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Kayak da mare leggeri.
Vittorio Pongolini:
Ciao a tutti, kayaker marini.
Io vado per mare da quando avevo 13 anni. Ora ne ho 53.
Ho provato diversi tipi di kayak per solcare il mare. sia da turismo che da discesa che da mare. Sia leggeri che pesanti.
Ora ho due kayak in kevlar-carbonio. Uno è singolo (un Husky della CScanoe) e l'altro è un doppio da 6,05 mt (un Unalaska sempre della CScanoe).
Detto questo, vorrei che mi diceste perchè si contnuano a costruire kayak singoli da 28-30 kg e doppi da 40-42 kg.
Mi spiegate quali sono i vantaggi di avere un kayak che non si può trasportare facilmente da soli , né in spalla, né in mano, che si fa fatica a caricare per il troppo peso, che è più pericoloso da trasportare sul tetto dell'auto, che tiene la rotta esattamente come un K-mer leggero (l'ho verificato io stesso), che le persone leggere, come le ragazze, non sono in grado di gestire da sole ma abbisognano di qualcuno che le aiuti sempre a caricare e a scaricare la barca?!
Esiste la tecnologia. Perchè non usufruirne? Il costo superiore del 30-40% porebbe essere
un motivo, ma ce ne sono troppo pochi in giro di kayak da mare leggeri per giustificare una tale scarsità.
I miei due pesano rispettivamente 17 kg e 26 e mezzo kg. e riesco a caricare da solo anche il K2!
Anche i manuali decantano pesi elevati ma non mi convincono proprio, sulla base di quanto ho potuto verificare direttamente in prima persona.
Ora, diitemi voi quali sono i vantaggi di rompersi la schiena con un kayak pesante!
Non sarà facile spiegarmelo e convincermi dei benefici dell'uno sull'altro, ma potete provarci.
marco ferrario (eko):
Ciao a tutti i marini.
Concordo su tutto quanto ha scritto Vittorio e mi accodo anch'io, attendendo delucidazioni in merito.
Vado in mare da quasi 25 anni, e ho posseduto inizialmente alcuni kayak in vetroresina e diolene, decisamente più pesanti di quelli in kevlar-carbonio che utilizzo ormai da circa un decennio.
Per completezza a ciò ce scrive Vittorio, aggiungerei che un altro vantaggio dei KdM in kevlar-carbonio (per un buon singolo il peso va dai 17 ai 21 kg) è quello di essere molto più robusto e resistente agli urti contro gli scogli, alle spiaggiate e posso legarlo più stretto sul tetto dell'auto di quanto si possa fare con un vetroresina-diolene che, a parità di kayak, pesa dai 24 ai 29 kg.
Inoltre quel 30 o 40 % in più di peso, è tutta zavorra e si sente tutta in fatica durante il trasporto.
A mio giudizio la vetroresina-diolene è solo un cattivo compromesso legato al prezzo, non ci sono altri aspetti positivi.
alessio cannizzo:
Salve a tutti,
cerco di dare una risposta a Vittorio dettata solo dalla mia esperienza. Premetto che provengo dal settore olimpico, quindi il peso delle canoa e molto contenuto e in particolare nella maratona un K1 pesa circa 8 kg e un k2 circa 12 kg. Prendendo come esempio la logica di costruzione di quest'ultime imbarcazioni (quelle da maratona) il "grosso" del peso e distribuito nello scafo riservando alla coperta uno strato finissimo di materiale (il più delle volte carbonio o kevlar). Lo scafo invece ha diversi tipi di lavorazione tra cui il nido d'ape. Questo tipo di lavorazione da allo scafo una notevole rigidità ma e molto sensibile agli urti che, in una gara di maratona sono molto frequenti (trasbordi e normali scontri ai giri di boa), quindi a fronte di una modalità di costruzione (il nido d'ape) che permette di lavorare anche senza l'uso del carbonio ottenendo un peso abbastanza contenuto, si ha un prodotto leggerissimo rigido ma molto delicato agli urti.
In termini pratici e utopistici, è una canoa ottima per un atleta talmente forte da fare una gara in solitaria sin dalla partenza (impossibile) o per atleta amatoriale che prende la gara con pochissima carica agonistica e con lo spirito del "l'importante è partecipare"(impossibile) :D. Premetto anche che molto spesso si verificano incidenti sullo scafo tali da richiedere un intervento sul posto con uso di resine epossidiche e fogli di tessuto (carbonio o kevlar) anche durante il semplice carico e scarico da carrelli o da semplici portapacchi (il peso limitato dell'imbarcazione ti da un difficile controllo della canoa fuori dall'acqua anche in presenza di poco vento).
