volevo parlare dell'amico Stefano Palazzi, classe 1956, esponente di una illustre famiglia di canoisti
la sua è una figura decisamente originale nell'ambiente sportivo Romano degli anni 70/80 dello scorso secolo: campione Italiano di velocità nel K2 e K4 (non ricordo in quali anni) ;
costruttore delle omonime canoe - mod. velocità, discesa, polo e combi - se ne vedono in giro ancora oggi numerose e sempre affidabili nei classici colori rosso ed arancione.
Oltre alla velocità Stefano si è interessato anche alla canoa polo contribuendo significativamente alla fase pionieristica del regolamento "solo pagaia". Ricordo che nella Coppa Italia del 1990 portò la squadra del Gruppo Canoe Roma al secondo posto dopo una avvincente finale a Cesenatico, persa di un soffio con i pluricampioni della Roma Canoa Polo, una formazione che, manco a dirlo, lui stesso aveva contribuito a creare (chiedo scusa per la digressione, dovuta al personale coinvolgimento in quelle vicende ).
Stefano, dicevo, è personaggio verace, scanzonato, eclettico e poliedrico che, mi piace pensare, riesce ad incarnare il mito di un'epoca, quella romantica e disincantata della "nostra " giovinezza non solo canoistica....
La sua scanzonata inquietudine lo porta nei primi anni 90 a trasferitosi in Madagascar dove si appassiona alle sorti di un piccolo villaggio, Antintorona, nell'isola di Nosy Kombe, ed investe tutto se stesso in un'avventura che in "soli" 20 anni di duro lavoro ha portato la comunità locale di pescatori ad affrancarsi dalle iniziali condizioni di arretratezza e miseria, accompagnandola sulla via di uno sviluppo consapevole, partecipato, realmente compatibile con le ragioni dell'uomo e dell'ambiente. Insomma, la concreta e quotidiana attuazione di un'utopia che merita di essere conosciuta, linkare su
www.weworkitworks.org per credere e...contribure alla sua realizzazione.
Gian Piero