• Roma, lunedì 7 giugno ore 19, sui lungotevere un traffico infernale , a fatica riesco a trovare parcheggio, con la moto (!) . A ponte Sisto c’è Gianni Montagner che già mi aspetta scalpitante , sulla sua macchina, perfettamente parcheggiata a lato del ponte (!!) , quello strano aggeggio che sembra una tavola da surf è in realtà un SUP, acronimo di Stand Up Paddling, dove, mi spiega , si pagaia stando in piedi. Gianni intende provare la tavola risalendo il tratto del Tevere da ponte Sisto a ponte ponte Cavour e mi chiede di documentare l’impresa; sono ben lieto di accontentarlo non solo per la nostra antica amicizia ma anche perché affascinato dall’idea di trovarmi coinvolto in una inaspettata avventura metropolitana. Sopra, il caos della città tentacolare e claustrofobica, sul fiume , spazi di suggestione , le linee prospettiche degli storici ponti , lo scorrere delle acque, i gabbiani beffardi . La preparazione ha del surreale, la sindrome infantile della “ prima volta”…. in SUP er Tevere ci pervade e mi sento anch’io coinvolto nell’ emozionante momento del varo, un balzo a piedi nudi sulla tavola e via, io lo seguo a piedi sulla banchina .
Il primo tratto da ponte Sisto a ponte Mazzini, rettilineo con corrente regolare ed uniforme serve da ambientamento e viene superato senza difficoltà, la tavola avanza sicura spinta dai colpi regolari dell’esperto pagaiatore nella inconsueta postura eretta. La figura del SUPer Gianni si staglia nella luce dorata del tramonto simile ad un novello Cristo camminante sull’acque, suscitando il distratto interesse della pertinente comunità di barboni . Il livello del fiume è perfetto e lambisce la banchina creando degli isolotti alberati, insolitamente puliti, che Gianni riesce a costeggiare per meglio risalire l’ansa a monte di ponte Amedeo un improvviso gioco di correnti mette alla prova l’abilità del SUPer Gianni che d’un colpo viene sbalzato in acqua; la velocità con la quale risale sulla tavola è tale da non avere il tempo di immortalare il battesimo inaugurale. Nonostante ciò il nostro ardito, continua imperterrito , fino al luogo fisico e metaforico convenuto per celebrare degnamente l’impresa, sotto la mole di Castel S. Angelo immersi nell’aurea della sua storia millenaria e nella beatificante prospettiva del “cuppolone” . La discesa di ritorno è disinvolta e veloce,da terra faccio fatica a stargli dietro , le correnti, prima risalite con trepidazione vengono ora affrontate con spavalda sicurezza, anche se non manca qualche momento di apprensione. Allo sbarco ci abbracciamo felici come fanciulli alla prima esperienza, paghi ed entusiasti di una bizzarra avventura sulle acque del biondo Tevere che non finisce mai di vederne delle nuove, mò pure stò SUP ………………che primo poi bisognerà pur provare.
Gianpierus