ATTRAZIONE FLUVIALE, UN AVVENTURA VISSUTA SULL’ACQUA
Non fatevi trarre in inganno “Attrazione fluviale” di Angelo Vergani non è un libro di canoa o kayak che dir si voglia. Il vero tema, quello centrale non sono le rapide, i salti, gli agganci, i recuperi, i rischi, i gradi di difficoltà. E neppure i paesaggi che pur si aprono maestosi all’orizzonte, né gli animali, orsi, alci o aquile che popolano le rive selvagge dei fiumi discesi. Il tema centrale è l’Avventura, l’adventurus ciò che verrà. Potrebbe essere un orso, ma anche lo sguardo di un bambino, una tempesta o il sorriso di una ragazza mongola, potrebbe trovarsi in un altopiano o in una gola a migliaia di chilometri di distanza oppure dietro l’angolo di casa. L’Avventura non è un dato in sé, quantificabile in chilometri o difficoltà da affrontare, è una disposizione interiore, un’ apertura verso ciò che non conosciamo né possiamo prevedere, può essere una steppa, ma anche un obbrobrio di ciminiera costruita durante l’impero sovietico, oppure una miniera di cromo nella quale ci si imbatte, dopo una rocambolesca risalita sui pendii di una montagna causa passaggi impraticabili in kayak.
“Attrazione fluviale” è come si dice in maniera dotta un “topos”, nel quale confluiscono paesaggi, persone, situazioni che non hanno tuttavia un valore in sé, ma solo in relazione a chi le ha vissute. Non servirebbe a nulla raggiungere gli stessi luoghi sperando di rivivere le stesse emozioni. Ogni volta i luoghi cambiano perché muta l’osservatore. L’avventura è allora ovunque, sul Resia o sul Trebbia, negli occhi e nei capelli di una ragazza friulana piuttosto che nel casco di un poliziotto.
L’emozione invariabilmente è ciò che accompagna l’avventura e nel libro di Angelo Vergani le emozioni , in quanto rappresentazioni dell’anima , toccano e contagiano il lettore, appaiono improvvise, ci vengono incontro, non dobbiamo cercarle. Ora è la paura, ora la gioia, ora la meraviglia, ora la nostalgia, la compassione.
In una realtà dove le emozioni vengono evocate dal virtuale, e quindi vengono pilotate da programmi precostituiti, riscoprire il valore dell’avventura, del rischio, del confronto, evoca non solo trepidazione, suggestione, commozione, ma smuove qualcosa di più profondo che si snoda dalla schiuma del torrente giù, giù fino all’abisso della nostra anima.
Mi piace concludere con una frase tratta dal libro di Elisee Reclus “storia di un ruscello”: la storia di un ruscello è la storia dell’infinito.
di Paolo Cignozzi, psicologo-psicoterapeuta
Commento alla presentazione del libro Attrazione Fluviale di Angelo Vergani, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, Pordenone, avvenuta in occasione del VALSESIA CANOA FILM FESTIVAL il 4 giugno 2011 a Campertogno.