dalle correnti e andati alla deriva, che si sciolsero in alcuni casi nelle vicinanze delle coste del Nord Europa, consentendo l'approdo sulle nostre coste atlantiche.
Ciò che a noi interessa è che questi kayak non furono mai riprodotti, ma in alcuni casi conservati per curiosità storica.
Il primo kayak da mare commercializzato fu l’Anas Acuta, prodotto nel 1972 da Valley, fondata da Frank Goodman. L’Anas Acuta fu indubbiamente realizzato sulla base di un modello di kayak Inuit importato nel 1959 in Inghilterra dall’allora studente di antropologia Kenneth Taylor, detto Ken, che ho avuto il piacere di conoscere e a cui sono riconoscente per il contributo che mi ha offerto nella mia ricerca storica sulla canoa. Ken andò a compiere una ricerca a Illorsuit, un villaggio nella Groenlandia occidentale e fece realizzare un kayak per suo uso. L’Anas Acuta fu una riprogettazione del kayak di Ken, per adattarlo alla corporatura degli occidentali. Questo modello fu poi ampiamente rimaneggiato nelle versioni successive, perché noi occidentali eravamo interessati a kayak con cui compiere crociere e turismo marino e non con cui cacciare foche e navigare per brevi distanze con carichi modesti. Né eravamo interessarti a una stabilità eccessiva che andasse a discapito della velocità. Gli scafi dei kayak artici e sub artici erano particolarmente stabili e nel caso di scafi a forma a “V” venivano pesantemente zavorrati con pietre, per evitare che il kayaker si ribaltasse e crepasse assiderato.
Oltretutto – e sfatiamo un altro luogo comune – la maggior parte delle popolazioni artiche e sub artiche non era capace di eseguire l’eskimo roll! Meno del 40% dei kayaker Inuit sapeva eseguire l’eskimo roll, come è dimostrato da uno studio del 1911 su un campione di oltre 2.200 kayaker Inuit, in tempi non sospetti, quando ancora il kayak era un mezzo di sopravvivenza per le popolazioni locali. Altri popoli artici e sub artici probabilmente non avevano neppure mai ipotizzato di poter compiere una manovra di raddrizzamento, così come non era nota a noi occidentali, nonostante avessimo anche sandolini pontati (nel 1800 si iniziarono a coprire gli scafi dei sandolini, soprattutto quelli da gara, non prendendo spunto dai kayak artici e sub artici ma dalle barche da canottaggio da regata).
In Occidente dopo il 1972 si realizzano kayak da mare in vari stili oltre a quello Inuit, che in molti casi non derivano da quest’ultimo e quando fu prodotto il primo kayak in stile Inuit - come ben sappiamo - esistevano in Occidente già una moltitudine di modelli kayak progettati per usi diversi: dallo slalom alla discesa fluviale, dalla canoa polo all’acqua piatta, dal turismo alle spedizioni, dal ricreativo alle competizioni.
I sandolini e il famoso Rob Roy, il kayak da crociera a pagaia doppia e a vela progettato nel 1865 da John MacGregor, prendendo ispirazione da uno dei modelli di canoe dei nativi del nord America piuttosto che da un kayak artico, si erano ormai più che evoluti: i sandolini nei kayak attuali e il Rob Roy in altri modelli di kayak a vela. Oltretutto anche i kayak a vela in stile Rob Roy ebbero anch’essi un momento di totale discontinuità nel 1877 nel Nord America, con l’invenzione di Paul Butler del sedile scorrevole che oltrepassava il ponte del kayak, consentendo di traslare il proprio peso molto al di fuori dello scafo per aumentare il braccio di leva per bilanciare l’azione del vento sulla vela, e in questo modo riuscendo a ridurre la larghezza dell’imbarcazione ed evitare di dover usare pesanti zavorre (qualche canoe in stile Rob Roy è tuttora costruita per uso amatoriale).
CONCLUSIONI
Il nesso tra le canoe dei nativi del Nord America e le canoe moderne c'è solo per molti modelli ricreativi e da turismo.
