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"L'assassinio dell'impossibile"

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Vittorio Pongolini:
C'erano tanti bambini alla 24^ Rassegna. Molti più degli altri anni. Mi ha fatto molto piacere vederli felici ad applaudire al termine dei bellissimi filmati proiettati sul grande schermo del teatro San Fedele. Anche diversi teen-agers erano molto contenti di essere presenti a questo classico appuntamento serale di metà autunno. La mia nuova attuale condizione  di "presentatore di supporto" al bravo Massimiliano mi dà la possibilità di valutare aspetti che prima non ero in grado di valutare per il turbillon di eventi organizzativi e logistci che richiede la Rassegna.  E  ho avuto modo di pensare. E ho pensato che questi possibili futuri canoisti e quest canoisti in erba hanno visto immagini bellissime di kayak e canoe che solcano fiumi e torrenti meravigliosi in posti lontani e vicini del mondo e di mari che offrono spettacoli naturali davvero unici. Avranno senz'altro riflettuto su come emulare i grandi interpreti di questi filmati. Non c'è dubbio che una mente giovane voglia arrivare a percorrere le stesse vie percorse dai loro epigoni.  Ma, ahimè, hanno avuto anche modo di pensare  che di canoa si può perdere la vita! E questo è tremendo, sia per chi la perde che, soprattutto, per lo sviluppo di una mente giovane.
E allora mi è venuto in mente di fare una richiesta ai bravissimi interpreti dei filmati: dovete mettere in conto molte più possibilità oggettive oltre a quelle che soggettivamente considerate quando affrontate il passaggio di un fiume difficilissimo. Metteteci anche dentro che una sciocchezza può rovinare una vita. E non ne vale la pena! La sfida all'impossibile e l'adrenalina che procura non deve diventare una abitudine.
Anch'io sono stato un canoista estremo degli anni '70, '80 e '90 e so cosa vuol dire provare il piacere di superare ciò che altri pensavano fosse impossibile da scendere. Mi sono divertito moltissimo. Ma l' attrezzatura che avevo a disposizione non mi consentiva di affrontare fiumi e torrenti con difficoltà oggettive così elevate - con una Dancer XT, per non parlare delle barche in resina, non si poteva fare ciò che si affronta oggi, men che meno con un C1 Giramax - e anche le tecniche erano meno esasperate, - l'eskimo si faceva in un modo solo, ed eri già bravo se lo facevi a destra e a sinistra -  adatte a quello che erano le richieste del corso d'acqua per consentirti una discesa senza danni personalii.
Io credo che le attrezzature di allora garantissero una sorta di impossibilità a scendere passaggi troppo difficili, una "immunità verso il limite della sopravvivenza" . Sì, erano  una garanzia di sussistenza. Oggi non esiste più, e una mente giovane non pensa ai limiti oggettivi, solo a quelli soggettivi. Ma non sempre bastano per la vita.
E allora è necessaria una nuova etica oggettiva che sia il risultato delle considerazioni emerse dai troppi luttuosi eventi di questi ultimi anni..
Voglio infine dirvi che questo mio intervento, che porterà senz'altro ad ampie considerazioni da parte di tutti, nasce dalle considerazioni riguardo ad un articolo scritto nel '68 da Reinhold Messner, relativamente all'utilizzo in montagna di chiodi ed attrezzature per l'arrampicata artificiale. Egli lo definì "l'assassinio dell'impossibile": io lo voglio ricollocare in un duplice significato, cioè sia nei riguardi della attuale possibilità, grazie alle tecniche e ai mezzi a disposizione, a scendere passaggi e fiumi che solo quindici anni fa erano ritenuti impossibili - questi due impostori hanno ucciso l'impossibile - , e sia relativamente a ciò che il passaggio impossibile, assassino, inteso come nemico, si sta, portando via, e cioè le giovani vite di troppi bravissimi canoisti.
Il margine tra queste due condizioni, spiegate da questo brevissimo aforisma, quasi una sentenza, si è assottigliato troppo! Deve essere la ricerca di questo margine il vostro limite, ragazzi. Che ognuno pensi ai limiti dettati da entrambi i significati e a dove possono arrivare, ma in senso oggettivo! Soggettivamente siete bravissimi, ma non vi basta come garanzia di  sopravvivenza!

