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Predatori di fiumi
Davide Sandini:
Buonasera a tutti
stasera mentre ero occupato con le mani in un po' di bricolage a casa, ed avevo invece la testa libera, ho messo insieme due ragionamenti su cui riflettevo da tempo.
Una è il fatto che quando si parla di fiumi minacciati da sfruttamento (idroelettrco, pesca, etc) c'è prima un tiepido interesse da parte di una decina di frequentatori del forum.
Non so che percentuale sia dei frequentatori totali, ma credo sia bassa.
Sarebbe interessante avere una valutazione numerica su questo dai moderatori.
Poi l'interesse si affievolisce subito dopo un paio di flame a cui contribuisco anche io, e tutto muore li'.
Devo dire che la cosa mi ha sempre stupito, almeno per il modo in cui ho sempre visto io la canoa,è per me rimasto sempre un mistero il perchè di questo scarso interesse. La seconda è che dopo la manifestazione pro fiumi bellunesi di ottobre, a cui abbiamo partecipato in ben due canoisti, la domenica successiva ho avuto un incontro con una persona che ha pagato un prezzo altissimo a causa di un disastro collegato a questo problema, ed ora è impegnata nel combattere queste problematiche.
Parlando con lei, ed esprimendo proprio la mia preoccupazione per questo scarso interesse, ho avuto una risposta da parte sua che mi ha stupito, sia per la prontezza con cui mi ha risposto, sia per il significato:
mi disse che probabilmente l'approccio con cui la maggioranza dei costruttori di dighe e sbarratori di fiumi, e quella dei canoisti medi, era la stessa: entrambi sono predatori di fiumi, nel senso che si prendono quello che gli serve dal fiume, oppure il fiume stesso, e non hanno alcun interesse per il resto. Pescatori, canoisti, costruttori di dighe combattono per la stessa risorsa da usare, ed è normale che ognuno cerchi di escludere l'altro, in quanto alcuni sfruttamenti sono in contrasto con gli altri.
Premesso che si tratta comunque di operazioni lecite e legali, effettivamente questa risposta mi ha chiarito il dubbio che non riuscivo a fare emergere:
Il perchè spesso si legge anche nei messaggi di chi contribuisce alle discussioni, una specie di rassegnazione e di sudditanza psicologica, una resa preventiva.
Che non dovrebbe esistere, in quanto la posizione di un canoista "non predatore" dovrebbe essere proprio la consapevolezza che il suo modo di vedere il fiume non preclude gli altri; un pescatore preferisce avere il fiume per se' ed escludere i canoisti, uno sbarratore di fiumi si devia l'acqua e lascia a secco volentieri trote, pescatori e canoisti; un canoista accetta gli altri usi del fiume, è solamente piu' critico nell'accettare nuovi impianti idroelettrici visto che ormai ce ne sono troppi, e visto che il costo in carburante per spostarsi sui pochi fiumi rimasti viene adesso criticato come poco "ambientalista":-)
In effetti devo dire che la diagnosi per me fa quadrare bene le incongruenze, e mi fa sentire certamente un po' piu' dubbioso sul fatto di ptere organizzare qualcosa.
Mi piacerebbe avere qualche commento da parte sia di chi ha partecipato alle discussioni, sia da parte di chi non lo ha mai fatto.
Ripeto che non intendo mettere sulla croce nessuno, semplicemente vorrei capire se qualcuno ritiene che questa sia una lettura corretta del problema, e se possa portare a smuovere un po' le cose.
In tutti i casi prendetela alla leggera, ci sono cose peggiori nella vita.
buone pagaiate a chi puo'
Davide
maurizio bernasconi:
Caro Davide, vorrei portare alcune informazioni utili a inquadrare il problema. In un libro fondamentale per avvicinarsi all'argomento, "I fiumi della terra e del tempo" Franco Angeli, Milano, 1986, Giuliano Cannata (vi invito a visitare il suo sito e leggere i suoi libri) riferiva l'opinione dell'ingegnier Omodeo, quello che ha costruito moltissimi impianti idroelettrici in Italia e tra gli altri quelli sul Flumendosa, appunto, del Lago Omodeo. L'ingegniere sosteneva già negli anni cinquanta che erano state da tempo sfruttate praticamente tutte le risorse idriche a scopo idroelettrico veramente redditizie e quindi non sarebbe stato opportuno avviare ulteriori imprese tale direzione infatti la potenza residuale teorica producibile non avrebbe rivestito nessun particolare interesse e non avrebbe costituito una quota apprezzabile di produzione elettrica oppure i costi e i danni derivanti dalle opere avebbero comunque superato i benefici. Da allora abbiamo invece assistito alla costruzione di innumerevoli altri impianti su corsi d'acqua via via sempre più piccoli e, non solo, altre centinaia di concessioni giacciono o incombono o vengono ulteriormente annunciate. La visione di Omodeo era quella di un tecnico che studiava come fornire a un paese in via di rapida industrializzazione l'energia necessaria. Oggi siamo un paese in via di forzata deindustrializzazione e dovremmo porci problemi completamente nuovi.
