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CHRISTIAN DE DIONIGI DEL CCM CAMPIONE DEL MONDO IN EXTREME SLALOM
pagaia11:
Ho visto la gara su youtube, senza togliere l'indubbia bravura di Chiristian e dei partecipanti alla competizione. Ma non vedo.... nessun accostamento con la canoa slalom. Assomiglia di più a una gara di alto corso.
Saluti
Lorenzo Molinari:
Complimenti a Christian De Dionigi per la vittoria, ottenuta sicuramente dopo una lunga e meticolosa preparazione.
Questo genere di gare non dice nulla neppure a me, concordo con Andrea nel dire che sembrano “Giochi senza frontiere”.
Lo slalom "classico", anche su percorsi artificiali, comunque affascina e chi prevale è il migliore. Queste gare di slalom “estremo”, invece, forse vorrebbero essere spettacolari o divertire? Boh, non il sottoscritto.
Le gare dell'International Canoe Federation, almeno in Italia, credo richiamino sempre meno atleti e pubblico, allora s'inventano nuovi format per "galleggiare", come questo dello slalom “estremo”, che NULLA ha di estremo, se non il nome (e neppure nulla di alto corso, per rispondere a pagaia11).
Oltretutto per com’è strutturata la gara e per la sua brevità - senza togliere merito al vincitore - potrebbe prevalere non il migliore ma anche il più fortunato, quello che non si trova all’uscita della porta in risalita rinchiuso da altre canoe giunte in ritardo, ecc., altro che strategia di gara.... la strategia ha un suo peso ma sembrerebbe piuttosto relativo.
Per me le gare di canoa estrema non sono queste, bensì quelle come l’Adidas Sickline Extreme Kayak World Championship, dove la spettacolarità nulla toglie alla competizione e dove le gare avvengono su fiumi veramente "tosti" e in condizioni comunque di sicurezza, dove atleti si confrontano nelle loro capacità tecniche e atletiche fino all’ultima pagaiata, così come nello slalom e nella discesa “classiche”.
Giovanni Perozzi:
infatti la definizione (il nome) di tale competizione non è dei più azzeccati.
non è estremo, non è uno slalom.
in realtà è e si chiamava boater cross, la specialità analoga allo ski cross o allo snowboard cross.
cioè quattro concorrenti che gareggiano insieme in batterie di qualificazione dove passano i primi due fino a contendersi la vittoria nella finale.
e si gareggia con kayak turistici "di serie", cioè in polietilene.
andando a rivedere eventi "storici", forse potrebbe essere una versione edulcorata del topo malafosse, in quel caso i concorrenti sono due che fanno un testa a testa su un torrente bello tosto e stretto (il tratto ingolato di Malafosse sulla Durance alta), con l'obbligo di prendere un numero minimo di morte.
è una specialità che ha la sua tecnica e strategia di gara, ma come insegna anche il pattinaggio su ghiaccio con lo short track, alcune volte accade che bisogna avere dalla tua anche una certa componente di fortuna, epico l'esempio alcuni anni fa di una medaglia d'oro olimpica ottenuta cosi, col fattore C.
E' evidente l'intenzione della "visibilità", sia nel proporre gare di questo tipo, che anche la riproposizione in modo artificiale delle rapide nelle città.
Il mio parere è che, contrariamente alle origini, ai primi tempi, le discipline agonistiche si sono sempre più allontanate, sia per mezzi che per tecnica, al mondo dei canoisiti turisti. chi dei turisti scenderebbe fiumi di certe difficoltà con canooni lunghi instabili e prue altissime come quelli della specialità discesa, e poi se ci aggiungiamo le pale wing scopriamo che è tutt'altra cosa. Anche i kayak slalom, ai miei tempi usati da tanta gente come seconda canoa tecnica, non vanno più di moda, e sebbene accorciati dal 2004 di mezzo metro, rimangono comunque molto lunghi e fragili; stessa cosa dicasi per i kayak freestyle, per un periodo usati anche per scendere fiumi,adesso oltremodo corti, specialistici e difficili. In questo il tentativo almeno c'è, di organizzare un evento che abbia in comune tecnica e materiale del canoista turista, l'uomo comune, il quale può immedesimarsi.
Tentativo mal riuscito?? non lo so, certo che al mio occhio, lo slalom ha tutto un altro fascino.
Complimenti a Christian, ha primeggiato tra una concorrenza di grandissima levatura.
Giovanni Perozzi:
--- Citazione da: luigi colombo - Ottobre 04, 2018, 03:06:47 pm ---Senza nulla togliere al valore dell'impresa sportiva di Christian De Dionigi, campione del mondo, bravo, bravo e ancora bravo, ci mancherebbe, vorrei tuttavia qui ribadire (l'ho già scritto sull'ultimo numero di PAGAIANDO, a firma Anonimo Brembano) come gare sprint, bacini artificiali, e adesso, da ultimo, lo slalom estremo non siano altro che tentativi da parte delle Federazioni di imbrigliare e irreggimentare uno sport che,al pari dell'alpinismo, è nato libero, e nel quale il confronto prima che con l'avversario, avviene con l'elemento naturale, nella fattispecie il fiume o la montagna.Vogliamo mettere la bellezza del fiume o del torrente impetuoso? E far gareggiare un appassionato di fiumi si tali percorsi artificiali, spesso veri e propri luna-park acquatici, è un po' come limitare le salite di un alpinista amante della natura e degli spazi aperti, alle arrampicate su palestre artificiali di cartongesso da sagre paesane. Altro che giochi senza frontiere!
