Vi segnalo un interessante documentario girato da Enzo Cappucci, giornalista di RaiNews24, durante il viaggio della delegazione italiana “Campagna Patagonia senza dighe” che dal 24 ottobre agli inizi di novembre si è recato nella regione dell’Aysen nella Patagonia Cilena per incontrare associazioni e cittadini del Consiglio per la difesa della Patagonia che si oppongono ad un devastante progetto di sfruttamento idroelettrico .
Una situazione che trova origine da una bizzarra estensione del concetto di privatizzazione dell’acqua sancito dalla Costituzione Cilena (approvata nel 1980, in piena giunta Pinochet) che, riconoscendo il principio della inviolabilità della proprietà privata, introduce il diritto definito con singolare eufemismo al “non uso dell’acqua”. liberalizzando nei fatti lo sfruttamento e la mercificazione delle acque di sorgenti, laghi e fiumi del Cile la cui proprietà è al 96% di una multinazionale straniera … la nostrana ENEL.
E proprio l’ENEL (30% di proprietà pubblica) , dopo aver investito una buona parte del suo bilancio in questo “affare” attende ora di far cassa attraverso le nuove forme di colonialismo economico offerte dalla globalizzione dei mercati che sempre più contrappongono le logiche del profitto al bene comune.
Alla mercificazione degli elementi fondamentali della vita - l’acqua, la terra, l’aria - l’unico strumento da contrapporre è una consapevole presa di coscienza dei movimenti di pubblica opinione che indirizzino i governi verso logiche globali di sostenibilità . Questo in sostanza chiedono le comunità locali dalla Patagonia Cilena.
“Enel, l'acqua della Patagonia tutta d'un sorso”
di Enzo Cappucci
La Patagonia cilena è interessata da un grandioso progetto industriale che se approvato rischia di cambiare per sempre il volto di un territorio senza pari, di una bellezza primordiale. Il Cile conta infatti di costruire 6 dighe lungo il corso di tre fiumi, il Rio Pascua, il Rio Baker ed il Rio salto, per produrre energia idroelettrica, motore della crescita , e portarla fino al nord industriale del Paese, attraverso una linea lunga 2.300 chilometri, che taglierebbe in due interi parchi naturali, ettari ed ettari di un paesaggio unico al mondo, di grande valore turistico. La natura è il prim'attore di questo réportage, ma soprattutto lo è l'acqua dolce che da bene forse più prezioso che la natura possa averci regalato, sta velocemente e semplicemente diventando una merce da vendere, elemento di scambio. Una questione che riguarda tutti, non solo la Patagonia, e che vede l'Italia giocare un ruolo di primo piano. Le sorprese... davvero non mancano.
Questi i link
Parte I:
http://www.rainews24.it/it/video.php?id=21420Parte II:
http://www.rainews24.it/it/video.php?id=21421p.s. per saperne di più consiglio il libro di Luis Infanti della Mora
“dacci oggi la nostra acqua quotidiana” Edizioni EMI, euro 10