Il numero di chi pratica canoa in tutte le sue forme (SUP incl.) è indubbiamente in crescita, soprattutto in Europa e in alcuni paesi asiatici e del Sud e Centro America. Nel Nord America il numero di praticanti è già percentualmente molto superiore a quello europeo, sul totale della popolazione, e quindi la crescita percentuale appare più contenuta.
Tra i neofiti prevalgono gli acquisti di SUP (in primis gonfiabili), poi – a molta distanza - SOT e kayak gonfiabili, per varie ragioni più che condivisibili, che non sto qui ad elencare.
I praticanti più appassionati ed esperti di kayak marino e lacustre, tendono a passare dagli scafi in polietilene a quelli in composito, più costosi, ma più performanti. D'altronde pare che ampie fasce di popolazione possano permettersi di spendere parecchi soldini in attrezzature. Si pensi la mercato delle biciclette, dove un enorme numero di praticanti rinnova periodicamente la propria attrezzatura spendendo cifre - almeno per me - stratosferiche, solo perché, ad esempio, non avere il freno a disco su una bici da strada oggi è da sfi-ati.
In crescita anche il mercato del surfsky, quasi esclusivamente in composito, visto che con questi scafi conta molto la prestazione navigando down wind. Questo mercato accoglie soprattutto canoisti di mezza età, che provengono dall’agonismo d’acqua piatta o fluviale, e sempre di una nicchia stiamo parlando.
I marchi più prestigiosi e noti, come quelli citati: Tiderace, P&H e CS Canoe, sono in difficoltà nelle consegne e specificatamente nelle consegne di imbarcazioni in composito, dove il lavoro manuale e l'esperienza dell’operatore incidono e, di conseguenza, dove non è così facile aumentare velocemente la capacità produttiva. Non mi pare che analoghi problemi si abbiano tra le aziende che producono solo in polietilene. Chi fa l'uno e l'altro potrebbe averne anche nel polietilene, proprio a causa del carico di lavoro nel composito, che viene privilegiato perché più redditizio, dato che anche l'allestimento finale di una canoa in polietilene comunque richiede lavoro manuale.
Tuttavia il mercato del composito risulta una nicchia assai piccola rispetto al mercato della canoa in generale, nicchia che, per quanto cresca parecchio, risulta sempre più una nicchia, in quanto il resto del mercato fa la parte del leone.
Il mercato delle canoe aperte è ancora più una nicchia e tale rimarrà, essendo queste canoe poco adatte al mare e a luoghi ventosi, e in genere chi pagaia va proprio in mare o per laghi, spesso ventosi.
Il fatto che un distributore inserisca a catalogo un marchio come Esquif non deriva dall’aver fare chissà quali conti. E’ un marchio che va per la maggiore in Europa per le canoe aperte. Alcuni canoisti anno un po’ abbandonato l’acqua bianca, per vari motivi, tra i quali la bizzarria dei regimi idrici, il più delle volte secchi o in piena, e preferiscono pagaiare in mare, oppure su quei fiumi che presentano un regime più costante nel corso dell’anno, come Ticino, Po, Tagliamento, Tevere, Livenza, e dove la canoa aperta accresce la bellezza della pagaiata.
Circa l’uso delle canoe aperte in acqua bianca, da sempre impiegate nel Nord America, finalmente anche in Europa e in Italia vi sono più appassionati, ma si parla sempre di un esiguo numero di persone, che fanno anche da traino a qualche principiante. I fiumi prescelti raramente superano la Classe II o III, molto apprezzato è il Trebbia. Le canoe impiegate sono progettate specifiche per questo scopo e le marche che le producono sono poche, perché le vendite sono modeste. Esquif è tra i marchi più apprezzati.
Analogo discorso potrebbe essere fatto per i packraft, un mercato che si rivolge a un numero contenuto di appassionati di trekking misto: piedi/pagaia e, talvolta, MTB. Imbarcazione la cui invenzione e modalità di utilizzo può essere attribuita al mitico Dick Griffith circa 70 anni fa!