Dentro l'acqua il principio di tali canoe e identico, quindi in presenza di acqua piatta e assenza di vento e onde una canoa da 8 kg e un siluro, ma basta un pò d'onda per far orientare anche un'atleta TOP su canoe diverse con pesi e forme diverse. Al Campionato Europeo di canoa Marathon 1995 a Murcia (Spagna) io in coppia con Paolo Luschi (olimpionico in K2 con Scarpa) facemmo 10 km in testa con gli ungheresi, entrambi (noi e ungheresi) usavamo K2 da 12 kg il problema si verificò non appena il percorso continuò fuori dal porto di Murcia in mare aperto dove sia noi che ungheresi affondammo. La gara fu vinta dai portoghesi che usavano un K2 da 22 kg con una prua enorme (stile k1 discesa).Inoltre il continuo saltare dell'imbarcazione sulle onde,essendo il nostro scafo molto rigido ma leggero provoco delle lesioni nella giuntura tra scafo e coperta.(Tali sollecitazioni sono molto frequenti in mare)
Quindi se io dovessi costruire un Kayak da mare amatoriale, visto le problematiche legate al poco peso, ne farei uno molto resistente agli urti e visto l'alto costo della lavorazione del carbonio (ricordo che per lavorare il carbonio ci vogliono altissime temperature e quindi un costo energetico non indifferente), sarei orientato in materiali quali il kevlar o il poliestere (meno costosi e più morbidi cosi da ammortizzare le sollecitazioni provenienti da onde o urti sul carico e scarico e trasporto) . Per i praticanti più "navigati" che nella passeggiata in mare cercano anche la velocità e lo scivolamento consiglio il surfski o polinesiana e per chi vuole le stesse prestazioni del surfski ma con uno scafo più corto allora la soluzione potrebbe essere il Typhoon (famosa quella della serie Magnum PI con prua stile portaerei :D) con peso che va dai 9,5 kg ai 17 kg. Per tutte queste imbarcazioni comunque la prerogativa è resistere agli urti (carico e scarico) e non ultimo l'accesso in acqua che molto spesso avviene in mancanza di pontili e quindi su scogli e bassi fondali che possono nascondere insidie per i nostri scafi. Altro inconveniente che spesso avviene in mare, è il riempimento d'acqua quasi totale della canoa che come molti di voi hanno sperimentato rende il recupero e lo svuotamento molto difficile costringendo il canoista a trascinamenti in spiagge o terreni accidentali, che con scafi in carbonio sarebbero delle proprie "VIOLENZE VISIVE" (immaginate di fare la fiancata a una ferrari in uscita dal proprio posto macchina) :D, oltre ad una sicura rottura. In conclusione lo scafo leggero (8-12 kg) è perfetto in condizioni climatiche perfette (assenza di vento e onde) e nello scarico e carico occhio alle "scorregge" sufficienti per farti urtare su ostacoli e quindi sicuro intervento di riparazione :D. Con uno scafo da 16 18 kg sicuramente si ha più difficoltà nel carico e scarico e uscita in acqua ma ti da un più ampio margine di movimento con urto sicuro.
Buon divertimento :D
andricci:
Dò la mia opinione da assoluto dilettante non interessato alla prestazione: il peso della canoa mi fa smadonnare ogni volta che la devo manipolare, ma non doversi preoccupare degli urti, dei graffi, degli scogli, sia a terra che in acqua, potercisi sedere sopra sulla spiaggia, usarla senza ritegno per prestare soccorso, etc. è il motivo per cui scelgo solo polietilene; tanto più da quando ho imparato anche a riparare eventuali crepe. In conclusione: a ognuno la sua scelta, viva la varietà!
Andrea
maurizio bernasconi:
Ciao Alessio, il tuo intervento è prezioso e viene da uno che evidentemente pagaia sul serio, tuttavia mi lascia perplesso in un paio di punti infatti non credo che l'alternativa sia quella di scegliere per forza una barca da 8 oppure da 27 chili... tra i due estremi ci stanno parecchie soluzioni. I kayak migliori da discesa fluviale in kewlar/carbonio, che costano circa 1.500 euro, pesano dieci/undici chili e non li rompi neanche sparandoci dentro col bazooka. Credo che in Portogallo siate affondati, non tanto per questioni di peso, quanto per i volumi ridotti del vostro K2. Intanto occorre sottolineare il fattore peso dell'equipaggio, che è importante, e poi vorrei osservare che forse le imbarcazioni usate nelle maratone e nelle gare di fondo, almeno in quelle che ho potuto vedere in televisione, spesso sono state scelte male. Per esempio nei 5.000 mt ai mondiali di quest'anno, quando Benassi per 4.900 metri cercava eroicamente di risalire tra le onde i due battistrada e si vedevano dietro di lui i C1 affondare uno dopo l'altro. In un piccolo campo di gara, con duecento concorrenti e partenze in linea, le onde irregolari sono abbastanza prevedibili. So benissimo che l'atleta si attacca a certe sue abitudini, sicurezze (e manie) e adora la canoa funambolica, ma il tecnico dovrebbe in questi casi intervenire ed effettuare dei test in condizioni sfavorevoli per capire quale sia veramente l'imbarcazione più performante. Anche ai mondiali di Singapore il vento sembra che abbia creato problemi. Rispetto al questito di Toio non ho dubbi: meglio la canoa leggera, sempre, ovunque, per tutti. Anche in banale vetroresina si possono costruire dei kayak leggeri e sufficientemente rigidi, ma bisogna saper spennellare con pazienza e esperienza. Le canoe pesanti sono semplicemente canoe costruite in fretta e male e non sono per niente più robuste di quelle leggere infatti su ogni urto agisce l'inerzia di una massa maggiore (che si moltiplica con il quadrato della velocità se non erro).
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