Jimmy/Anonimo Brembano
--- Termina citazione ---
Luigi, bella riflessione la tua, invito a leggere presso https://www.canoa.org/pagaiando.html
nel numero di marzo 2017 l'articolo "requiem per la discesa fluviale agonistica", bello spunto di riflessione.
Però non condivido appieno l'analisi, anche io sono un nostalgico romantico, ed ogni tanto mi capita di pensare ai tempi dei miei inizi, e mi sembra fosse quella un'era fantastica, ma forse è solamente il pensiero ed i ricordi di una gioventù perduta. La realtà è che i tempi sono cambiati, sono cambiate tante cose, ed anche la maniera di fare canoa, e non solo in campo agonistico; mi sembra di percepire, nella tua descrizione, un certo nostalgico rammarico verso cambiamenti imposti da nuovi regolamenti, calati dall'alto da una federazione che avrebbe stravolto lo spirito puro canoistico per strizzare l'occhio a media e visibilità, ma secondo me non è cosi, anzi, a mio parere, se vogliamo parlare di federazione, questa spesso sta in ritardo su quello che avviene in campo .
Però vorrei spostare l'attenzione nell'ambito turistico, per avvallare il mio discorso, cosa è successo in questi anni?:
sono cambiati i materiali.
è aumentata la tecnica del canoista medio.
le informazioni sono maggiormente reperibili.
sono aumentati i costi delle trasferte.
c'è sempre meno acqua nei fiumi.
In ambito turistico ad esempio, mi ricordo un forte aspetto esplorativo, trasferte anche su fiumi lontani e per l'intero week end, tratti di percorrenza del fiume molto lunghi ed un notevole numero di raduni.
Però i kayak si sono evoluti, accorciati e specializzati, i turisti fluviali adesso adottano kayak fatti per l'alto corso ma non cosi versatili da poter macinare km ......quindi gli itinerari fluviali proposti sono sempre più di un certo tipo e di percorrenza minore. La tecnica del kayakista medio, confortata anche dai nuovi mezzi e dalle informazioni, si è evoluta e migliorata, con più soddisfazione nell'ardimento tecnico che non nella esplorazione, e per certi versi con predilizione del park and play. Se ci mettiamo poi che la benzina, le autostrade, le pensioni, i ristoranti vanno ad incidere sempre più su tasche impoverite, anche la voglia di andare in giro viene frenata da necessità economiche, e poi andare in giro dove? se l'acqua non c'è, o quando c'è è solo per periodi limitati da prendere al volo. Tu dici che sono scomparse le gare storiche di dicesa, ma se guardi bene stessa fine hanno fatto i raduni, proprio di questi giorni la difficoltà di organizzare quello del Vara nelle consuete date previste. Il canoista turista fluviale dei giorni d'oggi, sempre più limitato negli spostamenti e nelle occasioni di pratica, va dove si sente sicuro di potersi divertire, di trovare l'acqua e diciamo pure, con la comodità di vicinanza, di orario, di imbarco e sbarco facile; e magari, come succede da altre parti, ci fosse vicino casa uno di quei luna park acquatici, piccola consolazione forse rispetto ad un fiume spettacolare e dalle acque cristalline, ma tanto basta.
Lascio alla fine questa altra considerazione preoccupante, il kayak fluviale è uno sport generazionale, dalle mie parti l'età media dei praticanti è cinquant'anni, non ci stanno più giovani.
Lorenzo Molinari:
Condivido appieno l'intervento di Giovanni P. e lo vivo sulla mia pelle.
La scarsità d'acqua sui torrenti e la mia ridotta capacità economica, fanno si che, piuttosto di non trovare acqua su un fiume a centinaia di chilometri da casa, prediliga la canoa in mare o al lago, dove l'acqua è garantita, oppure pratichi altri sport, come la roccia e l'alpinismo in genere, che permettono di provare sensazioni ed emozioni per certi versi analoghe a quelle della canoa in acqua bianca e che offrono moltissime più possibilità, senza dover affrontare lunghi viaggi (di vette che sormontano una valle ce ne sono a decine, mentre un solo fiume scorre in quella valle, i cui affluenti sono spesso impraticabili, se non in rare circostanze).
L'agonismo fluviale l'ho abbandonato, non tanto per motivi d'età (sono organizzate garette per ogni fascia d’età), quanto perché stufo di rifare sempre gli stessi e facili tratti di fiumi (un tempo le gare erano organizzate su tratti più impegnativi), spesso in condizioni idriche penose, con il rischio di rovinare canoe in composito molto costose, dovendosi misurare con i soliti e pochi avversari, che ovviamente invecchiano progressivamente come me, così da rendere patetico ogni confronto (per quanto mi meravigli come molti di questi agonisti si misurino l’un con l’altro su tempi ridicoli rispetto a quelli degli atleti nazionali, trovando le scuse più varie nel caso in cui dovesse aumentare il distacco). Inoltre nell’agonismo è ormai tramontata l’idea di praticare il campeggio lungo il fiume a me caro, perché anche alla garetta più insignificante bisogna arrivare nel migliore stato psico-fisico possibile, per poter essere orgogliosi a fine gara di aver battuto il solito avversario sconosciuto al mondo stesso della canoa.
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