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USCITE IN SOLITARIA: PICCOLA RIFLESSIONE...
Adriano Bortolini:
Approfitto dell'argomento accennato nel precedente topic,
per porre la domanda: quanti di noi, sfidando il buon senso si sono cimentati in uscite in solitaria? E in caso affermativo a quali regole si sono attenuti? :o :o :o
La presente non vuole essere sicuramente un incitamento a pratiche di questo tipo, i rischi connessi alla discesa di un fiume senza il supporto di terzi sono noti a tutti, ma sarebbe interessante capire se siamo tutti dei "bravi ragazzi", rispettosi delle regole o se talvolta, per le piu' svariate ragioni, abbiamo deciso di osare..
Personalmente ammettere di avere "peccato" una volta e sino ad ora di non averlo mai confessato :-X... ma i tempi sono maturi per espiare le proprie pene... hehe.. ;D ;D
E' successo parecchi anni fa e il luogo del peccato era il tratto facile della Stura di Lanzo: dal campeggio sino al ponte di Villanova, 5km in tutto, e con un livello medio-basso.
Mi sono avventurato sul tratto di fiume che ben conoscevo a fronte della richiesta di un gestore di un canoa-club locale, il quale, dopo avere tenuto dei corsi base a dei ragazzini desiderava fargli percorrere quel tratto di fiume, come premio all’impegno messo nel seguire i corsi.
Voleva assicurarsi che non ci fossero problemi di sorta lungo il tracciato in modo tale da poter affrontare la discesa senza troppi patemi d’animo. Intendimento encomiabile che dava idea del senso di responsabilità con cui affrontava le cose..
Preso dalla "sindrome del boy-scout" e dato che non c'era nessuna vecchietta da traghettare dall'altra sponda mi sono offerto volontario per l'impresa a condizione che almeno mi venisse a prendere a fine del percorso... Grande stretta di mano, pacca sulle spalle, ringraziamento per il supporto dato ed eccomi pronto ad affrontare il fiume motivato come se fossi impegnato a salvare il mondo...
Entrai in acqua, non senza qualche patema d’animo ben conscio che era la classica cosa da non fare, ma nel contempo stimolato dal vivere una esperienza unica nel suo genere. Due sentimenti contrapposti si affacciarono alla mia mente: il primo era la voglia affrontare la discesa da una prospettiva completamente nuova per capire sino a che punto fossi autonomo nelle mie scelte o se fossi semplicemente abituato a seguire il branco. Il secondo era una certa qual apprensione.
Le prime pagaiate non furono una gioia ma la silenziosa esternazione di un conflitto interiore, che neppure gli schizzi dell’acqua, i riverberi dei raggi di sole sulla superficie del fiume, il dolce suono della corrente riuscivano a distoglierti dalla serie di pensieri negativi, poi fortunatamente, l’ambiente ebbe la meglio su tutto. Non avrebbe avuto senso continuare se tali sensazioni fossero perdurate ancora..
Non essendo un tratto di fiume impegnativo potevo permettermi il lusso di osservare con calma le sponde, la vegetazione, gli uccelli in volo o posati sulla riva, le ombre e i riflessi argentei di qualche pesce che furtivamente mi attraversava la via, per poi concentrarmi sulle serie di onde lunghe e profonde di qualche tratto rettilineo dove l’alveo si restringeva e l’acqua si incanalava prendendo maggiore velocità, qualche masso da evitare senza alcun problema, qualche tratto un po’ più impegnativo al quale seguiva l’ennesimo laghetto.
Impiegai più tempo del normale a percorrere il tratto di fiume, ma era un’occasione unica quella di poter liberamente disporre del tempo per seguire i ritmi del momento, fermandomi e sbarcando sulla riva per riposarmi o semplicemente per contemplare l’ambiente e vivere pienamente il fiume, i suoi ritmi e umori.
Devo ammettere di essere sceso dalla canoa in uno stato di estasi, gratificato dal fatto che avevo vinto parte delle mie paure e non mi sentivo più la classica pecora abituata a seguire passivamente il capobranco. Per una volta avevo scelto completamente il mio percorso, pagando talvolta i piccoli errori di valutazione/lettura della corrente, nulla che non fosse facilmente rimediabile da quel poco di tecnica della quale ero in possesso mi permettesse di fare.
Tirai a riva l’imbarcazione e attesi pazientemente la comparsa della persona che mi aveva richiesto il favore, ma il tempo passava e di costui nessuna traccia… e ai tempi gli unici cellulari in circolazione erano quelli delle Forze dell’Ordine e non lavoravano su frequenze a me gradite…
Rischiavo di diventare parte dell’ambiente acquatico, per cui cercai un posto sicuro dove lasciare il kayak e l’attrezzatura più ingombrante, poi arrivai sulla strada e fortunatamente riuscii a trovare un paio di passaggi che mi consentirono di tornare alla macchina. Del tipo, naturalmente, nessuna traccia… tutto chiuso e nemmeno nessun messaggio che giustificasse in qualche modo la sua sparizione..
Ebbi la strana sensazione di essere stato preso “leggermente” in giro e sul momento gli avrei torto volentieri il collo lo avessi avuto tra le mani, il fellone era sparito, dissolto nel nulla, pensai quasi di essere impazzito ed essermi immaginato tutto...
Qualche giorno dopo tornai sul luogo del delitto e lo trovai impegnato a fare un po’ di manutenzione al locale ed ai kayak. Mostrò un certo imbarazzo nel vedermi e nel giustificare il mio prematuro abbandono sulla sponda del fiume, feci le mie rimostranze sul suo comportamento anche se in cuor mio in fondo ero contento di quello che avevo fatto, finale a parte e naturalmente non mi prestai per altre “mission impossible”..