Gigi Rizzitelli:
Soggettivamente siete bravissimi, ma non vi basta come garanzia di  sopravvivenza!

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 Detto questo,purtroppo bisogna constare che gli incidenti in kayak avvengono troppo spesso quando si abbassa la guardia, quando trovi la sorpresa che non ti aspettavi. Sul “passaggione”, sulla rapida impegnativa siamo concentrati al massimo, tutte le energie sono indirizzate alla buona riuscita,sono valutate le strategie alternative di salvataggio, di fuga dal pericolo oggettivo. Mentre quando ci si rilassa,si pensa che il difficile sia superato, sono in agguato le insidie sul fiume, anche sul primo grado di difficoltà, sul tratto banale, che magari abbiamo percorso tante volte. Ma questo è il nostro sport, quella percentuale, se pur minima, di rischio per quanto si possa ridurre rimarrà sempre. E’ quella famosa linea sottile che separa l’avventura dal pericolo, la vita dalla morte. Per quanto tu possa diventare bravo, allenato,esperto,preparato,ecc. non sarai mai il più forte. La Natura è un elemento imbattibile, sarà sempre più forte di te.
E’ per questo che ci vuole il rispetto, il rispetto per la forza della Natura, bisogna ricordarselo sempre.



 

Patrik Consalvo:

Come dice il mio caro amico canoista...Carlino :

" Se stai sùr divano dè casa, o ar centro commerciale, c'hai meno
possibilità dè fatte male !"

Allora dopo i tragici eventi di luglio, decido di starmene un pochino tranquillo
avendo solo una settimana di ferie......vado a fare un giro in vela ad Amalfi
e mi trovo ad assistere a quanto sotto riportato :
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2011/08/20/news/amalfi_cade_serranda_dal_terzo_piano_turista_muore_sul_colpo_un_altro_ferito-20669974/
Vabè rientro a lavoro che è meglio...ed ecco che lo sport
estremo per eccellenza  S.a.R
Scootering a Roma ( 19.000 incidenti nel 2010!!!!!!) colpisce anche me :
Frattura delle vertebre D 4-5-7, e per poco non rimango in carrozzina a vita.
Detto quanto sopra, e precisando che sono più contento di vivere di prima,
resto sempre più convinto e consapevole caro Vittorio che:
" A chi tocca nùn sè ingrugna !"
Dovendo scegliere il "modo", non avrei alcun dubbio in merito!

A presto in fiume

Patrik



Andrea Gangemi:
Io registro con piacere una abitudine degli  ultimi tempi nei video di canoa.
Dopo anni di riprese con passaggi pennellati ma sospettosamente tagliati all'ultimo momento, sempre più spesso vengono proposti anche gli errori.

Se fatto con il giusto tatto (non in stile macelleria alla real tv) può essere un buon modo per riportare le azioni nella loro giusta luce.

Vittorio Pongolini:
Ragazzi, avete pudore ad affrontare questo argomento? C'è forse una indecisione nel dare delle risposte per il timore di rivelare la propria coscienza? Mi sembra la stessa condizione che si crea quando ci si trova davanti ad un passaggio difficile e nessuno sa chi deve farlo per primo e tutti aspettano di vedere come viene sceso dall'altro. Questo è un argomento serio: si tratta di evitare di farsi del male e di evitare con tutte le proprie forze che qualcun'altro diventi un ricordo di cui parlarne solo al passato.
Reinhold Messner ha dimostrato che è stato possibile diventare il più grande alpinista del mondo rifiutando i compromessi concessi della attrezzatura (poi, ahimè, due anni dopo l'uscita delll'articolo "L'assassinio dell'impossibile", scritto come presa di posizione, suo fratello Gunther morì sul Nanga Parbat...). Ma con questo non voglio condannare l'attrezzatura a disposizione che è superlativa. Voglio solo abbassare il rischio, la percentuale di azzardo, tutto qua.
C'è molto da contemplare su questo aspetto.

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