La tecnica con la quale si cerca di indebolire l'opposizione popolare alle dighe e dighette di nuova costruzione è questa. Si progetta di costruirne venti o cento o mille... dopo di che, in risposta alle proteste, si sostiene che, insomma, non possiamo dire di no a tutto... che dovremmo accettarne almeno una certa percentuale, alcune, le più sostenibili. Allora si riesce a farne tre o quattro. Per esempio, in Valsesia: Otro, Alagna, Forse Rassa, val Vogna. Se non che dopo qualche anno si riparte. Non si parla di quello che è stato fatto e ancora si dice che non possiamo ottenere di proteggere il 100%, dobbiamo essere ragionevoli e realisti, in definitiva si tratta di energia rinnovabile. A furia di rosicchiare ogni volta una quota, sparisce tutto. L'idroelettrico in Italia è arrivato a saturazione da decenni. Ciò che si fa di nuovo oggi è solo una forma demenziale di distruzione fine a se stessa. L'opposizione deve essere assoluta e pregiudiziale. Non stiamo difendendo i fiumi naturali. Quelli non esistono da un pezzo. Stiamo cercando di tenere in vita un ultimo pezzettino di mondo vitale.
Almeno noi dovremmo averlo chiaro e non per il gusto edonistico di scorrazzare con le nostre barchette ma per motivi più seri.
armando mattioli:
Condivido in gran parte il ragionamento di Davide; ci metterei anche un pizzico di rassegnazione in tanti canoisti non predatori.
Poi ci sono pure i canoisti masochisti, quelli che prendono gli schiaffi dagli altri predatori e trovano anche il modo di ringraziarli.
Comunque, l'8 luglio il Big Jump sul no kill di Cerreto lo faremo per riprenderci i fiumi in Valnerina.
Saluti
Armando Mattioli
Fra CKfiumi:
Non è confortante ciò che dici ma pensandoci bene è così.
Non mi ero mai visto come un predatore di fiumi,
anzi pensavo di essere quasi il contrario...
Ma in fondo il mio contributo non è stato altro che
qualche adesione ad iniziative lodevoli, benché talvolta strampalate,
e qualche mail spedita in un minuto, comodamente seduto al pc,
magari in orario di ufficio, come adesso...
Credo che l'anima di tutti i canoisti sia fortemente ecologica,
sensibile e rispettosa dell'ambiente fluviale, molto più degli altri predatori;
ma da qui ad un impegno concreto però ce ne passa,
prevale la rassegnazione e l'individualismo,
come in tanti altri aspetti della nostra società.
Francesco Elia
maurizio bernasconi:
Nonostante il fatto certissimo che i progetti idroelettrici che ci troviamo a fronteggiare non abbiano nessuna serietà industriale e producano irreversibili e cospicui danni ambientali, non riusciremo semplicemente con un'analisi di questo tipo a coinvolgere nella nostra opposizione quella massa di forze civili che si rende necessaria per contrastare i cosiddetti proponenti e gli altri soggetti interessati, politici, amministratori, costuttori, subappaltatori ecc.
I canoisti possono ottenere migliori risultati quando si presentano come portatori di interessi (scusate la goffa espressione, non l'ho inventata io): interessi economici in primo luogo, ma anche storici, educativi, sportivi.
Il caso di Valstagna è emblematico. Si progetta oggi sull'unico e breve tratto del Brenta non ancora interessato da captazioni idroelettriche un nuovo sbarramento. Considerando il dislivello disponibile, la produttività energetica prevedibile sarà irrisoria. Per contro la tradizione e la storia del paese veneto hanno trovato negli ultimi cinquant'anni proprio nel canoismo un potentissimo elemento di progresso economico, culturale, poromozionale, turistico. Le medaglie olimpiche di Pierpaolo Ferrrazzi sono solo l'apice di una grande avventura collettiva che ha riguardato tutta la popolazione. Ma non possiamo dare questi ragionamenti per scontati. Ci toccherà ripeterli anche all'occorrenza alzando la voce.
I canoisti dovranno imparare dunque ad esprimersi, infatti non potranno contrastare l'inerzia fatalista con la quale si distrugge il poco che resta del territorio se non si libereranno di quell'autismo sociale diffuso che pervade specialmente i giovani.
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