Di quella strana e unica esperienza mi è rimasto un buon ricordo, anche se, come anzidetto, inizialmente era stato un viaggio nelle paure interiori, poi fiume portò la mente a resettarsi e concentrarsi sulle sensazioni del momento, a vivere l’esperienza attimo per attimo. Provai un certo rammarico ad essere giunto alla fine del tratto previsto e nel contempo la gioia di aver vinto una piccola battaglia personale, non contro il fiume, ovviamente, ma contro me stesso. Era un’esperienza da fare, almeno entro quei termini.
Negli anni successivi i miei interessi si orientarono prevalentemente sull’ambiente alpino e sulla sua fauna. La progressiva conoscenza dell’ambiente, mi portò a effettuare molte altre uscite in solitaria, ma in contesti completamente diversi, ma posso affermare che le emozioni non furono molto diverse da quelle provate in quell’unica, facile discesa di un tratto di fiume.
Tender to NoLe:
Personalmente, pur riconoscendo che l'andare da soli sia poco prudente, ogni tanto un uscita in solitaria che sia una passeggiata di trekking per fare fotografia naturalistica e/o ultimamente un giretto in canoa su fiumi/laghi o mari tranquilli me la faccio...... a dire il vero anche sé e' un po' che no lo faccio anche una bella immersione tranquilla spesso mi appaga piu' di un uscita in gruppo!
L'andare da soli racchiude una serie di sensazioni "molto personali" e non e' sempre una scelta, spesso e' dettata dalla mancanza di compagnia che condivida i miei interessi, vuoi a volte invece per la "necessita" di vivere dei momenti in totale solitudine immerso nella natura e nei miei pensieri (amo la compagnia e sono tutt'altro che un eremita ;)) che mi consente di riscoprire dei lati della mia personalita' a volte assopiti dalla routin quotidiana .... quell'ingranaggio che ci porta a volte a sentire la necessita' di sganciarsi ...anche per pochi momenti ... attimi nei quali si recupera un pezzettino della propria esistenza e che ci fa tornare a casa soddisfatti anche se non si sono fatte cose da "guinness" ..ma si e' portata a casa una foto o un ricordo che nessun altro ha potuto condividere con noi, ecco questo e' per me l'uscita "solitaria" ...riscoprire dei momenti solo per me.
Le uniche regole che seguo nelle mie attivita' outdoor in solitaria sono quelle ... di ritornare a casa ;D ;D ;D ... ho troppe cose da fare ancora con la mia bimba di 9 anni che sta crescendo! ;) quindi sempre un occhio attento alle misure di sicurezza in funzione del tipo di attivita' che vado a svolgere ... non lo vivo come uno stress, al contrario adottare delle misure di sicurezza mi porta ad essere molto piu' rilassato ed a godermi l'uscita in solitaria. Poi ovvio che se capitasse qualcosa si deve essere coscienti che si e' da soli e che nessuno puo' aiutarci nell'immediato .... se non una buona dose di Kiulo ;) .... ma il richiamo dell'uscita in solitaria per me e' irresistibile ...... in compagnia se non si hanno le medesime competenze ed interessi spesso il piu' esperto dei due vive l'uscita come uno stress per la responsabilita' dell'altro, anche se non e' scritta da nessuna parte ...da soli e' tutto molto piu' semplice, basta non commettere imprudenze.
Quando parto per fare foto naturalistica ad esempio non voglio nessuno con me ..... anche perché magari passo mezza giornata appostato e mimetizzato in un bosco o in riva ad un fiume, nella speranza di portare a casa uno scatto particolare e fortunato ...... in due sarebbe un problema ;)
Mauro Villotta:
In qualche occasione anch'io ho pagaiato da solo in fiume.Cosa voluta per provare a vedere la discesa in un modo nuovo.Logicamente avevo una buona conoscenza del tratto affrontato ed il livello d'acqua era tale da farmi stare tranquillo.La discesa in solitaria è diversa,non ti fidi più di tanto a fare manovre poco "ortodosse"solo per provare a rimediarci,ti limiti a scendere sulle linee più conosciute e non bisogna aver vergogna di trasbordare una rapida in caso di insicurezza ( nel mio caso parlo del Tratto di Gara in Valsesia ).Poi per il resto il silenzio e la totale immersione nella natura ripagano della tensione che si prova a fare un esperimento del genere.Dimenticavo,a casa sapevano dov'ero.
Anche pagaiare al lago in solitario regala delle belle sensazioni.Ricordo un'inverno al Lago d'Orta con la nebbia,quando il sole l'ha dissolta è stato come vedere un posto mai visto,bella esperienza.
Comunque ricapitolando secondo me se si scende sul fiume cose facili ed invece sul lago pagaiare all'interno delle boe di delimitazione.Portare sempre in dotazione il buon senso ed il divertimento è una conseguenza.
a f:
ciao,
ma io sono un dilettante ovvero non mi sono mai cimentato in uscite sul fiume, ma esco solitamente su lago,
molte volte vado in solitaria su un lago artificiale ovvero il lago di s.giustina (TN) che devo dire
mette un poco di soggezione date le sue sponde... e il suo canyon.
Non riesco a capire perche sul lago da soli bisogni stare nelle boe di delimitazione, forse intendevi mare?..
Mauro Villotta:
Ciao,al lago d'Orta dove occasionalmente pagaio c'è della navigazione a motore.Le boe gialle ad una distanza dalla riva stabilita per legge delimitano la zona in cui i natanti a motore devono procedere a bassa velocità.Ecco perché all'interno di quel limite si corre meno rischi di incappare in onde laterali e improvvise,poi sapendo che la mamma degli imbecilli è sempre in cinta bisogna stare sempre attenti...
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