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Tragico inizio
Emilio "Belu" Beluffi:
Non voglio pubblicizzare nessuno, ne entrare nel merito, ne fare/alimentare polemiche, ma solo per dire che mi sembra esista già una web-application (mi sembra aperta a tutti) per registrare gli incidenti. ITALY è già presente come country, ma non c'è riportato nulla.
Potrebbe essere un punto di partenza? Uno spunto da cui partire?
https://www.americanwhitewater.org/content/Accident/view/
maurizio bernasconi:
... "spostare l'attenzione dalla ricerca del rischio ad altri aspetti più ambientali e conviviali"
Non sono d'accordo. L'attività si sceglie in base alle preferenze di ognuno. Per molti agonisti, l'orientamento prettamente conviviale è poco desiderabile. La placida contemplazione degli stagni non attrae. Figuriamoci per un ragazzo pieno di vitalità e di slancio idealistico.
Giusto Lorenzo!, peccato però che se ne parli da un secolo... l'analisi scientifica, la classificazione e la descrizione degli incidenti sarebbe utilissima e dovrebbero occuparsene gli esperti. Anche per basare su qualcosa di oggettivo i rapporti con le compagnie assicurative e con la Legge in generale.
Si può fare invece poco affidamento sulle ricostruzioni giudiziarie, perché ci si arriva a distanza di troppo tempo e attraverso la contrapposizione di tesi di parte che possono essere espresse con più o meno capacità e forza. Chi conosce il film Rashomon di Kurosawa, ricorderà che il medesimo fatto, un volta descritto separatamente dai protagonisti, appare via via in modo sempre diverso e irriconoscibile. Visto che è possibile a quanto pare abbattere un aereo di linea con un missile oppure incenerire per decenni a cielo aperto rifiuti tossici in una delle regioni più densamente popolose del paese, la Campania, oppure combinarne anche di più gravi e tuttavia farla franca, siamo autorizzati a dubitare che proprio la sede giudiziaria sia quel tempio dove troveremo la verità.
Il documento di Frederic invece, steso a caldo dopo i fatti ed essendo controfirmato dai testimoni, privo di capziosi dispositivi e tecnicismi avvocateschi, costituisce una base seria di analisi e indica un modello di comportamento esemplare per queste situazioni.
Vittorio Pongolini:
Andrea, mi hai distrutto il cuore.
Vorrei dirti un po' di cose, e tra tutte, la più ovvia, che non sapevi ancora come è semplice morire in canoa. A diciassette anni non ci si pensa.
Non ti conoscevo, ma eri senz'altro un ragazzino intelligente perché avevi scoperto la bellezza di scendere un corso d'acqua selvaggio in canoa, la metafora della vita. Ma dovevi affrontare un percorso d'acqua molto più lungo che si chiama esistenza e scoprire un milione di altre cose più belle. A diciassette anni non si immagina minimamente quante cose grandiose si possono raggiungere e quali altre prove importanti siamo obbligati ad affrontare.
Ora non ho più parole. Addio Andrea. Spero di conoscere i tuoi genitori e, da padre, abbracciarli.
Stefano Dal Monte:
Interessante l'idea di "mappare" gli incidenti, personalmente però ritengo che per fare prevenzione sarebbe necessario focalizzarsi sui "quasi incidenti" come sulla sicurezza sul lavoro. Eventi che avrebbe potuto causare un infortunio o danno o morte ma, solo per puro caso, non lo hanno prodotto. Ho l'impressione però che fare questo nel nostro sport sia un'impresa titanica...
manucosta:
Volevo esprimere alcuni pensieri sulla questione 'sicurezza' specialmente dal punto vista mentale e dell’approccio, prendendo spunto da quanto successo ad Andrea (anche se non lo conoscevo) e a prescindere dalla dinamica di ciò che è successo.
Ho 46 anni e vado in kayak da 25 anni. In questo lasso di tempo è cambiato molto il mio atteggiamento nel confronto dell'acqua sia in fiume che in mare, ma la passione per l'acqua mossa è sempre cresciuta ! Il cambiamento è stato dovuto sia alle esperienze acquisite che alla maturazione come persona (famiglia e figli!) che al passaggio di ruolo da semplice canoista di un gruppo a Istruttore e Responsabile di un gruppo !
I primi anni non mi rendevo bene conto dei pericoli reali ed era più la voglia di fare, di andare, anche senza 'controllo' del kayak, che quella di gustarsi veramente l'acqua e sentirsi padroni della situazione. Man mano che passano gli anni ci si rende conto meglio dei pericoli e della loro entità, sia per esperienza propria che per problemi capitati ad amici e si capisce quanto può essere veramente pericoloso il nostro sport !
Ho visto tanti incidenti sia di piccola che media gravità e talvolta anche successi in tratti dove nessuno si aspettava pericoli con casi preoccupanti già su un 3° grado e con canoisti già navigati ! Ho visto canoisti, senza alcuna qualifica e solo perché capaci di scendere un 5° che si improvvisano insegnanti e guide portando su livelli difficili dei principianti ! Conseguenza di tanti danni fatti e tanti canoisti persi per sempre! Questo mi ha spinto a fare due cose anche dopo già molti anni di kayak: rimettere completamente in discussione la mia tecnica cercando di migliorarla ed allenarla ogni volta che esco (andando da chi se sa più di me) e 'rinunciare' selettivamente a scendere punti dove è possibile in incidente mortale!
In fondo penso che andiamo in kayak per le emozioni che ci provoca e non 'per lavoro'. Quindi per esempio scendere un passaggio di fianco a un 'sifone' per me oggi non ha senso mentre tempo fa lo facevo. Ci possono essere cento fattori, anche se tutti altamente improbabili (forse), che mi possono portare dentro a quel punto ! E' molto diverso scendere un punto con potenziale pericolo medio o con potenziale pericolo mortale! Posso anche fare tutte le settimane un 5° grado, ma scelgo quello giusto !
Può andarmi bene 1000 volte ma basta una andata male per chiudere tutto ! Ha senso rischiare per provare quei 3 secondi di adrenalina e poi raccontare agli amici di essere passato li ? Secondo me no semplicemente perchè la vita ha un valore infinito (ma questa è solo una opinione personale). Se decido di rischiare poi non mi devo lamentare se non finisce bene !
Fatto sta che se innanzi tutto noi (come Istruttori e Maestri) insegnassimo fin dall'inizio a chi impara 'ad evitare' senza indugi questi pericoli maggiori e a perfezionare tecnica, controllo e sicurezza, avremmo molti meno incidenti e tanto più gusto nello scendere un fiume.
Ancora oggi mi capita non di rado di andare in fiume da solo in corrente o in uno spot! Mi piace da morire !
In fondo ci si può divertire tanto anche su un 3° grado fondendosi con l’acqua e la sua natura!
Scusate il poema ma penso che qualsiasi contributo sia utile al confronto !
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