Non c’è invece alcun nesso tra i nostri kayak e quelli delle popolazioni artiche e sub artiche, eccezion fatta per i kayak da mare in stile Inuit o groenlandese e parzialmente con quelli da mare in altri stili.
marittimo:
Grazie per la bella sintesi storica.
Visto che sono state citate anche le barche a vela, consiglio, per chi volesse approfondire questo argomento, la lettura del libro di Carlo Sciarrelli “Lo Yacht – Origine ed evoluzione del veliero da diporto” (Mursia).
Mi sembra che le moderne canoe, kayak e le sorelle maggiori a vela (poi anche a motore), di cui stiamo parlando, abbiano tratto origine dallo stesso fenomeno e dal quale è poi iniziata la discontinuità (nel tempo sempre più marcata) rispetto all’esperienza passata, cioè dal momento in cui l’uomo volle costruire barche (in senso lato) per scopi nuovi e difformi da quelli che erano stati soddisfatti fino allora (trasporto, commercio, pesca, guerra).
Di queste nuove barche (per usare le parole di Sciarrelli), anche se “la forma, le dimensioni, la propulsione….. possono essere diversi… una è la caratteristica comune: servono soprattutto per andare a spasso nella maniera che farà più piacere al proprietario”.
Così sono nate canoe e kayak per uso ricreativo, turistico, sportivo e da competizione, come sono nate barche a vela per uscite ricreative giornaliere, crociere e regate più o meno lunghe e più o meno agonistiche.
Ma lo scopo essenziale è sempre lo stesso, cioè non quello andare in mare (o nel lago o nel fiume) per necessità (trasporto, commercio, pesca, ecc.), ma per il semplice piacere di andarci.
Con l’evoluzione e la diffusione del fenomeno sono poi nati scafi di varie caratteristiche per soddisfare tutte queste nuove esigenze, grazie anche all’enorme sviluppo di scienza navale, tecnologia e materiali.
RossoFiorentino:
Mi accodo alla discussione perchè, da appassionato di storia sono piuttosto curioso dell'argomento "nascita e sviluppo del kayak"
Faccio alcune doverose promesse. Nonostante la mia passione non sono uno storico, le mie conoscenze dipendono da ricerche su fonti più autorevoli di me ma essendo il web un posto "fumoso" non ho nessuna pretesa di avere la verità in tasca, se dirò castronerie sarei ben felice di essere corretto. Inoltre sono particolarmente affezzionato al kayak groenlandese, questo potrebbe rendermi di parte.
Trovo piuttosto eccessiva l'affermazione secondo la quale non ci sia alcun nesso fra il kayak delle popolazioni artiche e lo sviluppo del kayak moderno. Concordo sul fatto che il kayak per come lo intendiamo oggi non è sicuramente la copia spudorata del Qajaq Inuit e comprendo anche il bisogno di fare un distinguo ma sento la necessità di "difendere" un po' la squadra "Inuit". Dico squadra provocatoriamente visto che mi sembra che in termini di pagaie e natanti ci sia un po' un fronte di contrasto fra coloro che sostengono che il kayak debba essere fatto in un modo e quelli che dicono il contrario e lo trovo un po' sterile come approccio alla questione.
E' vero che, per esempio, un kayak da acque bianche ha veramente poco a che spartire con un Iqiax delle Isole Aleutine, ma è anche vero che storicamente parlando il Qajaq groenlandese, che è nipote dell'Iqiax, è stato quanto meno una fonte di ispirazione per la costruzione del kayak marino moderno la cui esperienze è stata riportata poi nei progetti dei kayak da fiume.
Quello che voglio dire è che in soldoni i kayak artici sono stati sicuramente un contributo allo sviluppo del kayak moderno per quanto non l'unico e voler smentire il fatto che sia l'unico mezzo originario non significa certo che si puo' negare una forma di influenza.
marittimo:
Sicuramente ancora oggi vengono prodotti kayak che, per la forma, assomigliano a quelli cui alludi tu, ma ne sono distanti anni luce per criteri di progettazione, tecnica costruttiva e materiali.
Però, se li producono e li vendono, significa che qualcuno li vuole.
Che poi, secondo alcune scuole di pensiero o “squadre” di kayakisti, possano essere considerati i kayak marini per eccellenza, bè, su questo avrei alcune riserve.
Oggi, scienza navale, tecnologia e cantieristica, sono in grado di produrre kayak per soddisfare qualsiasi esigenza, ammesso che il cliente abbia le idee chiare su ciò che gli serve e su ciò che vuole.
Io, ad esempio, ero partito con un kayak tipo "artico" perché affascinato dalla cultura “Inuit”, ma dopo 3 anni mi sono chiesto a che mi serviva il pozzetto chiuso (in cui facevo fatica ad entrare e uscire, mi creava problemi di circolazione agli arti inferiori e mi avrebbe creato problemi ancora maggiori se mi fossi ribaltato in mare aperto), visto che lo usavo solo nella stagione calda, con mare poco mosso e uscite giornaliere (quindi senza portarmi appresso una attrezzatura da spedizione).
Idem per la pagaia. Ho fatto una stagione con la groenlandese. L’anno dopo ho usato una aleutina per avere più potenza e velocità. L’anno successivo una ibrida groenlandese/ aleutina per sfruttare i benefici di entrambe. Con la mia attuale canoa (surfki) uso invece pagaie moderne che meglio si conciliano con il tipo di scafo e con le mie esigenze di questo momento.
RossoFiorentino:
Sono perfettamente d'accordo nel riconoscere i limiti storici e tecnici del Kayak Groenlandese, non giova a nessuno voler vendere l'imbarcazione inuit come l'alfa e l'omega della pagaia, ne ai suoi "sostenitori" ne ai suoi "detrattori".
Il Kayak Inuit è stato concepito per delle specifiche necessità, basta anche solo vedere le differenze fra le imbarcazioni fra le isole più estreme dell'Alaska e quelle della Groenlandia occidentale per capirlo, e resta tutt'ora un mezzo estremamente valido per una parte del mondo ormai estremamente ampio del Kayak. Questo non vuol dire ne che sia il migliore ne l'unico mezzo, anzi termini come migliore o peggiore non sono molto utili ad indicare nessun tipo di imbarcazione se non correlati al loro specifico utilizzo.
Quello a cui tengo far notare, anche rispondendo ad un altro utente che ha risposto alla mia affermazione in questo post sulla mia presentazione, è semplicemente che trovo eccessivo dire che il kayak moderno non è in qualche maniera debitore di quello groenlandese. Si va dal termine stesso, che è un inglesismo per Kajak, parola danese che ha sua volta deriva da Qajaq, parola Groenlandese che indica (probabilmente) "la barca del cacc-atore", fino a notare come se è vero che geograficamente l'utilizzo di un imbarcazione a pagaia è una pratica millenaria trasversale a molte culture marine e non, l'idea e lo sviluppo di un mezzo individuale, pontato, che sfruttasse una pagaia doppia e che avesse delle linee d'acqua pensate soprattuto per il mare è una cosa estremamente specifica ai popoli artici americani e che proprio questi ci si fossero dedicati con estrema attenzione dal momento in cui ne dipendeva la sopravvivenza quotidiana.
Detto ciò, come dice bene marittimo, un surfski ha delle profonde differenze dal Qajaq di cui sopra e sicuramente è frutto di molte esperienze, culture e tecnologie diverse. Un surfski ha delle caratteristiche che lo rendono più prestante in termini di velocità e controllo con vento o onda a favore, così come la pagaia "a cucchiaio" tira molto di più di una groenlandese. Velocità e surf però sono due necessità specifiche, così come lo sono quello dei kayak artici. Come dicevo sopra un kayak da acque bianche o uno olimpico hanno un pensiero e delle necessità così radicalmente diverse che il paragone ormai ha quasi perso di significato, su questo posso concordare. Però tutto ciò non cancella l'influenza importante del mezzo artico sul kayak moderno, è vero che la differenza è profonda ma negare un collegamento, una sorta di parziale discendenza, per quanto non unica, è proprio un tentativo che non capisco.
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